tortora-scuroRimini | Perizia Trc, Arlotti interroga Delrio: Chi ha autorizzato Del Greco?

 

Da un lato il Ministero delle infrastrutture e trasporti si costituisce in giudizio insieme ad Agenzia mobilità e alla Regione Emilia-Romagna opponendosi al Comune di Riccione sulla questione delle modifiche al Trc. Dall’altro autorizza un suo funzionario ad avere un incarico dallo stesso Comune per verificare i lavori e la possibilità di varianti o miglioramenti. C’è bisogno di fare chiarezza secondo il deputato del Pd Tiziano Arlotti, che parla di “paradosso evidente” e ha interrogato il ministro Graziano Delrio.
“Ogni eventuale modifica al Trc – ricorda Arlotti - escluse naturalmente quelle che il codice degli appalti riserva alla stazione appaltante Agenzia mobilità, può essere decisa esclusivamente in sede di Comitato di coordinamento del Trc, composto da Regione Emilia-Romagna, Provincia e Comuni di Rimini, Misano Adriatico e Riccione, e dalla stessa Agenzia mobilità. Già nel maggio dello scorso anno l'allora ministro Maurizio Lupi, in occasione di una sua visita istituzionale a Riccione, aveva ribadito come il Trc si potesse modificare solo a condizioni che eventuali varianti fossero approvate dal Comitato di Coordinamento, il quale in luglio ha respinto le proposte di modifica avanzate dal Comune di Riccione”.
Nella serie di ricorsi che ne sono scaturiti, il Ministero si è sempre costituito a favore di Agenzia mobilità, evidenzia il deputato. “Quando il Comune di Riccione ha promosso l’impugnazione al Tar della decisone del Comitato di coordinamento, il Mit si è costituito in giudizio contro l’annullamento insieme ad Agenzia mobilità e Regione Emilia Romagna. E quando il Comune di Riccione, soccombente al Tar, ha proposto appello in secondo grado al Consiglio di Stato, anche in quel caso il Mit si è costituito con Am e Regione”.

Il Consiglio di Stato ha rigettato l’appello proposto dal Comune di Riccione l’11 febbraio 2015, ma il 21 settembre la stessa amministrazione comunale ha affidato all'ingegnere Henry Del Greco l'incarico professionale per la redazione di una perizia tecnica sulla corretta esecuzione dei lavori del Trc e per verificare possibili varianti o miglioramenti al progetto. “L'ingegnere Henry Del Greco - osserva Arlotti - risulta essere dirigente di seconda fascia presso il Ministero delle infrastrutture e trasporti, Direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche ed elettriche, nonché dirigente ad interim dell'ufficio tecnico per le Dighe di Milano. Ho chiesto dunque al ministro se ritenga opportuno l'affidamento Del Greco, dirigente dipendente del Mit, di una consulenza per la verifica di un'opera che è finanziata dallo Stato, approvata e realizzata sotto il controllo del medesimo ministero, e se non ritenga che si possa configurare un conflitto di interessi fra i ruoli che il professionista riveste. Inoltre mi pare quantomeno da valutare se Del Greco con il proprio curriculum rappresenti una professionalità adeguata all'incarico affidato, e da verificare infine chi abbia autorizzato l’ingegnere all'incarico professionale affidatogli dal Comune di Riccione”.

 

Tiziano Arlotti

1Rimini | Am, Tosi: Pmr inutile e dannosa

 

Parla di “totale pressapochismo” nella “definizione dei nuovi assetti societari” il sindaco di Riccione Renata Tosi uscendo dall’assemblea dei soci di Agenzia mobilità Rimini.
Il tema caldo è quello della trasformazione della società consortile Am in Am srl e della nascita della nuova società degli asset, Pmr. “Pur considerando che la Corte dei conti - deve ammettere Tosi - ha dato una chiara risposta al quesito posto dal Comune di Riccione ritenendo che non vi sia alcun contrasto tra la Legge di stabilità e la trasformazione del consorzio in una srl consortile, resta da parte del comune di Riccione l’assoluta perplessità a dare vita ad una nuova società che come ha pienamente riconosciuto anche oggi in riunione il neopresidente di Am, Monica Zanzani, avrà solo il compito di gestire i pali della filovia, le pensiline e il servizio di gestione e di manutenzione del Trc”.
Tosi non ha mai fatto mistero dei suoi dubbi sulla Pmr, la società che erediterà il patrimonio di Am, ovvero il Trc, su richiesta delle altre Agenzie di mobilità romagnole che si andranno a fondere tra loro. “Continuo a pensare che la Pmr sia una società inutile e in prospettiva dannosa - ha dichiarato Tosi, al termine dell’assemblea - non solo perché va contro il Piano Cottarelli, sulla revisione della spesa pubblica, fatto proprio dal Governo, proprio nella parte che regola la nascita di nuove società a capitale pubblico, ma anche perché presuppone una furbata che metterà in ginocchio molti comuni del territorio”.
Come emergerebbe da una “più attenta” valutazione sembrerebbe che “i debiti della nascitura Pmr, che come tutti sanno nasce già con 1 milione di euro di debito strutturale l’anno, dovranno essere coperti da tutti i Comuni soci. Va da sé che sia il comune di Riccione, sia quello di Bellaria, di Coriano e quello di Montefiore hanno detto no, ritenendo che questa sia solo una manovra che trasferisce sui piccoli comuni soci un aggravio, per tutti loro insostenibile, che dovrebbe invece essere assunto direttamente da chi gestisce il trasporto pubblico locale di ambito”. Una decisione che secondo Tosi penalizzerà i Comuni.

 

Renata Tosi sindaco Riccione

Giovedì, 15 Ottobre 2015 09:40

giornalaio, 15 ottobre 2015

giornalaioVescovo: Il turismo non tira più | Mercato: ‘fila dritto’ il trasloco | Trc, gli albergatori di Riccione scrivono a Delrio

 

“Non cedere alla tentazione di puntare sull’effimero”. Ieri in curia a Rimini, il vescovo Francesco Lambiasi ha incontrato le autorità cittadine nell’ormai classico appuntamento di san Gaudenzo. Alle istituzioni Lambiasi ha chiesto, tra l’altro, la rinuncia a feste di massa spendendo denaro pubblico per lanciare un’immagine trasgressiva, quanto piuttosto di puntare al bello nella promozione della città, recuperandone la vocazione culturale. “Il turismo non tira più. Mare, lungomare, spiaggia: tutto a Rimini appare superato da altre località in Italia e all’estero”, dice anche Lambiasi (ilCarlino, Corriere). Dedicata all’educazione, una parte corposa dell’intervento (LaVoce).

