Rimini | Diocesi, veglia alla Grottrossa per i lavoratori
Si terrà giovedì 30 aprile, alle ore 21, presso la parrocchia riminese della Resurrezione (meglio conosciuta come Grottarossa), la tradizionale Veglia in occasione del 1 maggio, festa del lavoro e memoria liturgica di san Giuseppe lavoratore.
Organizzata dall’Ufficio diocesano di Pastorale sociale, diretto da don Antonio Moro, la veglia è itinerante: ogni anno è ospitata in un luogo significativo della Diocesi di Rimini, ovvero dove vi è una presenza di realtà lavorative significative (Villa Verucchio, San Giovanni in Marignano, Cristo Re a Rimini per la presenza sul suo territorio delle Officine di Trenitalia, Villaggio I Maggio etc, Colonnella).
Durante la serata sarà ospitata la testimonianza di un gruppo di immigrati che porteranno come segno un pezzo di un barcone da cui sono sbarcati. Altri segni accompagneranno la serata: il cero acceso simbolo di Cristo luce di verità, la Bibbia, il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, un vaso pieno di terra, segno dell’amore e della custodia per il creato.
Si tratta di un momento di preghiera e di riflessione. La veglia di preghiera ha per titolo “Il lavoro è fonte di dignità” e sarà presieduta dal vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi. La veglia è stata preparata dall’Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale insieme ai vari gruppi, a partire da una frase di papa Francesco: “Quando non si guadagna il pane si perde la dignità, e la mancanza di lavoro ci ruba la dignità”.
La giornata del primo Maggio, quest’anno, è legata al cammino della prossima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia (4-25 ottobre 2015) e ha come cornice di speranza e di riflessione l’evento del 5° Convegno Ecclesiale Nazionale (Firenze, 9-13 novembre 2015): “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”.
Senza lavoro, infatti, non c’è famiglia e non c’è dignità umana. Ma sono ancora molti nel nostro Paese i fratelli e le sorelle, specie giovani, che mancano della dignità del lavoro. In tante famiglie, le reti sono e restano vuote. Un dramma che ci fa comprendere come vere le parole del Papa: “L’evolversi dell’idolatria del denaro ci sta facendo affogare nella rovina e nella perdizione” (Meditazione mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, 20 settembre 2013).
Perché nei tanti disoccupati c’è realmente il Cristo che soffre, che “consoffre”, lui, il Figlio dell’uomo che non ha dove posare il capo (cfr. Mt 8,20). Lui, però, è il Signore vicino a chi ha il cuore ferito (cfr. Sal 34,19): lui, il falegname, il carpentiere di Nazareth, di certo comprende le nostre fragilità e precarietà, spirituali e lavorative (cfr. Mc 6,3).