Ridotti i divieti per Rimini, dal 27 aprile riaprono le banche
Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha firmato oggi nel tardo pomeriggio un'ordinanza che disciplina e integra alcune misure restrittive ora in vigore.
Fra le principali novità valide in tutto il territorio regionale, dal 23 aprile al 3 maggio saranno consentite alcune attività come la cura degli orti, ma senza spostarsi fuori dal comune di residenza, o il taglio della legna per autoconsumo - sempre all'interno del proprio comune -, o la vendita di prodotti florovivaistici (semi, piante, fiori).Restano sospesi, tutti i giorni, i mercati, fatta eccezione per quelli a merceologia esclusiva per la vendita di prodotti alimentari e i posteggi destinati e utilizzati per la vendita di prodotti alimentari che si svolgano all'interno di strutture coperte o in spazi pubblici recintati.
Cambiamenti anche nelle province di Piacenza e Rimini e il comune di Medicina, con la frazione di Ganzanigo, nel bolognese, dove su alcune misure finora più restrittive avviene un riallineamento rispetto al resto del territorio regionale. Dal 27 aprile, riapriranno infatti banche e uffici postali, mentre già dal 23 aprile le aziende, ora sospese, potranno far accedere ai propri locali i dipendenti o il personale esterno per attività di vigilanza, manutenzione, sanificazione o gestione dei pagamenti, oppure spedire merci giacenti in magazzino o ricevere beni e forniture, in ognuno di questi previa autorizzazione del Prefetto.
In tutta l'Emilia-Romagna, dal 23 aprile al 3 maggio è consentita la coltivazione del terreno per uso agricolo e l'attività diretta alla produzione, per autoconsumo, anche all'interno degli orti urbani e comunali. Attività che potranno avvenire esclusivamente all'interno del proprio comune di residenza.Inoltre, è consentita la vendita di prodotti florovivaistici (come semi, piante, fiori ornamentali, piante in vaso, fertilizzanti…) negli esercizi commerciali al dettaglio. Ed è consentito il taglio della legna, per autoconsumo, in situazione di necessità, limitando gli spostamenti dalla propria residenza e comunque entro il territorio comunale di residenza.
Hotel Bond per reperire liquidità, c'è anche un albergo di Bellaria
C’è chi ci sta pensando anche a livello locale, sulla Riviera romagnola. È un’idea che agisce sia sul fronte della domanda, proponendo quello che è a tutti gli effetti un maxi sconto, che sul fronte dell’offerta, per garantire un minimo di liquidità alle imprese alberghiere, in un momento in cui non si vede il becco di un quattrino. Sono i cosiddetti hotel bond o holidays bond o travel bond. Negli Stati Uniti è nato un sito all’insegna dello slogan “Buy now, Stay later”, ovvero paga adesso e soggiorna dopo, sul quale un viaggiatore può appunto richiedere un hotel bond ad un albergo in qualsiasi parte del mondo (fra gli accreditati ce ne sono già due italiani, uno di Roma e l’altro di Venezia). Gli hotel bond hanno un meccanismo del tutto simile a quelle delle obbligazioni emesse dallo Stato. Il viaggiatore compra il buono per una vacanza, per esempio del valore di mille euro, e lo paga però a un prezzo ridotto, ottocento euro. Il turista avrà poi tempo di utilizzarlo entro una data stabilita (come i titoli statali che si possono incassare alla scadenza).
In Italia l’idea è stata lanciata dalla catena Best Western con lo slogan “Investi in viaggi, ti arricchisci sempre!”. “Con i BW Travel Bond - si legge sul portale di Best Western - maturi subito il 25 per cento in credito alberghiero da spendere, appena tornerai a viaggiare, in 180 hotel Best Western in tutta Italia! Ad esempio: se oggi acquisti un Travel Bond del valore di 200 euro, ottieni subito una carta prepagata da 250 euro da spendere in Italia entro il 2021”. Best Western ha emesso bond di quattro tagli diversi: 50 € (valore 62,5), 100 € (valore 125), 200 € (valore 250) ed anche 500 € (valore 625). I bond possono essere acquistati entro il 30 giugno di quest’anno ed essere spesi entro il 31 dicembre 2021, dopo di che non avranno più valore.
Da due imprenditori di Procida, attivi nel settore digitale e nella finanza, è nato il sito www.travel-bonds.com che invita a prenotare oggi e viaggiare domani. Il sito è partito da pochi giorni e ospita i bond di qualche decina di strutture alberghiere, fra le quali anche un hotel di Bellaria. Sono in vendita anche bond riguardanti ristoranti e aziende che affittano barche e Yacht per vacanze nautiche. “L'industria dell'ospitalità e dei viaggi – spiegano i promotori - è una delle più colpite al momento. Centinaia di migliaia di persone potrebbero perdere il lavoro e molte aziende potrebbero fallire. Abbiamo avviato questa iniziativa per fornire liquidità a tutte le piccole imprese del turismo temporaneamente chiuse. Chiediamo a tutti di voi investire nella propria futura cena, nelle future vacanze o servizio di bellezza”. Nessun intermediazione è dovuta da chi acquista, paga invece una commissione del 3 per cento l’operatore turistico che decide di essere presente sul portale. I bond si possono riscattare entro uno o due anni.
E sulla Riviera? “Mi risulta - conferma Antonio Carasso, presidente di Promozione Alberghiera - che qualche albergatore ci stia pensando come forma di promozione a livello di impresa individuale. In realtà, a parte il nome di hotel bond, è una forma di sconto che sulla Ota già è praticata. Se si prenota e paga con largo anticipo, e senza la possibilità di cancellare, viene offerto un prezzo speciale”.
“E’ senz’altro un’idea interessante. – osserva Fabrizio Fabbri, dell’Up Hotel di Rimini – L’anno scorso avevo proposto delle box gift, con una vacanza prepagata per sé o da regalare. Il punto è che ancora non sappiamo come ci dovremo regolare…”.
Fabbri allude al fatto che il turismo romagnolo, al pari di quello nazionale, è in attesa di conoscere quali saranno, per così dire, le regole di ingaggio della prossima stagione estiva, cioè come dovranno essere applicate negli alberghi le norme di sicurezza e di distanziamento sociale. “A ben vedere – sostiene Carasso – anche le linee guida della OMS non sono così impossibili da applicare”. Gli operatori sperano che ci sia una ripresa della domanda, frutto del desiderio di poter finalmente uscire di casa e di muoversi. Una domanda che potrebbe essere sostenuta anche dal ventilato bonus di 500 euro a famiglia per le vacanze in Italia. Ma il turismo resta ancora sospeso, molti annunci, nessun provvedimento concreto.
