Mucillagini, 30 anni dopo. Parla l'ex sindaco Chicchi: il sistema fu capace di reagire
8 luglio 1989, trent'anni fa, un mondo completamente diverso da quello attuale. Il Muro di Berlino sarebbe caduto solo a novembre. A Palazzo Chigi c'era Giulio Andreotti. Quell'8 luglio di trent'anni fa la Riviera si svegliò in un incubo. Da Trieste a Pescara l'Adriatico era coperto da un manto vischioso: era comparsa la mucillagine. Una data che in qualche modo segna uno spartiacque per la storia del turismo riminese. Quando in agosto il Presidente del Consiglio Andreotti arrivò al Meeting di Rimini ebbe una battuta, anch'essa passata alla storia: “Pensavo di dover venire con uno scafandro...”
“E dire – ricorda Giuseppe Chicchi, all'epoca assessore regionale al turismo – che solo tre giorni prima avevamo diramato un bollettino in cui si annunciava che lo stato dell'Adriatico era perfetto. Il bollettino sul'Adriatico era nato all'inizio degli anni Ottanta dopo la crisi dell'eutrofizzazione, veniva inviato via fax in tutta Europa”.
La realtà vi aveva clamorosamente smentito...
“Ci chiedemmo subito: cosa diciamo? Decidemmo di diramare un bollettino straordinario in cui testualmente si diceva che l'Adriatico era oggettivamente impraticabile per la balneazione”.
Foste coraggiosi.
“Fu una scelta illuminata, peraltro pienamente condivisa dagli operatori turistici con cui eravamo costantemente in contatto per gestire la crisi. Grazie a questa informazione di verità fummo credibili quando, dopo una mareggiata che aveva in larga parte disperso la mucillagine, diramammo un bollettino in cui si affermava che l'Adriatico era tornato balneabile. |Fu un un momento drammatico per la Riviera. Fughe e disdette si moltiplicarono, il mese di luglio fu nullo dal punto di vista turistico, in un solo colpo perdemmo la metà delle presenze estere. Solo dopo una dozzina d'anni siamo riusciti a recuperare”.
C'era anche molta confusione sulla natura e le cause del fenomeno.
“Purtroppo ancora oggi non si conoscono esattamente. Ciò che permise una definizione del fenomeno come non direttamente connesso all'eutrofizzazione, fu la scoperta di cronache del Settecento che citavano il mare invaso dalle mucillagini. L'Icram, l'Istituto di ricerche sul mare, allora presieduto da Paolo Arata, ha in parte collegato il fenomeno all'inquinamento ma soprattutto ai cambiamenti climatici. Si è visto che in certe condizioni particolari di temperatura e luce, si produce il muco vischioso che conosciamo”.
Il citato Paolo Arata è lo stesso imprenditore vicino alla Lega balzato recentemente agli “onori” delle cronache?
“Proprio lui. Poi fu nominato commissario straordinario alle mucillagini con un portafoglio di 40 miliardi di lire. L'unica idea di contenimento che emerse fu quella delle cosiddette 'panne' galleggianti che dovevano servire ad allontanare la mucillagine dalla costa. Ma furono pressoché inutili, perché la mucillagine scendeva e riemergeva dall'altra parte. Con Arata poi, in vista della stagione estiva 1990, girammo tutte le fiere europee per annunciare che l'Adriatico sarebbe stato balneabile”.
La crisi delle mucillagini a che punto della propria storia trovò la Riviera?
“La vicenda dell'eutrofizzazione aveva già posto all'attenzione una questione: la conclusione del ciclo del turismo di massa che aveva caratterizzato la nostra realtà nel momento storico in cui la domanda di vacanza superava l'offerta. C'era più gente che voleva andare in vacanza rispetto al prodotto disponibile sul mercato. Questo era avvenuto negli anni Sessanta e Settanta. Successe un'altra cosa. Coloro che si erano arricchiti con il turismo di massa, penso ai tour operator europei, avevano investito le risorse acquisite in altri paesi, Spagna e Turchia. Quindi già negli anni Ottanta il nostro turismo si trovava di fronte a un cambiamento, eravamo entrati nella fase in cui l'offerta supera la domanda. Lo sviluppo delle comunicazioni via terra ed aeree aveva avvicinato paesi che in precedenza erano distanti. Tuttavia ancora non si era colto lo scheletro di ciò che doveva diventare la nuova offerta del territorio. Le domande radicali erano già state poste dalle alghe, non c'erano ancora le risposte. Per merito non tanto mio, ma di tutto il sistema turistico, la vicenda delle mucillagini consentì di mettere a fuoco una strategia”.
Qual è stata la strategia?
“Quella che va sotto il nome di destagionalizzazione. La conferenza regionale che nei mesi successivi tenemmo a Bologna l'ha delineata. Il passaggio dal turismo di massa ai turismi. Destagionalizzare voleva dire mettere in condizione il territorio di produrre turismo indipendentemente dagli eventi climatici. Quando poi sono diventato sindaco di Rimini ho declinato questa strategia con le grandi opere”.
Gli operatori turistici pensarono di rispondere costruendo piscine che sembravano pozzanghere...
