Elezioni regionali: quanto è "generosa" la giunta Bonaccini!
Si legge in un comunicato: “Il Comune di Riccione interviene a fianco delle famiglie grazie al finanziamento proveniente della Regione nell’ambito del progetto “Al nido con la Regione”. La regione Emilia Romagna ha infatti stanziato per il Comune di Riccione 126.000 euro per sostenere le famiglie nel pagamento mensile delle rette dei nidi comunali e nido d’infanzia convenzionato Ipab Ceccarini”. Chissà, forse la giunta regionale pensava proprio a questo effetto moltiplicatore di propaganda elettorale gratuita, quando nel luglio scorso ha stanziato 18 milioni per il progetto volto a tagliare il costo degli asili nido per le famiglie. Forse però non immaginava che un insperato aiuto promozionale venisse anche da un’amministrazione fieramente di destra come quella di Riccione.
È dal periodo estivo che è cominciata la straordinaria generosità della Regione. Lo avevamo notato subito su BuongiornoRimini il 19 luglio scorso commentando lo stanziamento di 3,5 milioni per gli impianti sportivi della provincia di Rimini: “La paura rende generosi”. Era l’inizio, immediatamente dopo, il 29 luglio, è arrivata la notizia sugli asili nido.
I cittadini sanno che se vogliono vedere finalmente asfaltate le strade piene di buche devono aspettare una campagna elettorale. Ma l’asfaltatura delle strade è operazione di piccolo cabotaggio, la Regione che è un ente più ricco di un singolo Comune ha la possibilità di mettere sul piatto della bilancia milioni su milioni, di farsi notare grazie a stanziamenti cospicui per questo o quel settore, ed anche per piccole mance che, specialmente alla vigilia di un’elezione decisiva come quella del prossimo 26 gennaio, non bisogna trascurare.
La paura di vedere le armate di Salvini & Company occupare i palazzi di viale Aldo Moro a Bologna ha spinto la giunta di Stefano Bornaccini a elargire finanziamenti a pioggia in ogni direzione. Gran lavoro per l’ufficio stampa che da luglio ad oggi un giorno sì e un giorno no ha inondato le redazione di comunicati che informavano sulla generosità della Regione che pensa a tutti, proprio a tutti, nessuno escluso, anche perché tutti votano.
Abbiamo così appreso che sono stati stanziati 560 mila euro per il miglioramento della qualità del miele, il ripopolamento degli alveari e la salute delle api: i bravi insetti non votano, ma gli apicoltori sì. Restando sempre in tema di agricoltura, Bornaccini ha pensato anche a quei poveri agricoltori che hanno subito danni dalle incursioni della fauna selvatica: 400 mila euro per contributi al 100 per cento sull’installazione di mezzi di prevenzione.
Salvini sbraita che vuole la flat tax e accusa il governo giallorosso di inventare ogni giorno una nuova tassa? La giunta Bornaccini replica con 36 milioni di euro per abbattere il costo dell’Irap per le imprese di 100 comuni montani della regione. Per le start up addirittura l’azzeramento. Il comunicato informa che in una settimana è arrivato un migliaio di richieste: qualcuno ne dubitava? Non è finita: dall'internet point, al bar, alla vendita di alimentari, riviste, biglietti per treno e bus, a centro informazioni turistiche: la Regione finanzia con oltre 500 mila euro 17 nuovi progetti per esercizi "multi funzione" nei piccoli centri scarsamente abitati.
E per le città cosa prevede la generosità regionale? Agevolazioni fiscali per negozi, bar e ristoranti dell'Emilia-Romagna. La Regione punta a convenzioni con i Comuni che consentano di avere aree a fiscalità agevolata nei distretti commerciali delle città. Entro il 2019 arriveranno per le imprese bandi per 8 milioni di euro.
La salute, prima di tutto, afferma la saggezza popolare. E Bornaccini non delude pensando alle parrucche per le pazienti oncologiche sottoposte a cure chemio o radioterapiche. Ad ogni donna 400 euro per potersi rifare la capigliatura. Se tutte le 3.400 pazienti ne faranno richiesta, la spesa sarà di 1,4 milioni. Attenzione anche alle barriere architettoniche nelle abitazioni private: dalla Regione sono arrivati 2,5 milioni di euro per finanziare oltre 670 interventi nelle case private, da Piacenza a Rimini. Stanziati pure 38 milioni di euro per la prevenzione, la diagnosi e la cura delle persone con patologie psichiatriche, disturbi mentali e disagi psichici, e altri legati al comportamento alimentare o alle difficoltà di apprendimento nei giovani e giovanissimi. “Risorse specifiche – sottolinea la Regione - che vanno ad aggiungersi a quelle già previste ordinariamente dalle Ausl”. Sono stati trovati anche 7 milioni di euro per rivalutare le tariffe riconosciute alle strutture private accreditate che si occupano dell’assistenza delle persone con disabilità e anziani non autosufficienti.
