Rimini | Provincia in dissesto, Gnassi: Bilancio a rischio
“Secondo le analisi di molti esperti, 100 delle 107 province italiane sono a un passo dal dissesto finanziario”. Lo dice il presidente della Provincia di Rimini Andrea Gnassi, che ha segnalato lo stato di difficoltà dell’ente sin dai primi momenti del suo insediamento.
Secondo Gnassi, quindi, la Provincia di Rimini, da mesi alle prese con l’assenza di qualunque risorsa finanziaria, è “incerta nel prevedere se sarà in grado di mettere in piedi il bilancio per quest’anno. Figuriamoci per il 2016 e il 2017”.
Attualmente, spiega Gnassi, è la Regione ad accollarsi la gestione di alcune prerogative un tempo provinciali: frane e manutenzioni stradali tra queste. “E il governo regionale sta rispondendo efficacemente e con rapidità a questo ‘vuoto’ istituzionale che crea difficoltà e disagi a intere comunità: solo nell’ultimo mese sono stati stanziati 100 milioni di euro per gli interventi sul dissesto idrogeologico e un corposo intervento è stato predisposto a favore del personale delle Province, sballottato qui e là da una legge confusa”, sottolinea Gnassi.
Secondo il presidente della Provincia “i Comuni, per ovviare a un Ente che neanche a rivoltarlo dieci volte farebbe cadere un centesimo dalle proprie tasche (non ha proprio più le tasche…), procederebbero a un efficace esercizio di lungimiranza se, anziché vivere nel sogno che ‘nulla è cambiato rispetto a 10 o 5 anni fa’, cominciassero a valutare seriamente alternative alle problematiche lamentate. Mi limito a due proposte, che meritano un dibattito profondo e allargato: 1) il tema delle fusioni tra piccoli Comuni, incentivato economicamente dal Governo in modo da rispondere anche al tema delle riqualificazioni delle reti, interessa oppure viene lasciato nel cassetto in nome di localismi fuori tempo e che alla fin fine danneggiano le comunità di riferimento? 2) il tema del virare la leva dello sviluppo valorizzando le proprie caratteristiche storico-artistiche diventa concreta agenda amministrativa o, alla prima prova, si ricade nel tradizionale utilizzo del territorio, allocandovi sopra strutture e attività impattanti che lì non c’entrano nulla e che, per giunta, deteriorerebbero quei luoghi, strade comprese?”.