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Rimini | Ttg, Celli (Enit): Sui prodotti ci giochiamo la reputazione


Forbici in mano, attorno Maurizio Melucci, assessore regionale al turismo, Fabio Galli assessore provinciale al turismo e Andrea Gnassi assessore comunale al turismo (nonché sindaco di Rimini), il presidente dei Enit Pier Luigi Celli ha tagliato il nastro della 49esima edizione di Ttg Incontri, la fiera del turismo internazionale.


“È sui prodotti che ci giochiamo la reputazione internazionale e su questi dobbiamo lavorare”, ha detto il presidente dell’Ente nazionale del turismo. “Dobbiamo far funzionare le cose con ciò che abbiamo, consapevoli che i milioni di euro da investire sono solo 18 mentre uno dei nostri principali competitor, la Spagna, ha messo a disposizione del turismo nazionale qualcosa come 430 milioni. E anche noi, come tutti, dobbiamo puntare sull’identità nazionale, rafforzando il marchio Italia: a chi sostiene la necessità di una identificazione dei prodotti più legata ai singoli territori ricordo che per i turisti stranieri Venezia è in Italia, non in Veneto”.


Ancora. “Ci stiamo attivando con il Piano strategico nazionale, discusso e condiviso con le Regioni che sono il nostro principale riferimento territoriale per i prodotti. Ritengo quindi sbagliato parlare di titolo V della Costituzione e di ritorno delle competenze in materia turistica al governo centrale”.


Secondo l’assessore Melucci, “serve un dibattito serio tra Regioni, governo ed Enit perché ciò che manca ancora oggi è una vera governance del turismo in Italia. Servono reti, materiali e immateriali, basate sull’innovazione di prodotto ma anche con adeguate risorse, sulle quali ancora oggi non esistono certezze”.

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Spiagge, Mussoni (Oasi): Quelle cabine sono state costruite legalmente


L’assessore all’urbanistica del comune di Rimini, Roberto Biagini, avverte che le cabine e i chioschi sulla spiaggia di Rimini sono tutti da rifare, o meglio se li si buttasse giù non si potrebbero ritirare più su: mancano dello ‘stato di fatto conforme’.
“Non sono né un urbanista né un avvocato – esordisce Giorgio Mussoni, presidente di Oasi Rimini, l’associazione di Confartigianato che riunisce gli operatori balneari – ma un comune ‘uomo di strada’. So però che le cabine che ci sono oggi sulla spiaggia sono molte meno di quelle che c’erano quando per costruirne serviva solo l’autorizzazione demaniale. E’ per questo che dico che mi sembra molto strano che il 90 per cento di queste cabine adesso non sia più autorizzato”.
Il ragionamento di Mussoni è semplice. “Queste cabine ai loro tempi sono state montate così come richiedeva la legge, nella legalità. E’ possibile che una cosa che c’è oggi ed è legale, domani diventi illegale?”.


Non è questa l’unica domanda del presidente dei balneari. “Se fosse anche vero che adesso non avrebbero i crismi della legalità, mi lascia perplesso il fatto che la notizia esca fuori adesso che siamo alle prese con lo smontaggio dei giochi. E mi domando: è possibile che queste strutture vengano messe in discussione dopo 45 anni? Mi sembra un po’ come buttare acqua sul fuoco. E’ vero che nel corso degli anni, magari ne sono state costruite altre, o meglio alcune cabine sono state spostate, ma io credo e spero che quelle cabine siano regolari. Certo non escludo possa esserci nel mucchio una eccezione”.
Stessa cosa, o molto simile vale per i chioschi. “Sono tutti accatastati, la totalità ha fatto il condono: ma gli amministratori cosa cercano?”.


Gli amministratori cercano una soluzione tra lo stato di fatto e il regolamento paesaggistico. Mussoni una sua proposta l’ha fatta tempo fa. Come a Cesenatico, rendere i pezzi di spiaggia costruiti o, più in genere, occupati dall’ambaradan degli stabilimenti parte urbanizzata della città. “Una soluzione che ha reso più tranquilli tutti, che ha funzionato – dice – e che io prima di scartare a priori mi studierei meglio. Comunque, l’amministrazione dice per Rimini non va bene. E’ una scelta politica. Allora però la soluzione la trovino”.

