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24 02 2015| Rimini| Casetti, Grassi: direzione e tempi della sorveglianza sono i problemi principali

Martedì, 24 Febbraio 2015

1Rimini | Casetti, Grassi: direzione e tempi della sorveglianza sono i problemi principali

 

Attualmente sono 104 i detenuti ospitati nel carcere di Rimini (38 imputati, 13 appellanti, 8 ricorrenti, 44 definitivi, 5 semiliberi). La capienza regolamentare ai ‘Casetti’ è di 139 posti, quella tollerata è di 183. Come ha quindi spiegato ieri in commissione comunale il garante delle persone private della libertà personale, Davide Grassi, “il problema delle carceri a Rimini non è più quello del sovraffollamento. Sono altre le grosse carenze da risolvere nel più breve tempo possibile, a partire dalla totale assenza di un direttore in pianta stabile”.
E’ di qualche giorno fa la notizia della nomina di un nuovo reggente che resterà in carica fino ad agosto. “Al precedente direttore, il quale ricopriva incarico in due strutture, se ne sono avvicendati altri due per poco tempo, i quali hanno dimostrato un ottimo spirito di iniziativa e collaborazione, salvo poi essere sollevati dal loro incarico”, spiega Grassi.
L’altra “problematica principale” riscontrata dal garante è nei “tempi di risposta del Magistrato di sorveglianza (Franco Raffa) relativamente alle istanze volte ad ottenere la liberazione anticipata ed i permessi premio”. Un esempio risale a due mesi e riguarda i permessi natalizi “la cui risposta (negativa a diversi detenuti è arrivata addirittura dopo le festività”.
Che il sovraffollamento, tra l’altro, non sia attualmente un problema per i Casetti lo dimostra anche il fatto che “la Sezione ‘Andromeda’ a custodia attenuata, in cui vengono collocati i detenuti in attesa di accesso a misure alternative di tipo terapeutico, risulta sottoutilizzata”. Attualmente sono occupati 3 posti su 15 disponibili.
Nel corso delle quattro ispezioni condotte da Grassi in poco più di tre mesi sono emerse le carenze strutturali del carcere. La seconda sezione, l’unica completamente restaturata, resta chiusa perché non ancora collaudata. Aperta, invece, la sezione uno, dove i detenuti vivono in cinque in una cella con i fornelli e il water nella stessa stanza. “Qui i detenuti sono sottoposti a condizioni di vita non dignitose”, ha detto Grassi in commissione.
Necessario sistemare, secondo il garante anche “l'infermeria (dove sono presenti importanti infiltrazioni d'acqua nell’intonaco)” e “l'area esterna destinata ai colloqui estivi tra detenuti e familiari con figli al seguito (essendo tale luogo, al momento, inutilizzato)”. L’area esterna, spiega Grassi, è fondamentale perché garantisce ai bambini, figli dei detenuti, un “impatto meno traumatico” con la struttura carceraria.
Grassi ricorda anche che sono in corso lavori alla sesta sezione, quella che ospita i detenuti transessuali, portati avanti da alcuni detenuti in economia.
Ai Casetti, poi, manca un mediatore per i detenuti stranieri. Si parla attualmente di 50 persone che, fa notare il garante, “non conoscono la nostra lingua e non conoscono le nostre leggi. E’ molto difficile comunicare con loro o con i loro familiari. E’ di pochi giorni fa - racconta Grassi - l’ultimo caso di autolesionismo da parte di un detenuto straniero che chiedeva semplicemente di comunicare con la propria famiglia all’estero”.
Sono 54 i detenuti tossicodipendenti ai Casetti. Una buona parte di tossicodipendenti privati della libertà personale, 171, comunque è ospitata dalla comunità di San Patrignano. Grassi l’ha visitata. Nel dettaglio, delle 1.300 persone ospitate in totale dalla comunità, 48 sono agli arresti domiciliari, 108 in affidamento in prova, 14 in detenzione domiciliare, 1 in collocamento. “Il 60 per cento delle persone recuperate dalla comunità - precisa Grassi - arriva dal carcere”.
Resta aperto, infine, il problema di dare una sede e una segreteria al garante, sollevato qualche tempo fa dall’Associaizone Papillon. “Sono diverse le richieste di colloquio che ho ricevuto da parte dei familiari dei detenuti, ma la stanza dell’Urp che è stata concessa al garante ha pareti in vetro e quindi non garantisce il rispetto della loro privacy”. Il garante, spiega Grassi, “è una figura istituzionale e non un volontario” a cui piò o meno tutti i Comuni, tranne Rimini, hanno concesso un’indennità, oltre ad altri strumenti.“Non ho accettato il ruolo di garante per tornaconto, ma nemmeno per rimetterci”, precisa comunque Grassi. “Lo faccio perché le persone private della libertà hanno dei diritti che vanno rispettati”.

 

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