E lo sport lo trascuriamo? Non sia mai. Pronti 100 mila euro per centro defibrillatori per le società sportive che gestiscono impianti pubblici. Stanziati oltre 2,7 milioni di euro per l'attività motoria e gli eventi sportivi in Emilia-Romagna. Poi non mancano le roboanti promesse. La Regione è pronta a investire 10 milioni di euro per la realizzazione a Misano Adriatico di un moderno velodromo coperto, per quella che sarebbe una struttura di livello internazionale per le gare ciclistiche. Lo stanziamento verrebbe inserito nella prossima programmazione dei Fondi di sviluppo e coesione.
Dallo sport ai giovani il passo è breve. Annunciato lo stanziamento di 4 milioni per spazi, servizi e iniziative in favore dei giovani. Non mancano 600 mila euro per contrastare il disagio sociale fra gli adolescenti e preadolescenti di età compresa tra gli 11 e i 19 anni. La Regione non trascura neppure i giovani agricoltori: per loro oltre 2 milioni di euro che serviranno anche ad aiutare le imprese colpite dalla cimice asiatica. E che dire degli oltre 25 milioni di euro per finanziare 79 corsi post diploma per formare giovani tecnici specializzati?
Ci sono inoltre cospicui capitoli di spesa come quelli stanziati per sostenere la riqualificazione del turismo: 25 milioni per gli operatori e 20 milioni per i Comuni. L’ultimo impegno di spesa sono i 3,3 milioni di spesa per rende più belli, funzionali e sicuri i porti di Cattolica, Cesenatico, Comacchio, Rimini, Bellaria-Igea Marina e Riccione.
Impossibile riassumere qui proprio tutta la pioggia di finanziamenti: ci sono anche 21 milioni per il rischio idrogeologico, 5 milioni per i boschi, 2 milioni per le piccole e medie imprese. Ed anche 456 mila euro per completare il circuito storico-archeologico per l'Appennino piacentino. Che non si dica che il presidente Stefano Bornaccini e la sua giunta hanno dimenticato qualche elettore. Per le iniziative indicate la “spesa elettorale” ammonta a circa 190 milioni. Ma il 26 gennaio è ancora lontano.
Valerio Lessi
Metromare, si parte senza sapere quali saranno i costi annuali di gestione
Quando partirà la linea Metromare, ovvero il trasporto rapido fra Rimini e Riccione? La data ora indicata, dopo che sono state disattese tutte le altre, è il 23 novembre. Ma quel giorno, se così sarà, partirà solo l’esercizio sperimentale con bus ibridi o a metano, non con gli autobus elettrici che stanno ancora fabbricando in Belgio. E quando ci sarà la vera partenza? Questo nessuno è in grado di indicarlo, il massimo a cui si spingono le autorità è che si spera prima dell’estate 2020. Ma quali saranno i costi di esercizio di quest’opera che è costata la bellezza di 92 milioni ed è in itinere da ormai venticinque anni? Su questo nessuna risposta. Pare che il piano costi ricavi sarà fatto quando ci sarà il via ufficiale alla linea e si conosceranno corse e frequenze. È stato confermato che il servizio sarà affidato a Start Romagna, in quanto attuale detentore del contratto di trasporto pubblico locale. Entro il 2020 Agenzia Mobilità della Romagna farà il bando per trovare un nuovo gestore.
Ecco, in sintesi, la sostanza di quanto emerso (o non è emerso) nella lunga riunione della seconda commissione di controllo presieduta dal leghista Matteo Zoccarato e alla quale hanno partecipato, oltre all’assessore Roberta Frisoni, anche i rappresentanti di tutti gli enti coinvolti, Pmr, Start Romagna e Agenzia mobilità Romagna. Fra il pubblico si notava anche un drappello di osservatori interessati, una pattuglia di consiglieri comunali di Riccione (sostenitori del sindaco), guidata dal presidente del consiglio comunale Gabriele Galassi.
