“Quarant'anni fa c'erano due Europe da conciliare e un muro da abbattere. Oggi c'è un'Europa da riguadagnare e tanti nuovi muri che si stanno costruendo”. Con una felice sintesi, il presidente della Fondazione Meeting Emilia Guarnieri, ieri, nel discorso inaugurale, ha ripercorso il cambiamento d'epoca che c'è stato dalla prima edizione del 1980 (su “La pace e i diritti dell'uomo”) a quella attuale, del quarantesimo, che si sta celebrando sul tema “Il tuo nome nacque da ciò che fissavi”. Dopo quarant'anni il Meeting c'è ancora: ha seguito un percorso a volte travagliato, ha probabilmente commesso errori, ma c'è.
Perché c'è ancora? Emilia Guarnieri lo ha spiegato ricordando come è nato. Il Meeting nasce 40 anni fa da un impeto di presenza e di testimonianza, su un'intuizione embrionale: che l'esperienza cristiana sia capace di illuminare, di valorizzare e di incontrare ogni aspetto e fattore della vicenda umana. Giussani pochi mesi dopo la prima edizione precisava che il Meeting era nato da un gruppo di adulti, appassionati alla vita e all'esperienza di fede incontrata, che hanno creato un luogo dove si incontra un soggetto, una persona, una umanità che ha qualcosa da dire.
Il fondatore di Cl aggiungeva che «Se non è espressione di questo, allora siamo finiti, anche se facciamo tante cose! Se facciamo tante cose, produciamo tutt’al più una resistenza, facciamo un vallo di resistenza all’onda di piena, una resistenza che viene inevitabilmente travolta».
Guarnieri ha sostenuto che “se il Meeting non è finito è perché non è venuta meno l'appartenenza al luogo dal quale siamo stati generati”. È andata al nocciolo, al punto, pur nell'ufficialità dell'incontro con il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, guadagnandosi un convinto applauso della platea.
Guarnieri ha quindi ricordato come l'amicizia a cui il nome della manifestazione richiama non è stato in questi anni un tema da convegno ma un'esperienza reale, una storia fra persone. Oggi non è più la storia e l'esperienza di chi lo ha iniziato ma di persone e popoli che sono diventati amici. “In questa settima questa esperienza e questa storia continueranno e nessuno sa cosa genereranno. Ogni Meeting è l'esito di una storia che c'è stata nei Meeting precedenti. Insomma ciò che è accaduto in questi anni non è stato l'espressione di un progetto ma è nato assecondando la realtà che ci veniva incontro”. Papa Francesco nel suo messaggio ha auspicato che il Meeting possa essere sempre un luogo ospitale, dove le persone possano fissare dei volti, facendo esperienza della propria inconfondibile identità. “Un luogo aperto e un luogo libero – ha concluso – è quello che vogliamo continuare a costruire e lo offriamo come luogo di incontro e dialogo a tuti gli uomini”.
È toccato quindi a Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione della Sussidiarietà, tracciare l'agenda dei temi al presidente Casellati. Vittadini è partito da alcune considerazioni amare: non è un gran momento per l'Italia, è come se il panorama un tempo ricco di una natura rigogliosa si stia desertificando. Gli italiani, che si distinguevano per essere un popolo pieno del gusto della vita, sono diventati, stando alle ricerche del Censis, un popolo di rancorosi e livorosi. Se un tempo c'era l'Italia di don Camillo e Peppone, che pur nelle diversità sapevano alla fin trovare un punto comune, adesso il diverso è diventato il male assoluto, nella vita personale e sociale.
Da dove ripartire? Serve un nuovo modo di conoscere, che non si riduca all’analisi, ma sappia guardare più a fondo la realtà, usare lo sguardo, stupirsi. Quello che le analisi economiche non possono cogliere, perché non è prevedibile, è la scintilla di fronte a situazioni concrete che genera la voglia e la capacità di andare avanti, di rischiare.
Rimane quindi centrale, secondo Vittadini, la questione educativa. Si tratta di tornare ad educare lo sguardo e questo non lo si fa da soli. Centrali sono i corpi intermedi: “Il cuore di questo Meeting sono fatti di vita nuova, è la documentazione della vita che rinasce dal basso”. Quindi ha elencato alcuni punti sui quali il Meeting attende risposte dalla politica: la libertà educativa, il lavoro (che si genera non con politiche assistenziali o stataliste e nemmeno con teorie come quella della decrescita felice), un welfare sussidiario, che valori l'apporto delle realtà non profit (che aspettano i decreti attuativi della legge approvata), la politica che deve essere capace di collaborare perchè in un Paese così slabbrato se non ci si mette insieme non ce la si fa.
Il presidente Casellati ha fornito alcune risposte: «Ciascuna persona – ha detto – è destinata a calarsi in una formazione sociale che lo educhi all’ascolto, al confronto e alla partecipazione attiva alla vita democratica. Formazioni sociali che oggi, purtroppo, sono attraversati da evidenti segnali di crisi: a maggior ragione, dunque, è importante rilanciarle». Famiglia e scuola le priorità: «L’inverno demografico che stiamo attraversando – ha precisato – è indice di una società incollata a un presente, incapace di esporsi a un futuro di crescita e di prosperità». Per questo, è importante investire sulla genitorialità con misure economiche, fiscali e organizzative «che favoriscano un equilibrio moderno e virtuoso tra vita familiare e lavorativa delle donne. Secondo alcuni studi, se la loro presenza nel mondo del lavoro raggiungesse almeno il 60 per cento si garantirebbe un aumento del pil pari a sette punti». In secondo luogo, un sistema scolastico che non funziona rappresenta l’altro fattore critico da affrontare: «Non c’è vera libertà – ha detto suscitando l’applauso della sala – senza la libertà di educazione: scuola pubblica e scuola paritaria devono esprimere finalmente un unico sistema teso allo sviluppo della persona. Il pluralismo scolastico è una vera ricchezza». Non è mancato un accenno al ruolo del terzo settore: «Il non profit rappresenta una risposta vivace e creativa a numerosi bisogni, oltre che prezioso bacino per nuove idee. Per questo è mia intenzione istituire un premio per valorizzare le realtà più innovative». Infine, un cenno su uno dei temi di questo Meeting: lo sviluppo sostenibile, inteso alla stregua della Laudato si’ di papa Francesco, citata più volte dalla Alberti Casellati. In definitiva: «Famiglia, istruzione, formazione, impresa lavoro, sviluppo sostenibile: bisogna ripartire da qui. La dimensione spontanea del dialogo da quarant’anni» ha concluso «permette al Meeting di costruire ponti, laddove prevarrebbero contrapposizioni ideologiche».