A leggere certe reazioni sui social, sembra di essere davanti ad una profanazione pari alla famosa passeggiata di Ariel Sharon sulla spianata delle moschee a Gerusalemme. Ma lì c’era di mezzo una questione drammatica, qui siamo alle frattaglie della campagna elettorale permanente a cui siamo condannati da due anni a questa parte. Jacopo Morrone, luogotenente del Capitano in tutte le Romagne, ha annunciato che domenica prossima Matteo Salvini sarà in visita alla “fira di bécc”. La chiama proprio così, con il nome volgare e dialettale, non con il nome proprio Fiera di San Martino, che pure sarebbe più consono all’esibizionismo religioso dell’ex Truce.
Ma non è questo il punto. La tragedia è che, scrive il consigliere regionale Giorgio Pruccoli, “Una mattina mi son svegliato e ho trovato l'invasor”. Salvini, accompagnato dalla candidata leghista Lucia Bergonzoni, arriva a Santarcangelo per fare il solito pieno di strette di mano e di selfie, e militanti e dirigenti del Pd vivono l’evento come una profanazione, come un’incursione indebita del nemico in un luogo sacro, come una provocazione al cuore del popolo che a Santarcangelo batte a sinistra. Povero Pd. La consigliera comunale di Rimini, Giulia Corazzi, scrive su Facebook che “La Fiera di San Martino per me significa autunno, significa famiglia, festa, amici, significa territorio e tradizione, nulla a che fare con questa persona che ha appena annunciato di voler trasformare la fiera di tutte le persone e di tutte le famiglie nel suo palcoscenico politico”. Il suo post riceve i like, fra gli altri, del segretario provinciale Filippo Sacchetti e della consigliera regionale Nadia Rossi. Il sentimento della profanazione appare dunque generale, quando in fondo siamo semplicemente di fronte ad un inedito “duello della salsiccia”.
Da destra è arrivata la replica scontata e codificata: “E allora il Pd?”. Il riferimento è alla visita, fra bancarelle, corna e piadine, del presidente e candidato Stefano Bonaccini, che sarà a Santarcangelo il giorno prima a tagliare ufficialmente il nastro della Fiera.
E allora il Pd ha dimostrato ancora una volta di essere in grande confusione. Salvini arriva in una città che nel maggio scorso, nonostante un’altra visita del Capitano, ha visto stravincere la sindaca Alice Parma, a guida di un’alleanza di sinistra. La sindaca potrebbe accoglierlo con la fascia tricolore e offrirgli un bicchiere di Sangiovese novello, assicurandolo che, a differenza dei mojito del Papeete, non ha controindicazioni, non provoca suicidi politici e crisi di governo. Potrebbe accompagnarlo fra le bancarelle e sussurrargli all’orecchio: “Guardati intorno, sei su dieci sono comunisti, hanno votato per me”. Invece che gridare al barbaro invasore con un sentimento di elitaria supponenza, potrebbe mostrare al signor Salvini che le tradizioni popolari si sono conservate vive e vivaci anche senza il simbolo di Alberto da Giussano. Potrebbe addirittura anche lei mettersi in posa per un selfie con sfondo di popolo e bancarelle e poi farne un meme con la scritta: “Matteo, guardati intorno, tutto questo non sarà mai tuo”. Potrebbe. Al contrario, i piddini faranno di tutto perché il Capitano esca vincitore anche dal duello della salsiccia.