Hackathon delle scuole Karis: gli studenti immaginano il futuro post Covid
Ragazzi, come immaginate il mondo del futuro? È la domanda che sostiene la seconda edizione di Hack The School, l’hackathon per studenti proposto dalle scuole della Fondazione Karis di Rimini. L’hackathon è una sorta di maratona di idee svolta fra persone che si mettono insieme per arrivare alla definizione di un progetto comune. L’anno scorso agli studenti partecipanti era stato chiesto di pensare a qualcosa di innovativo per la scuola. Quest’anno l’orizzonte si allarga a tutto il mondo che sta cambiando sotto i nostri occhi a causa della pandemia da coronavirus. Quindi non solo come sarà la scuola del futuro, ma come cambieranno le relazioni fra le persone, come sarà lo sport, come muteranno i viaggi e le vacanze. E l’elenco potrebbe continuare all’infinito, la parola d’ordine è la fantasia, nessun limite all’immaginazione, qualsiasi aspetto della vita può essere affrontato. “Noi adulti – ha osservato Cristian Mannoni, Ceo di Thesi , alla videoconferenza di presentazione dell’evento – rischiamo di pensare al futuro replicando schemi del passato. Voi studenti avete la mente libera per pensare al futuro”. Mannoni fa parte del comitato scientifico, un gruppo di otto persone che insieme ai dirigenti della scuola si è coinvolto in questa avventura.
Un hackathon si svolge normalmente in un luogo fisico, fra persone che si incontrano, parlano, discutono, lavorano insieme. “Stavamo progettando la seconda edizione di Hack The School quando la tragedia del Covid 19 ha colpito tutta l’Europa, a cominciare dalla nostra Italia. – spiega Stefano Casalboni, direttore generale di Fondazione Karis – Abbiamo pensato che non potevamo rinunciare all’iniziativa, seppur scossi per quanto stava accadendo. Siamo infatti profondamente convinti del valore didattico ed educativo dell’evento, che fin dalla sua prima edizione ha dimostrato di sostenere i ragazzi nel loro desiderio di essere protagonisti del loro futuro”.
L’edizione 2020 di Hack The School si svolgerà pertanto completamente online, utilizzando una delle varie piattaforme di call conference e di lavoro a distanza che tutti abbiamo cominciato a conoscere da quando il coronavirus è arrivato a modificare le nostre abitudini. Anche in questo caso il problema, l’impossibilità di un hackathon fisico, è diventato un’opportunità: l’invito a partecipare è stato esteso a tutti gli studenti italiani. “Si annullano le distanze e c’è la possibilità di collaborare con altri ragazzi che vivono lontani da Rimini, spiega Gianluca Metalli, Ceo di Fattor Comune. E infatti fra l’attuale centinaio di iscritti (il numero però è destinato a crescere) ci sono già giovani che abitano in altre città italiane.
“La seconda edizione di Hack The School è una occasione unica per i nostri studenti - afferma Paolo Valentini, Direttore Scolastico di Fondazione Karis. “La situazione imposta dalla pandemia da Covid19 è, infatti, l’occasione per scrivere su una inedita ‘pagina bianca’, contribuendo con le proprie idee e la propria fantasia a dare una forma a quel futuro che, come tutti gli esperti dicono, muterà radicalmente le abitudini, i gusti e relazioni fra ognuno di noi”.
L’appuntamento on online è dal 24 al 26 aprile. “L’hackathon – spiega Diego De Simone, marketing manager di Botika – consiste in 72 ore a disposizione per trasformare un’idea in qualcosa di più concreto. Prima lo si faceva grazie al contato fisico, quest’anno lo si farà usando gli strumenti della tecnologia”. Possono partecipare gli studenti di terza media e delle scuole superiori. Chi si iscrive può già presentare l’idea che vuole sviluppare, chi non ha un’idea propria può unirsi ad una squadra che già ne ha proposta una. L’importante, spiegano gli organizzatori, è lasciarsi guidare dallo stupore e dalla curiosità (ed avere una connessione internet). L’anno scorso le idee potevano avere anche una presentazione fisica, c’è chi ha costruito materialmente un oggetto. Quest’anno si dovranno realizzare presentazioni online, ma la forma è assolutamente libera: un power point, un sito, un video, o altro che possa venire in mente. Gli studenti non sono soli in questo lavoro, potranno contare in ogni momento sulla presenza di un tutor che li aiuterà a sviluppare la loro idea. Una giuria le valuterà e a quella che sarà ritenuta la migliora andrà un premio consistente di buoni da spendere online per un valore di 2.500 euro. Per le idee comunque meritevoli ci sarà anche una sessione autunnale per dare la possibilità di svilupparle ulteriormente.
Questa sera in streaming la preghiera per i cristiani perseguitati e pandemia
Visto il perdurare delle restrizioni imposte per combattere l’emergenza del coronavirus, il Comitato Nazarat comunica che sarà in streaming anche l’appuntamento dell’Appello all’Umano previsto per lunedì 20 aprile 2020 alle ore 21.00. Il link da aprire per seguire da casa la preghiera e la testimonianza in favore dei cristiani che subiscono violenze a causa della loro fede è https://www.youtube.com/
Alla supplica per i nostri fratelli che vivono nella sofferenza e nella persecuzione continua, anche in questo mese di Aprile si aggiunge l’invocazione alla Madre di Dio alla quale affidiamo la protezione sull’Italia e sul mondo intero perché li liberi dalla pandemia.
Dopo la recita del rosario, si potrà ascoltare la testimonianza di sua beatitudine Ignace Youssef III Younan il patriarca dei siro-cattolici di Antiochia dei Siri, registrata qualche giorno fa proprio per l’appuntamento riminese. “E’ un’autentica sciagura l’esodo di migliaia di cristiani dal Medio Oriente, in particolare dalla Siria e dall’Iraq, che sono ignorati, anzi traditi dai paesi occidentali”, afferma il Patriarca.
L'Authority chiede a IEG di dismettere le società di allestimenti fieristici
Può IEG detenere la partecipazione in una società di allestimenti fieristici? Secondo AGCM, l’autorità regolatrice della concorrenza e del mercato, non è possibile, anzi, una situazione di questo genere risulta lesiva delle libere dinamiche di mercato.
Non è una questione teorica, una disputa fra azzeccagarbugli, ma un caso concreto su cui l’Autorità ha ritenuto di intervenire.
Il punto di partenza è il Piano periodico di razionalizzazione che il Comune di Rimini deve presentare in ordine alle società partecipate. L’ultimo è stato approvato nel dicembre 2019. In esso, censura AGCM, non si fa alcun cenno al fatto che IEG, società controllata da Rimini Congressi in cui il Comune detiene circa un terzo del capitale, ha acquisito nell’aprile 2018 il 60 per cento di Prostand ed il 100 per cento di Colorcom, entrambe società di allestimenti fieristici. In realtà, in seguito Colorcom è stata fusa per incorporazione da Prostand, ma al di là delle successive modifiche societarie ciò che viene contestato è il fatto che IEG occupi posizioni di mercato anche nel settore degli allestimenti fieristici.
