Nel risultato del referendum di ieri balza all’occhio che a Rimini, a differenze degli altri capoluoghi romagnoli, il no ha vinto con un buon risultato, 52,83 per cento Non è certo paragonabile all’esito nazionale, ma si tratta comunque di una vittoria netta anche nella nostra città. Complessivamente in Emilia Romagna, seppure di misura, ha vinto il sì.
Come interpretare il voto di Rimini dove pure il sindaco Andrea Gnassi era sceso in campo negli ultimi giorni, avendo anche l’onore di essere ripreso dai Tg nazionali?
Un’ipotesi verosimile è che l’elettorato che lo ha portato al trionfo nel giugno scorso con il 57 per cento dei voti abbia obbedito più alle sirene delle proprie simpatie politiche che all’invito del sindaco.
Gnassi in giugno aveva riconquistato Palazzo Garampi grazie all’apporto di Patto Civico che ha raccolti i voti di un elettorato di centrodestra che mai avrebbe votato Pd ma si riconosceva nell’azione del sindaco uscente. I partiti per i quali quell’elettorato vota alle politiche (Forza Italia, ecc.) si erano chiaramente espressi per il no, e loro li hanno seguiti.
A ciò si aggiunga il fatto, non trascurabile, che secondo i flussi calcolati da qualche istituto demoscopico solo il 40 per cento degli elettori dell’area Alfano-Pizzolante si è espresso per il sì, gli altri hanno votato no.
Quali conseguenze per il sindaco? L’unica evidente è che la sconfitta di Renzi probabilmente rende più difficile il decollo nazionale della sua carriera politica. Ma è prematuro per sentenze definitive, anche perché ancora non è ben chiaro quale sarà il destino definitivo di Renzi. È invece certo che a Gnassi è sfuggita la possibilità di incassare a tempi brevi un dividendo politico derivante dal suo perfetto allineamento alla strategia renziana.
In un commento rilasciato dopo il voto lui si sofferma sul compito del Pd: «Essere il partito ormai unico perno di un sistema squassato e sfiancato significa adesso responsabilità e una lucidità assoluta. A Roma come a Rimini, a Milano come a Bologna. E’ stata bocciata una riforma attraverso la somma di tutti i No che ci sono nel Paese, ma resta ferma l’urgenza di cambiarlo radicalmente questo Paese. Se c’è un punto che accomuna Si e No è che l’Italia debba cambiare: ciò che non può allora fare questo Paese è restare fermo, non cambiare».
Fra le opposizioni di Palazzo Garampi, si fa viva la Lega per sostenere che «Gnassi ha perso sia come Presidente della provincia che come Sindaco del Comune capoluogo. Adesso segua l’esempio del “collega” Renzi e se ne vada».
Secondo il capogruppo Marzio Pecci: «I cittadini riminesi hanno aperto gli occhi sull’Amministrazione Gnassi e hanno detto basta al sistema clientelare e alla politica degli affari che la fa da padrone a Palazzo Garampi; un intreccio di interessi e favoritismi che noi denunciammo in tempi non sospetti e di cui adesso hanno preso coscienza anche i nostri cittadini».
La Lega è già in campagna elettorale per le prossime politiche.