(Rimini) La mattina è iniziata presto a palacongressi di Rimini. Alle 7 sono arrivati i volontari della comunità, che lesti si sono sistemati in posizione ognuno intento nel compito assegnato. Alle 8 le porte si sono aperte per consentire ai settemila spettatori arrivati a Rimini in occasione del cinquantesimo dalla fondazione di entrare e prendere posto nella sala della piazza e nella sala dell’anfiteatro per asstistere all’anteprima del film di Kristian Gianfreda ‘Solo cose belle’, dedicato al nucleo fondante della comunità nata attorno alla figura di don oreste Benzi, la casa famiglia. “La casa famiglia - ha spiegato il presidente della comunità, Giovanni Paolo Ramonda - è l'intuizione più profonda di don Oreste Benzi. Si caratterizza per la presenza di un papà ed una mamma. Non operatori in strutture residenziali ma strutture affettive. Una vera famiglia, in cui si vive 24 ore su 24, 365 giorni all'anno. Non un’occupazione lavorativa ma una scelta di vita. Persone che aprono le porte di casa per dare una famiglia a chi non ce l'ha. In esse c'è posto per tutti: minori, disabili, anziani, italiani o stranieri e chiunque cerchi un punto fermo da cui ripartire, una famiglia in cui ritrovarsi. Oggi la Papa Giovanni XXIII conta 201 case famiglia in Italia, in cui sono accolte 1283 persone, e 50 case famiglia all’estero”.
In sala tante famiglie, madri e padri, nonni e figli, patenti e accolti, sani e disabili (la prima fila era una lunga distesa di carrozzelle), galleotti (o ex) ed ex prostutute. In numeri si parla di 3.500 studenti delle scuole superiori della provincia di Rimini, di 2.200 membri della Comunità Papa Giovanni e di 700 ospiti esterni. Infatti, all’importante celebrazione sono state presenti tutte le autorità laiche, ecclesiastiche e militari. Tante le fasce tricolori, tra cui quelle del sindaco di Rimini Andrea Gnassi e quella del sindaco di Riccione Renata Tosi, una fascia blu, quella di Riziero Santi, presidente della Provincia di Rimini. Il momento clou della giornata è stato l’incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Alle 15 l’appuntamento conclusivo per un migliaio di aderenti alla comunità, ovvero la santa messa celebrata dal vescovo di Rimini Francesco Lambiasi.
Sono quindi trascorsi già cinquant’anni dal settembre del 1968, quando il sacerdote riminese, don Oreste Benzi, decise di organizzare sulle vette delle Dolomiti una vacanza speciale: un campeggio per ragazzi spastici, come si diceva a quei tempi, accompagnati da giovani volontari. Da qui, un’iniziativa che sin da subito è sembrata una vera e propria rottura con l’assetto sociale, si fa partire la fondazione della comunità. “All’epoca - spiegano i volontari della Papa Giovanni - non esisteva il concetto di “integrazione”, la disabilità era un tabù, una vergogna. Faceva paura”. La comunità di fatto è nata grazie a quei giovani, desiderosi di vivere la giustizia attraverso la condivisione della vita direttamente con gli ultimi, guidati da un prete, don Oreste, che si faceva interprete “dell’impetuoso vento” del Concilio Vaticano II, che aveva dato alla Chiesa un nuovo spirito dopo che per secoli si era basata sugli ordini religiosi costituiti da consacrati”.
Cinquant’anni Comunità papa Giovanni: in 7mila al palas
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