 

“Chi ha evocato disastri ha perso e ha vinto Rimini”, è il commento del sindaco Andrea Gnassi alla prima volta del mercato bisettimanale nelle nuove aree dall’arco d’Augusto alle ex Padane. Per lui, che a mezzogiorno si è concesso una passeggiata tra i banchi, “giudizi positivi superiori a quelli negativi”. E ora pensa al futuro, lanciando l’idea di un mercato che duri fino a sera e pensando alla riqualificazione di piazza Malatesta (ilCarlino, Corriere, LaVoce).

“E’ andata bene”, ha risposto ai giornalisti la gran parte dei venditori del mercato ambulante. I clienti sono arrivati nonostante la pioggia, i fatturati non sembrano essere crollati. C’è però chi è rimasto più isolato, come gli ambulanti posizionati alle ex Padane. “La gente gira solo nei viali”, dice qualcuno da piazzale Gramsci. Disorientati i clienti: c’è chi ci ha messo tre ore per trovare tutti i banchi. “Aspettiamo di vedere cosa accadrà sabato mattina”, rilancia il presidente del Comar, Pier Paolo Mazzotti. Il comitato ha presentato quattro ricorsi contro il trasloco da piazza Malatesta (ilCarlino, Corriere, LaVoce). Anche un’ambulanza è passata senza problemi tra i banchi (ilCarlino, LaVoce).

 

Scarcerato Marco Cappelli, ’Pucci’ per i più. Coinvolto nell’inchiesta Ubris su un giro di prostituzione legato al night La Perla di Riccione, Pucci era ai domiciliari, revocati ieri dal giudice per le indagini preliminari Cantarini che lo ha rimesso in libertà, con obbligo di firma tre volte a settimana (Corriere, LaVoce).

 

Compra un padre. Una trentacinquenne di origine sudamericana residente nel riminese è stata arrestata dai carabinieri su disposizione della procura per aver pagato un uomo, marito di una sua amica, affinché riconoscesse la paternità del figlio di lei, ora in età prescolare. Grazie a questo espediente la donna ha ottenuto il permesso di soggiorno in qualità di familiare di un cittadino dell’Unione europea. Si è regolarizzata cioè aggirando le regole sull’immigrazione (ilCarlino, Corriere).

 

Italiani si nasce. Via libera alla Camera dei deputati per lo ius soli: il diritto di cittadinanza per chi nasce sul suolo italiano. Nella provincia di Rimini i figli nati da immigrati sono arrivati a quota 6.887, di età compresa tra zero e 17 anni, di cui 3.268 a Rimini, 587 a Riccione, 582 a Bellaria, 334 a Santarcangelo, 322 a Cattolica (Corriere).

 

“Stop al Trc, prima che sia tardi”. L’Associazione albergatori di Riccione ha scritto al ministro per le infrastrutture Graziano Delrio per chiedere “una parola di chiarezza e fine a questo intervento così devastante per la città” (ilCarlino, LaVoce).

 

Dichiarazione da film per il campione del baseball Alessandro Maestri. Lui è il migliore lanciatore italiano, gioca in Giappone dal 2012, è riminese. Lei è una ballerina di tango, argentina. Si chiama Gema Morales Espinosa. Si sono conosciuti a marzo dello scorso anno in un locale. Martedì lui le ha chiesto di sposarlo con un video che è stato proiettato in una sala del multiplex di Rimini, tra le pubblicità, prima del cartone ‘Inside out’. La sala ha applaudito. Lei in lacrime ha risposto sì (ilCarlino, Corriere).

mattoneRimini | San Gaudenzo, via alla missione straordinaria. Lambiasi: Usciamo per offrire a tutti la gioia del vangelo

 

In occasione della solennità di san Gaudenzo, patrono della città e della diocesi di Rimini, il vescovo Francesco Lambiasi nel corso della santa messa delle 17,30 in cattedrale ha pronunciato la seguente omelia, dedicata all’apertura della missione diocesana straordinaria


Il fuoco e la cenere: missionari di misericordia “formato san Gaudenzo”


“Le cose di ogni giorno raccontano segreti / a chi le sa guardare ed ascoltare”. Per fare un fuoco ci vuole una fiamma; e per fare una fiamma ci vuole una scintilla. Per fare un fiore ci vuole una gemma; e per fare una gemma ci vuole un seme. Ma cosa c’è voluto per far nascere la comunità cristiana dell'antica Ariminum? C’è voluto niente meno che un santo: Gaudenzo, santo perché missionario pastore martire, e martire pastore missionario perché santo. Di lui sappiamo poco, troppo poco. Eppure questo “poco” è più che sufficiente per decodificare il codice segreto della sua fecondità apostolica. San Gaudenzo non avrebbe potuto generare la nostra Chiesa se, appunto, non fosse stato un santo: un cristiano al 100%. E non sarebbe stato un cristiano santo se in lui non avesse palpitato un cuore bruciato dall'amore.


