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Elezioni, Chicchi: condhotel per recuperare le colonie marine

Venerdì, 16 Febbraio 2018

(Rimini) Il problema delle delle colonie marine abbandonate e lasciate al logorio di tempi e intemperie lungo la riviera è ormai antico per Rimini. Ed è un problema anche di degrado, perché spesso questi edifici diventano dormitorio, se non bese, per sbandati e piccoli criminali. A loro guarda nel suo intervento il candidato alla Camera di Liberi e Uguali, Giuseppe Chicchi.
Le cause del degrado (reso più evidnete in alchni casi con il fallimento delle ditte che avrebbero dovuto recuperare le strutture)? “Ai vincoli architettonici e urbanistici, giustamente imposti dalla pianificazione regionale, si sommano problemi derivanti dalla destinazione d'uso (albergo o direzionale) e dalle dimensioni rilevanti degli interventi. Ad esempio la Bolognese ha una superficie utile di circa 12mila metri quadri, la Novarese di circa 8000, ecc. I capitali necessari al recupero sono ingenti e la realizzazione di alberghi implica costosi anni di avviamento”.
Il Piano Benevolo del 1999 a Rimini aveva previsto la “possibilità di destinare a residenza il 25% della superficie utile di questi edifici, attivando con ciò una sorta di prefinanziamento per il recupero ad uso alberghiero del 75% rimanente. La norma fu però cassata in sede di approvazione finale dalla Provincia”, ricorda l’ex sindaco Chicchi che, quindi, propone una soluzione.
“Ora la normativa nazionale introduce la nuova figura giuridica del Condhotel. Come dice il nome, si tratta di un ibrido che nello stesso edificio o in edifici attigui, vede la coesistenza fino al 40% di residenziale e di un minimo del 60% di alberghiero. In pratica la vendita a privati della quota destinata a residenza (su cui viene rilasciato il cambio di destinazione d'uso), finanzia in misura significativa la realizzazione di alberghi che, per dimensione, per caratteristiche qualitative e per collocazione, sarebbero idonei all'attività del turismo organizzato e di quello destagionalizzato”. Questa nuova figura giuridica “è stata pensata soprattutto come forma di autofinanziamento, di processi di riqualificazione non più rinviabili, per mezzo della vendita di parte della proprietà alberghiera. Il ritardo nell'adeguamento energetico, sismico, tecnologico, negli arredi, ecc. pesa sulla produttività delle strutture ricettive come "diseconomia occulta" e penalizza le destinazioni turistiche "mature" come quella riminese nella competizione sui mercati. Competizione che nel segmento balneare è di livello globale poiché ormai l'offerta è superiore alla domanda. Ovviamente, per una realtà come quella di Rimini, caratterizzata da strutture ricettive mediamente di 40 camere, lo strumento del Condhotel potrà trovare applicazione in direzione di accorpamenti di strutture fuori mercato e sarà il recepimento regionale a definirne caratteri e confini”.
Per il tema colonie invece “è proprio la dimensione rilevante degli immobili a indicare una strada che, oltre agli altri vantaggi già indicati, avrebbe anche quello di superare le criticità di carattere estetico e, talvolta, di ordine pubblico che gli enormi edifici abbandonati presentano. Si sono lette in questi giorni dichiarazioni sul mercato cinese che, pronunciate a Rimini, fanno appena sorridere. Come può arrivare a Rimini il mercato cinese con un aeroporto che, pur avendo la migliore pista di atterraggio della Regione, realizza nel 2017 solo 300mila passeggeri? Ma anche se qualcuno investisse nel mercato cinese (lo fa solo Ital Camel), in quali alberghi troverebbero allotment i Tour Operators che viaggiano con aerei da 300 posti?”, attacca Chicchi, che tornando alle colonie non ha dubbi: “Penso che qualcuno dovrebbe andare in giro per il mondo a proporre ai tour operator la ristrutturazione delle colonie con la formula dell'autofinanziamento attraverso il Condhotel".


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