Il presidente di Pmr Massimo Paganelli aveva più volte annunciato che Metromare sarebbe partito prima dell’estate 2019. Non è accaduto e se riuscirà a partire a fine novembre sarà solo in via sperimentale senza i mezzi per cui è stata costruita la corsia protetta. Perché? La prima colpa dei ritardi è stata attribuita all’associazione di imprese, guidata da Van Hool, che deve produrre i nove veicoli che costano 10,5 milioni. Il contratto è stato firmato il 2 agosto 2016, il primo bus doveva arrivare lo scorso 23 agosto e l’intera flotta entro il 23 gennaio 2020. Se tutto va bene il primo mezzo arriverà a fine novembre e l’intera flotta a febbraio. Non ci sono di mezzo solo i ritardi delle imprese ma anche, così è stato spiegato, il complicato e tortuoso iter che hanno avuto i vari decreti di assegnazione dei fondi statali stanziati per l’acquisto. Quando i bus arriveranno a Rimini, saranno già stati omologati in Belgio e in Italia si dovrà solo trascrivere l’omologazione là registrata. Un’operazione che comunque richiede qualche tempo. Quando i mezzi saranno a Rimini, si dovranno fare alcune operazioni in capo all’Ustif (Ufficio speciale trasporti a impianti fissi) che deve rilasciare un nulla osta finalizzato a garantire la sicurezza. Poiché tutte le necessarie verifiche vanno fatte su pista, sarà interrotta la fase sperimentale. Per cui il Metromare sarà fatto partire e poi fermato dopo quattro o sei mesi, si vedrà, tutti i tempi sono incerti. E quanto dureranno queste verifiche Ustif? “Da altri casi precedenti – spiega a BuongiornoRimini il presidente di Pmr, Massimo Paganelli – il periodo va da un mese e mezzo a tre mesi”. Insomma o i mezzi arrivano davvero nei tempi indicati o la prospettiva di aprire prima dell’estate salta un’altra volta.
In commissione si è discusso anche di questa fase sperimentale che a quanto pare non ha altro scopo che quello di non tenere chiuso l’impianto. Contro questa decisione si è scagliato il Comune di Riccione che ha anche chiesto un parere legale sulla legittimità dell’operazione. Lo statuto recita che le decisioni all’interno del comitato di coordinamento dell’accordo di programma devono essere prese all’unanimità e invece Riccione si è dissociato. Paganelli ha replicato che il voto unanime non sarebbe necessario su ogni decisione. Il presidente di Pmr ha contestato anche i dati sui costi della fase sperimentale: secondo Riccione ammonterebbero a 1,1 milioni, invece sarebbero solo di 400 mila euro.
Sono rimaste senza risposta alcune puntuali domande poste da Carlo Rufo Spina di Forza Italia. A quanto ammontano i costi di gestione annuali? Quanti passeggeri annuali sono previsti? Chi ripianerà eventuali deficit? L’unica risposta è che in tutta Italia il trasporto pubblico locale è ovunque in deficit e nei casi più virtuosi si copre il 50 per cento dei costi. A Rimini la copertura economica delle linee attuali è del 35 per cento. Quanto ai probabili passeggeri, BuongiornoRimini ha cercato di farseli dire dal presidente Paganelli. I primi studi di fattibilità parlavano di 5 milioni di passeggeri annui. Paganelli corregge il tiro: “In un elaborato dello studio Faini, predisposto per ottenere un finanziamento bancario, è stato rilevato, dai dati forniti da Start Romagna, che l’attuale linea 11 produce 4,5 milioni di passeggeri. Per dimostrare che Pmr sarebbe stata in grado di pagare il debito alla banca, è stata fatta una simulazione su 3,5 milioni di passeggeri”.
Gioenzo Renzi, di Fratelli d’Italia, ha invece posto l’accento sugli indispensabili collegamenti con la Fiera e con l’aeroporto, che a suo parere costituiscono la vera utilità di Metromare. È urgente arrivare in Fiera e per questo motivo Renzi ha proposto di fare un tracciato parallelo alla linea ferroviaria: costerebbe di meno e sarebbe più facile e veloce realizzarlo. L’assessore Frisoni ha invece difeso l’ipotesi già annunciata di un percorso privilegiato lungo la normale linea stradale. Quanto all’aeroporto, ha rimandato al Masterplan concordato fra Airiminum ed Enac, di cui però al momento nulla si conosce nel dettaglio. Frisoni ha detto che si pensa ad un collegamento sotterraneo che dalla più vicina stazione di Metromare porti al Fellini. Ma è una partita ancora tutta da scoprire.
