Dopo essersi fatta a lungo desiderare, prima di dare conferma della sua presenza, la candidata del centrodestra Lucia Bergonzoni è infine scesa a Rimini per partecipare al confronto proposto da Compagnia delle Opere e centro culturale Il Portico del Vasaio sul tema: “Insieme per il bene comune. Persone, opere, istituzioni”. Avrà giustamente pensato che la si notava di più se fosse stata presente. Ed ha trovato un teatro Tarkovskij pieno e molti applausi.
Se nel precedente incontro con Stefano Bonaccini gli interlocutori sono andati più sul registro dell’esperienza personale, con la Borgonzoni hanno anche delineato scenari e questioni urgenti per i tre argomenti posti sotto i riflettori: scuola, sanità, impresa. Ed è apparsa più felice la scelta di far reagire la candidata dopo ogni singolo intervento.
Samuele De Sio, consigliere d’amministrazione della Karis Foundation (scuole paritarie nella provincia di Rimini dall’infanzia al liceo per un totale di 1.300 studenti) ha richiamato l’attenzione su libertà di educazione e libertà di scelta delle famiglie. Non tanto sull’importanza teorica di questi valori, quanto su alcuni dati che dovrebbero indurre le istituzioni ad assumere un atteggiamento diverso. Uno studente di scuola statale costa in media alle casse pubbliche circa 10 mila euro all’anno, un alunno di scuola paritaria 480 euro. Disparità evidente. Tuttavia le scuole paritarie in Emilia Romagna raccolgono il 12 per cento della popolazione scolastica. Cosa succederebbe se da un giorno all’altro fossero costrette a chiudere i battenti? Lo Stato dovrebbe farsi carico di una ulteriore spesa di 725 milioni l’anno, 65 solo a Rimini. De Sio ha quindi posto sul tappeto tre richieste: più finanziamenti alle scuole, interventi per garantire insegnanti di sostegno ai disabili, libertà di scelta delle famiglie agendo con strumenti come la dote o il buono scuola, sull’esempio di altre Regioni.
Borgonzoni ha replicato sostenendo che la politica deve imparare ad ascoltare, non deve avere risposte preconfezionate, che la priorità va data alle persone e non ai numeri. Ha spiegato che sugli asili nido lei è per l’assegno alle famiglie, che poi potranno usarlo come credono. Ha marcato la sua distanza da una Regione “che fa la lotta al privato in ogni settore”, mentre va sostenuto il privato “che arriva dove il pubblico non riesce”.
Una efficace rappresentazione delle sfide che il servizio sanitario dovrà affrontare nei prossimi anni è stata disegnata dal Mattia Altini, presidente della Società Italiana Medici Manager. La prima e più rilevante è la crescita esponenziale della popolazione anziana e non autosufficiente, a cui dover far fronte con risorse che saranno sempre più limitate. Si tratta di cambiare modello e di investire di più, piuttosto che nell’ultima fase della malattia, nel miglioramento della qualità della vita delle persone.
Secondo Borgonzoni nella sanità bisogna agire secondo principi di uguaglianza e di equità, facendo in modo che tutti arrivino agli stessi traguardi. Non deve succedere che solo chi ha risorse possa accedere più in fretta alle prestazioni sanitarie. C’è una cattiva organizzazione dei servizi da superare, va ampliata la presenza del privato accreditato perché da solo il pubblico non riesce a garantire prestazioni puntuali per tutti. Ed annuncia che sarà sua cura cacciare dalla sanità “le cooperative che sfruttano le persone”.
Ed infine Simone Pizzagalli, imprenditore del settore agroalimentare, ha posto alla candidata l’esigenza di garantire a chi vuole fare impresa una qualificata formazione alla managerialità. Ci sono imprese agricole del settore della frutta che chiudono non perché non siano più capaci a produrre buone pesche ma perché nelle aziende c’è un deficit di managerialità che non riescono a colmare. L’invito alla candidata è stato di privilegiare questo tipo di formazione professionale. Borgonzoni ha convenuto che nella formazione professionale c’è molto da rivedere, attualmente ci sono pochi fondi e spesi male. Ma poi è subito passata a toccare il tema dell’imposizione fiscale, promettendo un’aliquota unica dell’addizionale Irpef regionale ridotta all’1 per cento. “Vi garantisco – ha concluso – che si può fare, noi siamo per il superamento dell’approccio ideologico che la sinistra ha sempre avuto su ogni argomento”.