Già la Corte dei Conti, rileva l’Authority, aveva rilevato che anche IEG e le società indirettamente possedute tramite la Fiera dovevano essere incluse nel Piano di revisione delle partecipate. Invece il Comune di Rimini, nell’atto che è successivo alle osservazioni della Corte dei Conti, esclude IEG dal Piano “in quanto partecipata (e non controllata) dalla società non a controllo pubblico Rimini Congressi (a sua volta partecipata ma non controllata dalla controllata Rimini Holding)”.
L’Authority invece osserva che il Testo unico sulle società partecipate impedisce alle amministrazioni pubbliche di possedere partecipazioni in società che non perseguono fini istituzionali, e concede una deroga per l’organizzazione e la gestione delle fiere. Ma gli allestimenti, per quanto affini agli eventi fieristici, non appartengono alle finalità istituzionali degli enti pubblici e quindi, secondo AGCM, “non si rinvengono motivi per una loro sottotrazione alle dinamiche di mercato”. Secondo l’Authority le acquisizioni di IEG nel settore degli allestimenti fieristici sono in contrasto con la legge e pertanto devono essere dismesse. Si chiede anche che venga rivisto lo statuto di IEG, limitando l’oggetto sociale alla gestione degli spazi fieristici.
L’argomento è stato discusso ieri in consiglio comunale dove a maggioranza è stata approvata una delibera che respinge i rilievi di AGCM. In una lettera-parere inviata al Comune, il presidente di IEG Lorenzo Cagnoni sostiene che la società non è soggetta al Piano di revisione delle partecipate in quanto quotata in Borsa. Inoltre, secondo Cagnoni non si può parlare di controllo pubblico su Rimini Congressi (e quindi su IEG) perché non sussistono le condizioni giuridiche e di fatto.
Da parte sua l’amministratore unico di Rimini Holding Paolo Faini mette altri argomenti a sostegno della legittimità della scelta compita dal Comune. Osserva che la legge ammette la partecipazione in società che in modo prevalente (“non si dice esclusivo”, sottolinea) si occupano di fiere. Quindi si può fare anche altro. Inoltre, Rimini Congressi in assemblea vota per il 66,03 per cento delle azioni mentre per una dismissione o per il cambiamento dello statuto occorre il 66,7 per cento. E questa sarebbe un’ ulteriore conferma che Rimini Congressi non controlla IEG.
Nell’introdurre il dibattito, l’assessore Gian Luca Brasini ha derubricato tutto l’argomento a questione tecnica e giuridica, quando in realtà sulla tendenza di IEG a diventare una sorta di soggetto monopolista del settore fieristico (allestimenti, ristorazione, ecc.) sono state più volte sollevate obiezioni in sede politica. Le hanno ribadite nel dibattito di ieri anche i consiglieri Gennaro Mauro e Gioenzo Renzi, nell’annunciare il voto contrario della minoranza.
Ora è probabile che AGCM trascini il Comune in giudizio, si vedrà come andrà a finire.
Il consiglio comunale si è anche occupato di un’altra partecipata, Anthea, che ha chiesto di immettere sul mercato azioni per il valore quasi simbolico di 500 euro al fine di acquisire un nuovo socio (gli attuali sono i comuni di Rimini, Bellaria e Santarcangelo) e aumentare così la produttività.
Il senso dell’operazione è stato giustificato dall’amministrazione comunale dall’esistenza di una “capacità produttiva residua” della società, ancora non pienamente sfruttata e quindi la possibilità, per essa, di mettere positivamente le proprie competenze al servizio anche di altri soggetti pubblici.
La motivazione non ha convinto gli esponenti della minoranza. Gennaro Mauro ha ricordato la relazione del direttore di Anthea al bilancio 2018, in cui sosteneva esattamente il contrario, e cioè che la struttura non riusciva a far fronte ai numerosi impegni. Carlo Rufo Spina ha lamentato la mancanza di trasparenza (perché non si dice qual è il Comune interessato?) e ha sospettato che possa essere il cavallo di Troia per arrivare a costituire un carrozzone. La delibera è quindi passata a maggioranza.
Turismo post coronavirus. Molte idee, a volte confuse; pochi i fatti
Il sindaco di Rimini Andrea Gnassi se l’è presa con il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che ha invitato a non programmare le prossime vacanze estive. Una voce improvvida, secondo il sindaco, che mette in discussione il lavoro che Governo, Regione e Comuni stanno facendo per dare impulso al turismo nostrano ferito dal Coronavirus. “Oggi più di ieri, chi ha ruoli di vertice e di responsabilità non può non considerare che ogni esternazione, soprattutto se non suffragata da dati certi, può avere ripercussioni su interi settori”.
Tutto giusto. Ma siamo sicuri che i messaggi che in questi giorni arrivano, anche dalle autorità locali e nazionali, siano univoci, rassicuranti, e che soprattutto restituiscano il senso di un chiaro progetto strategico per il turismo e per quello balneare in particolare?
Negli ultimi giorni ci sono state esternazioni del ministro Dario Franceschini e del sottosegretario Lorenza Bonaccorsi. In una intervista a La Stampa, il ministro si è soffermato soprattutto su cultura e musei. Poi ha aggiunto che «Il turismo è il settore più drammaticamente colpito, dal primo giorno lo spiego ai miei colleghi ministri. Prima che torni il turismo internazionale purtroppo passerà molto tempo. Dal primo decreto è stata riconosciuta una peculiarità. Stiamo studiando altre misure specifiche per alberghi e strutture ricettive». Questa estate potremo tornare in spiaggia? «Massì. Dipende da come rispetteremo le misure di questi giorni». Franceschini poi annuncia un incentivo che spinga gli italiani a spendere in turismo interno. E aggiunge la frase magica: «Il 2020 potrà diventare un anno in cui scoprire l’Italia meno conosciuta: borghi, cammini, piste ciclabili, treni storici».
Sulla stessa lunghezza d’onda il sottosegretario Bonaccorsi, secondo cui sarebbe opportuno scegliere “mete più vicine alla propria residenza, magari uno dei borghi storici di cui l’Italia è ricca”. Bontà sua, il sottosegretario dice anche che l’obiettivo è quello di dare la possibilità agli italiani di andare al mare. Aggiunge che “Già nei prossimi giorni si lavorerà perché si arrivi in breve tempo a un atto con il quale dare il via libera agli stabilimenti balneari perché possano iniziare a prepararsi alla stagione estiva”. Secondo il sottosegretario bisognerà poi parlare di regole, come mascherine e distanziamento sociale, ma adesso “è ancora presto”.
