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VISERBA, SIGILLI ALLA PIZZERIA DELLE DANZE PROIBITE. PROPRIETARIO INDAGATO ANCHE PER MOLESTIE E DIFFAMAZIONI AGLI AGENTI


Le feste danzanti senza licenza e senza il rispetto delle norme di sicurezza hanno portato la municipale ad apporre i sigilli alla pizzeria di Viserba, a quanto pare, dedita a ‘balli proibiti’ e non solo. Questa mattina gli agenti della polizia amministrativa ed edilizia di Rimini, in collaborazione con la Guardia di finanza e la Guardia costiera hanno eseguito le disposizioni del Tribunale di Rimini, e posto sotto sequestro il ristorante.


“I sigilli – spiegano dalla municipale - sono stati la conseguenza del sopralluogo effettuato dagli agenti verso la metà di febbraio presso l’attività. Il controllo, delegato dalla Procura di Rimini, aveva avuto come esito principale l’accertamento dell’effettiva sussistenza di quanto segnalato dal Sindacato italiano locali da ballo e da numerosi cittadini della zona, esasperati per la musica ad alto volume proveniente dal locale nelle ore notturne”. Insomma, non solo nel locale si ballava senza debita licenza, ma lo si faceva per di più creando disturbo per il troppo rumore in zona.


A tutto ciò si aggiunga che il titolare durante il sopralluogo sembra si sia anche esibito in oltraggi e diffamazioni verso gli agenti. Per questo e per “aver organizzato e tenuto trattenimenti danzanti senza autorizzazione (collaudo) ed in violazione delle normative di sicurezza e antincendio” adesso è indagato e il locale è stato posto sotto sequestro per evitare la reiterazione del reato.


Venerdì, 30 Marzo 2012 16:14

Turner

Joseph Mallord William Turner (Londra, 23 aprile 1775 – Chelsea, 19 dicembre 1851).
Dal libro degli schizzi

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Una lontana estate/I. Scende un ponte levatoio davanti a distese di grano


Tra le vedute riminesi che il pittore britannico Turner abbozzò nei propri appunti, la più complessa occupa quasi due pagine del suo taccuino. Il disegno, non è esplicitamente riferito alla città, sebbene essa sia chiaramente riconoscibile in quanto viene sostanzialmente riproposto un punto di vista più volte sfruttato dai vedutisti che si sono occupati di Rimini.
Si tratta infatti di una scena assai sinteticamente definita, che, ripresa dal greto del Marecchia, spazia dalle mura del porto (visibile anche la sagoma della Cattedrale di S. Colomba), riprende di scorcio il ponte di Tiberio, per mostrare in primo piano il lato monte del Borgo S. Giuliano. Qui si vede ciò che restava in quel punto delle mura del borgo, quindi il grande edificio del monastero, sul quale svetta il campanile della chiesa.


Specificamente interessante nella veduta è poi quanto si intravede delineato all’estrema sinistra, ovvero l’antica porta urbica di S. Giuliano, così come essa era visibile nei primi decenni del XIX secolo.
In realtà, per quel che si intuisce, la struttura sembra ridotta a non molto più dell’archivolto del passaggio nella cinta muraria, in una sistemazione forse non troppo diversa da quanto è rimasto della cosiddetta Porta Gervasona, presso la chiesa della Madonna della Scala. Per altro, la porta di S. Giuliano, fu per lungo tempo l’unico ingresso nelle mura a nord della città ed, in origine fu affiancata da un torrione, nonché dotata di ponte levatoio, da calarsi ed alzarsi sopra un fossato.
L’aspetto debole delle difese del borgo in quel punto era comunque la vicinanza con il fiume che, nelle ricorrenti e furiose piene, travolgeva gli stessi bastioni, causando enormi danni anche alle case.


Tant’è che per queste ragioni le strutture presso la porta si trovavano in una situazione assai precaria l’otto di Giugno del 1469, quando proprio in questo punto si giocarono i destini della città.
Come consuetudine, infatti, quel giorno, al sorgere del sole, udito il suono della “campana grossa” del Palazzo Comunale, anche alla porta del Borgo, come per le altre porte urbiche, venne abbassato il ponte levatoio.
Considerando l’attuale caotica situazione urbana della zona, occorre anche dire che provoca una certa suggestione il pensiero che, secoli fa, in un giorno della tarda primavera, il ponte levatoio si aprisse davanti a distese di grano ormai alto che, come ci informano le antiche memorie, giungevano ai confini cittadini.
Si può essere comunque certi che i guardiani della porta non concessero tempo a contemplazioni bucoliche: le estasi romantiche davanti a panorami agresti erano ancora di là da venire e, soprattutto, si vivevano allora tempi di forte tensione, come quella che si respira nell’attesa di grandi ed incombenti rivolgimenti.


