(Rimini) “La crisi economica non rallenta. Ovunque ci sono capannoni chiusi, negozi vendesi o affittasi, attività storiche che dopo oltre 50 anni di attività sono sparite o finite nelle mani dei cinesi ed innumerevoli procedure fallimentari che mostrano uno scenario sconfortante. Più che un periodo di crisi sembra una fase di transizione che porterà ad un riassetto economico-culturale nel quale stenteremo a ritrovare le nostre radici e la nostra identità”, fa notare il candidato al collegio plurinominale del Senato per i 5Stelle Marco Croatti.
“L'impresa italiana va protetta con ogni strumento perché non è più solo questione di economia ma è proprio questione di identità e di cultura. Il M5S pur stando all'opposizione ha lanciato un messaggio forte in questo senso. I parlamentari 5S hanno devoluto 23 milioni di € dei propri stipendi in favore delle pmi così sostenendo 7000 nuove imprese ed oltre 35000 famiglie”, ricorda Croatti. “Stando al governo e con l'impiego di soldi pubblici, questo metodo potrebbe essere massimamente attuato con moltiplicazione esponenziale dei benefici per l'impresa italiana e per il lavoro. Bisogna partire da una preliminare riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese che pesa ancora per il 42,9% del PIL, le aliquote IRPEF devono essere rimodulate e ridotte in modo da dare respiro a tutte le fasce di reddito aiutando così la classe media. In tal modo potranno crescere anche i consumi e gli investimenti privati”.
Altro strumento è “la previsione di una no tax area per i redditi più bassi e riduzione progressiva per gli altri scaglioni, dimezzamento dell'IRAP per le imprese e riduzione del cuneo fiscale INAIL. Il fisco non deve essere solo alleggerito ma deve essere anche semplificato per diventare comprensibile per permettere una facile dichiarazione dei redditi. Bisogna pertanto eliminare gli studi di settore e lo spesometro favorendo invece la fatturazione elettronica e riducendo così la burocrazia fiscale. Le imprese non devono avere l'incubo della contabilità tra perdite di tempo e possibilità infinite di errori che si pagano sempre con sanzioni ingiuste”.
Il contribuente “deve poter lavorare tranquillamente e non essere considerato un evasore a priori per poi dover dimostrare di avere le carte in regola. L'amministrazione deve incrociare i dati di tutte le banche dati di cui già disponiamo ed avere così un quadro chiaro del reddito di ciascuno. Abbiamo 16.000 banche dati che però non comunicano tra loro e che potrebbero essere accorpate riducendole a 10 e riducendo così la necessità per il contribuente di documentare ogni situazione”.