“Questa fu la fase dell'emergenza. Cosa diciamo i prossimi anni? Avemmo la fortuna di incrociare un ministro del turismo valido, Franco Carraro, che si rese disponibile e con la famosa legge Carraro -Vizzini mise a disposizione 245 miliardi di lire in conto interessi per ristrutturare gli alberghi. Si diceva allora che avrebbe movimentato investimenti per 90 miliardi di lire. I nostri operatori la sfruttarono al massimo e investirono”.
Furono fatte le piscine e qualche abbellimento estetico. La struttura portante degli alberghi rimase la stessa.
“Ricordo che nella conferenza prima citata avevo fissato l'obiettivo di arrivare a 400/500 alberghi annuali su circa 300 esistenti. Quell'obiettivo è stato raggiunto, anche se sono concentrati soprattutto nell'area di Rimini, grazie alla Fiera. Poi prima di lasciare la Regione feci anche la legge che favoriva l'uscita dal mercato delle struttura marginali. A Rimini la usarono in duecento”.
Normalmente si ritiene che con la crisi delle mucillagini la Riviera puntò sul turismo della notte. Condivide?
“Non è così, il vero investimento sulla notte è stato fatto negli anni Ottanta. Il vero investimento dopo le mucillagini è stato fatto su diversi prodotti turistici, fra cui anche la notte. Ma ci sono anche i grandi parchi tematici, lo sport, i congressi, le fiere”.
Forse si è puntato sulla notte nella narrazione esterna?
“Sono sempre stato contrario a questa lettura. Rimini non è come Ibiza, Rimini ha 300 mila posti letto da riempire fra alberghi, residence, campeggi. Ibiza ne ha circa 20 mila. Quindi noi abbiamo un target universalistico che va dal bambino di un anno al vecchio di novanta. Quindi una Riviera proiettata tutta sul tema della notte rischia di diventare selettiva, di escludere target che non siano quelli giovanili. C'è da dire che il mondo della notte ha avuto una fase discendente abbastanza drammatica, era un modello di consumo turistico molto circoscritto ad un ciclo, quello della Milano da bere”.
Tirando le somme, si può dire che la Riviera fu capace di reagire e di scommettere sul futuro? Oggi sarebbe possibile?
“Quella capacità di reazione si manifestò non solo dopo i fenomeni dell'eutrofizzazione e della mucillagine, ma anche durante. Questo è un punto politicamente rilevantissimo, perché la reazione che ebbe il sistema nel suo complesso accumulò l'energia necessaria per gli anni successivi. Dimostrò che era possibile reagire. Non scattò una reazione remissiva o rinunciataria. Penso che anche oggi le energie si troverebbero. Non sono altrettanto sicuro del sistema politico, oggi più frantumato e meno capace di convergere”.
Valerio Lessi
IEG, dopo la Borsa la prossima sfida è il "cupolone"
Ed ora che l’ambizioso traguardo è stato raggiunto, avanti tutta con gli investimenti. Il giorno dopo il debutto in Borsa, i vertici di IEG, il presidente Lorenzo Cagnoni e l’amministratore delegato Ugo Ravanelli, fanno il punto sulle prossime sfide della società. Ai festeggiamenti, sulla terrazza del Club Nautico, si è aggiunto anche il sindaco Andrea Gnassi, al quale è piaciuto rimarcare che il risultato di ieri è il frutto di una comunità che nel dopoguerra ha cominciato a fare manifestazioni al Grand Hotel, poi al Castello e nella “palestra” del teatro, per arrivare a costruire i primi padiglioni di via della Fiera nel 1972, fino a costruire il nuovo quartiere fieristico e il palacongressi, e a costruire con Vicenza il polo fieristico del nord est.
Il prossimo ambizioso traguardo sarà il cosiddetto cupolone, come è stato ribattezzato il mega padiglione che sorgerà a est degli attuali. Un edificio circolare, diametro 121 metri, altezza 36, capace di 15.500 posti a sedere, la più grande struttura del genere esistente in Europa, assicura il presidente Cagnoni. Sarà un investimento di 45 milioni che, se tutte le lungaggini burocratiche e amministrative lo consentiranno, sarà inaugurato nel gennaio 2023 in occasione del Sigep. È proprio per rispondere alle esigenze di crescita di alcune manifestazioni (Sigep ma anche Ecomondo, TTG) che si è imposta la necessità di allargare gli spazi. La nuova struttura sarà però polifunzionale, ospiterà le fiere ma anche concerti, spettacoli, grandi raduni. Il programma degli investimenti per Rimini prevede anche 4,2 milioni per ampliare i parcheggi. A Vicenza, invece, per il momento si faranno solo interventi per migliorare la qualità e la funzionalità degli spazi esistenti, anche se Cagnoni,che deve tenere buono il socio vicentino, non ha escluso che in futuro, a fronte di una maggiore necessità delle fiere orafe, si possa procedere ad ampliamenti.
Quanto all’eterno e sempre attuale tema delle aggregazioni, se il sindaco Gnassi è stato spavaldo affermando che si faranno quelle che convengono, il presidente Cagnoni ha osservato che quella di Rimini con Vicenza di fatto è stata l’unica realizzata in Italia. Per ulteriori aggregazioni non c’è molto da scegliere, certamente – ha rimarcato – dopo il felice debutto in Borsa è stato fatto un importante passo in avanti.
