Può IEG detenere la partecipazione in una società di allestimenti fieristici? Secondo AGCM, l’autorità regolatrice della concorrenza e del mercato, non è possibile, anzi, una situazione di questo genere risulta lesiva delle libere dinamiche di mercato.
Non è una questione teorica, una disputa fra azzeccagarbugli, ma un caso concreto su cui l’Autorità ha ritenuto di intervenire.
Il punto di partenza è il Piano periodico di razionalizzazione che il Comune di Rimini deve presentare in ordine alle società partecipate. L’ultimo è stato approvato nel dicembre 2019. In esso, censura AGCM, non si fa alcun cenno al fatto che IEG, società controllata da Rimini Congressi in cui il Comune detiene circa un terzo del capitale, ha acquisito nell’aprile 2018 il 60 per cento di Prostand ed il 100 per cento di Colorcom, entrambe società di allestimenti fieristici. In realtà, in seguito Colorcom è stata fusa per incorporazione da Prostand, ma al di là delle successive modifiche societarie ciò che viene contestato è il fatto che IEG occupi posizioni di mercato anche nel settore degli allestimenti fieristici.
Già la Corte dei Conti, rileva l’Authority, aveva rilevato che anche IEG e le società indirettamente possedute tramite la Fiera dovevano essere incluse nel Piano di revisione delle partecipate. Invece il Comune di Rimini, nell’atto che è successivo alle osservazioni della Corte dei Conti, esclude IEG dal Piano “in quanto partecipata (e non controllata) dalla società non a controllo pubblico Rimini Congressi (a sua volta partecipata ma non controllata dalla controllata Rimini Holding)”.
L’Authority invece osserva che il Testo unico sulle società partecipate impedisce alle amministrazioni pubbliche di possedere partecipazioni in società che non perseguono fini istituzionali, e concede una deroga per l’organizzazione e la gestione delle fiere. Ma gli allestimenti, per quanto affini agli eventi fieristici, non appartengono alle finalità istituzionali degli enti pubblici e quindi, secondo AGCM, “non si rinvengono motivi per una loro sottotrazione alle dinamiche di mercato”. Secondo l’Authority le acquisizioni di IEG nel settore degli allestimenti fieristici sono in contrasto con la legge e pertanto devono essere dismesse. Si chiede anche che venga rivisto lo statuto di IEG, limitando l’oggetto sociale alla gestione degli spazi fieristici.
L’argomento è stato discusso ieri in consiglio comunale dove a maggioranza è stata approvata una delibera che respinge i rilievi di AGCM. In una lettera-parere inviata al Comune, il presidente di IEG Lorenzo Cagnoni sostiene che la società non è soggetta al Piano di revisione delle partecipate in quanto quotata in Borsa. Inoltre, secondo Cagnoni non si può parlare di controllo pubblico su Rimini Congressi (e quindi su IEG) perché non sussistono le condizioni giuridiche e di fatto.
Da parte sua l’amministratore unico di Rimini Holding Paolo Faini mette altri argomenti a sostegno della legittimità della scelta compita dal Comune. Osserva che la legge ammette la partecipazione in società che in modo prevalente (“non si dice esclusivo”, sottolinea) si occupano di fiere. Quindi si può fare anche altro. Inoltre, Rimini Congressi in assemblea vota per il 66,03 per cento delle azioni mentre per una dismissione o per il cambiamento dello statuto occorre il 66,7 per cento. E questa sarebbe un’ ulteriore conferma che Rimini Congressi non controlla IEG.
Nell’introdurre il dibattito, l’assessore Gian Luca Brasini ha derubricato tutto l’argomento a questione tecnica e giuridica, quando in realtà sulla tendenza di IEG a diventare una sorta di soggetto monopolista del settore fieristico (allestimenti, ristorazione, ecc.) sono state più volte sollevate obiezioni in sede politica. Le hanno ribadite nel dibattito di ieri anche i consiglieri Gennaro Mauro e Gioenzo Renzi, nell’annunciare il voto contrario della minoranza.
Ora è probabile che AGCM trascini il Comune in giudizio, si vedrà come andrà a finire.
Il consiglio comunale si è anche occupato di un’altra partecipata, Anthea, che ha chiesto di immettere sul mercato azioni per il valore quasi simbolico di 500 euro al fine di acquisire un nuovo socio (gli attuali sono i comuni di Rimini, Bellaria e Santarcangelo) e aumentare così la produttività.
Il senso dell’operazione è stato giustificato dall’amministrazione comunale dall’esistenza di una “capacità produttiva residua” della società, ancora non pienamente sfruttata e quindi la possibilità, per essa, di mettere positivamente le proprie competenze al servizio anche di altri soggetti pubblici.
La motivazione non ha convinto gli esponenti della minoranza. Gennaro Mauro ha ricordato la relazione del direttore di Anthea al bilancio 2018, in cui sosteneva esattamente il contrario, e cioè che la struttura non riusciva a far fronte ai numerosi impegni. Carlo Rufo Spina ha lamentato la mancanza di trasparenza (perché non si dice qual è il Comune interessato?) e ha sospettato che possa essere il cavallo di Troia per arrivare a costituire un carrozzone. La delibera è quindi passata a maggioranza.