“Dopo un anno di governo gialloverde tutti dicono che bisogna aspettare. I cattolici aspettano la nascita di una nuova aggregazione, i renziani che accada qualcosa nel loro partito. Penso invece che sia il momento di agire subito, di muoversi per ricostruire”. La bolognese Valentina Castaldini, che sabato sarà a Rimini per un incontro privato con alcuni supporters, spiega così la sua decisione di candidarsi alle elezioni per il parlamento europeo nella lista di Forza Italia. E aggiunge: “Penso non si debba aspettare ancora per provare a ricompattare i moderati o i tanti che in questi anni, non trovando altri spazi, hanno dato vita a liste civiche. Nel momento in cui si manifesta anche una crisi dei corpi intermedi, mi pongo volentieri come punto di riferimento per quanti desiderano impegnarsi in politica. Lo faccio in Forza Italia che è il partito italiano che si riconosce nel Ppe, la forza politica europea che esprime una cultura vicina alla mia”.
Castaldini è fuori dall'agone politico solo da un anno. Sposata, madre di due figli, 42 anni, è stata per un decennio consigliere comunale a Bologna; poi è diventata portavoce di Ncd, il defunto partito di Alfano e Lupi, consigliera del ministro Costa.
Lei ha deciso di ripartire dall'Europa, che ultimamente non gode di buona fama. Cosa c'è che non va nell'Europa di oggi?
“Il guaio è che l'Europa è stata utilizzata come un taxi dai molti politici italiani. E questo è stato un grave errore. Chi voleva tornare a contare a Roma, si faceva un giro a Bruxelles. Fortunatamente c'è stato chi invece si è impegnato a fondo nel Parlamento europeo e ha portati a casa anche dei risultati. Molto dipende da come ci si va, in Europa. Gli interessi nazionalistici fanno male all'Europa. Il sovranismo è perdente, perché impedisce di compiere un lavoro insieme agli altri paesi. Se ognuno bada a se stesso, poi vince il più forte. Penso anche che l'Europa per tornare credibile debba mantenere i suoi riferimenti storici agli Stati Uniti e dialogare con la Russia. L'unica fatto nuovo del governo è stata la preoccupante apertura alla Cina”.
Cosa risponde a chi manifesta scetticismo sull'Europa, a chi ritiene che non cambierà nulla?
“Qualsiasi risultato non cambierà la maggioranza al Parlamento europeo che anche questa volta sarà fondata su un accordo fra Ppe e Pse. Se ci sarà un successo delle destre, è probabile che ciò influisca sui temi dell'agenda europea. Sulle politiche migratorie, per esempio, si dovrà per forza andare verso una seria revisione del trattato di Dublino. In Europa si lavora sempre su dossier tematici e si creano spesso maggioranze variabili. È importante che ci sia rapporto e collaborazione fra gli eletti italiani, al di là degli schieramenti politici, nella difesa del made in Italy e degli interessi italiani”.
Ma è vero o non è vero che questa Europa, con le sue politiche di austerity, è “nemica” dell'Italia?
“L'Italia deve parlare in Europa con la forza dei numeri. E proporre politiche credibili. Certo che se chiediamo deroghe ai parametri per Quota 100 e per il reddito di cittadinanza, non andiamo molto lontano. Bisogna invece insistere su lavoro, imprese e infrastrutture. Non dobbiamo attribuire all'Europa mali e responsabilità che sono nostre. Dobbiamo anche imparare a spendere meglio le risorse che arrivano dall'Europa, ci sono Regioni virtuose e all'avanguardia, ma ce ne sono altre dove bisognerebbe dare più di un'occhiata per vedere cosa succede. Si va verso il nuovo programma di investimenti 2020-2027, dove saranno centrali le nuove tecnologie per il futuro, e anche noi italiani dobbiamo essere pronti con progetti seri”.
Qual è il punto di originalità della sua proposta?
“Nelle elezioni europee c'è la cosa bella delle preferenze. Tutti abbiamo la possibilità di scegliere persone specifiche. Mi presento come una persona che ha maturato una certa esperienza politica e che in questi anni ha costruito una rete di relazioni virtuosa. Non ho mai ceduto alla politica urlata, litigiosa, rabbiosa, ma ho sempre cercato di costruire qualcosa. Mi sono sempre occupata di giovani, occupazione, problemi della famiglia. Nei luoghi dove sono porto sempre me stessa”.