L’insistenza della Bonaccorsi sulla riapertura degli stabilimenti balneare ha poi dato la stura sui giornali a fantasiose ipotesi (gli ombrelloni recintati da box in plexiglass) che possono essere state formulate solo da chi non ha mai messo piede in spiaggia.
Del tutto assente, nelle dichiarazioni di ministro e sottosegretario, ogni riferimento alle problematiche degli alberghi e di tutta la filiera del turismo, a parte un generico “Stiamo studiando”. Sembra che tutto possa risolversi con la riscoperta dei borghi. Sarà l’anno del boom turistico a Montefiore e a Verucchio?
Quando la parola d’ordine delle istituzioni era ancora “è troppo presto per pensare al dopo, la priorità è il contenimento del contagio”, BuongiornoRimini ha dato voce ad un albergatore che ha raccontato i molteplici accorgimenti da lui pensati per garantire agli ospiti la massima sicurezza sanitaria. Poi sono arrivate le indicazioni dell’OMS per gli hotel, da noi riprese con l’osservazione che sarebbero state di difficile applicazione nelle strutture ricettive della Riviera. E infine nelle dichiarazioni di Gnassi sono comparsi gli health safety hotel. È di oggi una dichiarazione che fa riferimento alle “proposte che stiamo costruendo con la Regione e gli operatori per una forte innovazione sul fronte ricettivo, con standard di igiene e qualità sicuri, rimodulazione degli spazi, e dei servizi turistici, puntando su servizi distanziati e food delivery in spiaggia”. Non è ben chiaro dove e con chi queste proposte siano discusse. Gli organizzatori della manifestazione del 25 aprile chiedono appunto di essere coinvolti nella stesura delle regole che saranno in vigore nella Fase 2.
Ma non è solo questione di regole. Prima di Pasqua, la presidente di Federalberghi Rimini, Patrizia Rinaldis, ha diffuso un comunicato preoccupato facendo l’elenco delle questioni sulle quali ancora non ci sono decisioni chiare e definitive: compensare la riduzione di fatturato; ridurre la tassazione sugli immobili; salvaguardare le imprese in affitto; tutelare il lavoro stagionale; incentivare la vacanza in Italia; tutelare le responsabilità degli alberghi; sospendere e rimodulare le bollette Tari in primis.
A Rinaldis risponde oggi indirettamente l’assessore regionale al turismo, secondo il quale è già tutto fatto. Stila infatti l’elenco delle misure prese con il concerto delle associazioni di categoria e del ministro del turismo: “Dall’introduzione dei buoni vacanza validi per un anno per il sostegno alla domanda interna e alle imprese del ricettivo, agli ammortizzatori sociali per i lavoratori stagionali, all’ulteriore liquidità alle aziende, alla sospensione di tutte le scadenze fiscali e tributarie per un congruo periodo. E ancora: credito d’imposta per chi ha affitti d’azienda, sostegno agli investimenti e all’innovazione di prodotto, un grande piano di marketing e comunicazione internazionale”. Corsini dà per fatti provvedimenti che, come nel caso del buono vacanza, sono solo annunciati o spinge sulla comunicazione internazionale quando a detta dello stesso ministro quest’anno non c’è trippa per gatti. Ma se le cose stessero così, perché gli operatori sono ancora nell’incertezza e reclamano interventi?
25 aprile, Rimini illuminata. "Perchè non si spenga il nostro turismo"
Come sarebbero Rimini e la Riviera se il turismo dovesse spegnersi? Buio assoluto. Ecco allora l’idea di un gruppo di albergatori, bagnini, ristoratori: accendere e spegnere la città, per far capire la differenza, per far capire quale triste destino ci aspetta, e chiedere che amministratori e governanti si affianchino agli operatori per far ripartire il turismo.
È un’iniziativa spontanea, sorta nel week end pasquale, che si sta allargando a macchia d’olio attraverso chat e video chiamate. Nasce per dare visibilità a quel senso di frustrazione e di impotenza che si è impadronito degli operatori di fronte alla proroga del lockdown, nessuna concreta prospettiva di ripartenza a breve termine e nessuna indicazione definita per la cosiddetta fase 2. “Non è un’iniziativa contro qualcuno. – spiega Emilio Fazio, albergatore, uno dei promotori – anzi, ci rivolgiamo al sindaco di Rimini, che tanto ama la nostra città, perché si unisca noi. Dando visibilità a Rimini daremo più forza anche al suo sindaco nel chiedere aiuti ai vari tavoli. Abbiamo bisogno che lo stato diventi nostro partner, che il comune di Rimini diventi il nostro collega di lavoro, che la regione Emilia Romagna diventi il nostro tutor”.
L’idea è che sabato 25 aprile alle ore 22 siano accese le luci di tutte le attività ricettive e commerciali, per spegnerle dopo cinque minuti e riaccenderle per tutta la notte in modo da far notare a tutti la differenza tra una Rimini spenta e una Rimini accesa.
Per questa inedita manifestazione, senza persone in piazza, ma con le luci accese in strutture vuote, gli organizzatori puntano molto su una narrazione che fa leva sull’orgoglio riminese e sull’indomita capacità di affrontare ogni fatica per costruire un futuro.
“A noi – si legge in una bozza di documento - la zona rossa non ci ha fatto paura perche per noi il rosso è passione e amore, passione come quella che mettiamo ogni giorno nel nostro lavoro, amore come quello che proviamo per questa città e questo territorio. Noi Romagnoli di nascita o di adozione che lavoriamo a Rimini in tutti i settori collegati al turismo non ci siamo mai tirati indietro, abbiamo sempre dato tutto per il nostro territorio, cercando di valorizzarlo, promuoverlo, lo abbiamo fatto rimboccandoci le maniche più volte, inventandoci nel tempo nuovi modi di fare turismo, proponendo nuovi servizi, diventando di fatto la terra dell’accoglienza; non abbiamo mai avuto paura di lavorare, cosi come neanche questa volta ci spaventa il lavoro. Abbiamo sempre dato tanto e ancora tanto abbiamo da dare… ma per farlo
questa volta abbiamo bisogno di aiuto”.
Dopo questa premessa, i promotori di “Accendere Rimini” osservano preoccupati di aver ascoltato in questi giorni molte idee ma visto zero fatti. “Vogliamo dimostrare al mondo della politica che noi esistiamo, e non solo esistiamo, ma siamo una fetta importantissima dell’economia italiana. Noi siamo una parte importante del Pil, creiamo ricchezza, creiamo posti di lavoro, paghiamo le tasse, contribuiamo a realizzare i sogni delle persone impegnandoci a rendere le loro vacanze uniche”.
