(Rimini) “Ho letto Tomasi di Lampedusa da ragazzo, iniziando con il Gattopardo, per poi tornare ad imbattermi in lui grazie ad una fioritura di rapporti che ha permesso di riguardare un autore rimasto per cetti versi ai margini e che via via mi ha portato ad incontrare l’iniziativa ‘In viaggio con Tomasi’ di Naxoslegge, nata per celebrare due importanti anniversari: i 60 anni dalla morte dello scrittore e i 60 dalla prima pubblicazione del Gattopardo”, spiega Alessandro La Motta, artista riminese in mostra all’Archivio di Stato di Rimini con ‘Lighea. ‘Il mito e la sirena’ dedicata alla figura mitica resa immortale e anche reale da Giuseppe Tomasi di Lampedusa. L’esposizione rientra nel circuito ‘open’ della Biennale del disegno (tipo un fuori salone, per capirsi) e si potrà visitare fino al 15 luglio, negli orari di apertura dell’Archivio. “Tomasi - spiega La Motta - parlava di luoghi, colori, profumi e sapori che ho frequentato da piccolo, avendo i genitori siciliani. Quello mio con Lighea è lavoro che oggi posso dedicare a mio padre”, recentemente scomparso.
La mostra è stata presentata la scorsa settimana. Due chiacchiere tra amici in piazzetta davanti a San Bernardino, prima di immergersi nei blu e nei verdi della Ligea di La Motta.
“Questa è un’iniziativa di fioritura nell’ambito degli eventi colaterali alla Biennale, che chiamiamo ‘circuito open’”, ha spiegato in l’assessore alle Arti del comune di Rimini, Massimo Pulini. il circuito mette in rete 35 mostre a Rimini, in negozi, ristoranti e luoghi di cultura, come nel caso di Lighea, e altre 10 in tutta la Romagna.
“Intelligente - per Pulini - è il lavoro di La Motta sulla Sirena di Lampedusa, un testo bello e raffinatisimo”. Un testo che La Motta ha serigrafato e intrecciato di disegni e colori in tavole a “tecnica mista: olio acrilico acquarello china su collage di carta su tela”, spiega l’autore.
“Questa è la Rimini che mi piace”, ha commentato la psicoanalista Loretta Biondi. “Questa sirena per me è stata un felice incontro giovanile, un grande capolavoro di sempre, un palleggio tra il visibile e l’invisibile”.