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Parcheggio Gramsci. Renzi e gli investimenti poco ‘strategici’ per la mobilità a Rimini


“La riorganizzazione del capolinea del trasporto pubblico in Piazzale Gramsci ha ridotto le fermate da tre (Castelfidardo, Gramsci, Aponia) a una (Gramsci), le linee da 19 a 11 e da 29 a 14 (con i doppi transiti mare- monte e monte-mare), i passaggi giornalieri degli autobus da 457 a 235”. I conti se li è fatti il consigliere comunale del Pdl Gioenzo Renzi dopo le proteste dei cittadini (e dei commercianti).
L’operazione è stata avviata senza prevedere e considerare le difficoltà dell’utenza ‘debole’ (gli anziani, ndr) a raggiungere con il carico della spesa la fermata”. Invece, i disagi si sarebbero potuti ridurre o addirittura “eliminare realizzando subito i collegamenti con le navette elettriche da piazza Gramsci, con la stazione, e le fermate del centro storico. Sarebbe stato il segnale di un nuovo servizio per i cittadini alle prese con i cambiamenti”. Navette che arriveranno non prima del 2013, avverte il consigliere.
I bus sono stati tolti per liberare via Castelfidardo, ripavimentata all’epoca per 700milioni di lire, dalle tonnellate dei 600 autobus che ogni giorno passavano e che hanno rovinato le pietre. “Tant’è che oggi, dobbiamo spendere altri 400mila euro per il suo rifacimento”.
Tra gli investimenti poco strategici, Renzi ricorda anche “che, appena un anno fa (2011), sono stati spesi 160mila euro per il capolinea di via Clementini e le modifiche alla viabilità circostante (via Dante, via Oberdan, via Clementini)”, capolinea che è stato “smantellato la settimana scorsa”.

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Rimini | Liga &co. testimonial della piada


La ‘piadina street parade’ (progetto Rimini street food, con Ducati e Rolling stones, lanciato questa estate dal sindaco Andrea Gnassi) è cresciuta. E’ andata a Campovolo dove ha sfamato i big del concertone Italia loves Emilia e adesso presenta il video del backstage, ovvero “i sapori di Rimini attraverso le testimonianze dirette di artisti di fama mondiale”.
«Un modo innovativo — ha detto il sindaco di Rimini — per stimolare il passaparola a partire dalla testimonianza di opinion leader qualificati con l’obiettivo di contribuire a rendere la nostra enogastronomia vera motivazione di viaggio. Si tratta di un altro tassello con il quale vogliamo internazionalizzare il racconto di Rimini, partendo dai suoi simboli e dalle sue eccellenze e utilizzando i nuovi linguaggi di Youtube e delle community del web 2.0, mettendole insieme a brand mondiali».
Il video-racconto vip sarà presentato il 20 ottobre a Rimini al complesso degli agostiniani dalle 19,30, via Cairoli.

Giovedì, 18 Ottobre 2012 13:35

Rimini, il caos estivo dei campi da calcio

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Il caos estivo dei campi da calcio