1. Quando Gaudenzo arrivò a Rimini, molto probabilmente dovette trovare un gruppo di cristiani che vi si erano stabiliti, provenienti da altre parti, o di nativi “Ariminensi” che si erano convertiti al cristianesimo, ma ancora non erano stati battezzati. Si veniva dall'editto di Milano. Guidata dal giovane pastore, la comunità cristiana ben presto si sviluppò, e ben presto si ammalò. Due furono i virus che ne aggredirono la fedeltà dottrinale e la coerenza morale.
Il primo fu il virus della mondanità. Spenta con Costantino la violenta vampata dell'ultima, il farsi battezzare diventava la condizione appetibile per qualunque rampante volesse dare la scalata a un vertiginoso cursus honorum nell'impero. Molti si facevano cristiani non più per scelta libera e gratuita e per solida convinzione, ma per convenzione e per meschini interessi di carriera e di cassetta. Non li impauriva più la minaccia del martirio, ma li allettava il miraggio del successo. Il vescovo Ilario di Poitiers, di qualche decennio più giovane del nostro san Gaudenzo, riassumeva in queste battute il rapido mutamento avvenuto, e lanciava il grido di allarme: “C’è all'orizzonte un persecutore insidioso, un nemico che ci lusinga. Non ci flagella la schiena, ma ci accarezza il ventre. Non ci confisca i beni, ma ci fa ricchi. Non ci imprigiona spingendoci verso la libertà, ma ci onora nel palazzo riducendoci alla schiavitù. Non ci stringe i fianchi con catene, ma vuole il possesso del nostro cuore. Non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l'anima con il denaro, il potere, il successo, e con i primi posti nella società”.
La vasta fioritura della nascente comunità cristiana ariminense corse un altro rischio mortale, ma, mentre il primo, quello della mondanità, l’aggrediva dall'esterno, questo secondo germinava dall’interno stesso della comunità: era il virus dell’eresia ariana. Secondo Ario, Gesù era una creatura: per quanto buono e santo, il Nazareno era da considerarsi certamente l’uomo più vicino a Dio, ma non era vero Figlio di Dio. Tradotto nel linguaggio di oggi, il messaggio dell'arianesimo si potrebbe formulare così: Cristo sarebbe come la “testa di serie” di tutte le creature umane, il primo dei profeti e dei santi, ma non il “fuori-serie”, Dio da Dio, luce da luce, generato non creato. Gli ariani separavano ciò che, nella persona di Gesù, Dio stesso aveva unito: la natura umana e la natura divina. Affermavano che “Gesù è uomo, e in ciò si dimostravano cattolici; ma negavano che fosse anche Dio, e in ciò erano appunto eretici” (Pascal). Anche se con formule ancora non del tutto precise, per san Gaudenzo, invece, la verità cattolica era quella che, un secolo dopo, il concilio di Calcedonia avrebbe definito con la formula: “una persona, due nature”. Infatti Gesù è veramente e perfettamente Dio e, insieme, veramente e perfettamente uomo. In altre parole, Gesù Cristo è “tutto dalla parte di Dio e tutto dalla parte dell’uomo” (s. Leone Magno). Se così non fosse, non ci potrebbe salvare: difatti, se non fosse vero Dio, non potrebbe essere il nostro salvatore unico e universale; se non fosse vero uomo, non potrebbe essere il mediatore tra Dio e noi (cf. 1Tm 2,5). Sono parole, queste, dure e gelide come pietre, ma di quelle pietre da cui si sprigionano le scintille, poi dalle scintille si accende la fiamma, e dalla fiamma si appicca il fuoco.


2. Così siamo tornati all'inizio, alla metafora del fuoco. Ora domandiamoci: qual era il fuoco che bruciava nel cuore di san Gaudenzo? Era l’amore per Gesù. Pensate, sorelle e fratelli miei, che la prima scomunica scagliata nel NT si legge in san Paolo: “Se qualcuno non ama Gesù, sia anàtema2 (1Cor 16,22). Terribile! Nel corso dei secoli sono state pronunciate, a proposito di Cristo, tante scomuniche: contro chi negava la sua umanità, contro chi respingeva la sua divinità, contro chi separava l'umanità e la divinità, contro chi le confondeva... Ma forse non si è posta sufficiente attenzione al fatto che il primo anatèma della cristologia, pronunciato da un apostolo in persona, è contro coloro che non amano Gesù Cristo. Ma come l'apostolo Paolo, il vescovo Gaudenzo poteva dire del suo Gesù: “Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,20). “L’amore del Cristo – scriveva ancora san Paolo – ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti” (2Cor 5,14). Come a dire: l’amore di Cristo per Paolo e di Paolo per Cristo segnala il segreto di tutta la vita intima dell'apostolo e dell'intero volume del suo apostolato. E' da questo amore che Paolo si sente “posseduto”: afferrato, avvolto, abbracciato, stretto e come “costretto”.
In un discorso rivolto ai vescovi nella sua recente visita pastorale negli U.S.A. (23.9.2015), papa Francesco ha affermato: “Ciò che è più decisivo per un pastore è consegnarsi alla certezza che le braci della presenza (del Risorto), accese al fuoco della passione, ci precedono e non si spengono mai. Venendo meno tale certezza, si rischia di diventare cultori di cenere e non custodi e dispensatori della vera luce e di quel calore che è capace di riscaldare il cuore (cfr Lc 24, 32)”. Ma tale affermazione è estensibile, pari pari, a tutti gli evangelizzatori: vescovi o preti, persone consacrate o laiche.
Di qui la conseguenza inesorabile: un sacco di cenere non accende nessuna fiamma, ma allo Spirito del Risorto basta una sola fiamma per accendere il fuoco del cenacolo. Mille candele spente non ne accendono nessuna. Due, tre candele accese ne accendono cento e perfino mille. Ecco l’essenziale della nostra missione straordinaria: è ravvivare il fuoco dell’amore di Gesù nel nostro cuore e nelle nostre comunità. È rituffarci nel nostro battesimo. È lì che Gesù ha effettuato in noi il trapianto del suo cuore e la trasfusione del suo sangue. Se lasceremo ardere il fuoco dell'amore di Gesù nelle nostre vene, supereremo il test di attendibilità della fede cristiana: l’amore verso i poveri e tra di noi. E gli altri ci riconosceranno come “cristiani-cristiani” (!) e diranno: “Guarda come si amano!”.
No, noi non siamo i custodi di gelide urne cinerarie che conservano resti di paure, avanzi di angosce, scorie di tristezze. Noi siamo poveri discepoli, feriti dallo sguardo d'amore del Maestro e accesi dal fuoco del suo vangelo. Noi non siamo chiamati per una mission, ma per la missione: una mission si organizza; la missione si genera. Noi non siamo facchini ingaggiati per riempire granai con sacchi di noia. Siamo missionari: inviati speciali, mandati a piantare semi di letizia e a mietere covoni colmi di gioia. E sarà il vangelo della gioia a farci ardere senza bruciarci. Questo è il succo concentrato del Giubileo, formulato con l’appello insistente di Francesco: “Usciamo per offrire a tutti la gioia del vangelo!”.


