Rimini | Inceneritori, mobilitazione riminese contro lo 'sblocca Italia'
Le amministrazioni comunali di Coriano, Riccione e Misano Adritico, con la Provincia di Rimini, chiedono non sia convertito in legge l'articolo 35 del decreto 133 del 2014, cosa attuabile, probabilmente, attraverso un emendamento alla Camera. Gli enti locali, infatti, si appellano ai parlamentari locali affinché "si facciano carico di formulare una proposta alternativa che tuteli il territorio nel rispetto di quanto sopra esposto e, in primo luogo, del principio di autosufficienza regionale".
Secondo Comuni e Provincia lo 'sblocca Italia', questo il decreto in questione, "contiene aspetti profondamente errati" perché "deprime la virtuosità dei territori e delle amministrazioni come le nostre che hanno creduto e realizzato politiche di sviluppo della raccolta differenziata e recupero dei rifiuti anche con l’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto ambientale degli impianti di smaltimento quale quelli di termovalorizzazione. Non solo ma realizzato tali impiantistiche con proprie risorse e con le tariffe dei propri cittadini".
Oggetto del contendere è il quantitativo e la provenienza dei rifiuti da incenerire. L'articolo 35, spiegano, "introduce un totale superamento del concetto europeo della prossimità dello smaltimento dei rifiuti rispetto a chi li produce. Non definisce tale possibilità ad un solo periodo emergenziale, ma lo rende permanente". Significa che si potranno incenerire “rifiuti urbani prodotti nel territorio nazionale, rifiuti speciali non pericolosi o pericolosi a solo rischio sanitario”.
Se in novembre il decreto dovesse essere convertito così come è, inoltre, ne risulterà modificato "significativamente il metodo di calcolo della produzione: non più il numero di tonnellate ma la massima potenzialità termica dell’impianto permettendo quindi anche aumenti significativi degli smaltimenti precedentemente autorizzati". In pratica, in base agli studi sul potere calorifico dello stesso gestore di Coriano le tonnellate potrebbero aumentare anche significativamente.
Per di più l'articolo "non introduce nessuna tutela ulteriore di carattere ambientale sugli aumenti di smaltimento né prevede economicamente interventi di riduzione degli impatti (veicolari, inquinanti emessi, ecc) a favore delle aree sedi di impianti le quali dovranno quindi solo avere gli oneri". La questione riguarda in particolare Lombardia ed Emilia Romagna, dove sono prevalentemente concentrati gli impianti di incenerimento.