Un brutto pasticcio. Non si può definire diversamente la tragicommedia sui terreni verdi (si fa per dire) andata in scena questa estate a Rimini.
Tutto comincia a maggio, con la pubblicazione del bando del Comune per la gestione di dieci campi da calcio a undici, da affidare ai privati, con l’idea di agganciare l’interesse del settore turistico per riqualificare un’impiantistica sportiva ormai ridotta ai minimi termini. L’idea era cominciata con la consulenza affidata dal Comune all’architetto bergamasco Alberto Roscini (15mila euro la parcella) per una valutazione degli impianti in questione e dei lavori necessari nelle varie strutture.
La trovata era questa. Dare in gestione l’impianto al privato, da un minimo di cinque a un massimo di venticinque anni, in base agli interventi di riqualificazione disposti a fare. Questo avrebbe dovuto “scatenare” l’interesse di alberghi o imprese legate al turismo, che assieme alle società sportive, avrebbero dato vita a un progetto comune: gestione invernale da parte delle società, e impianti a disposizione nel periodo turistico per proposte di turismo sportivo intercettando squadre del nord Europa.
All’apertura delle buste del 22 giugno il buco nell’acqua. Il progetto di agganciare il mondo del turismo per riqualificare strutture che cadono a pezzi, naufraga prima di cominciare. Di imprenditori del settore non se ne vedono e su dieci bandi, nove li vince la Delfini Rimini, che aveva fatto domanda per tutti gli impianti. Si scatena una bufera tra tutte le società del territorio, e su sollecitazione di vari consiglieri, a luglio il Comune tenta una marcia indietro prendendo contatti con la società Delfini prima di sottoscrivere i contratti. L’idea (la nuova idea) è di far esercitare il diritto di recesso alla società risultata vincente su quattro dei nove campi (Miramare, Rivazzurra, San Giuliano, Torre Pedrera) che sarebbero poi andati in affidamento ai secondi classificati nelle varie gare come previsto dal bando. In cambio il Comune avrebbe offerto la disponibilità di provvedere alla risistemazione del centro sportivo Ina Casa da sempre sede storica dei Delfini (è in gestione anche se comunale).
Nulla di fatto. Dopo averci riflettuto l’assessore allo sport Gian Luca Brasini e il dirigente Mattia Maracci, sbarrano questo percorso per non stravolgere gli esiti del bando e per non esporre l’amministrazione a una situazione piuttosto spinosa. Le varie società calcistiche di Rimini, chiedono che sia rimandata la firma per trovare una soluzione facendo presente, tra le altre cose, che i costi per le varie società sarebbero lievitati enormemente perché tutto prima si basava sul volontariato mentre il nuovo assetto dovrà fare i conti con la gestione delle strutture da parte di una società che non opera direttamente sull’impianto: si calcola che da 1 euro l’ora si passi a 22 con inevitabili ricadute sui costi d’iscrizione per le tante famiglie.
A settembre le cose vanno però avanti. I Delfini si prendono il monopolio degli impianti (legittimo perché ottenuto attraverso il bando), e alle varie società non resta che mettersi l’animo in pace. I problemi sono però appena iniziati. I tecnici di Anthea effettuano i controlli e due campi, Torre Pedrera e Viserba presentano problemi di sicurezza al sistema di alimentazione di alcune cisterne a gasolio. Su queste due strutture giocano Viserba calcio, Torre Pedrera e Viserbella. Rimpallo tra vecchi e nuovi gestori, di certo c’è che nel bando è prevista la sostituzione dei vecchi impianti a gasolio con quelli a metano, ma la società vincente ha tempo tre anni e può iniziare i lavori a propria discrezione. La soluzione, in attesa di sbrogliare la matassa, è di consentire le sedute di allenamento diurne senza però consentire l’utilizzo delle docce.
I problemi per le varie società diventano difficili da affrontare e comincia l’emorragia d’iscritti: il Viserba Calcio, per esempio, riduce da circa 200 a 60 i propri tesserati con le famiglie che dirottano i propri figli verso le scuole calcio di Bellaria e Igea Marina. Questo calo degli iscritti non risparmia nessuna delle squadre che si allena sui campi ora in gestione ai Delfini rimpolpando organici di altre società non influenzate dalla nuova assegnazione dei campi. Insomma un caos con un’unica certezza: l’interesse del “mondo del turismo” che rappresentava una parte importante del progetto di riqualificazione delle strutture è stato pari a zero e l’impiantistica sportiva riminese in futuro cambierà di poco.
Francesco Pancari

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Rimini | Hera, Miserocchi (Pdl): il Comune passi dalle parole ai fatti


Dopo averci pensato un po’, adesso anche il coordinatore provinciale del Pdl, Fabrizio Miserocchi, scende in campo sulla questione Hera. Secondo lui le dichiarazioni istituzionali delle ultime settimane non corrispondono ad adeguati atteggiamenti nel concreto.
“Vediamo se i comportamenti corrispondono ai proclami”, scrive Miserocchi sul suo profilo fb. “Il Comune di Rimini è socio Hera: venda le azioni e rinunci ai dividendi che la holding comunale incassa ogni anno. Elimini l'anomalia di essere gestore del servizio e cliente per conto dei cittadini”.
Ma c’è anche un’altra questione, cruciale per Rimini, concreta quanto imminente: il prossimo pensionamento del dirigente del settore ambiente (leggi gestione rifiuti) Claudio Galli. “Per difendere la territorialità le persone sono importanti – dice il coordinatore del Pdl – e l'ingegner Galli ha fatto un ottimo lavoro. Gli amministratori stanno pensando a chi sarà la persona che lo sostituirà con pari competenza e attenzione al territorio?”.
Secondo Miserocchi le specificità di Rimini nella ‘produzione’ dei rifiuti ha bisogno di dirigenti che conoscono bene la città e le ‘anomalie’ temporanee della riviera. Al posto di Galli ci sarebbe bisogno, cioè di qualcuno che a Bologna arrivi da Rimini o dintorni. “Mi aspetto risposte concrete”, conclude.