Studenti e industria 4.0, 74 studenti provano il lavoro
E’ partita questa settimana presso la sede di M.T. Srl di San Giovanni in Marignano la terza edizione del corso integrativo di meccatronica “Industry 4 School”.
Il Progetto, promosso da tre aziende leader del settore manifatturiero della Valconca (oltre a M.T. Srl sono coinvolte anche FOM Industrie e Universal Pack), è il frutto di una intensa collaborazione tra il mondo produttivo e quello delle scuole, in particolare gli Istituti Tecnici Industriali di Rimini, Morciano di Romagna ed Urbino.
I partecipanti infatti sono studenti delle classi Quarte e Quinte di tali Istituti che, grazie a questa iniziativa volontaria e gratuita pomeridiana, possono integrare le nozioni acquisite presso le rispettive scuole con informazioni ed esercitazioni pratiche offerte dalle imprese, che mettono a disposizione le competenze dei manager ed i macchinari più all’avanguardia.
La finalità principale di questo progetto consiste nell’avvicinare studenti di talento al mondo dell’impresa già durante la fase scolastica ed al contempo consentire alle imprese di stabilire un contatto con potenziali futuri collaboratori da inserire in organico, anticipando i tempi di inserimento e formazione interna.
In provincia di Rimini, così come in tutta la nostra Regione infatti, c’è una forte carenza di tecnici specializzati nelle industrie, che per proseguire il processo di sviluppo, non possono prescindere dalla disponibilità di nuove leve adatte a lavorare nel complesso mondo di Industria 4.0, cioè il sistema di produzione dove si incrociano meccanica, elettronica ed informatica.
La terza edizione di “Industry 4 School” vede la partecipazione ai corsi di Meccanica, Elettronica ed Informatica di 74 studenti, di cui 23 provenienti dal “Belluzzi-Da Vinci” di Rimini, 27 del “Gobetti-De Gasperi” di Morciano e 24 del “Mattei” di Urbino.
Preghiera per la Siria e incontro con padre Bahjat
La situazione nel nord della Siria sembra avere imboccato di nuovo il piano inclinato dell'escalation della violenza e della guerra; come al solito chi ne fa le spese più dolorose e drammatiche è la popolazione civile. A Rimini il dramma delle popolazione siriane da anni nella guerra è al centro di due iniziative. . Domenica 20 ottobre alle 21 in piazza Tre Martiri il mensile appuntamento di preghiera del Comitato Nazarat per i cristiani perseguitati sarà dedicato alla Siria.
Il 30 ottobre, inoltre, al Teatro Tarkovskij, proposto dal centro culturale Il Portico del Vasaio, ci sarà un incontro con padre Bahjat Elia Karakach, francescano del convento della Conversione di San Paolo a Damasco. Titolo dell'incontro: La lunga guerra di Siria (2011-2019). Storie e testimonianze di cristiani.
Giovani / Mussoni: servono adulti che camminino insieme a loro
“La percezione di essere un problema appesantisce la condizione giovanile e fa sentire al giovane di essere un peso per il mondo degli adulti e di essere sbagliato. Nel momento in cui crolla l’autostima, crolla tutto il potenziale del giovane, una persona con qualità da spendere e una vocazione da scoprire”.
Manuel Mussoni, 35 anni, presidente diocesano dell’Azione cattolica, insegnante di religione nelle scuole medie superiori, commenta così quel giudizio sulla “fatica di essere giovani” contenuta nel messaggio del vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, in occasione di San Gaudenzo. Un messaggio dedicato alla questione dei giovani e all’emergenza ecologica, che ve appunto i ragazzi come protagonisti.
“Il vescovo – osserva Mussoni - richiama gli adulti ad esser persone credibili, mentre nella realtà assistiamo a testimonianze opposte. Quando un giovane non riesce nell’esperienza quotidiana a fidarsi e affidarsi perché non trova adulti all’altezza di questa fiducia, viene meno in lui anche la tensione interiore verso una realtà che può guidare l’esistenza. Una sorta di sfiducia che il giovane sperimenta nel rapporto con l’adulto diventa poi un tagliare le gambe alla tensione verso l’infinito o verso la mano che può custodire il mondo, verso il rapporto con Dio”.
