Rimini | Crisi in maggioranza, l'ultimatum di Rifondazione
Maggioranza, sempre più crisi crisi. Uscendo dal vertice provinciale di Rifondazione comunista il consigliere comunale Savio Galvani rende noti gli esiti. “Chiederemo un incontro al sindaco ed al segretario provinciale del Partito democratico per formalizzare, senza possibilità di mediazione, alcune richieste”.
I temi su cui la sinistra radicale probabilmente per poco in giunta non accetterà un no da Gnassi sono quattro.
“Blocco dell'esternalizzazione dei servizi educativi ed assunzione del personale necessario per la gestione diretta da parte del Comune di Rimini. Blocco della gara europea ed attivazione immediata degli atti amministrativi necessari alla gestione in house del servizio idrico integrato. Attivazione di un tavolo di confronto che elabori iniziative concrete per affrontare l'emergenza abitativa delle fasce sociali più deboli e avvio dell'istruttoria per legittimare Casa Madiba nei locali dell'ex palazzina di via Dario Campana, evitando ambigue formulazioni sul privato sociale ed il volontariato. Dare attuazione totale all’odg sul lavoro gravemente sfruttato”. Tutto e subito. Oppure rimpasto. Cosa deciderà il sindaco?
“Tali discriminanti - continua Galvani - sono nel loro insieme vincolanti a qualsiasi prosecuzione del rapporto di Rifondazione Comunista con la maggioranza, diversamente considereremo conclusa la nostra presenza in maggioranza ed attiveremo i passaggi formali necessari ad una ricollocazione del Prc all’opposizione”.
Di seguito il documento rilasciato poco prima della mezzanotte dal Comitato politico federale del Prc.
“Il Comitato Politico Federale del Partito della Rifondazione Comunista di Rimini prende atto della sempre maggiore divergenza tra il Prc e la maggioranza che governa il Comune di Rimini.
Già da tempo, con condivisione interna e chiarezza, abbiamo assunto posizione sul fatto che la nostra permanenza in maggioranza sarebbe stata vincolata alla gestione pubblica dei servizi educativi ed all'attivazione di un processo reale di ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico integrato.
Abbiamo, ovviamente, avanzato proposte in materia di lavoro gravemente sfruttato, emergenza abitativa, politiche sociali molto prima che la situazione assumesse le dimensioni e le problematiche di oggi.
In merito a quest'ultimo punto, non abbiamo certo atteso che si manifestassero le occupazioni per uso abitativo per sottolineare l'esigenza di un'efficace intervento con programmi adeguati sul tema della casa. Quando si sono poi verificata fattivamente l'occupazione in via Dario Campana, abbiamo posto il problema di avviare un percorso di regolarizzazione proprio perché si poneva con tutta evidenza il tema di una discussione seria sul diritto all’abitare. A tale proposito, convocammo una conferenza stampa in cui avanzammo pubblicamente tale richiesta dicendoci fermamente contrari a qualsiasi scorciatoia legata al tema dell'ordine pubblico.
Le nostre proposte, in materia di politiche abitative, e più in generale rispetto alla capacità di generare un'alternativa locale contro la crisi e l'austerity, sono state a lungo inascoltate, nonostante l'impegno della nostra delegazione in Giunta ed in Consiglio Comunale, mentre solo ultimamente si sono verificate timide aperture.
Congiuntamente in Consiglio Comunale, a sottolineare ulteriormente la divergenza con la maggioranza, il consigliere Galvani, con mandato della Segreteria Provinciale, esprimeva voto contrario sul regolamento comunale sull'ordine pubblico e contro la delibera che apriva la strada alla vendita delle azioni di Hera.
Entrambe le delibere sono state approvate dalla maggioranza con il voto contrario del PRC.