Nel concreto cosa chiedono? Rimodulazione di Tari, Imu e tutte le altre tasse; crediti di imposta utili per investimenti al fine di far ripartire le aziende con tutti gli adeguamenti necessari; formazione gratuita per titolari e dipendenti per prevenire e gestire l’emergenza Covid19; azzeramento dei versamenti contributivi per i dipendenti assunti nell’anno 2020 e 2021; tutela al 100 per cento per eventuali denunce per contagi avvenuti presso le strutture ricettive. “Adesso - chiosa Fazio – è l’albergatore a dover dimostrare di aver preso tutte le precauzioni e che la persona non si è ammalata per colpa dell’albergo. Occorre invece che sia il cliente a dover dimostrare che si è contagiato proprio nella nostra struttura”.
In sostanza i promotori di “Accendere Rimini” vogliono partecipare ai tavoli dove si scriveranno le regole per la prossima stagione (se ci sarà). “Bisogna che si tenga conto di come sono fatte le nostre strutture, le regole non possono essere modulate esclusivamente sui quattro o cinque stelle. Se vale la regola dei tavoli molto distanti uno dall’altro, io devo rinunciare alla ristorazione. Si può certo pensare a forme alternative, come i pasti preconfezionati da servire in spiaggia. Bisogna però che sia garantito un clima di vacanza, non è pensabile che le nostre strutture diventino una sorta di lager sanitario. Quello che chiediamo è di essere presenti quando si decidono le norme”.
Gnassi: mettiamoci al lavoro per gli "health safety hotel"
Il sindaco di Rimini è intervenuto nel dibattitto sulla cosiddetta Fase 2, specialmente in campo turistico, con la seguente dichiarazione:
Il forum strategico per la ripartenza ha già prodotto alcune coordinate e idee che da martedì porteremo già all'attenzione della regione per ulteriori e immediati sviluppi. Con una premessa obbligatoria: i famosi 400 miliardi di euro del governo per sostenere l'economia italiana devono essere a disposizione da subito, come in altri paesi. In questi giorni duri siamo in contatto con cittadini, famiglie e imprese sui temi del dramma sanitario e della crisi economica. Ho chiesto a imprenditori e lavoratori di mandarmi quelli che ho chiamato "i messaggi dallo sportello"; cioè le risposte reali che imprenditori e lavoratori si sentono dare da banche, Inps ecc.. dopo gli annunci su cassa integrazione, sostegno al credito. Non sono accettabili risposte del tipo "ripassi tra 45, 60 giorni"; così, se arriverà qualcosa, arriverà quando con c'è più impresa e quindi lavoro. Scriverò una lettera al premier Conte e al governo perché "se siamo come in tempo di guerra", le azioni devono essere intraprese con procedure da emergenza di guerra. Questo spetta al governo anche con "decreti speciali e straordinari" per debellare il virus della burocrazia.
Detto ciò, una delle prime proposte che Rimini avanzerà al tavolo regionale sulla ripartenza è quella di una forte innovazione sul fronte ricettivo e dei servizi turistici, capaci di interpretare questo momento. Mi riferisco in particolare allo sviluppo di proposte capaci di promuovere per i nostri alberghi modalità riorganizzative per definire una nuova categoria, dei veri e propri bollini di qualità, che individuino degli "health safety hotel" capaci di intercettare quello che chiederanno i clienti dopo la pandemia. Standard di igiene e qualità altissimi, rimodulazione degli spazi per garantire fornitura di servizi e giusto distanziamento, processi di igienizzazione di eccellenza in tutti gli ambienti, dalla hall agli ascensori, alle stanze di servizio. Anche i piccoli dettagli possono fare la differenza: rendere più smart i servizi di check in e check out, utilizzare e mettere a disposizione di tutti i dispositivi di protezione individuale e di igienizzazione, riorganizzazione attenta dei servizi di breakfast e di ristorazione per minimizzare e evitare il più possibile i contatti, riproposizione di servizi all'aperto rivolti a piccoli gruppi, alla famiglia, o individuali, servizi di delivery che accompagnano l'ospite e il suo soggiorno.
La stessa cosa dovrà essere per le spiagge 'wellness safety beach', prime in Italia e in Europa e nel mondo a interpretare servizi distanziati e food delivery sicuro in spiaggia. Anche rompendo tabu e "guerre" tra categorie che non lo hanno permesso. La nostra spiaggia, il nostro oro balneare, dovrà essere luogo dove dopo la crisi - anche attraverso accordo tra bagnini, ristoratori e albergatori – si possa dare qualcosa di più.
Sulla cifra del "health wellness beach", "health safety hotel" potrebbero nascere veri e propri club di prodotto. Perché comunque vadano le cose, e sperando di uscirne presto, dopo la pandemia la richiesta di sicurezza sanitaria, salute, igiene sarà un elemento strutturale. Così come la tecnologia. Forse un tempo era una moda, un vezzo, parlare di industria 4.0; chi ha investito però in tecnologia oggi controlla le macchine che ha esportato anche lavorando da casa. Così il nostro turismo romagnolo se interpreterà i cambiamenti dovuti a questa rivoluzione si darà un futuro e sarà leader. Senza voli pindarici, senza montarci la testa, il messaggio che deve arrivare da Rimini, dalla Romagna per il futuro non può che essere internazionale, garantendo un'industria dell'accoglienza nuova e con protocolli di sicurezza, wellness e salute all'avanguardia. Ci sembrerà all'inizio difficile. Saremo, come quasi sempre, i primi a farlo".
E' morto monsignor De Nicolò, vescovo di Rimini per 18 anni
E' morto monsignor Mariano De Nicolò, vescovo emerito di Rimini. Aveva guidato la diocesi di Rimini dal settembre 1989 fino al 3 luglio 2007, quando diede le dimissioni per raggiunti limiti di età. Fino al 25 maggio 1995 era stato anche vescovo di San Marino Montefeltro.
Dopo le dimissioni monsignor De Nicolò è rimasto in diocesi, prima abitando in via Serpieri, poi, quando non era più autonomo nei movimenti, nella comunità di Monte Tauro.
Monsignor De Nicolò era nato a Cattolica il 22 gennaio 1932, quindi si è spento allì'età di 88 anni.
È stato ordinato sacerdote il 9 aprile 1955. Era fratello dei vescovi Pier Giacomo e Paolo De Nicolò, entrambi al servizio della Santa Sede.
I funerali si svolgeranno probabilmente lunedì in cattedrale.
Nei suoi 18 anni di servizio episcopale alla Chiesa di Rimini, - rileva una nota della diocesi - il Vescovo Mariano è intervenuto spesso sui temi 'laici' della politica e della cittadinanza, indicando sempre i valori più alti della convivenza civile come bussola e riferimento di una città coesa. Durante il suo episcopato, è avvenuto il grande restauro del Tempio Malatestiano, un'operazione complessa e difficile, che ha riportato la Basilica Cattedrale al suo splendore. Mons. De Nicolò è stato, inoltre, uno dei grandi padri della presenza dell'Università a Rimini, per cui ebbe l'importante riconoscimento del Gran sigillo dell'Università.