Il vescovo parla di provocare le questioni che stanno nel cuore dei ragazzi. Cosa significa?
“In un’età che è l’età della fecondità , non solo in senso fisico ma anche psicologico, affettivo, è necessario fare esperienze che possano dare spessore a quella fecondità. Esperienze di aggregazione, di servizio, di stare insieme, che diano gusto all’esistenza. È nel vuoto e nell’ansia che poi nascono fenomeni di devianza. Da una parte fornire ai giovani stimoli positivi e dall’altra garantire una vicinanza serena. È questo che genera fiducia”.
Nella sua esperienza di educatore quando vede riaccendersi il cuore di un giovane?
“Nella mia esperienza vedo che il primo momento, che potrebbe sembrare banale, e invece è decisivo, è l’ingresso in classe, il primo sguardo. Possono cogliere in un sorriso, anche in un momento di difficoltà, la serietà e la fortezza di un adulto che non si fa vincere dalle emozioni e dagli eventi e vuole invece dare priorità all’incontro con loro. Il giovane questo lo percepisce, e lo rianima. Allora, pensa, la vita si può affrontare, allora la vita ha senso. Il secondo aspetto sono le esperienze. Con loro ho vissuto esperienze di barca a vela, di convivenza, di riflessione in classe su tematiche a loro vicine. Se vengono toccati nelle corde giuste, si vede subito quello sguardo vivo di chi aspettava certe cose. Trovano la possibilità di dissetarsi di una sete che non è mai venuta a meno”.
Il vescovo invita a camminare insieme ai giovani. Come può avvenire?
“Vuol dire mettersi al loro fianco e far loro capire in tutti i modi possibili e immaginabili che non sono un problema ma sempre un dono. Quindi saperli ascoltare, mettere al primo posto la loro situazione, le loro fatiche e le loro qualità. E questo passa dai piccoli gesti quotidiani, da come entro in classe, da come gestisco una difficoltà perché un comportamento negativo può provocare una sanzione o può spingere ad un ascolto più approfondito. Il vescovo parla anche di con-patire, cioè appassionarsi alla vita dell’altro, lasciarsi toccare dalle vicende. Non devo fare lo psicologo e nemmeno il famigliare o l’amico, però se so che un ragazzo vive un successo è umano condividerlo o se invece ha una difficoltà fargli capire che stai soffrendo con lui. Il giovane ha un’intelligenza affettiva così radicata che coglie subito se l’accompagnamento è appassionato”.
Il vescovo mette in guardia anche sul mito del giovanilismo. È un rischio reale?
“ I giovani sono orientati verso una vita adulta, quindi una vita realizzata, caratterizzata dalla responsabilità e dal sacrificio, e pure dal raccogliere i frutti delle proprie scelte e attese. Un adulto che si sforza di restare giovane, e lo si vede dall’abbigliamento, dagli atteggiamenti, è un adulto non realizzato, un adulto che mostra frustrazione. Non capiamo mai abbastanza quanto la frustrazione dell’adulto generi ansia e smarrimento nel giovane che invece si sente molto custodito e tutelato dall’adulto che tende a mostrarsi in modo non giovanilistico ma con senso di responsabilità, senso di appartenenza ad un progetto di vita, ad un sogno. Quando questo accade, ha un valore enorme come testimonianza”.
I giovani sembrano estranei alla realtà, possono tornare ad essere protagonisti della storia?
“Ci sono due modi di reagire all’insufficienza degli adulti di oggi che constato anche nella mia esperienza: o la rassegnazione, questo è il mondo, spero che a me vada bene, per il resto non c’è niente da fare, oppure il protagonismo, vedo davanti a me delle esperienze e, poiché ho un ideali, un sogno, mi muovo per fare qualcosa. Questa è la grande scommessa del giovane di oggi: davanti alle sfide, scegliere la strada della rassegnazione o quella del protagonismo. Stimoli e accompagnamento serio da parte degli adulti possono agevolare la seconda opzione. Vedo giovani che la scelgono questa strada e sono esempi anche per me, esempi che danno conforto, speranza ed entusiasmo”. Mi auguro che grazie al messaggio del vescovo si possa fare un lavoro insieme, come un’unica famiglia, affinché i giovani si sentano preziosi. Se invece continuiamo facendoli sentire un problema, togliamo speranza ai giovani e agli adulti stessi”.
