Rimini | Goletta verde, fortemente inquinate le acque del canale di Torre Pedrera
Sono stati undici i punti monitorati da Goletta verde lungo la costa emiliano-romagnola quest’anno. Tre sono risultati con una carica batterica superiore ai limiti consentiti dalla legge. Fortemente inquinate sono le acque alla foce del canale sulla spiaggia di Torre Pedrera/Bellaria - Igea Marina nel comune di Rimini, inquinate anche le acque alla foce del torrente Marano a Riccione e alla foce del fiume Uniti a Ravenna.
“Legambiente, è bene ribadirlo, effettua un’istantanea che non vuole sostituirsi ai monitoraggi ufficiali e non assegna patenti di balneabilità. È evidente, però, che i punti critici evidenziati dai nostri monitoraggi, alcuni dei quali si ripetono negli ultimi anni, meritano un approfondimento da parte degli enti competenti”, commenta Serena Carpentieri, portavoce di Goletta Verde. “Siamo in una regione che sicuramente ha fatto passi avanti sul fronte della depurazione, così come confermano i dati Istat (riferiti all’anno 2012) secondo i quali in Emilia Romagna confluiscono in impianti di depurazione (secondari o avanzati) il 67,1 per cento dei carichi urbani complessivi, rispetto ad una media italiana del 57,6 e delle regioni del Nord-Ovest del 61,5 per cento. Proprio per questo, soprattutto nei periodi di forti piogge, non è più tollerabile che scarichi non adeguatamente depurati finiscano nei fiumi e di conseguenza a mare”.
Entro i limiti di legge sono risultati i campioni prelevati a Comacchio (foce canale Logonovo), a Ravenna (foce canale in destra Reno, località Casal Borsetti), a Cervia (alla foce del canale Cupa Nuovo in località Lido di Savio e alla foce Porto Canale), a Cesenatico (spiaggia a sud della foce canale Tagliata, località Zadina-Pineta), a Gatteo (spiaggia riva sinistra del foce fiume Rubicone), a Bellaria (spiaggia a sud foce fiume Uso), a Cattolica (spiaggia a sud della foce del fiume Conca).
Goletta ha monitorato anche le spiagge rilevando come, nonostante gli interventi di ripascimento, tra il 25 e il 30 per cento sono a rischio erosione e il numero è in crescita.