Due piste, un aeroporto. Se per il conflitto israelo-palestinese è stata coniata la formula due popoli, due stati, per la nostrana guerra dei cieli il presidente di Confindustria, Paolo Maggioli, lancia il sogno di un aeroporto della Romagna con due piste, una a Forlì e una a Rimini.
La soluzione ecumenica serve ad evitare di ricadere nelle lotte di campanile del recente passato che, dopo aver provocato un enorme spreco di denaro pubblico, hanno portato alla chiusura di entrambi gli scali.
La novità, sottolinea Maggioli, sta oggi nel fatto che i due aeroporti vicini e concorrenti sono entrambi a gestione privata. E non lo dice per rimarcare che, se ci sarà guerra spietata, le perdite saranno in capo solo ai due gestori e non alle casse pubbliche. Lo afferma, piuttosto, per evidenziare che sia a Rimini che a Forlì sono scesi in campo imprenditori che sanno fare il loro mestiere e ben curare i loro interessi, per cui c’è da aspettarsi che sapranno mettersi intorno a un tavolo e trovare una qualche forma di coordinamento, magari anche con il Marconi di Bologna. Bisogna però che i due bravi imprenditori accettino di farsi coordinare. E qui Maggioli nutre molta fiducia nel ruolo della Regione, nonostante nel passato si sia tenuta ben distante dall’esercitarlo. Il presidente di Confindustria Romagna avverte che però l’aria è cambiata, che dalle ultime elezioni in poi a Bologna hanno capito i problemi e le opportunità del territorio romagnolo.
Durante la conferenza stampa, indetta per fare il punto sulle questione economiche dopo il lockdown, Maggioli ha snocciolato per ogni punto esaminato la sua “dottrina romagnola”. Una dottrina che ha il suo punto fondante nella proposta di dar vita a un nuovo ente intermedio, di tutte le province romagnole, dotato delle stesse funzioni e degli stessi poteri della Città Metropolitana di Bologna. Arrivare ad una istituzione ex lege è procedura lunga e complessa, si tratta di dar vita ad un embrione che maturerà con il tempo. “Basta mettersi d’accordo fra istituzioni, realtà associative, economiche e sociali, e cominciare a ragionare su tutto come un’unica realtà, la Romagna, un territorio da 1 milione e 200 mila abitanti, ricco di eccellenze nell’industria, nella cultura, nel turismo”.
Vaste programme, avrebbe detto De Gaulle. Maggioli vi si è buttato anima e cuore, tanto da pensare anche alla Fondazione Romagna, annunciata più volte e che presto, assicura, avrà finalmente un portavoce.
E se Romagna deve essere, allora, assoluto sostegno alla ventilata integrazione fieristica fra Rimini e Bologna, così da costituire un polo competitivo a livello nazionale ed europeo. E plauso anche, da un riminese come lui, all’arrivo della facoltà di medicina a Forlì e a Ravenna. “Solo se la Romagna si presenta strategicamente unita al confronto con l’Alma Mater, saprà ottenere il consolidamento e lo sviluppo del proprio polo universitario”.
Se l’area vasta romagnola vuole competere, deve essere facilmente accessibile. Maggioli ha indicato alcuni interventi non più procrastinabili. Il corridoio adriatico è stato, in questi anni, colpevolmente derubricato dalle priorità nazionali: va invece fortemente rilanciato come grande asse strategico di sviluppo del Paese. L'ammodernamento e la riqualificazione dell'E45 e E55 deve tornare ad essere una grande priorità. In un momento delicato di ripresa per il territorio e per tutto il Paese, la prossima assegnazione dei lavori per la prima fase del progetto del porto di Ravenna è un positivo passo avanti. Bisognerà vigilare che i cantieri siano aperti entro l’anno. Altro capitolo fondamentale è l’Alta Velocità per tutta la dorsale adriatica. Partendo da un prolungamento da Bologna a Rimini e pensando al congiungimento con una futura linea Trieste-Venezia-Ravenna-Rimini-Ancona-Foggia e Bari che rappresenterebbe un fondamentale asse alternativo di scambi tra il bacino del Mediterraneo, il centro e nord Europa e i paesi dell'Est. Maggioli propone anche che l'attuale rete ferroviaria esistente nel triangolo che collega Rimini con Castelbolognese e Ravenna sia ripensata, con alcuni accorgimenti e con corse più frequenti e mezzi più ecologici, come una Metropolitana di Romagna.
Sul turismo, il settore più colpito dall’emergenza Covid 19, il presidente di Confindustria auspica che sia l’occasione buona per spingere le obsolete strutture ricettive a una decisa riqualificazione che faccia fare loro un doppio salto di qualità. Un obiettivo per il quale sono necessari sostegni finanziari da parte delle autorità regionali e nazionali.
Maggioli si è anche soffermato sulle conseguenze della pandemia sul tessuto delle imprese industriali locali. L'ultima analisi del centro studi di Confindustria Romagna ha evidenziato che nei primi quattro mesi del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, il valore medio della perdita di fatturato è stato per le piccole aziende pari a 15,8 milioni di euro, per le medie 21,5 milioni e 186 milioni per le grandi. Le previsioni dicono che in regione si tornerà al Pil del periodo pre-crisi solo nel 2023. Ma quante aziende riusciranno ad arrivarci? “Dopo la chiusura le imprese si sono rimesse in moto ponendo una grande attenzione alla sicurezza e al rispetto ai protocolli, continuano ad investire in ricerca, sviluppo ed attività di marketing, si stanno ripensando e ristrutturando per adeguarsi ad un nuovo sistema, ad un nuovo mondo. Ma occorre che questo passaggio venga fatto da tutti. Servono decisioni ed interventi che abbiano tempi brevi, burocrazia snella, chiarezza e liquidità”.
Valerio Lessi