(Rimini) Al canile “Stefano Cerni” storie di abbandoni e racconti a lieto fine: nei 12 mesi del 2015 gli animali fortunati che hanno trovato una casa sono 231: si tratta di 71 cani e 160 gatti che hanno trovato una nuova famiglia. Un esempio? Quello di Mars, un randagio proveniente dal Sud, arrivato al canile di Rimini in condizioni disperate, dopo essere stato investito da un’auto, con il femore rotto, malato di leishmaniosi ma soprattutto era terrorizzato dal mondo. Aveva timore di qualsiasi contatto umano e di entrare in relazione con gli altri animali. Dopo oltre un anno di cure, tra medicine e amore, Mars è tornato a vivere e ha trovato sulla sua strada una famiglia eccezionale, che lo ha ricoperto di attenzioni e che ora lo porta con sé ovunque, che si tratti di andare al ristorante o in vacanza.
Quella di Mars è una delle tante storie a lieto fine che passano dal canile Stefano Cerni di Rimini, così come sono tanti i racconti di maltrattamenti, di animali abbandonati per egoismo o a cui si è rinunciato, magari anche con dolore, per l’impossibilità di potersene prendere cura. Al 31 dicembre scorso erano 117 gli ‘ospiti’ del canile comunale, con 65 cani e 52 gatti. Nel 2015 sono stati 339 i cani accolti dalla struttura di via San Salvatore, di cui 253 restituiti ai legittimi proprietari. Dieci invece sono stati accolti a seguito di rinuncia alla proprietà, che, così come per gli abbandoni, avvengono spesso a causa di trasferimenti improvvisi, grave crisi economica, mancanza di spazi. Animali a cui si rinuncia – a volte anche in maniera brusca, lasciandoli per strada o legandoli agli alberi – e che hanno una seconda possibilità grazie alla sensibilità delle famiglie e dei cittadini riminesi: sono 71 i cani che nel 2015 hanno trovato una nuova casa.
“Quando i cani arrivano da noi sono sempre reduci da traumi– spiegano gli operatori del canile– l’abbandono è un dolore forte e gli animali hanno bisogno di tempo per trovare un equilibrio e abituarsi alla dimensione del canile”. Un lavoro delicato, che dà i suoi frutti: come per Ringo, un pastore tedesco meticcio reduce da maltrattamenti, che per 5 anni ha vissuto in una cuccia, uscendo solo il minimo indispensabile. Arrivato al canile, dopo un primo mese di ‘solitudine’ e grazie alle cure degli operatori, Ringo ha cominciato a giocare con gli altri animali, scoprendo che le mani umane sanno regalare coccole e non solo botte (Dire).