Hanno stravinto M5S e Lega, non mi piace per niente, ma… “chesaràmai” direbbe la vocina di Francesco Piccolo nel suo romanzo che vinse il premio Strega qualche anno fa.
La domanda non banale che ne consegue è: “ma se si provasse a fare funzionare la nostra democrazia come funziona in un paese normale, sarebbe davvero un problema?”
Gli americani hanno scelto Trump e per quattro anni se lo terranno. Cercheranno di evitare, confidando su una opposizione efficace, che non faccia troppi danni e poi se c’è un’alternativa credibile lo cambieranno, altrimenti, se si riterranno mediamente soddisfatti dell’operato del governo, lo confermeranno per altri quattro anni.
Il gioco democratico funziona così e nelle istituzioni delle democrazie liberali ci sono solidi anticorpi che ne evitano la manomissione. Se i russi ci provano ci sono procuratori che indagano, c’è la stampa libera che fa inchieste, ci sono sindacati, imprenditori, governatori, sindaci che dicono liberamente la loro.
E così se Trump questa volta è stato più bravo ad usare il web la prossima volta i Democratici avranno imparato la lezione e saranno all’altezza, come avranno imparato, si spera, a non sbagliare programma e candidato. Poi il popolo sovrano deciderà, come ha deciso sulla Brexit. Punto.
Pensare che invece da noi si debba trovare per forza un “aggiustamento” preventivo che ignora le scelte degli elettori e le contraddice non può funzionare, è un bizantinismo figlio della paura di ricadere in un regime illiberale. Un timore comprensibile al termine del ventennio fascista, ma che oggi, dopo più di settant’anni di democrazia, dopo la prima e la seconda repubblica, produce solo indebolimento ed allontanamento dalle istituzioni.
La tara consociativa infatti farà crescere sempre più l’antipolitica, sia che il M5S sia rigettato all’opposizione da una santa alleanza antigrillina o che invece sia promosso al governo grazie ai numeri forniti dal PD che ha identità radicalmente diversa e decisamente inconciliabile.
D’altra parte la pretesa dei pentastellati di guidare un governo a maggioranze variabili, che si compongono e scompongono secondo degli argomenti, come se l’Italia per ripartire non avesse bisogno di un solido disegno unitario ed organico, fa ricadere proprio in quella malattia consociativa e in quel mercato parlamentare che alla lunga soffoca la democrazia.
Pensare che al PD spetti il ruolo responsabile di assicurare comunque un governo al paese anche azzerando la sua identità riformista ed europeista, con il compito indifferentemente di sdoganare e “civilizzare” il M5S o di aiutare Berlusconi a tenere a bada Salvini, in realtà è assolutamente irresponsabile per la tenuta della nostra democrazia.
Cancellerebbe dal parlamento l’unica opposizione credibile alla maggioranza sovranista e statalista che è stata sancita dalle urne e sarebbe un colpo irrimediabile per il gioco dell’alternanza, che in Italia è stato conquistato con tanta fatica dopo il crollo della democrazia bloccata della prima repubblica.
Dovremmo saperlo ormai, perché una democrazia funzioni bene serve il governo, ma serve anche l’opposizione. Quelli che… “siamo una sinistra di governo, siamo una forza responsabile” questa volta forse è il caso che prendano atto.
E’ vero a causa di una cattiva legge elettorale non abbiamo oggi una maggioranza parlamentare, ma il voto un’indicazione inequivocabile l’ha data, le uniche due forze che hanno ottenuto un successo ( e che successo!) infatti hanno sensibilità, narrazioni e perfino programmi assai vicini.
L’unica scelta perciò che può mantenere una qualche credibilità alle nostre istituzioni rappresentative e che si colloca in una sintonia accettabile con il paese reale sarebbe un governo composto dal M5S e dalla Lega, con un’opposizione di destra rappresentata da Berlusconi e una di sinistra dal PD.
Solo un’esasperante sordità della partitocrazia vecchia e nuova può rifiutare questo esito. La sua negazione equivale ad un rifiuto dell’unico mandato elettorale chiaro, motivato esclusivamente da miseri calcoli di bottega e di leadership, alle spalle del paese reale.
Salvini e Di Maio non vogliono convivere al governo perché pretendono tutto e subito? Silvio Berlusconi non si rassegna ad un ruolo di secondo piano? Qualche notabile del PD brama la poltrona da presidente della Camera?
Se fossimo davvero ridotti così l’unica alternativa legittima al governo sovranista che gli elettori hanno richiesto a gran voce allora sarebbe un governo sostenuto da tutti, ma proprio da tutti, anche da Grasso e la Meloni, per capirci.
Missione assolutamente circoscritta ed inderogabile: una nuova legge elettorale che consenta un governo scelto dagli elettori e il rispetto dell’agenda tecnica per presentare una finanziaria neutra. Subito dopo si vada al voto, perchè alla legge di bilancio vera, quella dell’aggancio definitivo della ripresa economica, ci deve pensare il nuovo parlamento con la maggioranza certa che decideranno finalmente gli italiani.
Sergio Gambini