Rimini | Delibera ‘salva Gnassi’, lo scontro arriva in consiglio. E il Pd perde di nuovo
Ieri il consiglio comunale di Rimini non ha potuto votare la delibera per l’istituzione della sottocommissione che dovrà valutare le modifiche al suo Regolamento, modifiche necessarie a salvaguardare gli equilibri di maggioranza dopo la perdita per il sindaco Andrea Gnassi del sostegno di Savio Galvani di Rifondazione e di Stefano Brunori, indipendente eletto a suo tempo nelle file dell’Idv.
Dopo la bocciatura da parte della maggioranza di tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni al fine di migliorare la delibera (11 di Fare Comune, 2 di Ncd, 3 di M5S), gli animi si accendono sempre di più e al momento di votare l’atto nel suo complesso (con scrutinio segreto), tutti i consiglieri di minoranza presenti si alzano dai banchi e abbandonano l’aula. Di fatto diventa impossibile votare la delibera, perché al suo interno contiene una clausola molto precisa. Nel medesimo istante dell’istituzione della sottocommissione (con la votazione) bisogna designarne i componenti: i tre consiglieri di maggioranza e i due di minoranza. Ma in aula non c’è nemmeno un consigliere di minoranza e quindi è impossibile istituire la commissione. Al che lo stesso Pd ha chiesto il rinvio della votazione alla prossima seduta del consiglio comunale.
“Alla fine quella delibera gli si è ritorta contro”, commenta Fabio Pazzaglia di Fare Comune. “Abbiamo fatto di tutto per cercare una mediazione - dicono Pazzaglia e l’ex Pdl Gennaro Mauro - ma loro non hanno accettato nessuna delle nostre mani tese”.
Ricapitolando, la settimana scorsa la minoranza ha chiesto e ottenuto l’istituzione della sottocommissione affinché tutte le proposte di modifica del Regolamento del consiglio comunale possano essere prese nella giusta considerazione. Ma la proposta del Pd, invece, esclude di trattare qualsiasi altra proposta all’infuori di quella presentata dalla maggioranza (l’introduzione del voto ponderato in commissione), stabilisce un termine temporale di dieci giorni, mette tutto nelle mani del presidente del consiglio qualora la sottocommissione non dovesse dare i frutti sperati. “Una delibera antidemocratica”, commenta Pazzaglia.
Sul fatto ha ritenuto di intervenire il presidente del consiglio comunale, Vincenzo Gallo, per “contribuire a chiarire il quadro dei fatti e limitare, almeno per quanto possibile, l’entità di strumentalizzazioni”. Gallo spiega che “il Testo unico per gli enti locali dispone come ‘allorché lo Statuto lo preveda, il Consiglio comunale si avvale di commissioni costituite con criterio proporzionale’. Sottolineo più volte il termine ‘proporzionale’ perché, nella situazione venutasi a creare nell’ultima fase con la formazione di nuovi gruppi, oggi gli organismi dipartimentali stanno lavorando secondo un principio non previsto dalla legge e dal nostro regolamento. Occorre dunque adeguarsi”. Non solo: per Gallo il consiglio comunale sarebbe anche in ritardo.
“E’ una cosa che doveva già essere fatta e dunque siamo addirittura in ritardo. Nelle scorse settimane, proprio per non essere accusato di qualsivoglia ‘attentato al confronto e alla democrazia’, ho scelto di approfondire l’argomento in sede di conferenza dei capigruppo e di commissione, pur conscio che il regolamento comunale esplicitamente prevede all’articolo 35 la trattazione di tali questioni direttamente in consiglio. Dispiace che questa disponibilità alla collaborazione sia stata malintesa”, conclude Gallo che parla di “diktat da parte dell’opposizione”.
Che la maggioranza sia sempre più in difficoltà a causa dei numeri, lo dimostra anche quanto accaduto nella seduta della terza commissione di oggi, la seconda delle 27 dedicate all’approvazione del Piano strutturale comunale. Dopo i fatti di ieri, l’aria era di tempesta.
“Abbiamo chiesto il rinvio - racconta Pazzaglia - e lo abbiamo ottenuto perché eravamo più di loro”. Favorevoli si sono dichiarati oltre a Pazzaglia, Gianluca Tamburini (M5S), Stefano Brunori, Marco Casadei (Noi per la Romagna), Gioenzo Renzi (FdI), Valeria Piccari (FI), Savio Galvani (Fds- Prc). Hanno tutti firmato un documento con cui rinunciano al gettone di presenza. Contrari il capogruppo del Pd Mattia Morolli con i cinque dei suoi presenti: Massimo Allegrini, Simone Bertozzi, Carlo Mazzocchi, Enrico Piccari, Giovanni Pironi. Ha scelto l’astensione Eraldo Giudici (Ncd). Ha favorito la minoranza l’assenza di Bertini Astolfi, iscritto Pd, ma eletto in consiglio comunale con la lista Rimini per Rimini, ovviamente nella coalizione di maggioranza.
Si sarebbero dovute votare le osservazioni della Provincia al Psc, invece, si è giocato il muro contro muro tra maggioranza e opposizione. “Abbiamo dimostrato al Pd che forse gli converrebbe essere più aperto al confronto, almeno sulle regole”.