Più volte abbiamo evidenziato i mancati investimenti per l'edilizia residenziale pubblica, ed è stato grazie alla nostra delegazione in giunta, nella persona della compagna Visintin, che si è impedita, anche se temporaneamente, la gara europea per la gestione del servizio idrico integrato, che di fatto significa la privatizzazione dell'acqua pubblica e quindi la negazione della volontà popolare maggioritaria espressasi attraverso il referendum con una chiarezza inequivocabile.
Sulla gestione del servizio idrico integrato siamo riusciti ad ottenere il rinvio del voto, ma non ancora l'istruttoria sulle modalità di gestione; un tema questo che non appare per nulla avviato verso una soluzione positiva, e non certo per resistenza o mancato impegno da parte dell’assessora Visintin, ma per mancato interesse del PD.
Restava inoltre ampiamente inascoltato, ed inattuato, l'odg da noi proposto e votato sul lavoro stagionale gravemente sfruttato, nonostante siano trascorsi due anni dall'approvazione.
Per i suddetti motivi, appare del tutto evidente la deriva del Partito Democratico verso una sempre più marcata autosufficienza ed un suo conseguente allontanamento da percorsi programmatici che abbiamo condiviso e ai quali, evidentemente, non intende più dare corso.
La nostra presenza nelle maggioranze che governano le amministrazioni comunali è sempre stata vincolata a chiare discriminanti programmatiche, alla necessità di realizzare alcuni punti prioritari e, contemporaneamente, a impedire la realizzazione di proposte politiche in contrasto con i nostri principi e valori.
Ad aggravare ulteriormente la situazione hanno contribuito i fatti di questi ultimi giorni, che hanno visto l'amministrazione comunale completamente defilata nel rapporto con la questura dopo che, per la prima volta a Rimini, è stata negata all'ANPI una piazza per un presidio e sono stati consentiti la manifestazione ed il corteo non autorizzato di Forza Nuova.
Successivamente, le forze dell'ordine hanno proceduto allo sgombero di Casa Madiba, e della struttura residenziale occupata per attivare un percorso di auto recupero sul tema dell'emergenza abitativa.
L'amministrazione comunale, nella persona del Sindaco e del Vice Sindaco si sono negate a qualsiasi confronto e più volte sono state chieste, in forma privata, le dimissioni del nostro assessore che ha avuto invece, assieme al consigliere Galvani ed al partito tutto, la capacità di interloquire con tale istanza provando a costruire un percorso di legittimazione di tale esperienza sociale.
Pertanto la nostra presenza in maggioranza a Rimini diventa oggi difficilmente praticabile, a meno che non vi sia da parte del partito democratico una marcata e repentina inversione di rotta che non si fermi ai buoni propositi ma generi nell'immediato atti amministrativi.
Pertanto, il Comitato Politico Federale del Comune di Rimini da mandato alla Segreteria Provinciale di istituire una delegazione composta dall'assessore, dal consigliere comunale e dai segretari comunale e federale e di chiedere un incontro al Sindaco ed al Segretario Provinciale del Partito Democratico per formalizzare, senza possibilità di mediazione, le seguenti richieste, come discriminanti vincolanti alla permanenza in giunta.
1) blocco dell'esternalizzazione dei servizi educativi ed assunzione del personale necessario per la gestione diretta da parte del Comune di Rimini.
2) blocco della gara europea ed attivazione immediata degli atti amministrativi necessari alla gestione in house del servizio idrico integrato.
3) attivazione di un tavolo di confronto che elabori iniziative concrete per affrontare l'emergenza abitativa delle fasce sociali più deboli e avvio dell'istruttoria per legittimare Casa Madiba nei locali dell'ex palazzina di via Dario Campana, evitando ambigue formulazioni sul privato sociale ed il volontariato.
4) dare attuazione totale all’odg sul lavoro gravemente sfruttato.
Tali discriminanti sono nel loro insieme vincolanti a qualsiasi prosecuzione del rapporto di Rifondazione Comunista con la maggioranza, diversamente considereremo conclusa la nostra presenza in maggioranza ed attiveremo i passaggi formali necessari ad una ricollocazione del PRC all’opposizione".