Giovani / Don Parma: "Non guardiamoli come un problema"
“I giovani ci stanno provocando, il loro disagio riguarda noi adulti”, osserva don Claudio Parma, da una vita insegnante di religione nelle scuole superiori, guida dell’esperienza di Gioventù studentesca. “I giovani – insiste - sono una domanda per me, sulle certezze su cui poggia la mia esistenza, su cosa mi permette di essere uomo fino in fondo”.
Ma come vivono oggi i giovani? Il vescovo nel suo messaggio alle autorità per San Gaudenzo ha osservato che oggi assistiamo ad una fatica di essere giovani…
“I giovani sono avviliti, si sentono come un problema da risolvere, si sentono sbagliati. E questo li mortifica. A mio parere, il loro disagio va guardato come una risorsa. È vero, vivono in un limite enorme, ma può diventare un punto da cui ripartire. Hanno bisogno di incontrare adulti che dicano loro che la fatica e l’angoscia della vita costituiscono una domanda forte da valorizzare. Hanno bisogno di incontrare qualcuno che dica loro che quella domanda non è da buttare via, che loro non sono sbagliati.
Oggi i giovani ti rifiutano anche se dai loro delle dritte giuste, dei suggerimenti puntuali, utili. E ti rifiutano pure se li inviti ad essere liberi di decidere. Vivono il rifiuto sia della libertà con una proposta sia della libertà senza paletti. Si sentono soli”.
Un educatore come può incrociarli?
“Bisogna stare vicino ai giovani, diventare dei compagni di cammino. Giovani e adulti hanno lo stesso cuore, e i ragazzi chiedono la presenza di adulti impegnati con la propria umanità che condividono con loro un’esperienza. Bisogna coinvolgerli i giovani in un’esperienza, cioè aiutarli a giudicare la realtà”.
Quando vede i giovani riprendere speranza?
“ Quando riesci a fargli capire che le loro debolezze e le loro angosce sono il modo con cui il Mistero va loro incontro. Ciò che loro getterebbero via, ciò che fa schifo, è in realtà la strada con cui il Mistero li va a prendere. E allora capiscono che non sono mai stati abbandonati. I giovani si rianimano quando incontrano persone che li aiutano a guardarsi in un modo di cui loro non sono capaci. Persone che guardino con simpatia alla loro umanità e povertà. Non per dire loro che sono bravi, ma che li aiutano a capire che quella povertà che sperimentano è l’occasione per riprendere in mano la loro vita”.
Monsignor Lambiasi ha osservato che i giovani non hanno bisogno di adulti con atteggiamento giovanilistico.
“È vero. Se un adulto si pone di fronte a loro in modo giovanilista o vitalista, è la prima persona che respingono. Non cercano un adulto che gli assomigli ma che sia felice, che testimoni un gusto per la vita. Che sappia guardare con simpatia alle loro ferite”.
Spesso si dice che oggi, per la prima volta, i giovani non hanno l’aspettativa di una vita migliore rispetto ai loro padri. E questo genera paura del futuro…
“Hanno paura del futuro perché hanno incertezza nel presente. Manca loro un’esperienza nel presente, qualcosa che li porti a entrare dentro se stessi. Le paure dipendono dalla fragilità del presente. Se vivi un significato nel presente, sei capace di affrontare il futuro, pur con tutte le oggettive difficoltà e contraddizioni che presenta”.
I giovani come possono tornare ad essere protagonisti nella storia?
“Oggi certi ideali non mobilitano più. I giovani esprimono una posizione fiacca. La passione per un ideale è sostituita da una certa tecnologia in cui sono immersi, che può diventare anche una forma di estraniazione dalla realtà. La tecnologia promette emozioni senza fare fatica, e oggi giovani sono riluttanti di fronte alla fatica”.
Quindi il vuoto dei giovani si esprime nella cultura digitale?
“Il mondo digitale non va demonizzato, può essere utile e divertente. È una forma che non capisco, perché appartengo ad un’altra generazione. Ma se un ragazzo passa le ore a fare un certo gioco sullo smartphone significa che manifesta un desiderio e pensa di aver trovato la risposta in quel gioco.