All’amministratore delegato Ravanelli il compito di delineare i passaggi che hanno portato IEG, dopo il fallimentare tentativo di dicembre, a centrare oggi lo storico obiettivo. A fine gennaio è stato riconvocato il team che aveva lavorato in precedenza. Le condizioni di mercato erano favorevoli, anche se proprio qualche settimana prima della quotazione c’era stato un ribasso. È stato comunque deciso di proseguire per tre motivi. I risultati societari del 2018 sono stati migliori rispetto al 2017 e alle stesse previsioni; questo andamento favorevole è stato ampiamente confermato dal primo trimestre del 2019; è stato revisionato il piano industriale. La scommessa dei vertici di IEG è stata premiata, delle cinque società che si erano ritirate nel semestre scorso, quella della fiera è stata l’unica a ritentare e tagliare il traguardo. Fra aprile e maggio sono stati contattati circa 70 investitori istituzionali che avevano manifestato la disponibilità ad acquistare azioni per circa 20 milioni di euro. È stato deciso di procedere esclusivamente con la vendita delle azioni (da parte di Rimini Congressi e Impregilo), senza il contemporaneo aumento di capitale, come era nell’ipotesi di dicembre. Al momento del collocamento, le richieste di azioni sono salite da 20 a 36 milioni, l’80 per cento in più rispetto all’offerta iniziale, così che gli acquirenti, una trentina di fondi, sono stati soddisfatti solo al 60 per cento delle loro richieste.
Il titolo di IEG ha debuttato subito al rialzo rispetto al valore (3,99 contro 3,7) perché alcuni hanno comprato direttamente sul mercato. Poi c’è stato un ribasso dovuto a qualche azionista (probabilmente i privati riminesi) che ha deciso, sbagliando, di realizzare subito. Quindi è di nuovo risalito ed anche oggi, 20 giugno, è andato bene. Anche se, ha giustamente avvertito Ravanelli, in queste cose non bisogna guardare il giorno ma un arco temporale ampio.
Il ricavato della quotazione in Borsa permetterà a Rimini Congressi di abbattere il debito con Unicredit per il palacongressi (scende a 15 milioni) e probabilmente riuscirà anche ad ottenere il ritiro delle famose lettere di patronage che per anni sono state una spada di Damocle sui bilanci comunali.
Nel Documento per la Borsa quante notizie su IEG! Anche la paga di Cagnoni
È la fotografia di IEG piena di particolari, alla vigilia della quotazione in Borsa. È un malloppo di circa 400 pagine chiamato Documento di Registrazione. Lo si potrebbe chiamare: tutto ciò che vorreste sapere sulla società che gestisce la Fiera di Rimini. Un obbligo di trasparenza imposto dalle norme sulla quotazione in Borsa, pubblicato sul sito di IEG, a beneficio degli investitori che vogliono conoscere lo stato di salute della società.
Grandi risultati nel primo trimestre 2019
C’è veramente tutto: dalla storia alla situazione economica e finanziaria, dalle partecipazioni e acquisizioni societarie a curiosità come i compensi degli amministratori. Non mancano nemmeno le ultime notizie: si apprende così che il Gruppo IEG ha chiuso il primo trimestre 2019 con ricavi pari a Euro 67,26 milioni di euro, in aumento del 26,7% rispetto al corrispondente periodo del 2018. In crescita anche la redditività operativa, con l’EBITDA che si attesta a 24,3 milioni, con un incremento del 30,4% rispetto al primo trimestre 2018.
Da cosa dipende tanto favorevole vento in poppa? Il Documento spiega che si tratta dello sviluppo della linea business servizi correlati, cioè non la vendita degli spazi fieristici ma i servizi di allestimento o la ristorazione. Nel 2018, ad esempio, IEG ha acquisito la maggioranza di Pro.Stand, storica azienda riminese del settore.
Il Gruppo risulta oggi formato, oltre che da IEG, da Summertrade, ProStand, Prime Servizi, Prostand Exhibition Service, Italian Exhibition Group Usa, FB International (Usa). Queste società sino controllate direttamente, ma IEG detiene anche partecipazioni più o meno cospicue anche in altre 14 società.
In corsa per gestire la DMC di Rimini
L’ultima nata è recente: in data 26 febbraio 2019 è stata costituita Destination Services, che si occuperà di promozione ed organizzazione di servizi turistici. Il capitale sociale è al 50 per cento di IEG, per l’altro 50 di Promozione Alberghiera. La società ha anche partecipato al bando emesso per individuare il soggetto gestore della DMC del Comune di Rimini grazie al fatto che il “dialogo competitivo”, originariamente in scadenza a fine gennaio, è stato poi prorogato al 15 marzo.
Un altro evento recente di una società controllata riguarda Summertrade che dal 2 maggio 2019 si occupa dei servizi di ristorazione del centro congressi di Riva del Garda.
Stando alla documentazione fornita, procede bene non solo l’attività fieristica ma anche quella congressuale. Le fiere organizzate sono 50, di cui 40 direttamente e 10 ospitate, mentre gli eventi congressuali nel 2018 sono stati 181. In particolare il Palacongressi di Rimini è stato utilizzato per 244 giorni e per 101 eventi Congressuali, con un indice di contemporaneità degli eventi pari al 36,10%.
