Le ultime mosse di Matteo Renzi hanno rimesso in moto la politica italiana. Prima la proposta dell’alleanza di governo con i 5 Stelle in funzione anti Salvini, ora la decisione di uscire dal Pd per dare vita ad una nuova formazione politica che guarda al centro e in Europa al movimento di Macron.
Ad oggi non si hanno notizie di esponenti del Pd locale che decidono di seguire Renzi, ma è presto, tutti stanno a vedere cosa succede e di intuire a cosa porterà la mossa renziana. Si registrano però molte attenzioni. L’ex parlamentare Sergio Pizzolante (alle elezioni del 2018 alleato del Pd) vede nel partito di Renzi un tentativo di risposta alla domanda di un partito che non c’è. A Renzi non rimprovera l’uscita dal Pd, ma di non averlo fatto prima. Per Pizzolante l’obiettivo primario in questa fase politica è battere i populismi di destra e di sinistra. “Il Pd è un partito necessario, per contrastare i populismi. Ma con tutta evidenza, non sufficiente. Culturalmente, prima che politicamente”. Pizzolante osserva inoltre che “Da un pezzo, quel partito (ed è il suo limite grave) cerca di cancellare, non i difetti, di Renzi, ma i pregi. Lo spirito riformista, le riforme, il job Act, ad esempio”.
Chi invece ha abbandonato il Pd, vede nel partito di Renzi un’occasione per tornare a fare politica. L’ex presidente della Provincia Stefano Vitali, scrive: “Credo che la mossa di Renzi sia veramente interessante. Organizzare un movimento politico che guardi al centro, ai moderati, ai cattolici che non si riconoscono nel PD, ai moderati di centro destra che non hanno niente a che vedere con la Lega, sia una operazione di tutto rispetto che debba essere vista come valore aggiunto, non come un problema. Ed è un valore aggiunto per i tanti che hanno creduto nel PD e che adesso si trovano senza una casa in cui entrare. E siccome anche io sono un "senza casa", questa mossa mi incuriosisce molto. Chissà che non possa essere un nuovo inizio di impegno da militante…”. A leggere i commenti sulla pagina Facebook di Vitali sembra che con questo endorsement per Renzi, lui, da cattolico, abbia quasi bestemmiato. È evidente che in un certo ambiente di sinistra, l’ex premier non riscuota molte simpatie.
Dentro il Pd nemmeno renziani, un tempo, duri e puri che il consigliere regionale Giorgio Pruccoli, pensa di lasciare il partito. A scadenza ravvicinata ci sono le elezioni, e lui punta a ripresentarsi.
D’altra parte un personaggio influente come Maurizio Melucci, punto di riferimento storico degli anti-renziani, ha lanciato un allusivo avvertimento: “Il nuovo partito di Renzi non si presenta alle regionali. Immagino, tanti (o pochi) sostenitori di Renzi, che si faranno candidare nelle liste del Pd per uscire il giorno dopo essere stato eletto. Ma sicuramente mi sbaglio”. La bacheca Facebook dell’ex vice sindaco e assessore regionale è piena di commenti astiosi nei confronti di Renzi.
Il sindaco di Rimini scende in campo : "Vale per Renzi, valeva per Bersani, vale e valeva per tutti: non si sbatte la porta di casa propria e si va via per sempre, soprattutto quando è in atto una discussione ed è viva una sfida come quella del Governo" Per Gnassi "il futuro non può che essere quello di uno spazio democratico allargato, in grado per la sua anima inclusiva di contrapporsi nella maniera più estesa al pericolo del sovranismo becero, del partito azienda, del partito di un capo".
Gnassi si pone poi alcune domande cruciali: "Se da un lato nel mondo, e in Italia, si radica sempre più un blocco sovranista, che disprezza i principi costituzionali ed è in linea con i populismi internazionali più estremi, qual è la risposta di un moderno centrosinistra e del PD? Posto giustamente il tema della ridistribuzione della ricchezza, ad esempio, ci si affida a una logica (anch’essa demagogica) completamente assistenzialista e statalista? O, in un progetto di crescita che vede sussidiarietà attiva tra Stato, privati, comunità e enti locali, magari con un nuovo patto federalista e solidale per il Paese?".