Rimini | Poveri, Caritas: Diminuisce il numero, ma la situazione resta drammatica
“Il numero delle persone in stato di povertà che si sono rivolte alla Caritas diocesana e alle Caritas presenti in tutto il territorio diocesano è finalmente diminuito: in Caritas diocesana in 9 mesi sono state incontrate 1.804 persone contro le 1.958 dello stesso periodo nel 2014, e a livello territoriale si è passati da 6.794 a 5.873 (dato non preciso in quanto non tutti i volontari hanno già registrato tutti gli accessi)”. Lo scrive nero su bianco Isabella Mancino, responsabile dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse della Caritas diocesana di Rimini. “Ma chi sono le persone in stato di povertà?”, si domandano alla Caritas, dandosi una risposta precisa. “Più italiani; più anziani, più disoccupati, più persone sole e senza casa”. È importante, per Mancino, “analizzare i dati per comprendere meglio la situazione attuale. Così facendo si scopre che in realtà la situazione è molto più drammatica di quella che ci si potrebbe aspettare data la diminuzione complessiva delle persone in stato di bisogno. Il 60% delle persone incontrate è in una situazione di povertà da più di un anno, gli italiani sono clamorosamente aumentati arrivando al 34% a livello diocesano e al 32,4% per quel che riguarda la Caritas diocesana sono aumentate le persone anziane in stato di povertà, gli over 65 hanno raggiunto il 19% degli assistiti sono aumentate notevolmente le persone che non hanno una casa: hanno raggiunto il 68,5% degli utenti, contro il 63,9% del 2013 sono aumentate le persone sole: hanno raggiunto il 57% delle persone in stato di povertà che si sono rivolte alla Caritas diocesana aumentate le persone prive di occupazione: 88,5% rispetto all’86,8% dello scorso anno rispetto agli stranieri si registra una diminuzione di 157 unità, diversi coloro che sono tornati in patria o che si sono spostati in altri territori. Tra le nazionalità più presenti abbiamo rumeni, marocchini, ucraini e tunisini”.
Quali le cause della povertà? “Famiglie disgregate; persone senza diritti Le cause che portano alla povertà sono indubbiamente i disagi economici dovuti all’ assenza o scarsa occupazione e poi, di conseguenza, l'impossibilità di sostenere le spese per l’abitazione. Oltre a questo c’è il problema delle relazioni intra familiari: la povertà provoca spesso disgregazione e, la mancanza di unità familiare, crea povertà. i disagi familiari sono tra le cause principali che portano alla povertà: quando i rapporti tra i familiari si incrinano, perdono di fiducia, quando un familiare ha gravi problemi di salute, quando sopraggiunge un lutto… diventa difficile superare le difficoltà, se a queste sussistono anche difficoltà economiche, occupazionali e abitative. un’altra situazione che sta diventando sempre più di difficile gestione è quella dell’impossibilità di far valere i propri diritti. Nel 2015 è aumentato il numero delle persone italiane sprovviste di residenza anagrafica e quindi non aventi diritto a forme di sussistenza come l’essere iscritte al Centro per l’impiego, richiedere assistenza sociale, avere un medico di base e tanto altro. Stessa situazione per gli stranieri che, nonostante siano sul territorio da tanti anni, non essendo più riusciti a trovare un lavoro, si trovano impossibilitati a rinnovare il permesso di soggiorno e vengono quindi a decadere tutte le possibilità che con fatica avevano raggiunto anche la solitudine è un fattore che incide sulla povertà. Due ricerche, svolte da alcuni tirocinanti universitari della facoltà di sociologia di Forlì, una sui senza dimora e una sulle famiglie in povertà, hanno dimostrato che più una persona/famiglia è sola più aumenta la sua permanenza in stato di povertà, mentre più riesce a mantenere salde le relazioni meglio riesce ad affrontare le difficoltà. anche le problematiche sanitarie incidono nelle situazioni di disagio: una famiglia su tre ha un componente affetto da qualche malattia o disabilità e lo stesso rapporto si è riscontrato tra le persone senza dimora. Chi ha problemi di salute non riesce a curarsi per motivi finanziari e chi vive in strada è nelle condizioni in cui anche malattie lievi, se non curate, rischiano di diventare croniche. Tra le problematiche emergono anche le situazioni di dipendenze e le scarcerazioni. Nel momento in cui una persona è riuscita a superare le sue difficoltà e a scontare la sua pena, fa comunque molta fatica a reinserirsi nella società, ricostruire l'autostima necessaria e riguadagnare la fiducia in se stessi e da parte degli altri”.
I poveri, quindi, sono sempre più poveri. “Le richieste d’aiuto sono incessanti Per quanto a livello numerico le persone che si sono rivolte alla Caritas siano diminuite, non sono invece calate le loro richieste. Nei primi nove mesi del 2015 la Caritas diocesana ha preparato 73.497 pasti contro i 71.888 dello stesso periodo nell’anno precedente Le docce sono passate da 1.868 a 2.323 La distribuzione degli abiti da 1.508 a 1.780 Sono state accolte a dormire 593 persone contro le 561 dell’anno precedente Distribuiti 357 farmaci contro i 298 Donato materiale scolastico a 59 famiglie contro le 54 dello scorso anno Incessanti anche le richieste di aiuto economico alle quali non sempre si riesce a dare risposta. Positiva la risposta del Fondo per il lavoro che ha ricevuto 475 domande (di cui 70% da parte di italiani e 30% di stranieri) ed ha trovato occupazione a 65 persone di cui 49 italiane e 16 straniere, tra queste 14 sono state assunte a tempo indeterminato”.
Cosa si può fare per le persone in stato di povertà? “In attesa di scelte economiche capaci di aggredire la povertà e di rimuoverne le cause, ognuno di noi è chiamato a mettersi in gioco in prima persona. Creare relazioni. Se conosci persone in stato di povertà la prima cosa che puoi fare è non lasciarle sole, l’affetto e l’amicizia sono i valori che danno il sostegno maggiore a qualsiasi essere umano. Creare reti e attivare le persone. È importante però non avere la presunzione di fare tutto da soli e di essere un mago merlino che sa risolvere tutti i problemi; prima di tutto è necessario partire dalla persona stessa, conoscerla, aiutarla a conoscersi e a valorizzare ciò che è e sa fare. Insieme provare a tracciare dei percorsi che vedano il coinvolgimento di altre persone: di amici, della parrocchia, dell’amministrazione locale, degli enti caritativi. Più si coinvolgono le persone e più si creano occasioni di aiuto. Condividere. Altre piccole cose, ma importanti, sono il condividere ciò che si ha: vestiti, medicine, giocattoli, materiali scolastici, mobili. La Caritas accetta di tutto, purché sia in buono stato e dignitoso per chi lo riceve”.