Sorpresa. Parli del sindaco e ti accorgi di cosa (non) succede in città
Alcuni alberghi stagionali della Riviera, anche in posizione invidiabile, ieri 29 maggio erano ancora chiusi. La notizia è in qualche modo l’emblema della stagione turistica che ci aspetta. Basta parlare con qualsiasi albergatore ed emergono elementi di notevole preoccupazione. I meno pessimisti confidano nei mesi di luglio e agosto, ma ciò significa che la stagione si è ridotta a due mesi. La crisi si fa sentire, ed anche altre tragedie, come il terremoto in Emilia, non spingono certo a pensare alle vacanze. I saggi consigliano di non fasciarsi la testa prima di essersela rotta, ma il realismo impone di prendere atto di una situazione che così difficile non si presentava da anni.
È alla luce di questo realismo che appare come poco prudente la diffusione, nei giorni scorsi, delle statistiche sui primi tre mesi dell’anno. Il segno era positivo, ha sottolineato l’assessore provinciale al turismo Fabio Galli, dimenticando che il trimestre gennaio-marzo rappresenta una sottilissima fetta della torta delle annuali presenze turistiche in Riviera. Il tema della poco promettente prossima stagione non ha ancora avuto l’onore di essere posto all’attenzione dell’opinione pubblica. Meglio cullarsi sulle illusioni che forniscono dati più che parziali.
Dalle cronache pare non abbia alimentato nemmeno l’assemblea degli albergatori di Rimini chiamati ad eleggere il nuovo direttivo dell’Associazione. Abbiamo saputo che Patrizia Rinaldis sarà presidente per la terza volta. Chi rappresenta Patrizia Rinaldis? La risposta è meno scontata di quel che sembra: i 98 albergatori che l’anno votata, la maggioranza dei 150 che si sono presi la briga di andare alle urne. Sono 98 su un totale di 750 aderenti, mentre gli alberghi di Rimini (dati 2010) sono 1.022. I suoi avversari interni, che si sono presentati divisi, hanno totalizzato insieme 116 voti.
Anche i numeri restituiscono l’immagine di una classe dirigente alberghiera che ormai rappresenta solo se stessa, che rischia di essere sempre più autoreferenziale, che non costituisce un reale punto di riferimento per la categoria e un controcanto di peso rispetto alle amministrazioni pubbliche che gestiscono le politiche del turismo. Da Maurizio Ermeti in poi gli albergatori di Rimini hanno rinunciato a svolgere un ruolo di sano antagonismo politico-sindacale nei confronti dell’amministrazione per accomodarsi sulle poltrone e gli strapuntini loro offerti. Per un posto in prima fila nelle conferenze stampa della Notte Rosa o per i contributi a pioggia della legge 7 hanno rinunciato a svolgere un ruolo che sarebbe quanto mai vitale non solo per le loro aziende ma per l’intera economia della città.
Ma la crisi di rappresentanza dell’Associazione albergatori è in buona compagnia. Qualcuno ha più sentito parlare della Confcommercio? Qualcuno ha letto di recente una minima critica, uno stimolo nei confronti di Palazzo Garampi? La vita pubblica cittadina sembra diventata un teatro dove il sindaco fa l’art director e le cosiddette associazioni di categoria si accontentano di svolgere nella rappresentazione al massimo il ruolo di comparse, quando non di compiacente claque.
Lo diceva già il buon Tocqueville: alla vita pubblica, per bilanciare il potere delle maggioranze al governo, è necessario il contropotere di associazioni vive. Ma Rimini da questo punto di vista appare oggi come un deserto.
Valerio Lessi
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