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Cartello oltraggioso, amministrazione invita meccanico a vedere documentario su Auschwitz

Martedì, 23 Gennaio 2018

(Rimini) ’Arbeit macht frei’, tradotto dal tedesco: il lavoro rende liberi. Un concetto nobilissimo. Tant’è che un (ignaro) meccanico riminese lo ha stampato e appeso sull’ingresso della sua officina. “Ho pensato fosse una bella frase, ci ho fatto un ingrandimento e l’ho attaccata all’ingresso dell’officina, che ho aperto da un paio di mesi”, spiega il carrozziere al giornalista del Carlino che lo ha intervistato. Peccato, però, che si tratti della stessa frase che campeggiò sul cancello di Auschwitz. “Non lo sapevo, ho fatto la terza media”, risponde sempre il carrozziere che oggi suo malgrado, senza sapere (almeno all’inizio) perché, è fattore scatenante di una polemica che ha assunto carattere istituzione, vista la vicinanza con la Giornata della memoria delle vittime dell’olocausto, che si celebrerà (come sempre dal 2000) il 27 gennaio. Tant’è che anche l’amministrazione comunale decide di intervenire.

“Ci dispiace molto che nella sua vita di ragazzo e di adulto, questo signore non abbia mai avuto una sola possibilità di ricevere il dono della trasmissione della memoria, quella memoria dei crimini della guerra e delle atrocità perpetrate su milioni di innocenti di cui in ogni famiglia si parla o si dovrebbe parlare. Così come ci dispiace che nessuno dei suoi clienti si sia mosso per fargli notare l’indicibile sfregio di quella scritta”, sottolineano gli amministratori riminesi.
“Il Comune di Rimini promuove dal 1964, unico in Italia, un progetto di Educazione alla Memoria che ha già coinvolto più di cinquemila giovani e che ogni anno propone iniziative per tutta la cittadinanza. Tra queste, domani, mercoledì 24 gennaio alle 21, sarà proiettato il filmato girato alla liberazione di Auschwitz in cui sarà evidente il risultato dell’applicazione della politica nazista anche attraverso quella scritta, Arbeit macht frei. L'unica libertà possibile per i prigionieri di quell'inferno passava dal camino del forno crematorio, non certo dal lavoro”.

Segnala l’amministrazione che “non c’è legge, al momento e purtroppo, che obblighi il signore a togliere quel vergognoso cartello. Avventurarsi su questa strada significherebbe inoltrarsi in un ginepraio di buchi, assenze, interpretazioni, ritardi e quant’altro. In Germania l’esposizione di un cartello simile sarebbe punita con il carcere, essendoci una legge specifica e inequivocabile. Ciò oltretutto fa crescere il rammarico per quella proposta di legge (la ‘legge Fiano’) che si è arenata in Senato e che punisce chiunque faccia propaganda di immagini o contenuti fascisti o nazisti. Questo però non impedirà all’amministrazione comunale di valutare possibili azioni in sede civile, a fronte del danno d’immagine che quel cartello arreca ad una città che, va ribadito con vigore, è città medaglia d'oro per la Resistenza”.
Per il comune, l’uomo “deve togliere quel cartello dalla sua officina, immediatamente, ma non perché ci sia una legge che lo impone o perché nasce una protesta o una lamentela di qualcuno. Lo deve togliere come atto consapevole di avere sbagliato, gravemente, nel non riflettere sulla responsabilità che ognuno ha nell'usare le parole. Quanto al male dell'ignoranza esiste una cura: la conoscenza e il dialogo. Possiamo riservargli un posto alla proiezione del film e a tutte le nostre iniziative. Sarà il benvenuto”.


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