In che modo un genitore sceglie la struttura educativa alla quale affidare il proprio bambino che, nel caso degli asili nido, è spesso una creatura di appena dieci, dodici mesi? E come matura un rapporto di fiducia con l’asilo o la scuola per l’infanzia a cui consegna il figlio per una parte importante della giornata? Ed è vero che oggi i genitori chiedono alla scuola un aiuto, un sostegno al loro compito educativo, per il quale si sentono impreparati, a volte inadeguati, in ogni caso bisognosi di imparare?
“E’ difficile – risponde Mariangela Cinefra, direttrice della Cooperativa Service Web – dare una risposta univoca. Come ogni bambino è unico, così ogni famiglia è unica, è frutto della propria storia, ognuna si pone con esigenze e domande che sono più o meno esplicite rispetto a ciò che sta cercando. Noi incrociamo le famiglie rispetto al loro bisogno contingente di trovare servizi che permettano ai genitori di andare a lavorare serenamente perché i figli sono in un luogo buono; in altra casi c’è anche la domanda di un luogo che sia di supporto per i genitori rispetto a certe preoccupazioni. Le domande che si presentano sono tante, le più diverse”.
Cinefra tiene a precisare ciò che deve accadere perché si stabilisca un rapporto di fiducia. “Per entrare in una relazione significativa con i genitori bisogna guadagnarla, la loro fiducia, e non basta essere accreditati o avere alle spalle 22 anni di esperienza in questo settore. La fiducia dei genitori te la guadagni quando essi vedono che tu sei totalmente dedicata al loro bambino e sei disponibile ad accogliere anche i suoi genitori, con le difficoltà e le fragilità che manifestano. A noi consegnano bambini talvolta di dieci mesi, capisco quanto quelle mamme possano esser titubanti nell’affidare il figlio ad un estraneo. Poi, giorno dopo giorno, quando vedono che ci prendiamo cura, che siamo attenti a quel che succede, che non abbiano un atteggiamento giudicante nei confronti dei genitori, che li comprendiamo nella difficoltà che hanno nel lasciarci il figlio, ecco che allora scatta una relazione positiva. La fiducia si costruisce nei particolari: come ti sei presa cura del suo mal di pancia, segnalando un atteggiamento nuovo, raccontando dei piccoli successi che il bambino ha ottenuto. Certamente da parte dei genitori c’è una domanda di compagnia e di confronto, che però si manifesta quando loro si accorgono che fai quel mestiere perché per te è come una vocazione, in tutto e per tutto”.
Nelle scuole è tempo di Open Day ed anche le strutture della Service Web invitano i genitori per il 18 gennaio ad andare a vedere con i loro occhi ciò che succede ogni giorno in un asilo nido o in una scuola per l’infanzia. La cooperativa gestisce due scuole per l’infanzia (90 bambini) e cinque nidi per oltre 100 bambini, attività alle quali si aggiungono anche i centri estivi per elementari e medie.
“Normalmente – spiega Cinefra – arrivano da noi perché qualche altro genitore ha loro raccontato quanto sono contenti del nostro servizio. Ma questo non basta. A conquistarli veramente sarà lo sguardo buono con cui il loro figlio sarà accolto giorno dopo giorno”.
Viene da chiedersi se, oltre ai genitori, anche i bambini siano cambiati rispetto a qualche decennio fa. “Sì – risponde la direttrice – anche se nella sostanza i bambini hanno una semplicità di rapporto con le cose che è sempre quella. Sono cambiati perché oggi sono più avanti, come si usa dire, per capacità, intuizione, ricettività. Sono molto svegli. L’elemento critico sta nel fatto che, a fronte di una difficoltà dei genitori a porsi come guida autorevole, i bambini a volte sono portati ad assumere un ruolo che non è il loro, cioè quello del condottiero, di colui che prende le decisioni”.
Cosa proporrete ai genitori che arriveranno per l’Open Day o che si rivolgono a voi? “Proponiamo di tenere i loro bambini in un contesto ricco di stimoli e soprattutto di affettività, di relazioni. L’asilo nido è una palestra dove il bambino è educato a conoscere se stesso in tutte le sue dimensioni, cognitiva, emotiva, fisica, sociale. È una palestra perché il rapporto educativo si gioca nel qui ed ora, nel particolare, nel dettaglio. Non insegniamo i grandi valori a tavolino, proponiamo una relazione che si costruisce ora dopo ora a partire da quelle che sono le esigenze più semplici: essere accudito, sfamato, accompagnato al sonno, imparare come si gestisce un gioco, come ci si relaziona con un coetaneo. E ai genitori offriamo una compagnia mettendo a disposizione una professionalità, un desiderio di metterci a servizio di bisogni e domande, senza pretendere di fare loro da insegnanti. Partiamo dal presupposto che la famiglia è il primo luogo educativo. Dopodiché mettere una luce in più, guardare insieme a quattrocchi o a sei a otto il bambino e le domande che suscita in noi, certamente allarga lo sguardo e aiuta a valorizzare meglio il bambino, i suoi talenti, ed anche a risolvere le criticità”.
Da questo punto di vista, da due anni è in atto alla Service Web un’esperienza nuova. “A volte si presentano alcuni problemi: il mio bambino ha due anni e mezzo e fa solo versi, non parla, il mio bimbo morde, non dorme tutta la notte, fa capricci ingestibili. Quando la criticità dura nel tempo e non evolve, e si manifesta l’esigenza di un supporto specifico, interviene il nostro servizio Contigo, ovvero un equipe formata da pedagogista, psicologa, due logopediste, un pediatra e un nutrizionista. Questi professionisti agiscono aiutando insegnanti e genitori, sono un supporto alla responsabilità educativa. Non è che quando non basta l’educazione, allora ci rivolgiamo alla psicologia o alla neuropsichiatria. Stiamo sempre parlando di una persona, il bambino, che chiede di avere su di sé un determinato sguardo”.
Un’altra novità della Service Web, sorto grazie all’esperienza dei centri estivi, è un progetto pilota per aiutare i ragazzini delle elementari e delle medie che manifestano disturbi specifici dell’apprendimento, i cosiddetti DSA. Una equipe formata da psicologa, logopedista e insegnante segue il ragazzo dalla diagnosi fino al concreto percorso di recupero che prevede l’utilizzo di strumenti compensativi o specifici software.
“È un contributo molto importante - osserva la direttrice - non appena perché si accompagnano i ragazzini a trovare canale espressivi che poi li aiutano anche nella resa scolastica, ma perché un bambino con queste difficoltà facilmente cade nella disistima di sé. Se invece lo si aiuta a riaccreditarsi nel contesto scolastico, avrà ancora la possibilità di far fruttare le proprie risorse”.