A non più di otto mesi dalla morte del signore Sigismondo Pandolfo Malatesta, la città era infatti retta allora dalla vedova Isotta Degli Atti e dal figlio Sallustio, col sostegno militare di un reparto di fanteria veneta. A tutti era inoltre evidente che, dopo le sconfitte patite da Sigismondo, l’antico dominio malatestiano era allo stremo, privato ormai dei castelli dell’entroterra e ridotto pressoché alla sola Rimini.
Si trattava, insomma, di un territorio pronto ad essere fagocitato da una grande potenza, da definirsi quale tra lo Stato Pontificio e la Serenissima Repubblica Veneta.
Va però aggiunto che, tra i due grandi contendenti, vi erano stati altri che, a loro volta, avevano trovato spazio per giocare le proprie carte.


Tant’è che, a distanza neppure di due settimane dalla morte del marito, Isotta si era vista comparire davanti, nel castello, il figliastro Roberto, entrato in incognito ed incaricato dal Papa di operare (con tutti i mezzi) per assicurare la città alla Chiesa.
Egli tuttavia, una volta accolto nel governo cittadino, non si era neppure sognato di rispettare l’incarico e, piuttosto, aveva aderito ad una Lega antipapale composta da Napoletani, Milanesi e Fiorentini.
Questa, quindi, era la situazione quando, all’alba dell’otto Giugno 1469, all’ordine del Conestabile ad essa preposto, alla porta di S. Giuliano venne abbassato il ponte levatoio.
Come si diceva, di certo di guardiani della porta non persero tempo a contemplare la distesa di grano ormai maturo che si estendeva a ridosso delle mura.
Se tuttavia lo avessero fatto, allora forse si sarebbero accorti che, acquattati fra le spighe, si nascondevano otto soldati scelti tra i più fidati nelle milizie pontificie.
In tal caso, magari i guardiani avrebbero anche potuto scoprire che i dodici uomini in abito da pellegrini che attendevano di entrare erano anch’essi miliziani papali i quali invece, assieme a quelli nascosti tra il grano, balzarono loro addosso e li annientarono.
Anche il Conestabile fu travolto, mentre nessuno tra i borghigiani ebbe possibilità e – forse – neppure coraggio di opporsi, cosicché in breve l’intero Borgo cadde in mano nemiche. Allo stesso tempo, un consistente nerbo di truppe ecclesiastiche, che sino allora erano rimaste a distanza di sicurezza, affluì sul luogo e mise in atto un devastante saccheggio.


Il papa, dopo il voltafaccia di Roberto, si era infine risolto a prendere Rimini con la forza e, a quel punto, a ultima difesa della signoria malatestiana e dell’autonomia, non rimaneva che l’alto torrione di S. Pietro, che dominava il ponte romano sul Marecchia al di là del fiume.
Forse, in tal frangente, si accese una mischia presso tale baluardo il cui ponte levatoio, tuttavia, riuscì alla fine ad alzarsi, sbarrando l’accesso.
Per il momento, le truppe del Papa, che nel frattempo continuavano ad affluire da Santarcangelo dove si erano radunate, erano riuscite ad impossessarsi solo del Borgo di S. Giuliano. Qui gli ecclesiastici posero allora cinque bombarde “...le quali traevano nocte e dì alla torre e mura, e alcune per la città. Le botte ratte delle bombarde grosse furono mille cento ventuna, senza le piccole.” Era così iniziato un assedio alla città sul quale cronisti e diplomatici del tempo avrebbero speso molte parole in resoconti e memorie.
Per quanto riguarda Rimini, essa, alla fine, ne sarebbe uscita assai mutata in quello che era stato il suo secolare aspetto medievale.


