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Crac Aeradria: verità giudiziaria e verità politica

Mercoledì, 05 Luglio 2017

Crac Aeeradria: a pagare saranno gli amministratori della società, i politici, invece, ne escono fuori puliti sotto il profilo penale.

Non crediamo sia una valutazione affrettata rispetto alle decisioni del Gup che ha prosciolto tutti gli imputati, compresi i politici coinvolti, dall’accusa di associazione a delinquere.

Il non luogo a procedere per la grave e infamante accusa non sorprende chi ha sempre considerato abnorme l’ipotesi che l’intera classe dirigente di Rimini si fosse coscientemente messa d’accordo per commettere una lunga serie di reati ai danni di Aeradria. Solo chi coltiva segretamente il miraggio di un’alternativa politica per via giudiziaria (non riuscendo finora a praticarla con la strada maestra delle elezioni) poteva eccitarsi all’idea, giudicata verosimile, di vedere alla sbarra per associazione a delinquere sindaco, ex sindaci, ex presidenti della Provincia e gli altri imputati eccellenti. Costruire un teorema è facile (ne è ricca la storia giudiziaria d’Italia), più difficile è corroborare le accuse con le prove e gli evidenti profitti del reato. Una volta che il procuratore capo ha preso la parola per dire che non un euro è rimasto attaccato alle mani dei politici, è venuto meno il profitto che sarebbe stato ricavato dall’ipotetica associazione a delinquere. Se non c’è il vantaggio economico, quale dovrebbe essere stato il movente? L’accusa parlava di volontà di nascondere il dissesto finanziario di Aeradria. Il giudice ha prosciolto tutti per non aver commesso il fatto.

Spazzando via l’associazione a delinquere, gli imputati eccellenti sono stati di conseguenza prosciolti anche da altri reati (i capi di imputazione prevedevano tutte le lettere dell’alfabeto dalla A alla Z) di cui erano accusati solo in quanto promotori ed organizzatori della famosa associazione a delinquere. I membri del consiglio di amministrazione dovranno invece continuare a risponderne, salvo chi ha già patteggiato la pena. In realtà, anche qualcuno dei politici andrà a processo, ma per fatti ed episodi particolari che, isolati dal contesto, di fatto assumono un impatto diverso presso l’opinione pubblica. Restano in piedi le accuse di concorso in truffa aggravata (caso del piano di marketing con Ryanair) e di accesso abusivo al credito (lettera di patronage).

È quindi prevedibile che la verità giudiziaria sul crac Aeradria, se ai processi ci saranno condanne, veda come responsabili unicamente gli amministratori della società. E la verità giudiziaria – l’esperienza lo documenta – non coincide necessariamente con la verità completa. Nella sentenza del Tribunale non sarà mai scritto che gli amministratori ritenuti responsabili del fallimento della società e dei reati ad esso connessi sono stati voluti e nominati dai politici che ora di fatto escono di scena. Quindi con una responsabilità politica (e strategica) tutta a loro carico.

Non sappiamo (lo auspichiamo) se i prossimi dibattimenti in aula chiariranno chi ha messo in atto quei comportamenti da ‘accanimento terapeutico’ che, nel tentativo disperato di tenere in piedi una società pesantemente in perdita, hanno portato al fallimento e alla bancarotta. Siamo di fronte ad una arrogante protervia degli amministratori o la scelta di tenere comunque in piedi Aeradria è stata in qualche modo avallata, anche tacitamente, dai soci proprietari? La risposta non è di poco conto: i politici resterebbero comunque esenti da responsabili penali, ma non potrebbero raccontare che loro non c’entrano nulla.

Il caso di Aeradria sta tutto qui. E finché non si è chiarito questo punto, resterà sempre difficile parlare di azioni di co-marketing o di contributi pubblici all’attuale gestione privata dell’aeroporto.


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