Giovedì, 18 Ottobre 2012 09:44

GIORNALAIO 18.10.2012

giornalaio

Sgr, i teleriscaldati mollano la società. Arriva la pagina facebook contro gli stipendi dei dirigenti Hera, mentre i sindaci affinano la rivolta. Balneari, adesso spunta il problema delle cabine. Questa sera fuochi d’artificio da primo premio


Stabilimenti balneari


Una questione in più nella lista irrisolta della sanatoria. “Non è ‘solo’ un problema di gazebi, campi di beach volley, pedane, giochi. C’è di peggio, una clamorosa novità: cabine e chioschi, in gran parte, non sono in regola! E quindi i funzionari comunali, in caso gli operatori di spiaggia decidessero di smontare le strutture precarie sopra citate (cosa cui sono obbligati per legge), all’inizio della prossima estate non concederanno loro alcun via libera al rimontaggio”, ilRestodelCarlino (p.2).


Gli stipendi da sogno dei dirigenti di Hera…


Dopo averlo denunciato più volte ai giornali adesso il presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali, crea una pagina facebook. ‘Devono prendere meno di Obama’, dice. «Vorrei riuscire a indignare un po’ di persone. I dirigenti delle aziende pubbliche non possono avere stipendi da favola: ai tempi della spending review solo loro sembrano immuni. Ed è uno schiaffo che non possiamo sopportare. Se qualcuno di Hera sbaglia a spingere un bottone al massimo esce un po’ di gas, se sbaglia Obama può scoppiare una guerra nucleare», ilCarlino (p.7).


I dirigenti si difendono, CorriereRomagna (p.3).


…e le bollette reali e grevi dei riminesi


“Sarebbe bello che gli amministratori del Comune e di Ato ci spiegassero come hanno potuto concedere a Hera di ricavare il 4,2% in più, a fronte di una diminuzione dei rifiuti trattati del 2,6%, con una potenzialità di ulteriori ricavi dall’aumento del 13,1% di materiali da avviare a recupero”, LaVocediRomagna (p.11).


Il sindaco di Misano ai colleghi rivoltosi. “Alzare la voce per chiedere una diminuzione delle bollette della Tarsu è come chiedere a se stessi di fare una cosa, dando la colpa ad altri se poi non viene fatta”. Meglio muoversi differentemente, cioè: “Già da quest’anno, faccio notare che certi investimenti, concessi dai sindaci per il passato, ora sono terminati e pertanto non sono più costi da caricare nei servizio che Hera presta sul territorio. Però è anche vero, e lo ricordo ai colleghi, che nella Tarsu è compresa anche la spazzattura delle strade e la pulizia del territorio. Forse sarebbe il caso di controllare meglio questi servizi, perché qui veramente si può fare meglio e risparmiare. Ci sono quindi le condizioni affinché nel futuro noi sindaci possiamo pretendere, nel settore dei rifiuti, di ottenere una riduzione dei costi da pagare a Hera”, LaVoce (p.18).


E, per rimanere in tema di salassi, i teleriscaldati di Rimini scrivono a Sgr: o ci date quello che ci spetta e ci fate pagare di meno oppure cambiamo gestore (entro un mese), Corriere (p.5).


La crisi


“Anche nel settore commercio e ristorazione la crisi e l'aumento dei costi di gestione stanno portando parecchi operatori a optare per la chiusura invernale. Una scelta dettata certamente dalla crisi economica ma anche e soprattutto dalle spese di gestione sempre più elevate, su tutti l’affitto”, NuovoQuotidiano (p.7).


L’Udc regionale sulla Asl unica


Intervista del Corriere (p.10) a Davide Torrini. “Per misurare i rapporti in questa regione useremo il metro del governo Monti, della linea del rigore e dello sviluppo. Se si va verso quattro Province e una città metropolitana, crediamo si debba arrivare nel giro di pochi anni a tre direzioni generali di Ausl: una per la Romagna, una per Bologna e Ferrara e una per le Province di Modena e Reggio Emilia e di Parma e Piacenza”. 