L. Tonini, Storia di Rimini, vol. V, P. I, , Rimini, 1880, pp. 325 e ss.
A. Turchini, La signoria di Roberto Malatesta detto il Magnifico (1468-1482), Bruno Ghigi Editore, Rimini, 2001.


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AEROPORTI, FELLINI SEMPRE PIU’ A RISCHIO. IL GOVERNO PENSA DI SOSTITUIRLO CON L’ALTAVELOCITA’


Rimini e Parma sono tra gli scali giudicati ieri dalla Camera dei deputati “realtà in parte diverse e che dovrebbero essere affrontate una per una anche se hanno la caratteristica comune di essere considerati tutti piccoli aeroporti. L'evoluzione tecnologica ha cioè fatto sì che, mentre negli anni passati questi piccoli aeroporti erano una risorsa essenziale per quanto riguardava le vie di comunicazione, oggi c'e' una concorrenza molto maggiore con altro tipo di trasporti”. Il sottosegretario all’economia Gianfranco Polillo, che proprio ieri sul tema ha risposto all’interpellanza di un deputato Udc, ha affidato la sua analisi all’agenzia Dire. Soluzione alternativa efficace sarebbe la Tav “che ha notevolmente cambiato i parametri di valutazione complessiva”.


A rischiare in tutta la penisola anche Cuneo, Perugia, Ancona, Brescia e Treviso, scali nati dalle precedenti politiche perché utili comunque per raggiungere alcune località sia in Italia sia all’estero. L’inversione di rotta è dunque dovuta alla tecnologia e innovazione di cui si sono dotati altri tipi di trasporti, come l’Altavelocità.


In Italia, in ogni caso, sostiene il sottosegretario “esiste un numero forse eccessivo di piccoli aeroporti che rende inevitabilmente fragile non tanto la loro struttura gestionale quanto quella patrimoniale e, quindi, questo richiede un vaglio molto attento. E’ necessario arrivare rapidamente ad un piano aeroporti che riesca a selezionare gli scali di carattere internazionale e nazionale rispetto a quello di valenza locale”.


Da qui le indagini dei mesi scorsi. "Siamo molto contenti dei dati forniti per quanto riguarda la progressiva riduzione delle passività accumulate e l’aumento dei passeggeri per taluni aeroporti - ammette Polillo - ma questo è uno solo degli elementi, perché l’altro è una fragilità patrimoniale che permane in molte strutture. L’intenzione del Governo è stata dunque quella di “verificare per ciascun aeroporto quale fosse lo stato effettivo del quadro economico relativo”.


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COMMISSIONI INDISCIPLINATE, IL PRESIDENTE RICHIAMA TUTTI ALL’ORDINE


Li ha richiamati tutti all’ordine. Donatella Turci, presidente del Consiglio comunale ha convocato ieri la Conferenza dei presidenti delle Commissioni permanenti. Motivo? Ultimamente e piuttosto genericamente le Commissioni sarebbero abbastanza indisciplinate. Considerando i nodi caldi ancora da sciogliere effettivamente gli ultimi incontri in agenda sono stati molto partecipati e sentiti, animosi al punto da richiedere da più parti un richiamo ufficiale all’ordine.


I bagnini che ancora aspettano una soluzione sul regolamento paesaggistico (sanatoria spiagge), i costi del trc e la sua effettiva utilità, l’ordinanza per regolare i divieti di balneazione (è incorso un’indagine della Procura sui casi dei bambini infettati per aver fatto il bagnetto a mare a Rimini lo scorso anno), solo alcuni temi presi nel mucchio.


Esiste però un regolamento e va rispettato. D'ora in avanti niente urla o applausi, che potrebbero inibire o condizionare i commissari nel loro lavoro, nessuno prenderà la parola prima che sia il presidente della seduta a concedergliela.


La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso è stillata giù il 23 marzo scorso, in occasione della seconda Commissione riunita attorno al tema ‘salute e balneazione’ (legge 116 del 2008). Vista la sola presenza dell’associazione Luca Coscioni, tra l’altro molto ferrata sul tema, un consigliere di maggioranza ha chiesto una limitazione del diritto di parola per il rappresentante perché non erano presenti altre associazioni interessate.


Sono, infatti, due le questioni che da più parti si ieri sentiva l’esigenza di chiarire. Oltre ad atteggiamenti più costumati da parte degli ospiti esterni, l’altra è la necessità che la partecipazione sia effettivamente tale. Il Regolamento lo prevede.