Un professore aveva visto un ragazzo con le cuffie nelle orecchie. Cosa stai facendo? Sto ascoltando musica. Fammi ascoltare. Ma è bellissima, per me è come una preghiera. E il ragazzo: allora è da tre ore che sto pregando! Quindi di per sé non vanno demonizzate certe forme, i ragazzi vanno piuttosto aiutati a trovare un senso in ciò che fanno”.
Il disagio attuale dei giovani è uguale o diverso rispetto al disagio che anche nel passato si sperimentava?
“Lo psicoanalista Galimberti dice anni fa le persone avevano problemi emotivi, sentimentali, sessuali. Ora riguardano il vuoto di senso. Un tempo avevo un problema, oggi ho il vuoto, questa è la fondamentale differenza”.
Ma i giovani sono tutti uguali, tutti segnati dal vuoto di senso?
“Non tutto è generalizzabile. I ragazzi che hanno incontrato educatori validi riescono a stare in piedi. Vivono in luoghi dove fanno esperienza di un significato. Però sono pochi. Quella educativa oggi è la vera emergenza. La famiglia è distrutta, per cui è fondamentale che ci siano scuole con una precisa impostazione educativa. Una scuola dove gli insegnanti, come diceva Pasolini, ti educhino con il loro stesso essere. Una scuola così può essere di aiuto anche alla famiglia”.
15 ottobre
Denunce in calo, ma Rimini in testa | Parcheggi dolenti | Spiaggia, soprintendenza battuta al tar
11 ottobre
Antincendio chiusi 35 alberghi | Contro i furbetti dell'Isee | Stazione meteo a Riccione
I motori di Forza Italia sono rimasti senza miscela
Si legge in un comunicato: “Forza Italia ha riunito all’Hotel Savoia il direttivo provinciale e regionale all’Hotel Savoia per fare il punto sull’attività svolta a livello nazionale e locale e per scaldare i motori in vista delle Elezioni Regionali del 26 gennaio.
Hanno partecipato la Sen. Anna Maria Bernini e il Commissario Regionale Sen. Paroli, oltre al sen. Antonio Barboni , al vice commissario regionale Nicola Marcello, al commissario provinciale Giulio Mignani, alla Coordinatrice Regionale Seniores Gabriella Pezzuto e al capogruppo riminese Carlo Rufo Spina”.
Forse perché c’era da scaldare i motori, i berlusconiani sono partiti parlando di autoscuole e di auto estere. Hanno ascoltato i rappresentanti delle autoscuole, costrette a pagare l’IVA retroattiva. Il comunicato ci informa che è stato ascoltato anche Alessandro Amadei del Comites, che riunisce gli italiani residenti all’estero, che ha denunciato le gravi difficoltà che il decreto sicurezza ha introdotto, impedendo a cittadini Italiani di mettersi alla guida di auto straniere.
Il senatore Antonio Barboni ha relazionato sull’importante attività svolta in Senato: ovviamente si è occupato di autoscuole, di auto estere, ma anche del passaggio in Emilia Romagna dei Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio.
È quindi intervenuto il consigliere comunale Nicola Marcello. Il suo intervento “è iniziato con la denuncia dell’abbandono dell’area di Rimini Nord da parte dell’Amministrazione che latita negli interventi che sono ormai necessari ed inderogabili. Un affondo anche sui parcheggi, in particolar modo quello dell’Ospedale, troppo caro per chi è malato o vuol far visita ad amici o parenti ricoverati”.
Stando al comunicato diffuso dal commissario provinciale Giulio Mignani questi sono stati i temi locali di un incontro che doveva servire a scaldare i motori in vista delle regionali e delle comunali del 2021.
Sul proprio profilo Facebook il capogruppo Carlo Rufo Spina aggiunge: “Ha concluso mirabilmente Anna Maria Bernini, capogruppo FI al Senato, che ha ricordato l'importanza dei nostri valori liberali e ha lanciato la carica per liberare la regione prima e il comune di Rimini poi da oltre 70 anni di oppressione sovietica!”.
Autoscuole, auto estere, parcheggi all’ospedale, passaggi da una Regione all’altra, retorica anticomunista dei bei tempi andati: sarebbe questa, secondo Forza Italia di Rimini, la miscela giusta per scaldare i motori e per mandare il Pd all'opposizione. Sicuri che riescano almeno ad accendersi?