Il 9 novembre 2006, mons. De Nicolò è stato insignito della Cittadinanza onoraria dal Comune di Rimini, con una prolusione del prof. Stefano Zamagni.
Ha creduto e sostenuto i media diocesani, che ha dotato di una sede nel Palazzo Marvelli. È stato promotore della nuova sede del seminario diocesano a Covignano, della sede e del nuovo assetto della Biblioteca e dell'Archivio diocesano, oltre ad aver dato impulso alla creazione dell'Istituto Superiore Scienze Religiose "A. Marvelli".
Avviò una prima esperienza diocesana di zone pastorali e il nuovo assetto di molte parrocchie. Durante il suo episcopato ha ordinato 36 sacerdoti.
Nel 1993 ha avviato la missione diocesana di Kuçova, mentre nel 1998
come impegno di evangelizzazione in preparazione al Giubileo del 2000, ha promosso la "missione del popolo al popolo", dal titolo, Apri la porta a Cristo tuo salvatore. Da questa esperienza prenderanno avvio la Settimana biblica e i Centri di ascolto del Vangelo.
Importante anche lo spirito ecumenico del Vescovo Mariano: nel 2000 concesse la chiesa delle Celle alla Sacra arcidiocesi ortodossa d'Italia e nel 2003, a nome della Diocesi, donò al metropolita Ignazio della chiesa di Dimitriade una parte della reliquia di s. Nicola di Myra, simbolo di unità tra Oriente e Occidente.
Il 26 maggio 2001 il vescovo Mariano ha inaugurato la nuova sede in via Madonna della Scala dove sono confluiti tutti i servizi Caritas.
Ha festeggiato due beati della chiesa riminese. Il 5 settembre 2004, la beatificazione di Alberto Marvelli, a Loreto, avvenuta per mano del papa San Giovanni Paolo II, e il 29 aprile 2007 in Basilica Cattedrale a Rimini quella di suor Maria Rosa Pellesi (Francescana missionaria di Cristo).
Il cordoglio del sindaco Andrea Gnassi
In sala da pranzo 4 persone in 10 mq. Ecco le linee OMS per gli hotel
Sono state pubblicate nei giorni scorsi le linea guide (per il momento provvisorie) dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) per la gestione di un hotel in tempo di pandemia da Coronavirus.
Ad una prima lettura le indicazioni appaiono di difficile realizzazione in strutture alberghiere come quelli prevalenti nella nostra Riviera. Per la sala da pranzo, per esempio, si raccomanda di avere un massimo di 4 persone per 10 metri quadrati. I tavoli devono essere disposti in modo che la distanza tra lo schienale di una sedia e quello di un'altra sia superiore a un metro e che gli ospiti si trovino uno di fronte all'altro ad almeno un metro. Quanti hotel sono in grado di garantire tali distanze? Probabilmente ciò implica una riduzione dei clienti da ospitare. È un tema su cui autorità pubbliche e gestori devono cominciare a ragionare.
Il documento precisa che gestori, direttori e manager dovrebbero stabilire un piano d'azione su misura per la situazione e attuarlo in conformità con le raccomandazioni delle autorità sanitarie pubbliche locali e nazionali. Sarebbe pertanto auspicabile che entro breve tempo si convocasse un tavolo fra Ausl e associazioni degli albergatori per mettere nero su bianco le norme da applicare negli alberghi della Riviera. Si tratta di un passaggio fondamentale per consentire ai gestori di capire se sono in grado o meno di adattare la loro struttura ricettiva alle esigenze poste dal Covid 19.
A seguire una sintesi delle indicazioni, a questo link il testo integrale in inglese.
Misure specifiche per il settore ricettivo
Gli alberghi e le strutture ricettive turistiche sono luoghi in cui gli ospiti soggiornano temporaneamente in stretta convivenza e il grado di interazione tra clienti e lavoratori è molto alto. Sono proprio questi aspetti che richiedono un'attenzione specifica.
Ciò considerato, tutto il personale deve rispettare rigorosamente le misure di protezione generali anti Covid-19 raccomandate dall'OMS, come l'igiene delle mani, l'allontanamento fisico, evitare di toccare gli occhi, il naso e la bocca, osservare le misure d'igiene respiratoria e prestare attenzione al consiglio di rimanere a casa e di rivolgersi a un medico in caso di sintomi coerenti con la malattia.
Inoltre la direzione di una struttura ricettiva dovrebbe sviluppare i seguenti punti:
Piano d'azione: gestori, direttori e manager dovrebbero stabilire un piano d'azione su misura per la situazione e attuarlo in conformità con le raccomandazioni delle autorità sanitarie pubbliche locali e nazionali, con l'obiettivo di prevenire i casi, gestire efficacemente i contagiati e ridurre i rischi tra i clienti e il personale, partendo dalla pulizia e la disinfezione delle stanze occupate da persone colpite dal virus.
Mobilitazione delle risorse: Il Management Team dovrebbe mettere a disposizione risorse umane ed economiche sufficienti per garantire che il piano d'azione possa essere attuato in modo rapido ed efficace.
Supervisione: L'attuazione del piano d'azione e l'efficacia delle misure intraprese dovrebbero essere rivalutate frequentemente, intervenendo sulle lacune con i dati raccolti sul campo.
Diario di bordo delle azioni: è utile tenere un registro delle azioni e delle misure importanti messe in atto. E’ altresì utile riportarle in maniera dettagliata, ad esempio includendo la data e l'ora in cui è stato utilizzato un disinfettante, da chi, dove, etc.
Comunicazione: La comunicazione tra la Direzione e lo staff deve essere rigorosa e costantemente aggiornata. E’ raccomandabile affiggere brevi documenti o poster informativi che riportino chiaramente i messaggi chiave, come ad esempio il lavaggio delle mani, l'igiene respiratoria, il comportamento da adottare in caso di tosse. I volantini ufficiali sulle pratiche igieniche di base e Covid-19, in diverse lingue, possono essere utili strumenti informativi.
Formazione: La direzione dell’hotel dovrebbe informare tutto il personale sulle misure da adottare per proteggere la propria salute e quella degli altri, compresa la raccomandazione di rimanere a casa e di rivolgersi a un medico in caso di sintomi respiratori, come tosse o fiato corto. La direzione dovrebbe inoltre organizzare costantemente dei briefing informativi.