+ Francesco Lambiasi

 

 vescovo sangaudenzo2015

rossoRimini | Cittadinanza, politica, bene comune: il discorso del vescovo alle autorità

 

In occasione della festa di san Gaudenzo, patrono della città e della diocesi, il vescovo ha rivolto oggi in sala ottagoale, in Vescovado, il discorso alle autorità, pubblicato di seguito


Educare alla cittadinanza si deve si può. Significa educare alla politica, con l’obiettivo del bene comune. Solidarietà, pace, legalità e casa comune


Rispettabili autorità, gentili signore e signori,
vorrei sostare brevemente con voi sul tema dell’educare e pormi alcune questioni, semplici da formulare, ma molto impegnative da risolvere. Mi domando con voi: sono passate di moda le virtù? ha ancora un senso educare? a chi tocca farlo? solo alla famiglia e alla scuola? la politica ha o meno un ruolo educativo?
Oggi, nell'immaginario collettivo, non è la virtù, ma la trasgressione a rappresentare un valore. La morale del dovere e delle regole è in crisi e con essa il modello che vi si riferiva. Ma c'è un altro modo di concepire le virtù, molto diverso da quello della legge e dei comandi, e che valorizza piuttosto la sfera affettiva, i desideri e la ricerca della felicità. Una concezione antichissima, oggi riscoperta da studiosi, soprattutto anglosassoni, delle più varie tendenze, in profonda sintonia con le esigenze della sensibilità e mentalità contemporanee, soprattutto giovanili.


1. Educarsi a vicenda alla cittadinanza
Quando nel 1958 Aldo Moro, allora ministro della Pubblica Istruzione, introduceva nella scuola secondaria una disciplina con il nome di educazione civica, giustificò l'innovazione adducendo la seguente ragione: “Il campo dell'educazione civica, a differenza delle materie di studio, non può essere delimitato dalle nozioni”, ma si pone “su quel piano spirituale dove quel che non è scritto è più importante di quello che è scritto”. Proprio perché si tratta di “educazione” e non di “istruzione”, sarebbe riduttivo identificarla con una mera trasmissione di conoscenze per quanto approfondite. L’etimologia di “educare”, da e-ducere, allude all'opera con cui l'ostetrica aiuta il bambino a nascere. È in gioco non tanto una preparazione teorica, quanto l'emergere di una identità in costruzione.
Educare alla cittadinanza significa educare alla politica. Del resto, le due cose coincidono: “politico” deriva dal greco polis, come “cittadino” deriva da civitas, che ne è la traduzione latina. Poiché la politica ha come fine il bene comune, ne deriva che il mio bene coincide con il bene di quegli altri con cui sono legato in una comunità umana. Poiché il bene non è né mio né tuo in particolare: i valori non sono proprietà privata. Per questo nella Grecia classica coloro che si facevano i fatti propri (in greco to idion) venivano definiti, letteralmente, “idioti“. L'egoista è miope e non sa fare gli interessi degli altri, perché in realtà non sa fare neanche i propri. I “furbi“ esistono, ma poi non sono così furbi come credono e vorrebbero far credere.
Educare alla cittadinanza è interesse di ognuno, ma è anche compito di tutti. Ogni cittadino è responsabile e insieme destinatario di una educazione a valori condivisi su cui fondare una esistenza felice. Qui, più ancora che in famiglia e a scuola, è necessario mettere in opera pratiche il cui fine interno e le cui regole implicite vincolino tutti i partecipanti a operare virtuosamente, uscendo dalla perversa alternativa tra un egoismo facile, ma deleterio, e un altruismo nobile, ma impraticabile se non da pochi eroi.
A partire dal modo di intendere e di vivere la propria professione, fino alle forme più specifiche di partecipazione alla vita politica, bisogna creare con il confronto, con la testimonianza personale, con i propri micro-comportamenti, un clima che favorisca la ricerca del bene comune già a partire dalle attività pre-politiche, come sono quelle della società civile, fino a quelle che hanno una specifica rilevanza istituzionale, per esempio l'esercizio del diritto di voto. Così si tratterà di educarsi reciprocamente ogni giorno al rispetto di tutto ciò che, in quanto pubblico, non appartiene a nessun privato, ma è patrimonio comune; all'impegno per favorire la prosperità della propria città; alla ricerca e alla custodia di un clima culturale ed etico che non sia avvelenato dalla volgarità e dalla menzogna; alla considerazione dei diritti umani di tutti, soprattutto dei più deboli.
Una Città educa alla cittadinanza con il volto onesto, e con le mani pulite e unite di tanta gente che ogni mattina si alza per svolgere con fedeltà e spirito di servizio il proprio dovere. È gente che non fa clamore, ma si rimbocca le maniche con dignità e grande generosità. Il nostro settimanale ilPonte la descrive così: "Anche se nessuno ne parla, c'è gente normale, che ogni giorno affronta paure e incertezze, vive la sobrietà nelle scelte di consumo, la rinuncia a una spesa superflua, il rispetto delle regole, lo sforzo a tenere vivo il supporto prestato ai genitori anziani e l’aiuto a un amico – spesso con l’angoscia di un lavoro sempre più instabile – l’incertezza del futuro, le tasse da pagare, sopportando i dispetti della burocrazia, con il peso lacerante dell'angoscia di lasciare ai figli un futuro peggiore del proprio“.
Una Città, come la nostra, educa alla cittadinanza con l'immagine delle sue vie, delle sue piazze, del suo paesaggio, dei suoi monumenti. In questo senso non può non essere apprezzato l’impegno dell’Amministrazione per la qualificazione estetica dei nuclei storici della Città – centro e borghi – e per il recupero della vocazione culturale della nostra Rimini. Va anche riconosciuta l’opera in corso per la realizzazione di importanti infrastrutture ­– sistema fognario - per una viabilità più scorrevole e funzionale, per la valorizzazione della risorsa preziosissima dei monumenti antichi. In questa direzione, occorre un ulteriore scatto in avanti, fino a promuovere un impegno specifico perché anche i turisti occasionali o meno sensibili al richiamo della cultura possano accogliere il messaggio di umanità e di bellezza che la nostra Città può trasmettere. Sgorga pertanto spontaneo l’invito a non cedere alla tentazione di puntare sull’effimero o su ciò che può dare un’immagine discutibile della Città. È un turismo pienamente “umano”- e certamente non meno redditizio sul piano economico – quello che promuove la persona del turista e l’immagine della città che lo ospita; il turismo dal volto umano si coniuga con ciò che eleva, che favorisce le relazioni, che dà senso e contenuti alla vacanza, al tempo libero, allo svago, al relax. Perciò deve essere netto – a livello di opinione pubblica come pure di immagine di Rimini veicolata nel mondo – il rifiuto nei confronti di ciò che imbarbarisce il turismo e tradisce il volto e i valori della nostra Città, come il lavoro nero nelle strutture ricettive e di ritrovo, la trasgressione e la volgarità, lo spaccio delle sostanze stupefacenti, giustamente punito, nella consapevolezza che reprimere non basta. Occorre prevenire, educare, sostenere, riconoscere e – perché no? – premiare i comportamenti positivi e le condotte virtuose dei cittadini.