Indebitamento in crescita
Abbiamo visto che crescono fatturato e guadagni ma cresce anche l’indebitamento. Nel 2018 la Posizione Finanziaria Netta è stata di 70,7 milioni contro i 52,9 del 2017 e i 42 del 2016. Il peggioramento di 17,8 milioni rispetto ai 2017 è dovuto, secondo il Documento, a due fattori: gli investimenti in immobilizzazioni materiali inerenti al completamento dell’ultima fase di ampliamento del Quartiere Fieristico di Rimini; la valorizzazione delle opzioni di vendita delle quote partecipative concesse in favore degli azionisti di minoranza di FB International e Pro.Stand ); questi due fattori fortunatamente sono stati compensati da maggiori incassi di saldi e acconti sulle manifestazioni.
Anche il costo del personale (368 dipendenti) è aumentato del 20 per cento rispetto al 2017.
Approvato l’ampliamento di Rimini, stop a Vicenza
Riguardo al futuro, si apprende che in data 11 aprile 2019 il consiglio d’amministrazione ha deciso di procedere all’ampliamento del quartiere fieristico di Rimini per un importo massimo di 46,6 milioni e al potenziamento dei parcheggi per altri 14,6 milioni. Il Documento precisa che ancora non sono certi i costi complessivi dell’intervento, in quanto l’importo potrà essere determinato solo dopo l’aggiudicazione dei lavori. Inoltre, l’’efficacia della decisione è subordinata all’ottenimento di linee di finanziamento attualmente in corso di negoziazione". Avranno forse qualcosa da mugugnare i “cugini” di Vicenza perché per quel quartiere fieristico, che pure doveva essere ampliato, si realizzeranno solo interventi che “massimizzino e rendano più efficiente la funzionalità e fruibilità degli spazi, differendo a successive analisi eventuali interventi di riqualificazione dell’intero complesso”.
Lo stipendio di Cagnoni
E veniamo al consiglio d’amministrazione, entrato in carica nell’aprile 2018, dove accanto ai consiglieri di nuova nomina, compaiono i due veterani: Lorenzo Cagnoni, dal 1995, e Maurizio Ermeti, dal 1997. Oltre alle competenze di consiglio, presidente e amministratore delegato, vengono indicati anche i compensi. Per un consigliere di amministrazione c’è dal 2018 il compenso forfettario di 10 mila euro l’anno. Lo stipendio del presidente Cagnoni e dell’amministratore delegato Ravanelli è composto da più voci: 10 mila come consigliere, 75 mila per le deleghe conferite, 40 mila variabili per obiettivi di breve periodo, 100 mila variabili obiettivi di medio-lungo periodo relativi al triennio 2018-2020. Quindi quanto guadagna in un anno? È indicata la somma del 2018: 159 mila euro, comprensivi dello stipendio dell’anno e della parte variabile del 2017, incassata nel 2018. Ravanelli, entrato in carica ad aprile, ha invece ottenuto 57 mila euro. In totale la spesa del consiglio d’amministrazione è di 430 mila euro l’anno; non sono previsti fringe benefits, se non l’assegnazione di auto aziendale ad uso promiscuo per gli amministratori esecutivi.
Dopo la quotazione in Borsa sarà applicata una “politica di remunerazione” per i dirigenti con lo scopo di “attrarre, trattenere e motivare un management dotato di adeguate qualità professionali”. Gli stipendi, oltre al fisso contrattuale, hanno incentivi per il raggiungimento di determinati obiettivi di sviluppo.
I contenziosi aperti
In questa completa carta di identità di IEG non sono nascosti i contenziosi in atto, a partire dal processo Aeradria in cui è imputato Cagnoni. Ma con il fallimento Aeradria è in lite la società in quanto tale perché il curatore fallimentare ha chiesto un risarcimento danni. IEG scrive che a tal proposito non è stata accantonata alcuna somma perché si ritiene remota la possibilità di perdere la causa. C’è stato un contenzioso fiscale con il Comune di Rimini per il pagamento dell’Imu sui capannoni. La Fiera riteneva di non doverla pagare ed aveva anche vinto in primo grado. Ma poi è intervenuta una sentenza della Cassazione e dal 2015 la paga regolarmente ed ha anche saldato le quote pregresse.
Nel Documento si parla anche dell’esposto di un consigliere comunale all’Autorità per la concorrenza e all’Autorità anti-corruzione, nel quale IEG è accusata di intese restrittive della concorrenza (allestimenti fieristici) e di non applicazione del codice del codice dei contratti pubblici. IEG e le due aziende controllate Pes e Pro.Stand hanno fornito la documentazione e le spiegazioni richieste e sono in attesa di sviluppi.
Come rinasce un popolo? Non è un modello astratto che supera l'individualismo
Nella Evangelii Gaudium papa Francesco scrive che «diventare un popolo richiede un costante processo nel quale ogni nuova generazione si vede coinvolta. È un lavoro lento e arduo che esige di volersi integrare e di imparare a farlo fino a sviluppare una cultura dell’incontro in una pluriforme armonia».
Come nasce e si sviluppa questo processo che porta alla costruzione di un popolo? Chiara Giaccardi, docente dell’Università Cattolica di Milano, ha provato a rispondere alla domanda nel corso della serata organizzata dal centro culturale Il Portico del Vasaio, a conclusione del ciclo sulle parole che dividono. E lunedì sera la parola di cui ricomprendere il significato era appunto la parola popolo. Già nel ’68 Paolo Vi aveva lanciato un grido allarmato «Dov’è il “Popolo di Dio”, del quale tanto si è parlato, e tuttora si parla, dov’è?». E oggi ci si potrebbe chiedere dov’è il popolo socialista, dov’è il popolo laico? I soggetti e le identità popolari che hanno costruito il tessuto sociale del nostro Paese sembrano essersi liquefatti in una società dove esiste solo la somma di tante solitudini.
