Come valuta il risultato della Lega a Rimini alle elezioni regionali? E come valuta la sua perfomance come candidato? Giriamo le domande a Bruno Galli, segretario provinciale del partito.
Rimini è una delle quattro province dell’Emilia Romagna dove il bollino è blu, ed è una piacevole conferma da quando ho rilevato la segreteria provinciale. Sono rammaricato della sconfitta regionale perché ci credevo, ma a livello provinciale sono soddisfatto. Anche come risultato personale, prima come segretario e poi come candidato, è andata bene: Rimini è la provincia che ha avuto i candidati più votati, nonostante il collegio abbia una popolazione inferiore. Quindi dal punto di vista delle preferenze e del radicamento sul territorio, il risultato è stato strabiliante. Tenendo conto che la Lega ha a Rimini una storia più recente.
Però aspirava ad essere eletto e non ci è riuscito.
Tutti si candidano per essere eletti, questo è fuori discussione. Il sistema elettorale penalizza la Romagna che ha eletto 9 consiglieri contro i 41 dell’Emilia. Questa è una grossa pecca della classe dirigente romagnola del Pd che non è riuscita a migliorare questo divario. Non si è vinto in Regione, quindi due consiglieri del collegio sono scattati al Pd.
Non ha niente da rimproverarsi?
Si può sempre fare meglio, però ho preso quattromila preferenze, sono il secondo votato in Romagna dopo Matteo Montevecchi, che è riuscito ad attrarre più voti. Non mi metto a fare i conteggi da dove li ha presi perché io faccio il segretario. Ha portato voti nel contenitore della Lega e come segretario non posso che essere contento.
Quindi la battaglia delle preferenze non è stata un modo per condizionare la Lega?
Assolutamente no e mi dispiace dei commenti di persone, tesserate alla Lega da appena due mesi, che si sono avventurate in analisi del voto che definisco improbabili.
Un outsider spazza via un segretario provinciale e per lei va tutto bene?
Un segretario che prende quattromila voti non è spazzato via.
Montevecchi è stato presentato come l’interprete di una linea moderata molto importante per vincere le elezioni del 2021 a Rimini.
Torno a dire: improbabili commenti. Avrò dei limiti, ma io ancora devo capire, dal 1994 di Berlusconi, cosa vuol dire moderato. Se qualcuno ritira fuori questi concetti un po’ obsoleti, ne prendo atto. Sfido chiunque a trovare nella mia segreteria dichiarazioni sopra le righe. Comunque a me piace parlare di buon senso e non di moderato perché buon senso ha un significato, moderato ha mille significati e quindi si fa fatica a capire cosa si intende.
Perché non le piace il termine moderato?
Non ho detto che non mi piace, ho detto che si presta a mille interpretazioni. Non ho capito cosa voglia dire, se vuol dire modi sobri, equilibrio, se vuol dire ponderazione. Preferisco parlare di buon senso e sfido chiunque a dire che la mia segreteria non abbia usato i toni giusti.
Salvini ha condotto la campagna elettorale in Emilia Romagna da moderato o, come preferisce lei, con buon senso?
Con buon senso, ha sempre detto le cose che pensa. Mi rendo conto che quando si governa dire le cose che si pensano sia un’eccezione, evidentemente Matteo è una piacevole eccezione. Se è stato in grado in due anni di raddoppiare i consensi, non è la persona che certa stampa vuole dipingere. Poi Bonaccini ha vinto perché negli ultimi giorni ha promesso il mondo a tutti.
Appunto, la Lega è risultata vincente non certo usando toni moderati, ma toni sempre forti e a volte esasperati.
Se essere determinati e chiari, vuol dire non essere moderati, ne prendo atto. Ma Salvini non ha detto niente di eretico o di non consono alla Costituzione. Se essere moderati vuol dire usare toni pacati, può essere che a volte non lo siamo.
Proviamo con un esempio concreto. La famosa citofonata del Pilastro è un esempio di messaggio politico moderato?
Me l’hanno chiesto anche in campagna elettorale e non ho visto il fatto perché ero impegnato a girare nel territorio. Se ci mettiamo ad analizzare i singoli episodi in maniera asincrona e asettica, si prestano a mille interpretazioni. Matteo Salvini è un personaggio vero, coerente, è un uomo del buon senso. Non si può estrapolare un singolo episodio. Se invece altri partiti hanno leader anonimi, è più difficile anche criticarli. In tanti vorrebbero avere Salvini, noi per fortuna ce l’abbiamo.
Quando si dice che la campagna elettorale a Rimini nel 2021 il centrodestra la può vincere conquistando i moderati, lei è d’accordo?
Sono assolutamente d’accordo. Reputo che l’elettorato di buon senso, l’elettorato cattolico, chiamiamolo anche moderato se volete, sia assolutamente dirimente e da conquistare. Reputo che la Lega sia il contenitore giusto perché siamo un partito vicino all’associazionismo, al volontariato, alla sussidiarietà. Siamo il baluardo dei valori cattolici. Direi che quell’elettorato non va nemmeno conquistato, ma semplicemente attratto di più. Siamo nella posizione giusta.
Vuol dire che la Lega è già nelle condizioni di attrarre l’elettorato cattolico, che non c’è bisogno di iniezioni esterne?
Assolutamente sì. Non a caso ho parlato di improbabili dichiarazioni.
Si riferisce a quelle di Ravaglioli o di Samorani?
Sono contraddittorie fra di loro. Uno ha detto che la candidatura di Montevecchi era partita da mesi, l’altro ha parlato di venti giorni. Non hanno scoperto niente di nuovo, si sono solo contraddetti. Sono personaggi, uno di loro ha la tessera della Lega da due mesi, e si ergono a statisti.
Quindi cosa dice dell’immagine della scalata di una società in borsa, un’opa, usata da Buongiorno Rimini per descrivere l’elezione di Montevecchi rispetto all’attuale dirigenza della Lega?
Sono molto saldo nella mia posizione di segretario. Faccio politica, non faccio il detective. Non mi arrocco sulle mie posizioni, sono aperto. Nella Lega, però, parla chi è autorizzato a parlare. Dovrei rispondere a chi parla avendo la tessera da due mesi? Non mi sembra una chiave di lettura giusta. Altrimenti diventiamo un circo e noi siamo un partito, non un circo. Sono il segretario più votato della Romagna, faccio il mio mestiere, non sono chiamato a rispondere agli statisti improvvisati.
Valerio Lessi