2. Educare alla solidarietà
Una Città educa alla cittadinanza se educa alla solidarietà. La solidarietà è la sigla della nostra convivenza civile. Ovviamente parliamo di solidarietà non come consorzio di interessi, ma come comunione di persone. Si inserisce qui la questione degli immigrati, di tanta povera gente che continua a venire nelle nostre terre per trovare pane, pace e libertà, e invece non riescono nemmeno ad arrivare da noi, perché molte volte – troppe volte! – incontrano la morte. L’impegno delle parrocchie, della Caritas, del volontariato non si può sostituire all'impegno delle pubbliche autorità. Si tratta di promuovere, con gesti e con scelte appropriate, una cultura dell’accoglienza e dell’integrazione. C’è chi ostacola questa cultura; ma sarebbe ignavia non affrontare e non cercare di risolvere problemi che possono avere anche aspetti spinosi. Si tratta di vincere la cultura della paura: la paura dell’altro, nel senso della paura che l'altro ci sia e ci sia come “altro“, come diverso, come straniero, come povero. La paura genera prima la diffidenza, poi scatena l’ostilità aperta.
Il problema degli immigrati non può essere affrontato solo sul piano dell’ordine pubblico o della difesa – peraltro spesso giustificata – delle norme sul commercio, combattendo il fenomeno dell’abusivismo o della contraffazione dei prodotti. Occorre, in positivo, approntare strumenti adeguati che favoriscano la comprensione, la reciproca conoscenza, l’accoglienza, la piena integrazione: strumenti “civici”, non solo interventi caritativi o di polizia. Potrebbero essere promossi – cito a titolo di esempio – incontri di amicizia, di sostegno scolastico ai bambini stranieri, corsi di lingua italiana, come ci ha ricordato autorevolmente il Presidente della Repubblica.
Vorrei aggiungere un'altra considerazione. Gli economisti ci hanno spiegato che dalla lunga crisi economica si uscirà profondamente cambiati, ma sta a ciascuno decidere se subirla oppure sconfiggerla. La crisi, la subiamo davvero se ci illudiamo di poterla attraversare rassegnati o pieni di rabbia, perché ci sembra che la vita ci sfugga di mano, e resti fuori portata molto di ciò che desideriamo, che non possiamo più permetterci. La crisi, la battiamo invece, se condividiamo quello che abbiamo; se guardiamo con simpatia a chi chiede e ha bisogno; se riscopriamo il lavoro come strumento e inventiamo modalità di lavoro nuovo; se accumuliamo quote di bene e di generosità anziché oggetti che intasano le nostre case. Oggi non è più tempo di pensare al superfluo, ma di proseguire a cercare il bello, il vero e il giusto nelle scelte. Quindi attenzione alle iniziative – come, ad esempio, le feste di massa di cui si potrebbe fare a meno o che si potrebbero vivere con più sobrietà – che impiegano denaro pubblico, lanciando l'immagine di una Rimini trasgressiva, senza lasciare un segno positivo e duraturo.
Si sente talvolta l’obiezione che aiutare profughi e immigrati significhi privilegiarli rispetto ai poveri di casa nostra. A parte il fatto che già oggi quanti vengono da paesi indubbiamente più poveri del nostro, se abbandonassero i lavori che nessuno di casa nostro è più disposto a fare, si paralizzerebbe il paese, i dati a nostra disposizione dicono che non stiamo facendo e non vogliamo assolutamente scatenare una guerra tra poveri. Ecco alcuni dati che parlano da sé. Il Fondo per il lavoro, istituito dalla Diocesi, ha ricevuto finora 475 domande di cui il 70 per cento da parte di italiani e 30 per cento di stranieri. Ad oggi, grazie al Fondo hanno trovato lavoro 65 persone di cui 49 italiani e 16 stranieri, tra questi sono stati assunti a tempo indeterminato 10 italiani e 4 stranieri. Nel 2014 l'Associazione Famiglie Insieme ha aiutato 441 famiglie, di cui 292 italiane e 199 straniere, per un totale di 444.030 euro. I motivi principali per questi prestiti sono stati per l'abitazione, le utenze, gli automezzi e le cure mediche.


