«Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo». La frase di Goethe che costituisce il titolo del Meeting 2017 (che apre i battenti domenica 20 agosto a Rimini) introduce domande e riflessioni che hanno immediatamente a che fare con la concreta vita quotidiana di ciascuno di noi. Ciascuno di noi è figlio, ed ha ricevuto in eredità qualcosa (non solo e non tanto in senso materiale), e ciascuno di noi è padre, preoccupato di un lascito solido e duraturo per i propri figli. Ciascuno di noi è figlio di una tradizione culturale ed ha dentro di sé la domanda di come trasformare questo tesoro in una energia costruttiva del presente e del futuro.
È una riflessione che riguarda ogni aspetto e dimensione dell’esistenza. Presentando il Meeting 2017 al Teatro Galli (un pezzo della storia della città riguadagnato al presente), la presidente Emilia Guarnieri ha giustamente osservato che anche «Rimini è una grande eredità che i nostri padri ci hanno lasciato, di arte, di storia, di laboriosità, di ospitalità, di intraprendenza, di apertura, di capacità di sacrificio». La storia di Rimini, che ha saputo rinascere dalle macerie della guerra e costruire l’industria dell’ospitalità che la caratterizza, non può essere ridotta ad una narrazione retorica di circostanza: quella eredità, quella creatività, quell’intraprendenza, il lascito delle generazioni precedenti, vanno riguadagnate se si vuole che siano determinanti anche per il futuro. Lo stesso Meeting, dopo circa quaranta edizioni, è per le giovani generazioni che lo frequentano e contribuiscono a costruirlo una eredità da riguadagnare.
A ben guardare la caricatura dell’eredità ricevuta (in senso generale, per ogni aspetto della vita economica, sociale, culturale e politica) è la rendita, l’eredità ridotta a moneta spicciola da spendere giorno dopo giorno, fino all’esaurimento e al fallimento. Oppure, un’altra caricatura è l’eredità ridotta a ripetizione automatica e schematica di ciò che ha fatto la grandezza dei padri, senza lo sforzo di imparare dalla loro lezione il metodo per affrontare le sfide di oggi. Da questo punto di vista è utile l’indicazione arrivata da padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, nella presentazione a Roma del Meeting 2017. «Il modo per riguadagnare l’eredità ricevuta dei padri è la libertà», ha osservato, «Niente è scontato nel passaggio tra le generazioni. Ciò che ricevo è mio se attraversa la mia libertà. E dove c’è libertà, c’è inquietudine. Nulla è mio se non attraversa la mia personale inquietudine. Se questo non avviene la mia vita diventa una “bottega di restauro” o un “laboratorio di utopie”». Ciò che mi appartiene, ha spiegato ancora il direttore de La Civiltà Cattolica, «mi appartiene perché si è avvicinato alla mia inquietudine e l’ha attraversata impastandosi con me e lanciandomi verso il desiderio di un futuro da costruire».
Padre Spadaro ha approfondito il tema rifacendosi ad una riflessione di papa Bergoglio. «Sorprendentemente per Francesco i padri, gli “anziani” sono coloro che sognano». E qui, per restare in casa nostra, viene il mente il “sogno” su cui Vittorio Tadei ha basato la sua azienda. «I giovani – ha proseguito Spadaro - invece sono coloro che hanno visioni. Per Bergoglio, in questa catena di sogni e visioni, se i padri sono incapaci di narrare i loro sogni non permettono alle giovani generazioni di avere visioni, di fare progetti, dal momento che il futuro genera insicurezza, sfiducia, paura. Questo ci serve oggi: riappropriarci della “pace dell’inquietudine”, quella che non ci inabissa nel vortice delle paure, ma ci fa respirare la statura della nostra umanità».
Come viene declinato questa tema dell’eredità da riguadagnare nello svolgimento del programma del Meeting? L’appuntamento centrale è l’incontro dedicato appunto al tema (martedì 22, ore 17) che sarà svolto da monsignor Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme (dopo essere stato per anni Custode francescano di Terra Santa). Pizzaballa lasciò il segno tre anni fa, all’inizio della tragedia della Siria, con un intervento con cui invitava a osservare con «uno sguardo religioso, redento» ciò che avviene in Medio Oriente. L’incontro di lunedì 22 merita pertanto di essere seguito con attenzione.
Un filo rosso che lega molti incontri è il tema del dialogo. Giovedì 24 (ore 17) su “Un dialogo da riguadagnare” si confronteranno il rabbino americano Davide Rosen, Mohammad Sammak, Segretario Generale del Comitato per il Dialogo islamo-cristiano in Libano, e il nunzio apostolico Silvano Maria Tomasi, membro del Dicastero Servizio per lo Sviluppo Umano Integrale.
Da segnare in agenda anche l’incontro (venerdì 25, ore 17) su “Tra Nichilismo e Jhadismo. Come ricostruire la civiltà nello spazio pubblico”, cui parteciperà l’intellettuale francese Olivier Roy.
Su “L’abbraccio della Chiesa all’uomo contemporaneo” interverrà nella giornata di chiusura (sabato 26, ore 12), il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di papa Francesco.
Anche l’attualità politica può essere letta a partire dal tema. Ecco allora l’incontro con il premier Paolo Gentiloni (L’eredità e il futuro dell’Italia, domenica 20, ore 15), ed ecco l’incontro sull’Europa da riguadagnare con Antonio Tajiani ed Enrico Letta (lunedì 21, ore 17), quello su “Quali eredità politiche ci consentono di portare avanti l’Italia?”(martedì 22, ore 19), con presidenti di regione Bonacchini, Maroni e Toti. .