“Le Commissioni possono chiedere l’intervento, alle proprie riunioni, degli Assessori, nonché, previa comunicazione al Sindaco, di funzionari, Dirigenti del Comune, di Amministratori e Dirigenti di Aziende dipendenti; possono altresì invitare ai propri lavori persone esterne all’Amministrazione, la cui presenza sia ritenuta utile in relazione all’argomento da trattare”, dice il comma 6 dell’articolo 35.


Questo significa che, se talvolta lo si è dimenticato, da ora ogni commissario dovrà avvisare per tempo la segreteria su eventuali partecipazioni di modo che tutti gli altri possano a loro volta estendere l’invito a chi reputino opportuno.

Mercoledì, 28 Marzo 2012 09:42

IL GIORNALAIO 30.03.2012

Rubriche

LA PROPOSTA DI BILANCIO, LA SFIDA PER IL NUOVO SEGRETARIO COMUNALE DEL PD, LA CRISI DELL’ECONOMIA, IL MERCATO DEL LAVORO, I MATRIMONI


Bilancio, Gnassi “macellaio” presenta la proposta


Una manovra di macelleria secondo il sindaco. Confermati i timori espressi ieri dai quotidiani con imu a 0,5 per prima casa e tassa di soggiorno. “Imu allo 0,5%: Rimini in provincia è sola, se si esclude Coriano che proprio ieri ha annunciato la sua scelta di portare l’aliquota sulla prima casa allo 0,52. Per il resto tutti fermi al 4. Come Cesena, ad esempio, per uscire dai confini più stretti. Come Rimini invece Ravenna che ha scelto di puntare sullo 0,5”, Corriere Romagna pagina 3.


Le reazioni degli albergatori su La Voce di Romagna, “dal presidente di Federalberghi Alessandro Giorgetti: “Noi restiamo contrari alla tassa di soggiorno, una misura anti-turistica, sempre e comunque”. Giorgetti pensa al prossimo Ttg, la manifestazione del turismo B2b prevista in ottobre: “Con la tassa diamo un cattivo segnale da Rimini a tutto il mondo, si tratta di un errore strategico”.


Patrizia Rinaldis (Aia) al Corriere: “Prima di dire nel 2013 la mettiamo, aspettiamo di vedere questa estate come risponde il nostro turismo, il 70-80 per cento del nostro mercato viene dalle regioni italiane, vediamo di non ammazzarlo”.


Mario Gradara su il Resto del Carlino fa notare che “NIENTE tassa di soggiorno (6,5 milioni), niente aumento dell’addizionale Irpef (vale 5,5 milioni), niente tassa di scopo (valeva 2,4 milioni). Ma c’è un problema: lo sbilancio record di 27 milioni. (…) Se il governo non cancellerà gli ulteriori 10 milioni, problema che riguarda moltissimi comuni italiani, sarà necessaria una manovra bis correttiva dopo l’estate. Con possibili ritocchi alle aliquote Imu. Tra le spese, 750mila euro per sicurezza e istruzione, 900mila per emergenza neve, 3,2 di costi Tpl”.


Sul Carlino anche il caso Bellaria: “STRIZZARE ogni centesimo dall’Imu, per non dover ricorrere così a delle «tasse molto più impopolari, e in certi casi inique per alcuni cittadini».
La scelta fatta da Bellaria, unico comune in cui si applica il 10,6 per mille di Imu non solo sulle case sfitte, ma su tutte le attività economiche, potrebbe apparire altrettanto impopolare. E Bellaria ha anche un altro primato: l’Imu sulla prima casa al 6 per mille”.


Anche il fisco sbaglia, sulla Voce a pagina 11 le undici ingiustizie secondo il commercialista Loris Zannoni.


Il nuovo segretario comunale del Pd


Primo round a Zerbini. “Mercoledì sera i tre contendenti per la prima volta hanno sostenuto l’esame dell’urna. Dove? Al Circolo di San Vito, la più piccola fra le 14 sezioni riminesi. Come è andata per Samuele Zerbini, Federico Berlini ed Edmond Kumaraku? I numeri danno ragioni a Zerbini (il più votato), ma il calcolo percentuale alla fine sancisce il pareggio: un delegato a testa fra Zerbini e Berlini”, Corriere a pagina 11.