Giaccardi nella ricerca del nuovo punto di inizio di una forma dello stare insieme che non sia la somma di tanti io, è partita dal dominio della ideologia individualista, giudicata come una grande trappola, meglio ancora come un’astrazione. La pretesa di un uomo che si concepisce del tutto autonomo, indipendente, che si costruisce da solo, cozza contro la realtà: siamo un insieme di relazioni e solo attraverso le relazioni avviene il processo di individuazione di cui parlava Jung, cioè l’emergere della persona. Oltretutto le relazioni che più influiscono sulla nostra vita sono quelle che non scegliamo, i genitori, i figli, il contesto sociale e culturale.
Se il modello individualistico di società che ben conosciamo è un modello astratto, cioè che astrae dalla concretezza della vita e dei rapporti, non se ne esce contrapponendovi un altro modello astratto, come potrebbe essere il comunitarismo o quello che oggi va più di moda, il populismo, visto come il tentativo di una risposta sbagliata, perché fondata sulla paura, ad un bisogno di relazioni protettive.
Non c’è un modello astratto – ecco il passaggio fondamentale – ma solo la concretezza della nostra esistenza. Le relazioni non possono essere fabbricate, non sono un oggetto che si possa comprare sul mercato. L’individuo fabbrica, mentre la persona genera. Generatività è una parola chiave nel pensiero e nell’esperienza personale di Chiara Giaccardi, madre di cinque figli ed impegnata in un’associazione che pratica l’accoglienza di migranti e stranieri. Insieme al marito Mauro Magatti vi ha dedicato un libro, Generativi di tutto il mondo unitevi.
Generare significa prolungare se stessi, incontrare l’altro, consentire la nascita di un’alterità. Generare vuol dire essere aperti all’imprevisto, ad-ventura, cioè al futuro, mentre l’individuo vive nell’eterno presente. La libertà sta nel mettere al mondo, non nello scegliere ciò che già c’è.
Giaccardi ha fatto riferimento anche al pensiero della tensione polare di Romano Guardini, al quale ha pienamente attinto anche Bergoglio. Ogni nostra azione, per esempio, è un impasto di attività e passività, non c’è solo l’una o l’altra. Trasferendo questo pensiero polare ai rapporti tra le persone, si scopre che l’altro è dentro di noi, non è esterno a noi.
Una lunga premessa per affermare che l’idea di popolo può rinascere come frutto del riconoscimento delle relazioni costitutive della nostra vita. Si tratta di curare e far fiorire le relazioni che già ci sono. Il popolo nasce da un’esperienza di ospitalità (l’ombelico è lì a dimostrare che noi stessi nasciamo in quanto ospitati da un altro) e di esodo, di uscita da noi stessi per incontrare l’altro. È l’incontro fra diversi che genera. Si tratta di cominciare partendo da un sì all’imprevisto che si affaccia sulla nostra vita. Non da soli, insieme ad altri, così si vive l’esperienza di una realtà aumentata, non dalla tecnica ma dalle relazioni.
IEG, chiuso il collocamento, il 19 debutto in Borsa. Ricavi per 18,1 milioni
È stata anticipata ad oggi, rispetto alla scadenza prevista del 20 giugno, la chiusura del collocamento delle azioni di IEG in vista della quotazione in Borsa. Nella giornata di mercoledì 19 giugno avrò avvio la negoziazione delle azioni ordinarie della società sul MTA.
In base alle richieste pervenute nell’ambito dell’offerta, sono state assegnate n. 5.392.349 Azioni a n. 27 richiedenti (complessivamente pari al 17,47% del capitale sociale post Offerta), di cui n. 4.870.000 Azioni poste in vendita da Rimini Congressi S.r.l. e n. 522.349 da Salini Impregilo S.p.A., con una domanda complessiva pari a 1,8 volte il quantitativo di azioni offerte. All’esito dell’offerta, Rimini Congressi detiene una partecipazione pari al 49,29% del capitale sociale della Società ed eserciterà, grazie al voto maggiorato, il 61,36% dei diritti di voto.
Il prezzo di offerta delle azioni è stato fissato in Euro 3,70 per azione.
In base al prezzo di offerta la capitalizzazione della società alla data di avvio delle negoziazioni sarà pari a Euro 114,2 milioni.
I proventi derivanti dall’offerta spettanti agli Azionisti Venditori, riferiti al prezzo di offerta, al netto delle spese e delle commissioni riconosciute al Consorzio di collocamento, sono pari a circa Euro 18,1 milioni.
Galli: in giunta a Bellaria per far vedere come amministra la Lega
Il capitano Matteo Salvini dovrebbe appuntare una medaglia d'oro al valor leghista ai dirigenti riminesi del partito che sono riusciti nell'impresa di ottenere tre assessori (compreso il ruolo di vice sindaco) nella nuova giunta di centrodestra di Bellaria Igea Marina. Con appena il 19 per cento dei voti alle comunali hanno ottenuto tre poltrone su cinque. Hanno applicato con successo il vecchio principio di Enrico Cuccia secondo cui le azioni non si contano ma si pesano. E la Lega i propri voti è riuscita a farli pesare, eccome.