Porta Galliana verso la fase finale del recupero
Probabilmente ci vorrà ancora un anno di lavori perché il recupero di Porta Galliana sia terminato e l’importante zona archeologica sia restituita alla fruizione di cittadini e turisti. Davide Frisoni, consigliere comunale e presidente della commissione cultura, segue con grande attenzione le varie fasi, anche perché, tiene a sottolineare, “la spinta a recuperare Porta Gallina costituisce il mio primo atto politico”.
Adesso che dal 20 ottobre sarà riaperta al traffico via Bastioni settentrionali, sarà possibile sbirciare nel cantiere e ciò che si vedrà è certamente di più di ciò che si poteva osservare prima dell’inizio dei lavori, ovvero solo la sommità della porta. Gli scavi hanno infatti eliminato un interramento di tre metri e mezzo e hanno riportato alla luce una porta medievale, l’unica rimasta, che aveva una importantissima funzione difensiva.
“La porta – spiega Frisoni – è stata realizzata nel Medioevo e poi rimaneggiata da Sigismondo Malatesta. L’intervento di Sigismondo è documentato dal ritrovamento, all’inizio del secolo scorso, di un otre contenente medaglie utilizzate dal signore di Rimini per indicare le opere da lui realizzate o ristrutturate. Erano una sorta di firma”.
Prima di quel ritrovamento, l’unico documento storico su Porta Galliana era il bassorilievo di Agostino di Duccio, nel Tempio Malatestiano, che rappresenta la Rimini di Sigismondo. Ma come essere certi che quanto spuntava dal terreno in prossimità del porto fossero i resti di Porta Galliana? La rappresentazione di Di Duccio indicava una struttura fortificata, ma non si avevano conferme dal punto di vista archeologico.
“Prima degli scavi, la certezza non c’era. – continua Frisoni – La certezza è arrivata con la scoperta degli antemurali, che erano opere di difesa. Sull’antemurale di destra è stato trovato anche un beccatello, che Sigismondo usava come simbolo di fortificazione. L’uso dei beccatelli non aveva solo una funzione decorativa ma doveva dare l’impressione di una fortificazione”.
Porta Galliana non era solo una porta di ingresso in città per chi proveniva dal mare, ma era soprattutto una struttura di difesa dai nemici esterni. Evidentemente i pericoli maggiori (pirati) giungevano proprio dall’Adriatico. La conferma viene anche dal ritrovamento, durante gli scavi condotti dagli archeologi di adArte, del cosiddetto “ponte morto”, il muro sul quale veniva poggiato il ponte levatoio. C’era dunque una complessa e articolata struttura difensiva che probabilmente comprendeva due fossati e due ponti di cui uno levatoio.
“Che siamo di fronte ad una struttura strategica – osserva Frisoni – lo testimonia anche la bombardiera che è stata scoperta nel muro lato città: serviva a puntare i cannoni in direzione San Giuliano. Inoltre, sulla destra, guardando in direzione del porto, è stata rivenuta una fessura, che probabilmente aveva una funzione difensiva per piazzarvi delle balestre o altre armi”. La porta era sbarrata, oltre che dalla grata che poteva scendere in qualsiasi momenti, da un doppio portone. Si comprende che il recupero e il restauro di Porta Galliana offre agli storici una quantità di reperti, indizi e informazioni che consentiranno di delineare i metodi difensivi voluti da Sigismondo.
Già nel Cinquecento la porta è stata sigillata perdendo quindi la funzione di ingresso della città. Probabilmente è diventata quella che poi sarà chiamata Torre dei Cavalieri. E con il tempo è stata progressivamente interrata fino ad assumere l’aspetto che vedevamo prima degli scavi.
Il consigliere Davide Frisoni ha anche proposto un modo (vedi immagine esemplificativa qui sopra) per consentire al pubblico di “vedere” la struttura della porta nella sua interezza. Lo si può fare con un punto ottico piazzato davanti a Porta Galliana: su un pannello trasparente si traccia un disegno prospettico della struttura, così come era ai tempi di Sigismondo; l’osservatore vede ciò che resta della porta perfettamente inserito in quel disegno e grazie al disegno totale vede anche tutti gli altri elementi che non ci sono più. “Ho presentato l’idea agli uffici e mi auguro che venga recepita. – dice Frisoni – è un modo per fare capire bene cosa c’era in quel punto senza spendere capitali per ricostruzioni fittizie e soprattutto “senza toccare” l’architettura recuperata”.