Nella notte del 26 maggio c'era una provincia di Rimini tutta colorata di verde, con la Lega primo partito ovunque con percentuali superiori al 30 per cento e in qualche caso addirittura superiori al 40. Nel pomeriggio del 27 maggio lo spoglio dei 16 Comuni dove si è votato per le amministrative restituisce una fotografia del tutto diversa. La Lega perde il Comune di Montefiore, governato per dieci anni da Vallì Cipriani. A San Giovanni in Marignano il sindaco uscente del Pd Daniele Morelli è rieletto con il 77,13 per cento dei voti, ben al di sopra di quelle che un tempo si chiamavano maggioranze bulgare. A Verucchio, dove pure i voti a Salvini avevano raggiunto il 36 per cento, è stata confermata la sindaca uscente Stefania Sabba, ripudiata dal Pd e il candidato del centrodestra è arrivato secondo. Per non parlare poi della madre di tutte le sfide di questa tornata amministrativa, ovvero il confronto fra Domenico Samorani e Alice Parma a Santarcangelo, conclusosi con la vittoria al primo turno del sindaco uscente. Solo a Bellaria Igea Marina c'è stata coincidenza fra voto europeo e voto amministrativo, portando Filippo Giorgetti alla vittoria con il 53,38.
Che lezione se ne può trarre? La prima è che è profondamente sbagliato pensare che un'onda politica nazionale necessariamente si traduca in consenso per il governo di un Comune. A livello locale – sembra un banalità dirlo – si conoscono nomi, facce e persone, ed è quindi più facile valutare la credibilità di una classe dirigente. Gli elettori che ritengono Salvini la ricetta giusta per i problemi dell'Italia, hanno valutato che i candidati proposti dal centrodestra con il marchio della Lega non fossero in grado di interpretare al meglio le loro esigenze. Non è solo questione di credibilità personale, che pure è importante. Ciò che deve essere credibile è un progetto, un'idea della città. L'insegnamento che viene da Santarcangelo deve far riflettere gli esponenti del centrodestra riminese che parlano già di una sconfitta della sinistra alle elezioni del 2021. Questo è vero anche in una situazione come Bellaria dove pure il centrodestra si è confermato vincitore. È interessante notare che la Lega, al 36,8 per cento alle europee, nelle comunali è scesa sotto il 20 per cento, mentre Forza Italia è salita al 16 e un partito scomparso dalla scena nazionale, l'Udc, ha ottenuto l'8. Gli elettori valutano persone, credibilità e progetti, se non sono convincenti, li scartano.
Il voto amministrativo suggerisce anche che quando in un città non c'è un malessere diffuso, un casus belli che suscita malumori e proteste diffuse, è difficile che venga recepita una proposta di cambiamento. A Riccione questa funzione è stata assolta dalla battaglia sul Trc. A Santarcangelo, chi si era candidato per il cambiamento non è stato in grado – forse perché non c'era – di cavalcare un disagio analogo. Specularmente, a Bellaria è stata smentita la narrazione del Pd che vedeva una cittadinanza stanca dell'amministrazione di centrodestra e vogliosa di cambiamento. Un politico accorto è tale se sa leggere in profondità la propria città, altrimenti rischia clamorose cantonate. Viceversa, quando si hanno persone e progetti credibili, è possibile proporsi come alfieri di un cambiamento quando, pur in assenza di un casus belli, si è concluso un ciclo, si è esaurita, come si diceva un tempo, una spinta propulsiva. Potrebbe essere il caso di Rimini, nel 2021, con l'uscita di scena di Gnassi.
Tutte condizioni, quelle che abbiamo brevemente elencato, che non si sono verificate nel voto di quei Comuni dove è stata confermata l'amministrazione uscente di centrosinistra.
A Santarcangelo, per esempio, dove Alice Parma è passata al primo turno con il 55,63 per cento dei voti, Domenico Samorani e il centrodestra erano convinti di arrivare al ballottaggio, contando appunto sull'onda lunga nazionale. Così non è stato. Alle europee tutti i partiti di centrodestra avevano raccolto un bel 43 per cento, che alle amministrative è sceso al 39,70. Guardando ai risultati delle liste, appare che la coalizione del candidato medico non è riuscita ad intercettare voti fuori dall'ambito del centrodestra. Le due civiche, promosse da Samorani per andare oltre i confini dei partiti, conquistano complessivamente il 14 per cento, ma a cedere voti sono stati la Lega, passata dal 34 al 20, e Forza Italia, ridotta al lumicino del 3,2. C'è stato insomma solo un travaso interno, non si è allargato il campo.
Un'ultima osservazione su Misano dove è fallita la sfida di Claudio Cecchetto e Fabrizio Piccioni, candidato del Pd, ha vinto con il 39 per cento, distaccandolo di sei punti. In questo caso, l'osservazione è che per vincere non basta nemmeno la presenza di un volto noto, capace di fare notizia. Non basta nemmeno l'attenzione dei giornali che hanno coccolato il candidato anomalo, tanto meno le ospitate in tutti gli studi televisivi.