3. Educare alla legalità
Una Città educa alla cittadinanza se educa alla legalità. È un valore che non si improvvisa, ma esige un lungo e costante processo educativo. La sua affermazione e la sua crescita sono affidate alla collaborazione di tutti, ma in modo particolare alla famiglia, alla scuola, alle associazioni giovanili, ai mezzi di comunicazione sociale, ai vari movimenti che hanno un potere di aggregazione e un compito educativo, ai partiti e alle varie istituzioni pubbliche e ai loro primi responsabili. La comunità cristiana, con le sue varie strutture, è anch'essa impegnata in quest'opera formativa.
In questo capitolo, merita un accenno alla crisi finanziaria che continua a mordere. Lo si avverte anche nelle parrocchie, in modo acutissimo. La gente, anche quando tace, è molto preoccupata. La crisi picchia duro sulle famiglie, che con dignità tirano la cinghia: tariffe, tasse, prezzi, tutto è aumentato. Si aggiunga la precarietà o anche la perdita del lavoro in non pochi casi. Il turismo, la nostra valvola di sicurezza, per quanto registri qualche timido segno di ripresa, non tira. Molti alberghi hanno lavorato con prezzi stracciati, col rischio di cattivo servizio, di lavoro nero, di evasione fiscale. Mare, spiaggia, lungomare, tutto appare ormai superato da altre località in Italia e all’estero.
Due tentazioni sono molto seducenti e pericolose. Una, ripeto, è l'evasione fiscale. Sta di fatto che – secondo un'agenzia di stampa di ieri – al comune di Rimini arriveranno oltre 500mila euro dallo Stato per l’attività di accertamento dell’evasione fiscale che consiste nelle cosiddette “segnalazioni qualificate” di sommerso all’agenzia dell’Entrate. Il Comune aderisce dal 2009 all’apposito protocollo d’intesa nazionale. Dai dati aggiornati al 31 dicembre 2014, Rimini si distingue per una maggior imposta accertata di 3.549.000 euro. Il ministero ha accreditato al Comune 29.934 euro nel 2011, 63.419 euro nel 2012, 615.245 euro nel 2013, 482.589 euro nel 2014 e questi ulteriori 500.827 nel 2015. Il totale supera 1,7 milioni di euro. L’attività di accertamento e di controllo svolta dagli uffici comunali ha prodotto 2.123 segnalazioni qualificate alle quali si aggiungono le 644 del Nucleo Antievasione della Polizia Municipale. Quelle in istruttoria sono 1.154. Dati che pongono Rimini al primo posto in regione. Questi dati ci fanno ben sperare sulla possibilità effettiva di contrastare il triste fenomeno dell'evasione fiscale.
Un’altra tentazione è quella di tentare la fortuna con il gioco d’azzardo. I dati sulle ludopatie lo confermano. Secondo i numeri forniti dal Sert di Rimini, la regione Emilia Romagna è la quarta in Italia in cui si gioca di più. Rimini, al suo interno, è la quarta provincia per intensità di gioco, con 1.873 euro pro capite di media, giocati ogni anno. È chiaro che non è possibile che il governo da una parte riconosca la ludopatia come una piaga da sanare, dall’altro impedisca ai Comuni e alle Regioni di mettere un freno e di tutelare i propri cittadini. Anche qui, oltre alla denuncia, merita di essere apprezzata l'iniziativa, promossa da SlotMob lo scorso 16 maggio a cui hanno partecipato Autorità civili, religiose, politiche, militari, insieme a rappresentanti di associazioni di volontariato e di aggregazioni ecclesiali, che hanno espresso apprezzamento ai locali slot free, liberi dalle macchinette, con il diploma di premio ai gestori virtuosi.


4. Educare alla pace e alla cura della casa comune
Una Città educa a una cittadinanza serena e feconda, se educa alla pace, alla salvaguardia del creato, alla custodia dell'ambiente. La ristrettezza del tempo non mi permette di dedicare a questo tema capitale e urgente l'attenzione che merita. Mi limito a citare due passaggi stralciati di peso dalla recente enciclica di papa Francesco, Laudato sì, che tanta eco ha registrato in tutto il mondo. Per non sciupare parole tanto autorevoli e ponderate, evito ogni commento personale. Scrive papa Francesco: “Occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo, che vale la pena di essere buoni e onesti. Già troppo a lungo siamo stati nel degrado morale, prendendoci gioco dell’etica, della bontà, della fede, dell’onestà, ed è arrivato il momento di riconoscere che questa allegra superficialità ci è servita a poco. Tale distruzione di ogni fondamento della vita sociale finisce col metterci l’uno contro l’altro per difendere i propri interessi, provoca il sorgere di nuove forme di violenza e crudeltà e impedisce lo sviluppo di una vera cultura della cura dell’ambiente” (n. 229). Per concludere, riporto anche un interessante accenno all'ecologia della vita quotidiana: Francesco ci incoraggia tutti a “non perdere l’opportunità di una parola gentile, di un sorriso, di qualsiasi piccolo gesto che semini pace e amicizia. Un’ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo. Viceversa, il mondo del consumo esasperato è al tempo stesso il mondo del maltrattamento della vita in ogni sua forma” (n. 230).
Infine permettetemi di confidarvi. Dopo questi miei otto anni a Rimini, io non sono più quello di prima: sono un uomo che, accanto a tanto dolore, ha incontrato anche tanto, tanto amore, coraggio e un sacco di tanta tenace speranza.


Auguriamoci che l’anno di Alberto Marvelli non ci resti alle spalle.
Buona strada!


Rimini, 14 ottobre 2015                            + Francesco Lambiasi

 

lambiasi

tortora-scuroRiccione | Trc, gli albergatori scrivono al ministro Delrio

 

E’ con una lettera aperta al ministro per le infrastrutture, Graziano Delrio, che l’Associazione albergatori di Riccione interviene per attirare l’attenzione del governo sui “problemi che il Trc sta rovesciando su Riccione e sollecitare un intervento che possa mettere una parola di chiarezza e fine a questo intervento così devastante per la città”.
Per la realizzazione di questa opera, scrivono gli albergatori riccionesi, “oltre all’impatto ambientale deturpante per la città, che ha già causato l’abbattimento di centinaia di alberi centenari nella parte pregiata della città, verrà costruito un muro di cemento armato alto in alcuni punti fino a 6 metri con una estensione della carreggiata, sulla quale dovrà passare il mezzo, tra i 5 e gli 8 metri, che provocherebbe danni ingenti alle numerose attività economiche che insistono sul tracciato”.
Il progetto iniziale, ricordano gli albergatori al ministro, “che prevedeva il passaggio di un filobus con guida ottica o magnetica, a conduzione completamente automatica, oggi si è trasformato in un viadotto per un semplicissimo bus. Tutto questo per non voler variare il progetto in un tratto inferiore ad una decina di chilometri, con un’ipotesi di variante che prevede, mantenendo i tempi di consegna dell’opera, una riduzione dei costi di oltre 7 milioni di euro ed un’elevata riduzione dell’impatto sulla città”.
A Riccione, fanno presente gli albergatori, “la principale attività è il turismo, insistono circa 400 alberghi per complessivamente 13mila camere e 25.600 posti letto. Numeri importanti per l’industria turistica del nostro territorio, una linfa vitale che oggi rischia di subire pesanti ripercussioni a causa di un’opera devastante per la città di Riccione”.
Con questa lettera aperta, concludono gli albergatori, “vorremmo sapere in maniera chiara qual è il giudizio del ministro e del Governo Renzi sull’opera”. Ricordando che, chiude la lettera, “in occasione della sua presenza al Meeting, la scorsa estate a Rimini, sulla opportunità di realizzazione delle grandi e piccole infrastrutture lei parlò della necessità di giudicare i progetti e di scremare quelli veramente necessari”.

