È giudizio unanime che con la sua candidatura per la prima volta la sinistra a Santarcangelo si trovi di fronte un competitor temibile. “Questa campagna elettorale – afferma Domenico Samorani, chirurgo delle donne, candidato sindaco sostenuto da liste civiche e dai partiti di centrodestra – sta facendo emergere un clima di pesante condizionamento sull'opinione pubblica. I cittadini sono raggiunti da pressioni di ogni genere, vi è il tentativo di un controllo sistematico. Non appena qualcuno dialoga con me, scattano pressioni e condizionamenti. Questo clima non è casuale, ha la sua origine nel fatto che da 73 anni a Santarcangelo non c'è alternanza e quindi si è disabituati alla democrazia. Se alla democrazia si toglie l'alternanza viene meno il bene comune”.
A proposito di bene comune, che ha messo pure al centro dei suoi slogan elettorali, cosa intende?
“Il bene comune ha per oggetto la persona. È trasversale. Al contrario, senza alternanza si impone un pensiero dominante e quindi ci sono a Santarcangelo cittadini che godono benefici ed altri che soffrono perché non si piegano. Il bene comune è fondato sulla centralità della persona, qualsiasi distintivo porti. Mi sono candidato con la condizione irrinunciabile di portare avanti un progetto civico con candidati senza distintivo, sostenuto da un comitato civico espressione trasversale della politica, con persone provenienti sia da destra che da sinistra. Chi ha aderito a questo progetto ha visto in me questo desiderio di restituire la città a tutti”.
Un altro suo slogan è “Prima le persone”. A sostenerla c'è però anche la Lega il cui slogan è “Prima gli italiani”. Sono prospettive inconciliabili, non le pare?
“Non sono appena l'espressione di una coalizione, ma sono stato scelto per la novità del mio progetto che vuole superare la rigidità degli schieramenti. Il mio progetto è fondato sulla centralità delle persone, è ciò che mi ha sempre caratterizzato, anche nella professione medica. Su questo precisa scelta c'è stata l'adesione delle forze politiche”.
Quindi quando si tratterà di assegnare, per esempio, case popolari varrà il criterio "prima le persone"?
“Certamente. Prima le persone a parità di regole”.
Facendo campagna elettorale avrà colto i bisogni della città. A vederla dall'esterno, Santarcangelo è una città dove si vive bene, senza troppi problemi. Perché i cittadini dovrebbero cambiare?
“Certamente Santarcangelo è una città attraente, con una forte offerta eno-gastronomica. Ma se si va appena oltre a quello che viene chiamato il centro storico, ovvero il centro commerciale naturale, cominciano i problemi, e cioè scarsità di servizi e di illuminazione. Comunque lo stesso centro è poco accessibile per via delle numerose barriere architettoniche che ne impediscono la fruizione a disabili, anziani, donne in stato di gravidanza. C'è un diffuso malessere nelle periferie, che sono senza collegamenti con il paese e ormai ridotte a dormitori. Non a caso sono sorti molti comitati. È molto avvertito il degrado e l'inquinamento del territorio. Ogni giorno passano da Stradone numerosi camion che portano rifiuti alle discariche di Genestreto, provocando non pochi disagi. I fiumi Uso e Marecchia sono al quarto posto fra i più inquinati dell'Emilia Romagna. I problemi da risolvere in realtà sono tanti”.
Voi vi ripromettete anche un rilancio del turismo, in che modo?
“Vogliamo fare di Santarcangelo la porta di accesso alla Valmarecchia. Intendiamo valorizzare i percorsi pedonali e ciclabili che uniscono centri e castelli della valle attraverso il percorso incompiuto della ferrovia che congiungeva a San Leo e Urbino. In questo progetto rientra anche la valorizzazione dell'ex cementificio, che è un simbolo identitario da restituire alla città perché rappresenta il punto in cui una popolazione contadina si è affacciata alla modernità e all'industrializzazione. Stiamo lavorando ad un grande progetto che trasformi quel luogo in un centro per le nuove imprese, per le start up, per il co-working, per lo sport. Dovrà diventare un luogo dove si cementano relazioni, dove si costruisce comunità. In generale la nostra proposta amministrativa si propone di unire la città, collegando le periferie al centro e avviando processi di rigenerazione urbana”.
Lei dice anche che Santarcangelo deve liberasi dal giogo di Rimini. Ma in che cosa la città sarebbe suddita di Rimini?
“La stazione ferroviaria, indispensabile per studenti e pendolari è diventata lo scalo merci di Rimini. Nel consorzio Valloni è stata fatta confluire la casa di riposo Molari, un lascito a beneficio dei santarcangiolesi. Ebbene, prima garantiva un utile di 150 mila euro all'anno, adesso, nel consorzio, produce solo perdite. Dal territorio di Rimini sono state allontanate imprese che smaltiscono macerie e che si sono insediate a Santarcangelo lungo la fascia protetta del fiume, provocando malessere fra la popolazione. È stata accolta una impresa come Amazon. Santarcangelo è difficilmente raggiungibile dalla riviera se non si risolve il nodo della viabilità a Santa Giustina, ma noi vogliamo restituire piena autonomia a Santarcangelo e ai suoi cittadini”.
Sullo sfondo della sua candidatura c'è il tema dell'ospedale e in particolare della senologia. Ovviamente non sono mancate le polemiche. Cosa può dire in proposito?
“Ho speso la mia vita dentro l'ospedale e credo che con il tempo si sia realizzato un bene che è per tutti e che ha ottenuto riconoscimenti inaspettati. È certo che se diventerò sindaco potrà solo crescere.”
Ma come farà a fare il sindaco a tempo pieno, dovendo ancora lavorare in ospedale?
“Penso che Santarcangelo abbia tanti e urgenti problemi lasciati irrisolti dall'amministrazione uscente che sarò per forza di cose costretto a esercitare la funzione a tempo pieno. Quindi, se eletto, sono pronto ad andare in pensione”.