Rapporto economia


Il Nuovo Quotidiano di Rimini ci ritorna su andando a cercare le reazioni delle categorie.


Mauro Gardenghi di Confartigianato: “I dati del Rapporto li avevo previsti già 8 mesi fa. La vera emergenza è il credito che non concede liquidità sufficiente alle piccole e medie imprese per superare il momento”. Su Carim: “Mi auguro che torni ad essere la banca di tutti i riminesi. Purtroppo, durante il commissariamento si è invece estraniata dal territorio”.


Richard d’Angelo di Confcommercio spera nei russi: “Arriveranno e con una buona capacità di spesa. (...) Certo è solo una freccia al nostro arco e il governo non aiuta. Per superare la crisi bisogna fare sistema, unire le forze per vendere il prodotto Rimini a 360 gradi, creando nuove sinergie tra pubblico e privato. Il Comune sta impostando una nuova filosofia, per i risultati ci vorrà tempo”.


Mirco Pari di Confesercenti: “Finora ci siamo difesi posizionandoci sempre più in basso, ma oggi occorre innovare, voltare pagina, ritrovare il senso di appartenenza ad un progetto condiviso, fare largo ai giovani con idee nuove che il credito deve finanziare”.


Mercato del lavoro


Bacheche vuote ai centri per l’impiego: si cerca lavoro su Facebook.


Il Carlino a pagina 3: “SOLO 4 posti da operai generici. Appena 10 per quelli specializzati. Gli impiegati invece, questa settimana, hanno fatto 13: tante sono le offerte di lavoro, in tutta la provincia di Rimini, per chi sogna un lavoro dietro la scrivania”.


E intanto sono 700 gli iscritti salla pagina Facebook per chi cerca lavoro. «L’idea è nata quasi per caso—racconta il dottor Paolizzi—.Essendo medico di base, nel mio studio molti pazienti mi chiedevano se conoscevo qualcuno per trovare lavoro. Da lì mi è nata l’idea del gruppo su Facebook dove poter mettere in contatto chi cerca e chi offre un’occupazione».


Matrimoni, a Riccione e Bellaria quelli civili superano i religiosi


Il Nuovo Quotidiano a pagina 13: “A fine 2010 il Comune di Rimini contava 200 matrimoni civili e 214 religiosi. Uno scarto minimo che, nel 2011, è quasi scomparso. I civili, infatti, sono diventati 216 e i religiosi 218. A Bellaria Igea Marina il rito civile ha superato quello religiosogià nel 2010 con 42 civili e 21 in chiesa. Tendenza in calo nel 2011, quando i primi si sono abbassati a 30 e i secondi sono lievemente aumentati, arrivando a 23. L’hanno vinta i civili anche a Riccione (54 civili e 45 religiosi sia nel 2010 che nel 2011) e a Cattolica (27 civili e 20 religiosi nel 2010, 25 civili e 17 religiosi nel 2011). Mentre a Misano va meglio per la chiesa (11 civili e 19 religiosi nel 2010, 15 civili e 19 religiosi nel 2011), così come Santarcangelo (45 civili e 51 religiosi nel 2010, 46 civili e 56 religiosi nel 2011). Aumentano anche i matrimoni misti: il 2011 ne conta 76 solo nel comune di Rimini”.

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COMUNE, 1,76 MILIONI PER LE CONSULENZE, IL 44,12% CENTO INVESTITI IN OPERE PUBBLICHE


Il Comune pubblica sul suo sito la lista degli incarichi professionali per il 2011, anno in cui l’amministrazione ha speso 1,76 milioni per pagare consulenze e assegnazioni professionali. La cifra se paragonata ai 3,15 milioni segnala un risparmio del 44 per cento conferma “un forte decremento della spesa, il trend già registrato negli anni scorsi”, fanno sapere dal Comune.


Circa 778mila 530 euro, pari al 44,12 per cento del totale, finiscono nei cantieri pubblici e servono per pagare progettisti, collaudatori, direttori dei lavori e consulenti tecnici. Dei restanti quasi 986mila euro 257mila sono destinati ai rilevatori del censimento della popolazione, la cultura assorbe 118mila 148 euro e l’attività legale e giuridica 281mila 910 euro.