Reception e prima accoglienza
Informazione e comunicazione: il personale della reception deve essere sufficientemente informato sul Covid-19, in modo che possa svolgere in sicurezza i propri compiti ed evitare la potenziale diffusione dell’infezione all'interno della struttura. Il personale deve essere in grado di informare gli ospiti che chiedono delle policy interne e delle misure di prevenzione, o di altri servizi di cui potrebbero avere bisogno (per esempio, servizi medici e farmacie in prossimità).
Lo staff deve anche essere in grado di identificare gli ospiti con sintomi respiratori e informare loro sulla necessità che restino nelle loro stanze fino a quando non verranno visitati da un medico.
La reception dovrebbe avere immediatamente a disposizione i numeri di telefono delle autorità sanitarie, dei centri medici, degli ospedali pubblici e privati e dei centri di assistenza, da utilizzare ogni qualvolta vi sia il sospetto che un ospite sia stato contagiato.
Dotazioni di sicurezza per la reception:
- Disinfettante germicida / salviette per la pulizia delle superfici e dei tessuti.
- Mascherine facciali e occhiali
- Guanti (monouso)
- Grembiule di protezione (monouso)
- Abito a maniche lunghe
- Sacchetto per rifiuti a rischio biologico
Misure di distanziamento sociale, pulizia delle mani e igiene respiratoria: sono le misure principali per prevenire la trasmissione di Covid-19. Anche se è probabile che gli ospiti abbiano già familiarità con queste misure, è consigliabile ricordarle ai clienti come forma di ospitalità e cura della loro salute.
- L'allontanamento sociale comprende l'astensione dall'abbracciare, baciare o stringere la mano agli ospiti e al personale. Prevede di mantenere una distanza di almeno un metro ed evitare chiunque tossisca o starnutisca.
- L'igiene delle mani prevede la pulizia regolare e a fondo con un prodotto a base di alcol o con acqua e sapone. Bisogna inoltre evitare di toccare gli occhi, il naso e la bocca. La disinfezione delle mani è indicata dopo lo scambio di oggetti (soldi, carte di credito) con gli ospiti.
- L’igiene respiratoria prevede di coprire la bocca e il naso con un gomito o un fazzoletto piegato quando si tossisce o si starnutisce. Il fazzoletto usato deve essere immediatamente smaltito in un contenitore con coperchio.
Monitoraggio degli ospiti che potrebbero essere malati: nel rispetto della normativa in materia di protezione dei dati personali e del diritto alla privacy, si consiglia di monitorare gli ospiti potenzialmente malati presenti nella struttura.
Servizi tecnici e di manutenzione
Disinfezione dell'acqua: È necessario mantenere un’adeguata concentrazione di disinfettante nell'acqua destinata al consumo, nelle piscine o nelle spa, entro i limiti raccomandati dalle norme e dagli standard internazionali, preferibilmente avvicinandosi ai limiti superiori consigliati.
Lavastoviglie e attrezzature per il bucato: si dovrebbe controllare il corretto funzionamento delle attrezzature per il lavaggio delle stoviglie e della lavanderia, in particolare le temperature, nonché il dosaggio dei prodotti chimici per la pulizia e la disinfezione.
Aria condizionata: anche se Covid-19 non viene trasmesso per via aerea, ma da persona a persona attraverso le famose piccole goccioline prodotte da naso e bocca quando una persona infetta tossisce o espira, si dovrebbe prestare attenzione al monitoraggio delle condizioni dei filtri e al mantenimento del corretto tasso di ricambio dell'aria interna. Anche il corretto funzionamento della ventilazione, del ricambio d'aria e delle apparecchiature di deumidificazione delle piscine coperte dovrebbe essere controllato.
Dispenser: dovrebbero essere effettuati controlli regolari per garantire il funzionamento dei dispenser di sapone e soluzione disinfettante, degli asciugamani, dei dispenser di tessuti monouso e di altri dispositivi simili. Le unità difettose devono essere rapidamente riparate o sostituite.
Il piano d'azione dell'hotel dovrebbe includere l'installazione di unità per l'erogazione di gel disinfettante nelle diverse aree dell'hotel, compresi i bagni pubblici utilizzati dagli ospiti e dal personale, e altre aree di interesse, come ad esempio l'ingresso alla sala da pranzo, ai ristoranti e ai bar.
Ristoranti, sale da colazione e da pranzo e bar
Informazione e comunicazione: i ristoranti, la prima colazione, la sala da pranzo e il personale del bar devono attenersi il più possibile all'igiene personale. E’ altresì importante ricordare agli ospiti di disinfettarsi le mani con il gel disinfettante, preferibilmente all'ingresso di tali strutture, quando entrano ed escono dal ristorante, dalla colazione o dalla sala da pranzo.
Buffet e distributori automatici di bevande: ai buffet, gli ospiti dovrebbero evitare di maneggiare il cibo. Se necessario, cambiare più frequentemente pinze e mestoli, lasciandoli sempre in contenitori separati. Pulire e disinfettare le superfici del buffet dopo ogni servizio. Le macchine da caffè, le macchine per le bibite, in particolare le parti più a contatto con le mani degli utenti, dovrebbero essere pulite e disinfettate almeno dopo ogni servizio e anche più spesso se necessario.
Lavaggio di piatti, argenteria e biancheria da tavola: piatti e argenterie devono essere lavati e disinfettati in una lavastoviglie, compresi gli oggetti che non sono stati utilizzati, in quanto potrebbero essere stati a contatto con le mani degli ospiti o del personale. Se per qualsiasi motivo è necessario il lavaggio manuale, si devono seguire le consuete procedure (lavaggio, disinfezione, risciacquo), adottando il massimo livello di precauzioni. L'asciugatura deve essere effettuata con asciugamani di carta monouso. Allo stesso modo, tovaglie e tovaglioli devono essere lavati seguendo i medesimi standard di sicurezza.
Servizio al tavolo: quando possibile, si raccomanda di avere un massimo di 4 persone per 10 metri quadrati. I tavoli devono essere disposti in modo che la distanza tra lo schienale di una sedia e quello di un'altra sia superiore a un metro e che gli ospiti si trovino uno di fronte all'altro ad almeno un metro.
Pulizia e Disinfezione
Pulizia e disinfezione: anche in assenza di casi Covid-19 negli hotel e in tutte le strutture ricettive si raccomanda di potenziare i servizi igienici. Attenzione speciale deve essere rivolta alla pulizia e alla disinfezione delle aree comuni (bagni, sale, corridoi, ascensori, etc.). In particolare bisogna focalizzarsi sull’igienizzazione degli oggetti che vengono toccati frequentemente, come maniglie, pulsanti degli ascensori, corrimano, interruttori, maniglie delle porte, etc. Il personale addetto alle pulizie dovrà essere istruito su tali direttive.
