Cosa sta diventando Rimini_Alberto Rossini

Venerdì, 04 Maggio 2012

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Cosa sta diventando Rimini_Alberto Rossini


Che cosa sta diventando Rimini? La domanda è intrigante e se me lo concedete, provo a dire la mia.
La questione è ben posta perché fa riferimento a cosa Rimini è stata ed è, e contemporaneamente guarda al futuro. Per esorcizzare la difficoltà di sapere chi siamo, e chi stiamo diventando, di solito si ricorre al totem dell’identità. Però cos’è l’identità riminese? Il concetto di identità è un feticcio che non spiega nulla. E’ la cristallizzazione di un modo di essere che è stato, con tutte le contraddizioni possibili. E’ il ricorso alle radici. Ma le radici sono l’esatto opposto del cambiamento che è invece proprio ciò di cui avremmo più bisogno.


Rimini dà la sensazione di essere ferma. Di non conoscere l’innovazione, tranne rare eccezioni. Esattamente come accade per il resto dell’Italia.
Prendiamo la spiaggia. Tutto, al di là delle convulsioni giornalistiche, è fermo. Non c’è un’ idea nuova dei servizi balneari. Buoni, forse anche ottimi, così come sono, ma ben conosciuti e statici. Gli stessi da almeno trent’anni. Gli alberghi? Alzi la mano chi pensa che vi sia stata innovazione. Adattamento, manutenzione, ma l’innovazione è un’altra cosa. Non basta l’aria condizionata o l’ascensore. Il tablet, per fare un esempio, non è l’evoluzione del computer portatile.
Da anni chiediamo la proroga dell’antincendio per gli alberghi. Temendo che l’arrivo della nuova norma metta fuori mercato molte strutture. Segnaliamo così una certa, come dire, debolezza di alcune peculiarità dell’offerta ricettiva.


Ma veniamo al commercio. E’ mai possibile che migliaia di commercianti non capiscano, come sostengono gli illuminati, che l’offerta è sbagliata? Oppure l’offerta è così, perché è quella la domanda cui risponde. Credo sia vera questa ipotesi, che non è intelligente, ma semplicemente è vera, in senso logico. Peraltro risponde a crude logiche di mercato, che sarà anche brutto e cattivo, però è reale.
Se le cose stanno così, allora, bisogna ammettere che la domanda è medio bassa. Il nostro turismo, soprattutto quello estivo, trova ciò che chiede: poco. E’ un turismo di coloro che ci scelgono sia perché hanno poche alternative; sia perché la loro vacanza più importante l’hanno fatta altrove e quindi si accontentano.


Come si reagisce a questa dinamica?
O ci si adegua, ed è quello che abbiamo fatto finora. Perdendo quote e limitando le perdite. Oppure si cerca di fare un’innovazione di prodotto. Ed è il messaggio che da tempo ci lancia Guido Caselli di UNIONCAMERE, quando alla presentazione del Rapporto sull’economia riminese, ci invita a prendere atto che il ciclo di vita del prodotto turismo si è esaurito.
Intanto bisogna uscire dalla retorica dell’identità. Iniziare a parlare di innovazione sapendo che non c’è innovazione senza rottura con il passato. Poi ci vogliono investimenti: di idee e di soldi.
Il pubblico ha sempre meno soldi. Le banche non so se li hanno, ma non ci scommetterei troppo. Ma forse gli imprenditori un po’ di risorse le hanno ancora e potrebbero anche metterle in gioco. Tanto mattoni e rendita finanziaria non ripagano più.


Per quanto riguarda le idee qualche dubbio ce l’avrei. Però in passato siamo stati bravi.
Certo è il contesto generale non aiuta. Dalla lettura del Rapporto prima citato emerge che l’Europa cresce meno degli altri Continenti. L’Italia cresce meno degli altri Paesi europei. L’Emilia Romagna cresce ad un media inferiore all’Italia. La provincia di Rimini si pone al di sotto del tasso di crescita della nostra Regione.
Quindi, dov’è che stiamo andando?


Alberto Rossini

Alberto Rossini è dirigente in Provincia (Mobilità di sistema e progetti di area vasta), in passato si è occupato di commercio, ha pubblicato "La metamorfosi di Rimini", Guaraldi editore 



Ultima modifica il Venerdì, 04 Maggio 2012 17:56