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CORIANO, APPROVATO BILANCIO PREVENTIVO. IRFEF SALE A 0,8


Approvato dal commissario il bilancio di previsione 2012 del Comune di Coriano, una manovra da 1,6 milioni (in vista delle amministrative del 6 e 7 maggio che porranno fine proprio al commissariamento) all’insegna del contenimento delle spese, del recupero di liquidità attraverso le alienazioni, che permetteranno di finanziare 1,7milioni di debito, su 4 milioni totali e che permetterà, tra l’altro, il ritorno del trasporto scolastico tra i servizi per il prossimo anno (210 euro a bambino). Per gli asili nido si prevede un aumento delle tariffe di 30 euro mensili.


Su i due piatti della bilancia la spesa corrente sui livelli del 2011 (con la variazione del 6 per cento rispetto al 2010) e le entrate tributarie, in crescita, a copertura integrale delle spese correnti e dei tagli al fondo sperimentale di riequilibrio erogato dallo Stato.
L’imu porterà alle casse comunali 500mila euro. Come? Aumenteranno le tariffe: per la prima casa si è passati dallo 0,4 allo 0,52, altri immobili da 0,76 a 0,9.


Salata l’addizionale irpef che passa allo 0,8 dallo 0,2.
Nonostante il debito è stato approvato un piano degli investimenti: 150mila euro per il tetto del Comune, 100mila euro per la scuola materna, 100mila euro per la manutenzione delle starde400mila euro per l’ampliamento del cimitero.

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CORIANO, UFFICIALE: RIGHETTI CANDIDATO A SINDACO PER IL PD CON LA LISTA RISANAMENTO E RINNOVAMENTO


Lo avevamo già detto, ma adesso arriva la conferma ufficiale: Emiliano Righetti, ex dirigente del Comune di Riccione, è il candidato sindaco del Pd a Coriano, sostenuto dalla lista civica Risanamento e rinnovamento alle amministrative del 6 e 7 maggio.


Intanto alla rosa dei primi cinque nomi già certi si sono aggiunti Romano Abati, 54enne presidente di Conad Coriano snc, e Davide Bigucci, 46enne (sposato, con tre figli) titolare di una azienda vitivinicola. Si tratta di due noti imprenditori locali, che dovrebbero supportare l’eventuale amministrazione offrendo come contributo il loro “sguardo strategico” sulle possibilità di sviluppo per le attività produttive di Coriano.


Abati e Bigucci si vanno ad aggiungere dunque all’imprenditore Paolo Majolino, , al manager Maurizio Manenti, all’insegnante Pamela Pasini, 33 anni, laureata in lettere, insegnante, l’ufficiale dell’aereonautica Luigi Romagnolo e ad Alessandro Scognamiglio.


“Manenti, Romagnoli, Scognamiglio, sono figure dall’alta professionalità, quello che serve per affrontare in particolare il 2012 e il 2013 con la coscienza che ci sono 1,8 milioni di debito da risanare”, spiega Daniele Imola che promette per le prossime puntate “un bel gruppettino di donne”. Il Pd di Coriano pensa di sciogliere ogni riserva sulla lista completa entro sabato.


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Horror vacui (o sindrome di Sanremo) degli eventi in riviera


Nei giorni scorsi si è svolto il primo incontro sulla prossima Notte Rosa. In quella occasione il sindaco Gnassi ha esposto le riflessioni portate avanti nella ‘cabina di regia’ dell’evento. Che si riferisse ad una direzione artistica o solo al consueto luogo istituzionale non è dato saperlo. Diciamo che il sindaco con delega alla Notte Rosa - o, meglio, come si direbbe in televisione, il patron della Notte Rosa (con delega anche a sindaco) - ha “individuato il tema della luna come quello più suggestivo e idoneo ad essere declinato nelle varie scenografie e contenuti dell’evento”.


Proseguendo nella sua presentazione, a confermare che la cabina di regia non si è poi sforzata molto, il sindaco ha riportato, come in un compitino, gli esempi di “Fellini, Michael Jackson, Dante, Petrarca, Saint –Exupery, Pink Floyd, Loredana Berté. Ma solo per citarne alcuni”. Che se tanto tra gli “alcuni altri” possa esserci rimasta gente come Leopardi (o anche Dalla, del quale è strano non si sia approfittato), basterà un passaggio su Google per rimediare.
Come se, in fondo, al tema prescelto nessuno ci abbia messo la testa davvero, almeno per il gusto di provare a scovare qualche riferimento o qualcosa di inedito o di particolare, ma ci si sia subito buttati sugli esempi (cioè sulle declinazioni in forma di spettacolo) che già sono disponibili e che magari si sa già voler portare o mettere in scena.


