Felici di educare, si legge in un manifesto della Fondazione Karis che intende sollecitare aiuti e donazioni perché, anche dopo l’emergenza Coronavirus, possa continuare un’esperienza educativa che dal 1973 in poi ha coinvolto migliaia di studenti e famiglie della provincia di Rimini. Con l’avvertenza che “in questi quasi cinquant’anni non abbiamo mai chiesto prebende, oboli o privilegi; e ogni giorno ci siamo rimboccati le maniche per mantenere aperta per tutti la possibilità di sceglierci”.
La crisi economica prodotta dalla pandemia ha avuto immediati riflessi sulle scuole paritarie che, a parte qualche esiguo contributo pubblico, si reggono, a fatica, con il versamento delle rette da parte delle famiglie. Ricorrono quest’anno i vent’anni della legge Berlinguer, che definì il sistema scolastico nazionale composto da scuole statali e scuole paritarie. Ma da allora, al riconosciuto della parità giuridica, non ha fatto seguito il riconoscimento della parità di condizioni economiche per le famiglie che scelgono la scuola paritaria.
La crisi da Covid 19 ha assottigliato i redditi delle famiglie, molte hanno dovuto farei conti con la cassa integrazione, altre hanno comunque visto ridurre le proprie entrate. In molti casi i gestori delle scuole sono dovuti intervenire concedendo sconti o dilazioni, con immediate ripercussioni su bilanci sempre traballanti.
Si è parlato, a livello nazionale, del rischio chiusura per un 30 per cento di scuole. Un ordine del giorno della maggioranza in consiglio comunale a Riccione evidenzia che, dovessero chiudere tutte le scuole paritarie della città, ci sarebbero 533 alunni da accogliere nelle scuole statali o comunali. E situazioni analoghe si verificherebbero a cascata ovunque ci fossero istituti costretti a chiudere i battenti.
Le scuole paritarie, sebbene a fatica, resistono; segno anche della stima che si sono conquistate presso l’utenza. “Abbiamo avuto richieste di alleggerimento delle rette da parte delle famiglie – spiega Stefano Casalboni, direttore della Fondazione Karis – ma nessuna al momento ci ha comunicato di voler cambiare”. “Alcuni genitori – racconta suor Anna Maria Rossetti, preside del liceo delle Maestre Pie – ci hanno anzi telefonato allarmati per sapere se davvero la scuola era a rischio chiusura. Mi pare che l’allarme sia reale per le scuole dell’infanzia, non per gli altri ordini di scuola. Nessuno al momento ha disdetto le iscrizioni per il prossimo anno scolastico”. Nella provincia di Rimini chiuderanno due scuole dell’infanzia delle Maestre Pie, ma erano destinate comunque a terminare. “Le altre – dice suor Lina Rossi, coordinatrice didattica di Rimini – seppure a fatica riapriranno”.
Per le scuole dell’infanzia è recente la delibera della regione Emilia Romagna, che ha aumentato di 1.3 milioni il fondo per interventi di riqualificazione (statali e comunali) e miglioramento (paritarie) dell’offerta educativa, portando a 6 milioni la somma disponibili. Nella provincia di Rimini arriveranno oltre 120 mila euro per 251 sezioni comunali e statali e 343 mila euro per le 101 sezioni paritarie. Da aggiungere anche 53 mila euro di contributo al sostegno di figure di coordinamento pedagogico.
Le scuole dell’infanzia comunque non sono state con le mani in mano ad aspettare i contributi. Nelle settimane scorse la direzione dello storico asilo gestito dalle suore di Maria Bambina in via Angherà aveva lanciato un appello per scongiurare la chiusura della scuola. Furono raccolti 12 mila euro, utili a poter continuare la storia esperienza educativa.
Ora scende in campo la Fondazione Karis che sabato prossimo, incontrando le famiglie al termine dell’anno scolastico, oltre che raccontare come in questo difficile periodo le scuole hanno proseguito nella loro progettualità a servizio dei ragazzi, lancerà il manifesto prima citato che propone tre modalità diverse di sostegno: acquisto di Pci per la didattica a distanza, sostegno alle famiglie per le rette, contributi per la sanifivcazione dei locali.
Non è solo un appello alla generosità di privati, corpi sociali, istituzioni. L’invito a sostenere le scuole è accompagnato dalla consapevolezza – come si legge nel manifesto - che “dalla scuola inizia il cambiamento del mondo perché la scuola è il primo luogo in cui l’umanità rivela il proprio fascino, in cui è possibile sperimentare uno sguardo positivo su se stessi e sulla vita; dove possono fiorire libertà, curiosità, passione, creatività e ogni ragazzo può imparare ad affrontare le grandi sfide che la nostra società si troverà a vivere. E perché la ripresa sarà possibile solo a partire da persone così, che guideranno le nostre aziende, che si prenderanno responsabilità pubbliche e che andranno a dare un volto alla società civile”.