La fiera del turismo


Per il Ttg Incontri oggi alle 20,30 18 minuti di fuochi spettacolari, una produzione Scarpato da primo premio, dalla spiaggia del Gran Hotel, ilCarlino (p.17).


Oggi il taglio del nastro in fiera con Pier Luigi Celli, presidente di Enit, Corriere (p.10).


Dalema? Chi?


“Un’intera giornata alla ricerca di un ex Pci-Pds-Ds che dicesse: D’Alema è giusto ricandidarlo, è stato ed è un grande leader”, è quella, infruttuosa, che racconta Paolo Facciotto su LaVoce (p.13). Il sindaco di Rimini, che sta con Bersani, vede una similitudine tra Renzi e Dalema (e comunque al pugliese preferisce il toscano).


San Marino e i conti pubblici


Il deficit si attesta a 47 milioni, il debito inteso come mutui dello Stato 54 milioni a cui il Fmi aggiunge 215 milioni, come sbilancio tra crediti e debiti”. «Sui conti pubblici, non bariamo», ha detto il ministro delle finanze, Pasquale Valentini rientrando dal Giappone, Corriere (p.22).


Perplessità dell’Italia sull’azione antiriciclaggio di San Marino. Il Ministero dell’Economia e della Finanza ne parla nella “Relazione annuale sull’attività di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo nel 2011”, LaVoce (p.29).

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Rimini | Sanatoria immigrati, i sindacati: un flop annunciato


E’ scaduto lunedì il termine per regolarizzare i lavoratori extracomunitari in nero. A Rimini le ‘dichiarazioni di emersione’ per il 2012 sono 610 per il lavoro domestico e 79 per il lavoro subordinato, per un totale di 689 richieste di regolarizzazione. Bottino magro se confrontato alla precedente campagna del 2009 quando, fa notare la Cgil, l’operazione consentì 1.912 regolarizzazioni (tutte per il lavoro domestico) praticamente più di tre volte tanto.
A far fallire le regolarizzazioni è stato il modo in cui è stata scritta e concepita la normativa, creando vincoli insormontabili. Anche per questo, insieme alle associazioni che compongono il Tavolo Nazionale Immigrazione avevamo chiesto una proroga, non concessa, dei termini di scadenza fino al 15 novembre del 2012”, spiegano dalla Cgil regionale.


Tutti i limiti della sanatoria si sono visti bene nelle scorse settimane anche al Caf della Cisl a Rimini. “Il problema è stato nei documenti richiesti al lavoratore per dimostrare di essere in Italia da prima del 31 dicembre 2011. Si richiedeva un documento rilasciato da un ente pubblico, che poteva essere la tessera sanitaria temporanea, o un certificato del pronto soccorso, una multa oppure il timbro di ingresso da un aeroporto italiano”, spiega Sek Papa Modou senegalese che ha seguito la regolarizzazione per la Cisl. “E’ stato un problema in quanto molti lavoratori questi documenti non li hanno proprio perché, essendo irregolari, hanno cercato di fare di tutto per non averli. E’ verosimile che in queste condizioni sia il 95 per cento degli immigrati irregolari. Più o meno a Rimini un migliaio di persone”.
Alcune questioni, hanno riguardato, invece, il reddito dichiarato dal datore di lavoro, che non poteva essere inferiore a 20mila euro se in casa lavora solo uno e a 27 mila se in casa lavorano in due. Più facile regolarizzare la badante: bastava il certificato di invalidità dell’assistito. Si è visto anche nell’esito della campagna.
“C’è poi il costo per i datori di lavoro – continua Sek – che avrebbero dovuto prima pagare un contributo forfettario di mille euro tramite f24 e dichiarare che almeno dal 9 maggio 2012 quella persona sta lavorando in nero lì, pagare almeno sei mesi di contributi”.
Ed è così che il mese di per l’emersione si è trasformato nel pellegrinaggio quotidiani ai caf di datori e lavoratori che continuavano a chiedere se il governo, per caso avesse cambiato le regole.