Ma non è questa – già di per sé rilevante - l'unica stranezza della conclusione delle elezioni a Bellaria. La delegazione di giunta della Lega è capitanata da Bruno Galli, segretario provinciale del partito, mentre Cristiano Mauri, sempre considerato come il naturale candidato alla carica di vice sindaco, farà il semplice assessore. Non è invece entrato in giunta l'ex sindaco Enzo Ceccarelli, la cui ombra ha comunque continuato a far discutere sia prima che dopo il voto. È vero o non è vero che la Lega, alla quale Ceccarelli si è molto avvicinato, lo proponeva per l'assessorato al turismo? È vero non è vero che il sindaco Filippo Giorgetti si è opposto con forza e che, probabilmente, in cambio ha dovuto accettare il carico da novanta di tre assessori leghisti in giunta? Domande che per ora rimangono senza risposta, anche perché sul tema i protagonisti ovviamente glissano. Bisogna dare tempo al tempo, e da come evolveranno le cose si capirà quanto c'è di vero e quanto di leggendario.
“Il mio coinvolgimento nella giunta Giorgetti – spiega da parte sua Bruno Galli – è un gesto di responsabilità. In una situazione in cui il partito è passato all'improvviso dal 4 a oltre il 30 per cento, c'è un gap da colmare. Occorre far crescere una classe dirigente locale, il mio impegno diretto va in questa direzione. Con Filippo, siamo in ottimi rapporti da sempre, e quindi c'è la possibilità di fare un lavoro serio. Il mio nome, anche se non è mai emerso, era un'opzione. Non è stata una scelta improvvisata”.
A dire il vero alle comunali la Lega ha preso 19 per cento, che non è poco, ma non è il 30...
“Alle amministrative ci sono le liste civiche che inevitabilmente contribuiscono alla redistribuzione dei voti. Il voto politico, quello che conta, è quello europeo, e ci aspettiamo che sia confermato anche alle regionali, che pure hanno un significato politico”.
A proposito di regionali, lei è sempre stato indicato come il candidato naturale e forte per il collegio di Rimini. Secondo la legge c'è incompatibilità fra carica di assessore in un Comune e consigliere regionale. Significa che non è più in corsa?
“Le regionali ci saranno a novembre e forse anche più in là. Le candidature le decideranno a suo tempo il segretario romagnolo Morrone quello nazionale Salvini. Intanto io mi intesto l'avviamento di questa giunta. Con gli altri colleghi abbiamo iniziato il lavoro nella prospettiva di durare cinque anni. A Bellaria vogliamo dare la prova di una classe dirigente della Lega capace di amministrare. È un messaggio importante anche per gli altri Comuni della provincia, a partire da Rimini dove si voterà nel 2021”.
I vostri avversari si sono chiesti che c'azzecca Galli, infermiere e riminese, come assessore al turismo di Bellaria...
“Non sono uno che si incensa, preferisco mantenere il basso profilo. Faccio politica da dieci anni, conosco la provincia palmo a palmo senza bisogno del Tom Tom. Certo il turismo non è la mia materia di elezione, ma penso di avere l'esperienza politica necessaria per affrontare questo tema insieme al sindaco Giorgetti”.
Non è che quando lei partirà per le regionali, a quel punto sarà ripescato Ceccarelli'
“Ceccarelli non è stato escluso e quindi non sarà ripescato”.
Prima faceva riferimento a Rimini, sull'onda dei risultati di queste elezioni avete già cominciato a impostare le cose?
“Si vota nel 2021, e oggi in politica vuole dire che mancano anni luce. In questi anni a Rimini siamo cresciuti moltissimo, ogni lunedì sera ci ritroviamo, una trentina di militanti, per impostare il lavoro e affrontare le questioni politiche del momento. La nostra è una crescita non solo quantitativa ma soprattutto qualitativa. Quando sarà il momento decideremo il candidato e la squadra. Credo di avere sufficiente empatia con il territorio per capire se sarà più vincente un candidato civico o uno della Lega. Noi siamo pronti a dialogare con tutti, tranne il Pd, ovviamente, senza arroganza. Credo comunque che l'ondata in favore della Lega sarà trainante anche nel 2021”.
A Santarcangelo non è andata secondo le attese...
“A Santarcangelo, che io chiamo la Stalingrado della Romagna, il Pd ha mostrato un radicamento importante con forze che sono riuscite a resistere nonostante il nostro buon risultato. Il Pd è riuscito a inglobare tutto, grazie alle due liste civiche, come è accaduto a Rimini nel 2016 con Patto Civico. Con la lista Più Santarcangelo ha messo insieme persone che hanno mostrato un buon radicamento e hanno intercettato il voto libero, non di appartenenza. Adesso hanno una maggioranza eterogenea che rendere più difficile il governo. E ci saremo noi che ci prepariamo per il 2024”.
Qualcuno osserva che non vi siete impegnati molto a Santarcangelo...
“Non è vero, ci siamo impegnati moltissimo, con gazebi e volantinaggi. Ma partivamo da zero. Ai miei ragazzi dico sempre: sorridete a chi non vi ha votati e impegnatevi ancora più a fondo”.
