Rimini | Vendita oggetti fascisti, Gnassi propone emendamento a legge Scialba
“Si tratta di un problema che ciclicamente ritorna e che periodicamente si ripropone, ormai da anni, in gran parte delle città italiane; con scarsi risultati sul fronte del contrasto verso questo vero e proprio silenzioso e quotidiano ‘scandalo’ italiano”. Lo dichiara il sindaco di Rimini Andrea Gnassi in relazione alla vergognosa questione della vendita di una serie eterogenea di oggetti, esplicitamente riferiti alla simbologia e all’iconografia fascista e nazista sollevata ieri in consiglio comunale.
“In tempi più o meno recenti, diverse sono state nel Paese le denunce per la rimozione dagli scaffali di vendita di tale oggettistica, soprattutto basate sull’ipotesi reato della ‘apologia del fascismo’ (Legge ‘Scelba’ 645 del 1952) o della ‘discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi’ richiamata dalla cosiddetta ‘Legge Mancino’ 205/93. Si sono rivelati tentativi in buona parte o del tutto non sufficienti a impedire questa deprimente propaganda di violenza e morte sotto la forma di ‘folklore’ (sic!). Bene, proprio perché convinti che non ci di debba arrendere al fatalismo, al ‘così è’, al ‘non è nulla’, ma semmai si debba fare di tutto per onorare una città medaglia d’oro al valore civile e le migliaia di persone che a Rimini risiedono o vengono in vacanza e si sentono offese da immagini e parole che hanno significati non equivocabili, l’amministrazione comunale di Rimini propone l’opportunità di intervenire, aggredendo il problema da un altro versante”.
E’ per questo che il sindaco ora sottopone “ai parlamentari italiani, a partire dagli esponenti riminesi che puntualmente portano avanti battaglie e argomenti a salvaguardia della dignità delle persone, l’opportunità di emendare la legge Scelba del 1952 sul reato di apologia del fascismo. Le legge recita all’articolo 4 ‘Chiunque fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità indicate nell’articolo 1 è punito con la reclusione da sei mesi a due anni…Alla stessa pena di cui al primo comma soggiace chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo oppure le sue finalità antidemocratiche’. La nostra proposta emendativa, o comunque la base di una proposta emendativa che potranno tranquillamente migliorare e/o raffinare i parlamentari che vorranno sostenere questa battaglia, è di aggiungere all’articolo 4 una frase del tipo ‘L’esaltazione o comunque l’elogio attraverso immagini del regime fascista o nazista, si configura anche nella diffusione e vendita- diretta o attraverso qualsiasi modalità- di beni mobili di consumo od oggetti chiaramente riportanti simbologie o immagini dei succitati regimi, in assenza di qualunque presa di distanza critica da essi”. E’ una proposta abbozzata, sicuramente perfettibile da chi è delegato a legiferare”.
Al di là delle parole, conclude Gnassi, “quello che conta è la sostanza: è inaccettabile offendere ogni giorno la nostra storia, la storia di tante persone, perché leggi non sono aggiornate o hanno vuoti che si potrebbero colmare in tempi celeri. Questo renderebbe il compito molto più facile alle istituzioni, ai Comuni, per contrastare una devastante piega culturale oggi pressoché inafferrabile e sfuggente. Anche per questo la prima occasione utile e rapida per proporre questo o un analogo emendamento, potrebbe essere quella del Decreto sugli Enti locali in discussione”.