- Tutte le superfici che vengono contaminate con secrezioni respiratorie o altri fluidi corporei provenienti da persone infette (ad esempio WC, lavandini, vasche da bagno) possono essere disinfettate con una soluzione di ipoclorito di sodio allo 0,1% (corrispondente a 1000 ppm). In caso si utilizzi il diossido di cloro come disinfettante, le superfici devono essere risciacquate con acqua pulita non prima di 10 minuti dall’esposizione.
- Quando l'uso della candeggina non è adatto, è possibile utilizzare alcol al 70% di concentrazione.
- Quando possibile, utilizzare solo materiali di pulizia monouso. Eliminare qualsiasi attrezzo fatto di panni e materiali assorbenti.
- I tessuti, la biancheria e i vestiti devono essere messi in appositi sacchi per il bucato contrassegnati e maneggiati con cura per evitare l'innalzamento della polvere e la potenziale contaminazione delle superfici circostanti o delle persone.
- Il personale addetto alle pulizie deve essere istruito sull'uso dei DPI e sull'igiene delle mani immediatamente dopo la rimozione dei dispositivi di protezione individuale e al termine dei lavori dei pulizia e disinfezione.
- Tutte le stanze e le aree comuni devono essere ventilate quotidianamente.
Dotazioni di sicurezza per il personale addetto alle pulizie:
- Guanti
- Camici monouso
- Scarpe chiuse
- Se si eseguono procedure che generano schizzi, ad esempio il lavaggio delle superfici, aggiungere una protezione per il viso con uno schermo facciale e grembiuli impermeabili.
Gestione dei casi di Covid-19 in hotel e altre attività turistico-ricettive
Raccomandazioni generali
Cosa fare se un'ospite o un membro dello staff sviluppa dei sintomi? Se qualcuno sviluppa i sintomi di un'infezione respiratoria acuta, bisogna immediatamente cercare di ridurre al minimo il contatto del malato con tutti gli ospiti e il personale della struttura. Lo reception e tutto lo staff dell'albergo devono seguire le procedure stabilite nel piano d'azione:
- Separare il malato dalle altre persone a una distanza di almeno 2 metri.
- Se la situazione lo richiede e il malato non viene trasferito in un istituto medico, la Direzione deve prendere in considerazione le misure necessarie affinché il contagiato sia curato in modo adeguato. Ciò potrebbe includere la necessità di designare un membro del personale, che sia sufficientemente addestrato sulla prevenzione e il controllo delle infezioni, nonché sulle procedure di emergenza.
- Se possibile, designare un bagno ad uso esclusivo del malato.
- Chiedere alla persona malata di indossare una mascherina e di rispettare le norme di igiene respiratoria in caso di tosse e starnuti. Se il dispositivo di protezione non è disponibile o non è tollerato dal malato, fornire dei tessuti per coprire la bocca, che poi andranno smaltiti in un sacchetto per lo smaltimento dei rifiuti a rischio biologico. Se non è disponibile, inserirlo in un sacchetto di plastica intatto, sigillarlo e considerarlo rifiuto "a rischio biologico". Si raccomanda sempre, al termine della procedura, di lavare le mani con acqua e sapone o strofinarle con una soluzione a base alcolica.
- Quando si assiste un ospite malato o personale proveniente da un'area colpita che mostra febbre, tosse persistente o difficoltà respiratorie, utilizzare sempre i dispositivi di protezione, compresa la mascherina, la protezione per gli occhi, i guanti e un camice.
- Rimuovere accuratamente i DPI per evitare di contaminarsi. Togliere prima i guanti e il camice, eseguire l'igiene delle mani; successivamente rimuovere la maschera e la protezione per gli occhi e lavare immediatamente le mani con acqua e sapone o strofinarle con una soluzione a base alcolica.
- Smaltire correttamente i guanti e gli altri oggetti monouso che sono entrati in contatto con i fluidi corporei della persona malata in un sacchetto a rischio biologico o in un sacchetto di plastica protetto, che sarà considerato come rifiuto "a rischio biologico".
In caso di un lavoratore contagiato
Se un membro del personale segnala sintomi respiratori, il lavoratore deve immediatamente interrompere il lavoro e rivolgersi all’assistenza medica. In questi casi, in attesa dell'intervento dei servizi medici, la persona dovrà rimanere isolata in un'apposita stanza.
Il lavoratore sintomatico deve essere dotato di tessuti monouso e di una mascherina che dovrà indossare quando sono presenti altre persone o quando deve uscire nelle aree comuni.
In caso di ospite contagiato
Se la persona contagiata è un ospite dell’hotel, si sconsiglia di farlo rimanere a lungo nella struttura. La persona può essere isolata temporaneamente in una stanza, fino all'intervento delle autorità sanitarie locali e a condizione che la stanza non sia condivisa con altri ospiti. Nessun visitatore deve essere autorizzato a entrare nella stanza occupata dall'ospite malato.
In base alla disponibilità, gli eventuali accompagnatori dovranno essere spostati in un'altra camera.
Identificazione e gestione dei contatti
Dopo l'identificazione di un caso sospetto nello stabilimento si deve immediatamente passare all’individuazione dei contatti. Secondo l’OMS è una persona che ha avuto una delle seguenti esposizioni durante i 2 giorni precedenti e i 14 giorni successivi all'insorgenza dei sintomi in un caso probabile o confermato:
- Contatto faccia a faccia con un caso probabile o confermato entro 1 metro e per più di 15 minuti;
- Contatto fisico diretto con un caso probabile o confermato;
- Cura diretta di un paziente con malattia Covid-19 probabile o confermata senza l'uso di adeguati dispositivi di protezione individuale.
Oppure, nel caso specifico di una struttura ricettiva:
- Accompagnatori di ospiti o persone che forniscono assistenza, che hanno avuto uno stretto contatto con un caso sospetto;
- Il membro del personale designato per l'assistenza ai malati e altri membri del personale che possono essere stati a stretto contatto con i malati o con le strutture che utilizzano (ad es. bagno) o con la loro biancheria e i loro vestiti usati.
Ospiti non coinvolti
Gli ospiti non interessati sono persone che si ritiene abbiano avuto un'esposizione a basso rischio con l’ospita malato. A costoro devono essere fornite tutte le informazioni sulla malattia, sulla sua trasmissione e sulle misure preventive. Dovrebbe essere chiesto loro di automonitorarsi per 14 giorni dalla data di conferma della presenza di un caso nello stabilimento. In presenza di sintomi indicativi del Covid-19 entro 14 giorni, dovranno essere invitati ad autoisolarsi immediatamente e a contattare i servizi sanitari locali.
Fornitori di beni e servizi
Gli appaltatori e i fornitori di beni e servizi che entrano in contatto con la struttura alberghiera devono usare tutte le precauzioni di sicurezza e i sistemi di prevenzione della diffusione di Covid-19.