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San Gaudenzo. Dal teatrino all’incontro, magari in corteo


Un teatrino, come qualcuno si è finalmente permesso di dire. Con autorità e politici in fila ad ascoltare le parole del Vescovo, gli stessi che escono dicendo che sono d'accordo, che le commentano per un paio di giorni sui giornali (il tutto a vantaggio della propria immagine e del proprio vocabolario politico) e poi se ne dimenticano fino all’anno successivo.
Non che sia obbligatorio per un amministratore o un politico condividere o fare quello che viene suggerito da un vescovo, certo. Ma in un momento del genere soprattutto, in cui c'è bisogno urgente di gesti e di fatti concreti da parte di tutti, nessuno sente il bisogno di minuetti e smancerie.
E se pure Mons. Lambiasi è sceso nei particolari con espressioni forti e anche non usuali, “il turismo non tira più” per esempio, nessuno ha gridato all'ingerenza di Santa Romana Chiesa negli affari di questo mondo: indice di quanto tutto il teatrino venga considerato irrilevante. Pensano che si debba procedere secondo una specie di cortesia istituzionale, molto rituale, e che le cose dette in fondo non servano a portare cambiamenti alla situazione reale o all'agenda delle priorità delle città; qualche buon suggerimento morale o poco più.


E invece com’è evidente il bisogno, l’urgenza, di vedere fatti concreti e azioni concrete che documentino che il cambiamento è possibile, che una speranza, anche nelle situazioni più difficili (e la nostra città è in un periodo molto difficile e il problema non sono solo i tagli della spending review o la Carim) è possibile.
Così, molto umilmente, ci permettiamo di suggerire un cambiamento in questo dialogo.


Se infatti amministratori e politici hanno dimostrato di saper digerire alquanto bene parole e discorsi, si potrebbe mostrare loro la realtà dei fatti e il contributo che essi possono ritrovare in città al loro compito pubblico. Se riescono così bene a parlare di sussidiarietà, si potrebbe far loro incontrare le opere di carità e di assistenza agli anziani, gli asili e le scuole, i centri per i giovani e quelli che si occupano di cultura, le aziende no profit e tutte le altre “buone azioni” che i cristiani di questa città ogni giorno mettono in campo per aiutare e risolvere situazioni di crisi. Se parlano di sviluppo e di ripresa si potrebbe portare ad esempio quanti, nel loro lavoro di ogni giorno, non hanno paura della contingenza economica, non si accontentano delle rendite raggiunte, insegnano a lavorare e sono un primo piccolo inizio di novità.
Fino ad arrivare, esemplificando quella valorizzazione che dovrebbe essere tratto distintivo della politica (oltre che dinamica propria della sussidiarietà), a portare come esempio quanto di umanamente interessante nasce anche fuori dalla comunità cristiana, originato da altre identità religiose e culturali.


Si immagini dunque la scena, metaforica o reale, di un corteo altolocato in giro per la città a scoprire cosa c'è fuori dal Palazzo. Il successore di San Gaudenzo a far da guida sui luoghi di lavoro e di vita che ritiene più significativi, che di più possono raccontare la chiesa riminese (e gli uomini di “buona volontà”) in azione.
Anche perché (San Gaudenzo a parte) tra le idee originali di tanti fantasiosi amministratori e la semplice e banale realtà di ciò che già esiste, a volte, almeno a volte, si potrebbe scegliere di valorizzare ciò che già c’è.

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Teleriscaldamento: 150 utenti vogliono staccarsi e scrivono a Sgr


La forma è quella della lettera ‘raccomandata’. Le firme in calce sono 150, quelle degli utenti del teleriscaldamento che informano l'Sgr di essere in cerca di offerte più vantaggiose e l’intenzione quindi staccarsi dal servizio della società del gas.
Questo è per ora l’ultimo atto di una storia lunga, costosa e fredda, quella dei teleriscaldati riminesi costretti a bollette over size. Adesso qualcosa è cambiato. Non c’è più l’obbligo di allaccio al teleriscaldamento stando a “due recenti sentenze dei giudici di Rimini che hanno fatto proprie le osservazioni in materia dell'autorità garante della concorrenza”. Non pagare (nemmeno la quota fissa) è ora un loro diritto, dicono.
I teleriscaldati dicono che se entro 30 giorni Sgr non proporrà loro una soluzione condivisibile sulle tariffe si rivolgeranno ad altri fornitori e dicono anche che se è vero che spetterebbe agli utenti il 50 per cento degli incentivi incassati dalla società del gas, allora non sembrano risposta adeguata al problema gli sconti del 15 per cento applicati.

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