Valerio Lessi
Popolo,un nuovo inizio. Stasera incontro con la sociologa Giaccardi
Nel dibattito attuale è molto più frequente incontrare la parola “populismo” rispetto alla parola “popolo”. È una parola che implica l'esperienza di un'appartenenza, della costruzione di reti e relazioni capaci di durare nel tempo. Nel proprio itinerario intorno alle parole che dividono, ovvero alle parole il cui significato autentico è da riconquistare, il centro culturale Il Portico del Vasaio, dopo aver affrontato le parole “identità” e “tradizione”, si avventura a parlare di “popolo”.
Lo fa prendendo come bussola una riflessione di papa Francesco nella Evangelii Gaudium: “A volte mi domando chi sono quelli che nel mondo attuale si preoccupano realmente di dar vita a processi che costruiscano un popolo, più che ottenere risultati immediati che producano una rendita politica facile, rapida ed effimera, ma che non costruiscono la pienezza umana. La storia forse li giudicherà con quel criterio che enunciava Romano Guardini: «L’unico modello per valutare con successo un’epoca è domandare fino a che punto si sviluppa in essa e raggiunge un’autentica ragion d’essere la pienezza dell’esistenza umana, in accordo con il carattere peculiare e le possibilità della medesima epoca»”.
L'incontro avrà luogo lunedì 17 giugno alle ore 21,15 al Teatro degli Atti di Rimini con a tema “Popolo. Un nuovo inizio”.
A condurre la riflessione sarà Chiara Giaccardi, docente di Sociologia e antropologia dei media all’Università Cattolica di Milano. Giaccardi dirige la rivista Comunicazioni Sociali e collabora con diverse testate e con l’Ufficio comunicazioni sociali della CEI.
Autrice di numerosi libri, con il marito Mauro Magatti ha pubblicato Generativi di tutto il mondo, unitevi! Manifesto per una società dei liberi. Secondo gli autori essere generativi significa “mettere al mondo” e “prendersi cura” di quanto generato così che questo possa crescere e fiorire. Una riflessione che si salda perfettamente con il tema della serata Popolo. Un nuovo inizio.
Palacongressi di Riccione, il sindaco assicura: non sarà venduto
“Belli i consigli comunali aperti, si discute, c'è partecipazione. Avessi potuto avrli io quando ero all'opposizione! Anche se in verità non capisco molto perché siamo qui. La New Palariccione non è in vendita, per noi si tratta di una società strategica che non abbiamo alcuna intenzione di dismettere. L'abbiamo anche inserita nel Dup, che è il documento strategico dell'ente”.
Il sindaco di Riccione Renata Tosi conclude così il consiglio comunale aperto, fortemente voluto dai gruppi di minoranza, sul presente e futuro della New Palariccione, la società di gestione del Palazzo dei Congressi. Il sindaco spiega anche che la vendita sarebbe impossibile, perchè c'è un unico contatore per le utenze, ed è la New Palariccione che le rifattura a cinema e negozi. Quale privato si inoltrerebbe in tale ginepraio?
Tanto rumore per nulla, dunque? Sabrina Vescovi, capogruppo del Pd, ovviamente offre un'altra narrazione. “Nell'ottobre del 2018 l'amministrazione era pronta a vendere, anzi a svendere, per 695 mila euro. Il 14 novembre in consiglio smentiscono tutto, a marzo di quest'anno in un confronto televisivo con il capogruppo 5 Stelle Del Bianco l'assessore Santi dice che si sta valutando la vendita. Di fronte a tutti i rappresentanti delle categorie economiche che hanno ribadito il ruolo strategico del Palacongressi, il sindaco non poteva non concludere in quel modo”. Vescovi, inoltre, punta il dito sul fatto che la maggioranza non abbia voluto mettere in votazione l'ordine del giorno presentato da Del Bianco, che semplicemente impegnava la giunta a non vendere la partecipazione nella New Palariccione. “Avremmo avuto così un documento scritto, e invece solo parole...”.
Il sindaco Tosi replica che “La minoranza ha interpretato e cavalcato un suo film, noi andiamo avanti a lavorare per il bene della città”. E aggiunge: “Mi pare che il tentativo del Pd sia quello di insinuare pretestuosamente che noi saremmo contro lo sviluppo economico della città. Ma quando mai? Sono loro che devono far pace con il proprio cervello! Hanno votato contro tutti i progetti di riqualificazione della città, dal Corallo all'Aquila d'Oro. Sono fuggiti davanti alla partita delle manifestazioni di interesse. E vogliono darci lezione sul Palacongressi? In ogni caso, noi continueremo ad investirci perché funzioni al meglio per il bene di Riccione”.
Il dibattito in consiglio è stato aperto da una relazione della presidente di New Palariccione, Eleonora Bergamaschi, che ha riferito i principali dati della gestione (BuongiornoRimini li aveva già anticipati qui). Ha aggiunto che è stato calcolato che ogni presenza congressuale ha una ricaduta sul territorio di 150 euro a persona (hotel, ristoranti, shopping, ecc.). Considerando quindi le 86 mila presenze del 2019, l'indotto del Palacongressi ammonterebbe a circa 13 milioni. La presidente Bergamaschi ha infine evidenziato che la struttura ha bisogno di alcuni interventi di manutenzione, specificando che essi “non sono dovuti al trascorrere degli anni, ma a carenze progettuali che ad oggi richiedono di intervenire all’impianto di movimentazione delle poltrone, malgestito e con problematiche evidenti fin da subito, alla riqualificazione dei servizi igienici mai stati in linea in simile struttura, oltre ad adeguamenti strutturali indispensabili per rispondere alle esigenze logistiche della clientela”. Alcuni interventi in programma saranno mirati all'obiettivo di rendere il Palacongressi vendibile per singole parti, mentre adesso non è possibile. L'importo di tali investimenti, da distribuire nel triennio 2019-2021, ammonta a 407 mila euro.
