Si fa presto a dire Romagna, poi la strada che porta al superamento degli interessi campanilistici è quanto mai lunga e impervia. Ne sa qualcosa il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, che l’altro ieri è entrato a gamba tesa contro Forlì e Ravenna, colpevoli di essersi appropriati della nascente facoltà di medicina. Ne sanno qualcosa le associazioni promotrici del progetto Città Romagna che al momento possono solo annunciare di aver sottoscritto una lettera di intenti, ma tacciono su chi sarà il presidente/portavoce e su quali saranno i quattro/cinque punti sui quali cercheranno di far sentire un’unica voce romagnola. E dire che giusto un anno fa Maggioli aveva già tracciato l’identikit del presidente della nuova Fondazione (altro nome sparito): sarà un romagnolo che ha dato buona prova di sé fuori dal territorio e che è ancora “tonico” per dare un contributo allo sviluppo della Romagna. Si fa presto a dirlo, ma poi…
Ha ragioni da vendere Francesco Marinelli, della Cisl, quando con disincanto osserva che “il problema vero è che noi romagnoli non riusciamo a fare sistema”. È un problema antico e se c’è un tema su cui si è clamorosamente mostrato è proprio quello dell’università, ma non da ieri, dall’inizio del percorso di creazione del polo romagnolo. L’altra ferita sempre aperta è quella degli aeroporti.
Il cammino è impervio e al momento bisogna accontentarsi del primo passo compiuto, sperando che ne seguano altri e che conducano alle “magnifiche sorti e progressive”. Questa mattina in Confindustria Romagna i rappresentanti di sette associazioni sindacali e imprenditoriali hanno solennemente annunciato di aver sottoscritto il patto lanciato più di un anno fa dal presidente riminese di Confindustria, Paolo Maggioli. Intorno al tavolo, oltre allo stesso Maggioli, la presidente di Federalberghi di Rimini Patrizia Rinaldis; Francesco Marinelli, segretario di Cisl Romagna;Mario Mazzotti, presidente di LegaCoop Romagna, Andrea Maremonti, presidente di Confindustria Forlì Cesena, e Marco Baldacci, direttore di Confagricoltura. Insieme rappresentano 4.000 imprese che danno lavoro a 104 mila dipendenti e realizzano un fatturato aggregato di 39 miliardi di euro.
Non ci sono al momento né i commercianti né gli artigiani, ma Maggioli assicura che la porta è aperta per chi vuole entrare. Rinaldis osserva che è uno strumento che si pone a fianco della politica, che è il soggetto che poi dovrà decidere. Marinelli sottolinea che la Romagna è penalizzata rispetto al resto della regione, soprattutto per le infrastrutture, e ciò è avvenuto perché non si è parlato con un’unica voce. Mazzotti spinge perché ci sia un unico interlocutore istituzionale, tipo un’unica provincia romagnola, e lancia l’idea dei campanili illuminati che diffondono luce, un modo per dire che Romagna non significa appiattimento e omologazione. Maremonti sente di dover giustificare perché in Città Romagna gli industriali di Forlì-Cesena si presentano ancora separati da quelli di Rimini-Ravenna, e assicura che sono in corso trattative per giungere all’unificazione.
Dopo le belle e inappuntabili dichiarazioni di intenti, le domande non potevano che riguardare i 4/5 punti di lavoro e l’identità del portavoce. Maggioli mette le mani avanti per informare i cronisti che resteranno a bocca asciutta. Ma qualcosa a titolo personale lo dice. Sulla questione dell’università, per esempio, nessuno è contrario per principio a Forlì-Ravenna, ma c’è un metodo da affermare e rispettare, le decisioni devono essere condivise. Nel passato abbiamo corso il rischio che il polo universitario romagnolo non nascesse, oggi c’è e bisogna fare lo sforzo per realizzare una realtà unica da far crescere e valorizzare. A ruota, Marinelli torna sul tema delle infrastrutture, aeroporti, collegamenti ferroviari, E45, dove si è affermato un gap rispetto all’Emilia che va colmato. Maremonti racconta di aver avuto contatti con i sindaci, prima e dopo le elezioni, e di aver constato che c’è un dialogo aperto fra Forlì e Ravenna e che oggi Forlì e Cesena si parlano più di prima. “Noi vogliamo essere l’enzima che mette in moto un processo”, ha concluso.
La Romagna, fiduciosa, aspetta.