Rimini | Piano strategico, Unindustria: Fermi alle presentazioni
L'economia riminese non è ancora uscita dalla crisi sebbene si denotino alcuni segnali positivi, che necessitano di ulteriori conferme a causa dei troppi nodi che rallentano la ripresa. Lo dice Unidustria presentando i dati congiunturali.
“Se - spiegano gli industriali - il fatturato del secondo semestre 2014 confrontato con quella del secondo semestre 2013 segna un andamento positivo (+7,70%) occorre sottolineare che il dato non basta a compensare la perdita registrata dall’inizio della crisi (dal secondo semestre del 2008 al secondo semestre 2014 il fatturato totale netto ha subito un calo -17,10%). Inoltre, l'occupazione pur registrando un +3,70% fra il secondo semestre 2014 e il secondo semestre 2013, ha ancora un saldo netto negativo rispetto all'inizio della crisi (-9,66%)”.
Le previsioni, relative al primo semestre 2015, “cominciano a far emergere un ‘sentiment’ più positivo come documentato dai principali Centri Studi di organismi italiani e internazionali. L’andamento della produzione viene previsto in aumento dal 34,90% delle imprese, il 50,80% prevede stazionarietà e il 14,30% prevede una diminuzione. In generale permane una certa prudenza indicativa della necessità di avere ulteriori conferme”.
Negli investimenti, rispetto all’anno precedente, “si rileva un +4,2% dopo che sia nel 2012 che nel 2013 erano diminuiti in misura consistente (rispettivamente -10% e -6,3%)”.
Significativo per Unindustria “l’incremento del grado d'internazionalizzazione delle piccole imprese che vede passare la percentuale di fatturato estero sul totale da meno del 20%, come era nelle ultime due indagini, a quasi il 33%. Un dato che dimostra che le azioni intraprese in quest'ambito dall'Associazione, fra cui il Protocollo per l'Internazionalizzazione siglato fra Unindustria Rimini, Camera di commercio e Carim, stanno portando frutti concreti”.
L’edilizia resta il settore più colpito. “Dal 2013 al 2014 le aziende iscritte alla Cassa mutua edile di Rimini sono passata da 528 a 457(-13,45%). Dal 2008 le aziende sono calate del 42,01%, i lavoratori del 47,31%, le ore lavorate dichiarate del 55,68% e il monte salari del 47,26%. Il rilancio del settore contribuirebbe a migliorare ulteriormente i dati della congiuntura, ma per questo ci vogliono l'impegno degli imprenditori e un'azione forte delle pubbliche amministrazioni”, sottolineano i costruttori, i quali constatano “che alcune cose si stanno muovendo come è emerso anche lo scorso 11 marzo in occasione dalla presentazione del Piano strategico durante la quale si è parlato, solo per fare qualche esempio, dei progetti per il nuovo waterfront, per il nuovo sistema fognario, per il restyling di piazza Malatesta, per la viabilità. Il territorio deve diventare più accogliente per le imprese già esistenti e più attrattivo per quelle che si volessero insediare”.
I costruttori ribadiscono che le “quello che preoccupa è che siamo ancora fermi alle presentazioni. Crediamo che la zona mare sia pronta a trasformarsi già da molti anni così come il centro storico. Inoltre, in particolare quando si dice che in primavera per la zona mare sarà pubblicato il bando per la manifestazione d'interesse dei privati, ci auguriamo che ci siano le condizioni per le imprese di poter presentare dei progetti che nel loro piano economico consentano di fare emergere margini positivi per gli investimenti necessari”.
Le imprese, quindi, chiedono meno burocrazia e tempi più brevi per gli strumenti urbanistci. “Il Psc è stato adottato nel 2011. Siamo a marzo 2015 e la sua approvazione viene promessa per l'estate. Così come quella del Rue in autunno. Ma i mesi continuano a passare, con il conseguente rischio di vedere chiudere altre imprese. Restiamo quindi in attesa di potere contare concretamente su una burocrazia più snella e su tempi più veloci in modo che non si ripetano più situazioni negative come accaduto nel caso della ex colonia Murri”.
Infine, i costruttori si auspicano “che nel quadro dei provvedimenti urbanistici che dovranno essere assunti a breve, ci sia anche un intervento sull'area produttiva di Rimini Nord, in modo tale che le aziende interessate ad investire lo possano fare contribuendo così alla crescita dell'economia del territorio”. Resta la “forte preoccupazione per la sorte del Fellini”.