“ Abbiamo disincagliato la società della Palariccione dalle sabbie mobili e messo in moto una nuova macchina – ha aggiunto a sua volta l’assessore Stefano Caldari e precedente presidente della Palariccione srl a partire dal 2014 -. Oggi i numeri confermano il buon lavoro dell’amministrazione Tosi che ha accompagnato il palas a questi risultati virtuosi. Una struttura che, per come è stata progettata dal Pd e che successivamente ha condotto alla scissione tra Palariccione spa e New Palariccione srl, ha prodotto il risultato della cifra esorbitante di 32 milioni di debiti oggi a gravare sulle spalle dei cittadini”.
Sul tasto del passato l'assessore Caldari ha molto insistito, quando l'amministrazione poteva avere tutti gli argomenti per mettere in evidenza il proprio contributo positivo al rilancio del Palacongressi. È vero che i cittadini di Riccione si sono trovati 30 milioni di debiti sul groppone, ma – come dimostrano i dati della relazione Bergamaschi - sono stati un investimento produttivo per la città.
Caso Lepida, maggioranza divisa. Le minoranze vogliono sfiduciare Donati
Frattura nella maggioranza sul nuovo statuto della società Lepida e minoranze che si apprestano a votare la sfiducia al presidente del consiglio comunale Sara Donati.
In consiglio comunale sono arrivate alcune modifiche a Lepida, società della Regione alla quale partecipano con quote minimali anche Comuni, Province, Asl e Asp dell'Emilia Romagna. Si occupa dei servizi telematici. Fra le modifiche statutarie, anche alcune norme per il controllo analogo sulla società da parte dei soci.
Il dibattito non è stato di quelli che infiammano gli animi: sono intervenuti solo Gennaro Mauro e Marzio Pecci. Le cose precipitano quando prende la parola Mirco Muratori, capogruppo di Patto Civico. Quando la telecamera dello streaming lo ha inquadrato si vede che i banchi occupati dal Pd sono pressoché deserti. Sono fuggiti per non sentirlo parlare' No, perché già sapevano quel che avrebbe detto, e cioè che Patto Civico avrebbe votato contro la delibera. I consiglieri del Pd avevano capito che c'era il fondato rischio che la delibera non passasse e quindi hanno cercato di far venire meno il numero legale.
Ma in aula sono comunque presenti sedici consiglieri: si può votare. A questo punto ecco il colpo di scena. Il presidente del consiglio avverte un urgete bisogno di assentarsi e chiama a presiedere il consigliere Zamagni. A quel punto non c'è più il numero legale, ma Zamagni prende tempo, confabula con il segretario comunale. Finché riappare Sara Donati che invita a passare alla votazione. Intanto i banchi del Pd si sono miracolosamente ripopolati. Esito della votazione: 14 voti favorevoli, 12 contrari, 1 astensione. In Patto Civico il consigliere Davide Frisoni ha mantenuto il voto contrario, mentre Muratori si è poi astenuto. Finale a sorpresa, con il capogruppo della Lega, Pecci, che protesta vivacemente, richiamato all'ordine da Donati. Per le minoranze si è trattato di un comportamento grave: Erbetta, di Rinascita civica, parla di “Un atto fazioso e grave che un presidente che deve essere istituzionalmente super partes non doveva compiere”. Secondo Erbetta c'è già l'accordo fra tutta la minoranza per chiedere un consiglio comunale tematico per chiedere la sfiducia a Sara Donati.
L'atteggiamento di Patto Civico ha sollevato le insinuazioni di Luigi Camporesi (Obiettivo Civico) secondo cui “C'è stato qualche favore non reso”.
Osserva Davide Frisoni: “Già in commissione avevo votato contro, la nostra posizione era nota, avevamo chiesto chiarimenti che non sono arrivati. Il servizio reso da Lepdida non è efficiente, Ci pare che le modifiche proposte non facciano che aumentare la burocrazia, per una decisione ci vogliono mesi”.
IEG in Borsa, approvato e pubblicato il Prospetto
Nuovo passo verso la quotazione in Borsa di IEG. In data odierna, 12 giugno, la CONSOB ha rilasciato il provvedimento di autorizzazione alla pubblicazione del Documento di Registrazione, della Nota informativa sugli strumenti finanziari e della Nota di Sintesi (cioè i tre documenti che compongono il Prospetto), relativi all’ammissione alle negoziazioni delle azioni ordinarie di Italian Exhibition Group S.p.A. sul Mercato Telematico Azionario (“MTA”) organizzato e gestito da Borsa Italiana S.p.A..
Il Prospetto è stato depositato presso la CONSOB e pubblicato in data odierna nelle forme e nei termini di legge, ed è a disposizione presso la sede legale della Società, in Rimini (RN), via Emilia n. 155, nonché sul sito internet della Società www.iegexpo.it, sezione Investor Relations.
L’inizio delle negoziazioni delle Azioni sul MTA, atteso per il giorno 25 giugno 2019, sarà stabilito da Borsa Italiana con successivo avviso, subordinatamente alla verifica della costituzione del flottante sufficiente.