Ma il tema cruciale viene introdotto subito dopo l’annuncio sul “magico corpo celeste e il suo illimitato repertorio” e riguarda la proclamazione “dell’intero fine settimana, dalla musica all’arte, passando per la danza, l’enogastronomia, il cabaret, il circo, il cinema, la cultura e l’intrattenimento” dedicato ad esso. A questo proposito occorre ricordare la proposta, avanzata lo scorso anno dopo l’edizione 2011, di fare della Notte Rosa una sorta di carattere permanente della Riviera.
Se n’è già discusso molto sui giornali e vale solo la pena di sottolineare che il passaggio da evento a brand, a marchio – diciamo così – del territorio, rischia di non essere un vero affare; e forse, i rischi che si corrono, maggiori dei presunti benefici. Una riviera “interclassista” come la nostra, che improvvisamente viri e si identifichi in una manifestazione i cui lati di disordine e degrado - se non di vero e proprio sballo (basta uscire dai luoghi deputati per accorgersene) - sono tanto evidenti, rischierebbe infatti di perdere l’appeal che l’ha fatta grande. E basterebbe un solo incidente grave o una rissa mediatizzata via youTube che il guaio sarebbe fatto.


C’è poi da considerare che, da che mondo è mondo, il carnevale – proprio per le sue caratteristiche di eccezionalità e di rottura delle regole – è sempre stato regolato dalla quaresima, cioè da qualcosa d’altro che ne sancisce il confine. Così rispettandolo e preservandolo.
Ma qui da noi, più che a un ciclo nel quale si alternino carnevale e quaresima (in senso figurato, per carità), si punta invece a un ciclo continuo, a una sorta di evento ininterrotto per cui si passi dal capodanno estivo (questa è la definizione data della Notte Rosa) al capodanno invernale. Da una parte si cerca di allungare la Notte Rosa sia fisicamente, come giornate di spettacolo, sia come peso simbolico sulla riviera; mentre dall’altra si tentano esperimenti – dalla furbizia alquanto maldestra - come il capodanno più lungo del mondo.


Il problema è lo stesso del festival più famoso della canzone italiana, via via allungato per sfruttarne al massimo le potenzialità di ascolto. Ma se la manifestazione o l’evento funziona, il suo stiracchiamento rischia di annacquarne i contenuti fino a farne una parodia. Oltre a rivelare la poca consistenza del resto dell’offerta; pochezza di cui, e qui sta l’horror vacui, da noi si dimostra di essere ben consci.
Accade anche nella vicina Riccione, nella quale, pure qui per “fare brand” (in questo caso usando il compleanno della città), si arriva a dare un direttore artistico anche alla fogheraccia di paese.

Dopo le fortune della parola riminizzazione, potremmo anche chiamarla, con un neologismo analogo, eventizzazione. Un dj set, magari in spiaggia, due proiezioni e qualsiasi cosa sembra assumere il gusto di moderno. Manco fosse una pubblicità Cynar di Elio e le storie tese.
Tra l’altro, mentre per attribuire qualche migliaia di euro di finanziamento alle associazioni si inventa un comitato di saggi, per definire i contenuti della manifestazione di punta della città, quella con cui comunichiamo al mondo chi siamo, basta un patron. E poco altro.


Per fortuna queste poche e smilze preoccupazioni non toccano la parte industriosa della città, che – davanti al caval donato dei soldi messi sul piatto – poco si premura del futuro e guarda al paio di giornate di pieno con cui fare cassa. “Tutti i presenti hanno accolto con entusiasmo l’impegno dell’amministrazione comunale a essere protagonista della prossima edizione della Notte Rosa con una proposta originale e innovativa, sottolineando il valore aggiunto dato dalla continua ricerca di contenuti che, attingendo dalla tradizione della riviera, intendono raccontare qualcosa di nuovo e di unico esaltando le molte identità di un luogo creativo, dinamico e capace di reinventarsi.”

Potenza dei comunicati stampa o tutti eventizzati?


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