(Rimini) Sold out già da giorni al Teatro Novelli, così come nei principali teatri italiani. Continua il succeso di ‘Decamerone. Vizi, virtù, passioni’, lo spettacolo prodotto dal Nuovo teatro diretto da Marco Balsamo e portato in scena da due nomi apprezzati e noti al grande pubblico. La regia infatti è affidata a Marco Baliani, chiamato a dirigere Stefano Accorsi.
Il sodalizio artistico Balsamo, Baliani e Accorsi, prosegue quindi nel ‘Progetto grandi italiani’, ovvero un percorso sulla lingua di tre grandi autori Ariosto, Machiavelli e Boccaccio, sfidando la complessità delle loro opere (Orlando Furioso, il Principe e appunto il Decamerone), per scoprire quanto ancora siano attuali le loro invenzioni, i loro azzardi, le loro intuizioni. E per mostrare, con l’arte della scena, che la bellezza delle loro creazioni è un tesoro inestinguibile.
Sul palcoscenico è parcheggiato un carro-furgone, ‘casa’ e teatro viaggiante della compagnia (formata da ottimi interpreti quali Silvia Ajelli, Salvatore Arena, Silvia Briozzo, Fonte Fantasia e Mariano Nieddu) che si appresta a mettere in scena sette novelle capaci di offrire spunti di riflessione sul parallelo tra l’atmosfera raccontata da Boccaccio e i vizi del presente.
“Abbiamo scelto di raccontare alcune novelle del Decamerone di Boccaccio - scrive Baliani nelle note di regia - perché oggi ad essere appestato è il nostro vivere civile. Percepiamo i miasmi mortiferi, le corruzioni, gli inquinamenti, le mafie, l’impudicizia e l’impudenza dei potenti, la menzogna, lo sfruttamento dei più deboli, il malaffare. In questa progressiva perdita di un civile sentire, ci è sembrato importante far risuonare la voce del Boccaccio attraverso le nostre voci di teatranti. Per ricordare che possediamo tesori linguistici pari ai nostri tesori paesaggistici e naturali, un’altra Italia, che non compare nei bollettini della disfatta giornaliera con la quale la peste ci avvilisce. Per raccontarci storie che ci rendano più aperti alla possibilità di altre esistenze, fuori da questo reality in cui ci ritroviamo a recitare come partecipanti di un globale Grande Fratello. Perché anche se le storie sembrano buffe, quegli amorazzi triviali, quelle strafottenti invenzioni che muovono al riso e allo sberleffo, mostrano poi, sotto sotto, il mistero della vita stessa o quell’amarezza lucida che risveglia di colpo la coscienza. Potremmo così scoprire che il re è nudo, e che per liberarci dall’appestamento, dobbiamo partire dalle nostre fragilità e debolezze, riconoscerle e riderci sopra, magari digrignando i denti”.