 

trc muro riccione

2Rimini | Naspi per gli stagionali a rischio dimezzamento

 

A partire dal 2016 i lavoratori stagionali del turismo e del settore termale rischiano di essere fortemente penalizzati a causa del dimezzamento della durata e del valore del sussidio di disoccupazione. Lo segnala il deputato del Pd Tiziano Arlotti.
“Nel complesso – ricorda il deputato PD riminese Tiziano Arlotti – i lavoratori del turismo e del settore termale interessati sono circa 300 mila unità, una forza lavoro fondamentale di un comparto importate dell’economia italiana che rappresenta, se si considera anche l’indotto, il 10,1% del PIL e che ha delle enormi potenzialità di crescita. Serve una sinergia tra Governo e Parlamento per rendere strutturale l’intervento di sostegno al reddito Naspi per i lavoratori stagionali del settore turistico e termale a partire dal 2016, superando definitivamente la riduzione della durata e del valore del sussidio di disoccupazione per questo segmento fondamentale dell’economia del nostro Paese”.
Spiega Arlotti che nella sola provincia di Rimini nel 2014 le richieste di Aspi (ex indennità di disoccupazione) sono state 18.404 mentre quelle per le Mini Aspi 12.336. Quelle accolte sono sta te rispettivamente 12.815 e 11.412. In merito all’applicazione della Naspi, inoltre, restano ancora disparità di interpretazioni fra le sedi Inps provinciali territoriali. Per questo Arlotti ha scritto oggi al presidente Inps Tito Boeri, chiedendo, un richiamo agli uffici in merito a una corretta e omogenea interpretazione normativa per gli operatori stagionali, eliminando le disparità di trattamento tuttora applicate dalle sedi provinciali territoriali e garantendo a questi lavoratori, al pari di quelli di altri settori, il diritto a percepire il pieno trattamento Naspi.

 

Tiziano Arlotti

Mercoledì, 14 Ottobre 2015 10:16

giornalaio, 14 ottobre 2015

giornalaioSegna un gol, poi muore | Aeradria, Enac non ha commesso reato | Gli scontrini di Gnassi

 

Segna un gol e poi si accascia a terra. Lunedì sera al campo di don Pippo, Roberto Ciappelloni, 48 anni, socio di un negozio di materiale elettronico, è stato colpito da un infarto, mentre giocava a calcetto con gli amici. Non è stato possibile usare il defibrillatore a disposizione dell’impianto, a soccorrere l’uomo prima dell’arrivo del 118 è stato un medico presente sul posto. Sono durati oltre un’ora i tentativi di rianimazione a bordo campo, proseguiti al pronto soccorso, dove l’uomo è morto. La Asl chiederà alla famiglia il nulla osta per l’autopsia (ilCarlino, Corriere, LaVoce).

 

Enac non ha commesso reato secondo il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Rimini, Fiorella Casadei. Archiviata la posizione del presidente dell’ente governativo Vito Riggio e dei membri del consiglio di amministrazione coinvolti nelle indagini della procura di Rimini sul fallimento di Aeradria, con l’ipotesi di bancarotta in concorso. Secondo il decreto del giudice : “Enac non aveva la possibilità oggettiva di escludere Aeradria spa dalla gestione dell’aeroporto Federico Fellini” (ilCarlino, Corriere, LaVoce).

 

Gli scontrini del sindaco. Dopo il caso del primo cittadino di Roma Ignazio Marino, il Carlino va a spulciare tra gli scontrini del sindaco di Rimini Andrea Gnassi. “Sindaco, assessore e consiglieri l’anno scorso hanno chiesto il rimborso per le loro trasferte per un totale di 9.639,65 euro”, quasi tutti per Gnassi. “Il sindaco nel 2014 ha varcato il confine italiano in più di un’occasione: una puntata a Berlino (152,36 euro pagati con la carta di credito), quattro giorni a Mosca per un totale di 778,40 euro e altri due a Monaco di Baviera per una spesa complessiva di 419,70”.

 

Scavi da 260mila euro a piazza Malatesta a Rimini. Consegnato ieri alla ditta Tethyis di Roma il cantiere per le indagini archeologiche. L’operazione coinvolge un’area di 4mila metri quadrati e durerà tre mesi. Da oggi quindi il mercato si trasferisce nella nuova area tra l’arco d’Augusto e le ex Padane (ilCarlino, Corriere, LaVoce). Non tutti gli ambulanti hanno ricevuto ancora il permesso per entrare con i loro mezzi nella zona a traffico limitato e temono di finire multati dal vigile elettronico, fa notare Confesercenti (ilCarlino).

 

Niente sconti per i teleriscaldati di Viserba, Gaiofana e Marecchiese. La promessa era stata fatta dall’ex assessore all’ambiente Sara Visintin, ma da Sgr rispondono picche: i 2 milioni da restituire agli utenti sono soldi spesi dalla società per la realizzazione dell’impianto di teleriscaldamento, opera sostitutiva del versamento degli oneri di urbanizzazione che in realtà sarebbero spettati al consorzio dei costruttori del Peep (Corriere).

 

Vaccini, a Rimini la maglia nera. Ogni cento bambini tredici non sono vaccinati, secondo l’ultimo report della Regione Emilia Romagna. Nel 2014 in provincia la percentuale di obiezione è stata del 10,5%, in regione si ferma tra il 3 e il 4%. “I livelli raggiunti possono davvero mettere a rischio la salute di un territorio”, commenta l’assessore al sociale del Comune di Rimini Gloria Lisi, portando l’esempio della recente morte per pertosse di una bimba di appena 28 giorni al Sant’Orsola di Bologna (ilCarlino, Corriere, LaVoce).

 

“Nessuna emergenza”, nonostante l’“incremento di fatti caratterizzati dall’uso di violenza”. Ovvero: meno reati, ma più violenti. Lo dice la Prefettura di Rimini a seguito del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che si è svolto ieri dopo gli accoltellamenti e le rapine che si sono susseguiti in centro storico nelle scorse settimane (ilCarlino, Corriere, LaVoce).

