Il sindaco di Riccione Renata Tosi è ancora l'emblema di un centrodestra vittorioso, un punto di riferimento per quanti vogliono fare “come a Riccione”.
Sindaco Tosi, secondo lei cosa è successo?
“E' successo quelle che accade sempre quando nello stesso giorno si esprime un voto politico o europeo e un voto amministrativo. Gli elettori valutano gli elementi in gioco e compiono scelte diverse, a volte anche contrastanti. Come è successo domenica scorsa o come era accaduto nel 2014 quando alle europee avevano dato il 43 per cento al Pd di Renzi e alle comunali hanno premiato un progetto civico fondato su un gruppo di persone che da tempo lavorava per il bene della città. Certo che è stato meno difficile votare il Pd e poi la Tosi a Riccione piuttosto che votare Salvini e poi dare la preferenza ad Alice Parma”.
Però è successo. E non solo a Santarcangelo...
“Mi pare che a livello romagnolo sia iniziato uno sgretolamento del sistema di potere della sinistra. Si va al ballottaggio in città importanti come Forlì, Cesena e Ferrara. Nella nostra provincia si parla di fortini del Pd che resistono ma a ben vedere sono solo alcuni centri della Valconca e della Valmarecchia”.
Ci sono anche Santarcangelo e Misano, cittadine di una certa rilevanza...
“Anche Santarcangelo è Valmarecchia. So benissimo che in comuni come Santarcangelo e Misano c'era da giocare una partita difficile. Il risultato ci dice che non ci si può inventare un lavoro politico ad un mese dalle elezioni, occorre avere una struttura consolidata, formata da persone radicate sul territorio e con un progetto. Adesso alcune persone, a Santarcangelo e a Misano, sono state elette nel consiglio comunale e possono cominciare un lavoro. Come ho fatto io nel 2009 quando sono stata sconfitta: non ho abbandonato il campo e i risultati poi sono arrivati”.
Non c'è forse stata la presunzione che con l'onda lunga della Lega si aveva già la vittoria in tasca?
“Il vento oggi è indubbiamente favorevole. Poi conta come ti giochi le tue carte. Non ho partecipato direttamente alla campagna elettorale, però mi pare che Samorani si sia presentato come una persona affidabile, moderata. D'altra parte il Pd per vincere ha avuto bisogno di due liste dove sono confluiti i veri grillini e gli uomini della parrocchia, senza i quali non avrebbe sfondato”.
Tutta colpa degli altri? A Santarcangelo non sono stati commessi errori?
“Quando si perde è evidente che sono stati commessi errori. Non ho seguito passo a passo tutta la campagna, ma verosimilmente sono stati compiuti errori. Errori di rapporti, di persone, di proposte, di comportamenti. Probabilmente non c'è stata la capacità di coinvolgere i cittadini. Probabilmente le liste civiche non sono servite ad ampliare i consensi ma solo a redistribuire quelli dei partiti. Ripeto, dopo essere stata sconfitta ho costruito un gruppo di persone presenti in città, è maturato un legame con il territorio. Ci vuole costanza, non improvvisazione”.
Fra due anni tocca a Rimini, al capoluogo. Che insegnamento si può trarre da quanto accaduto domenica?
“Sono stata a fianco di Elena Raffaelli nella campagna per le politiche dello scorso anno e ho avuto la percezione che anche a Rimini cominci ad emergere una bisogno di cambiamento. Su questo occorre lavorare, stando in mezzo alla gente e costruendo un inizio. Oltretutto nel 2021 terminerà il decennio di Gnassi, sarà un'occasione favorevole per realizzare il cambiamento. Se il popolo non vuole stare alla finestra a guardare, ma vuole scendere in strada e partecipare, questo è il momento giusto per giocare la partita. Bisogna costruire un progetto, un cammino dentro la città”.
Cosa significa costruire un progetto?
“Vuol dire offrire una prospettiva a coloro che si incontrano e si coinvolgono. Condividere un sogno e indicare dei punti concreti per realizzarlo. Non si può restare generici, occorre fare una proposta strutturata, conoscere la città e camminare in avanti. Amministrare non vuol dire solo asfaltare le strade, una cosa che può fare bene sia la destra che la sinistra. Vuol dire attivare un diverso modo di amministrare, basato sul coinvolgimento e la condivisione dei cittadini. Significa creare comunità”.
Non crede che quando manca un elemento di rottura, come è stato il Trc a Riccione, diventa più difficile promuovere il cambiamento?
“No, non credo, anche se è indiscutibile che sei hai dei ganci puoi arrampicarti meglio. La verità è che il sistema della sinistra va verso lo sgretolamento. È stato detto che il Pd ha resistito. Ma a Misano Piccioni ha vinto con una lista in cui non c'era il simbolo del Pd, così anche in altre realtà. A Santarcangelo le due liste civiche in appoggio alla Parma sono riuscite a recuperare dalla finestra ciò che stava per uscire dalla porta. Ma ormai la porta è aperta. In ogni caso, quando c'è una campagna elettorale vera, quando c'è competizione, tutti danno il meglio. Anche il lavoro di coloro che hanno perso è servito a migliorare chi ha vinto”.
È stato notato che lei non ha partecipato alla festa finale della campagna elettorale di Samorani. Aveva annusato odore di sconfitta?
“In realtà non ho partecipato ad alcuna festa finale, nemmeno a quella della Pontis a Misano. Dove sta scritto che devono andare in gito a 'benedire' i candidati sindaco? Sarebbe un'ingerenza”.
Però è andata a Forlì...
“Se per questo sono andata ancora più lontano. Sono andata a conoscere i candidati sindaci di altre città della Romagna. Bisogna allargare lo sguardo. I ballottaggi di Forlì, Cesena e Ferrara dicono che un potere sta scricchiolando e che la competizione fa bene al sistema. Bisogna essere pronti a goderne i vantaggi costituendo gruppi di lavoro che costruiscano progetti credibili”.