 

Sabato è la Giornata dei senza dimora. A Rimini Caritas e associazione Papa Giovanni, col patrocinio del Comune, propongono una serie di iniziative attorno a piazza Ferrari, ma soprattutto attorno ai senza tetto: diventeranno dei libri che si racconteranno a ‘tu per tu’ a chi un tetto ce lo ha. Si partirà dall’incontro delle 18 all’oratorio degli artisti con il vescovo Francesco Lambiasi (LaVoce).

 

Fatturati in calo dai 7mila ai 18mila euro nelle prime due settimane di agosto per i locali di Riccione, dopo l'obbligo imposto dall’amministrazione Tosi di spegnere gli impianti diffusione sonora a partire dalla mezzanotte e mezza. Ieri le associazioni di categoria Confcommercio, Confesercenti, Cna, Confartigianato hanno incontrato il sindaco in municipio per segnalare anche il calo di valore delle licenze del 20 o addirittura del 30 per cento proprio a causa della norma ‘coprifuoco’ (ilCarlino).

 

A Santarcangelo Anthea è in strada per 500 interventi di manutenzione. Dopo i sopralluoghi dei mesi scorsi , da due settimane le squadre sono operative nella sostituzione di cartelli stradali obsoleti, nella chiusura di buche, nella sistemazione della segnaletica lungo le vie (LaVoce).

 

Scarcerato il cuoco cattolichino che ha investito tre donne, una successivamente deceduta, la scorsa settimana a San Giovanni in Marignano. La decisione del giudice Fiorella Casadei, dopo aver ascoltato il racconto dell’uomo che sostiene di non avere con sé il telefonino al momento del fatto, né di essere alterato da droga o alcol. I testimoni confermano che non andava a velocità elevata (ilCarlino, Corriere).

 

Mario Mantovani (FI), vice presidente della Regione Lombardia è stato arrestato ieri. Il coordinatore azzurro avrebbe abusato delle sue cariche pubbliche (tra cui quelle di senatore, sottosegretario, assessore regionale e sindaco) per ottenere tangenti in un periodo compreso tra il 6 giugno 2012 e il 30 giugno 2014 (ilCarlino, Corriere). Le scosse dell’indagine arrivano fino a Bellaria Igea Marina, dove Mantovani ha interessi economici e politici, in quanto vicino alla giunta guidata dal sindaco Enzo Ceccarelli. Sono riconducili al vice presidente lombardo alcune colonie come l’immobile in viale Pinzon dalla cui demolizione è stata ricavata una villetta (Corriere).

tortora-scuroRimini | Sicurezza, Prefettura: Aumenta l’uso di violenza

 

Nel corso del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che si è tenuto oggi in prefettura a seguito delle accoltellate delle scorse settimane in centro storico, “è stata evidenziata una complessiva diminuzione della delittuosità seppur in presenza di un lieve incremento di fatti caratterizzati dall’uso di violenza”. Lo dice la Prefettura in una nota stampa.
Le forze dell’ordine, dice comunque anche la Prefettura, “hanno unanimemente escluso (nei rispettivi ambiti di intervento) situazioni di emergenza o comunque di allarme”. Stesso messaggio da parte dell’assessore Sadegholvaad che “nel ringraziare i tutori dell’ordine per la preziosa attività svolta, ha sostenuto ogni possibile presenza, anche in termini di deterrenza, di uomini in divisa, per i quali l’amministrazione comunale manifesta il più vivo apprezzamento”.
All’incontro promosso dal prefetto Peg Strano Materia hanno partecipato i vertici provinciali delle forze di polizia, l’assessore alla Sicurezza Jamil Sadegholvaaded e il comandante della Polizia municipale di Rimini.
In riferimento agli episodi di violenza “che nelle ultime settimane hanno potuto suscitare qualche preoccupazione tra residenti e frequentatori del centro storico, la risposta delle forze di polizia, dei militari che pattugliano piazza Tre Martiri nonché della Polizia municipale di Rimini è stata non solo pronta ed immediata, ma anche efficace in termini di risultati, essendo stati assicurati alla giustizia o denunciati coloro che si erano resi responsabili dei reati”.
Spiegano dalla prefettura che la “risposta non è solo frutto di una successiva e necessaria fase repressiva, ma discende da una permanente azione di coordinamento attuata sia attraverso un’attenta programmazione dei servizi (a partire dal piano coordinato di controllo del territorio) sia attraverso la costante osservazione ed analisi di quanto quotidianamente accade, allo scopo di “attualizzare” le azioni di contrasto alla commissione di reati e quelle di prevenzione per fenomeni criminosi o delittuosi eventualmente insorgenti”.
Presenti in maniera costante “quasi per l’intera settimana”, anche le “pattuglie del Reparto prevenzione crimine Emilia-Romagna richieste dal questore di Rimini per le specifiche peculiarità connaturate al servizio istituzionale assolto da tale personale”.
A tirare le somme è stato il prefetto che ha annunciato l’intento di “convocare in novembre uno specifico Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, esteso alle associazioni di categoria e agli altri soggetti potenzialmente coinvolti, in vista delle festività natalizie, periodo tradizionalmente interessato da maggiori flussi di persone e di denaro”.

 

prefettura

2Rimini | Vaccini, maglia nera in regione

 

Tra i primati della provincia di Rimini la maglia nera per i vaccini, “una profilassi ignorata in 13 casi su 100”, annuncia l’assessore al sociale del Comune Gloria Lisi. “Ma è tutta l'area Romagna ad avere percentuali di coperture più basse rispetto l'Emilia. Numeri messi nero su bianco - spiega l’assessore - nel report della Regione Emilia Romagna e presentati da un preoccupato Sergio Venturi, assessore alla sanità della Regione Emilia Romagna, che arriva a proporre di «ricominciare a segnalare alla Procura dei minori i genitori che non vaccinano i figli». Sono parole forti, che nella sostanza mi sento di rilanciare”.
Nel 2014 nella provincia di Rimini la percentuale di obiezione è stata del 10,5% (in regione si ferma tra il 3 e il 4%). “I livelli di obiezione raggiunti - spiega Lisi - possono davvero mettere a rischio la salute di un territorio. Nelle vaccinazioni obbligatorie al secondo anno di vita (difterite, tetano, poliomielite ed epatite B), Rimini ha un tasso di copertura dell’87%, mentre per le stesse malattie a Bologna il tasso di copertura è del 95,2% e in media in Regione arriva al 94,5%”.

 

vaccini