Quando domenica sera dopo le 23 comincerà lo scrutinio delle elezioni regionali, la prima curiosità da soddisfare sarà sapere chi avrà vinto la sfida fra Stefano Bonaccini e Lucia Borgonzoni, ovvero se il centrosinistra resterà alla guida della Regione o se invece ci sarà lo storico ribaltone.
Se questo è il dato principale, ve ne sono altri, accessori, ugualmente importanti per il territorio della provincia di Rimini. Innanzitutto, i risultati delle regionali saranno l’occasione per verificare l’attuale geografia politica della provincia e dei singoli Comuni, in rapporto alle politiche del 2018 e alle europee/amministrative del 2019. È evidente che non si tratta di pura curiosità statistica, la geografia politica che sarà disegnata dal voto di domenica è il punto di partenza che ha come traguardo le elezioni amministrative di Rimini nel 2021 e di Riccione nel 2022. Nel 2018 alla Camera (collegio uninominale senza però Santarcangelo e Bellaria) il centrodestra si affermò nettamente con il 35,17 per cento, distanziando il centrosinistra di dieci punti. Ma nel 2018 c’era un M5S che era ancora capace di raccogliere il 32,47, risultato che oggi appare del tutto impossibile. Nel 2019 alle europee (voto proporzionale) i partiti della coalizione di centrodestra viaggiavano nella provincia di Rimini intorno al 50 per cento, i partiti di centrosinistra raccoglievano il 30 per cento e il M5S aveva già più che dimezzato i voti attestandosi al 15,71 per cento. Nello stesso giorno, alle amministrative il voto europeo non è stato confermato ed il centrodestra è stato sconfitto a Santarcangelo e in altri piccoli Comuni. Il voto per le regionali, teoricamente un mix fra amministrativo e politico, in questa campagna elettorale è stato fortemente politicizzato, anche per la pesante discesa in campo di leader come Salvini. Nella notte del 26 gennaio sarà quindi interessante verificare se sulla provincia sventoleranno le bandiere del centrodestra e quale margine di vantaggio la Lega e i suoi alleati avranno in Comuni strategici come Rimini e Riccione.
Ma il voto si presterà ad essere analizzato anche da altri punti di vista. In ogni schieramento e in ogni partito in questa campagna elettorale si sono combattute battaglie interne di cui vedremo l’esito solo con lo scrutinio.
Nella Lega gli occhi saranno puntati su chi prenderà più voti di preferenza fra il segretario provinciale Bruno Galli e il giovane Matteo Montevecchi, candidato imposto dai vertici romani fra i molti mugugni di storici militanti locali. La candidatura di Montevecchi si è trasformata in una sorta di Opa ostile all’attuale dirigenza leghista, un’operazione che ha come posta finale le elezioni comunali del 2021 e la gestione delle relative candidature. Una sconfitta o un risultato non brillante di Galli provocherebbero un inevitabile terremoto. Galli, che è vice sindaco ‘esportato’ a Bellaria, sarà misurato anche dal numero di preferenze che riuscirà a prendere nel Comune che amministra.
Forza Italia combatte in queste elezioni una dura battaglia in cui è in gioco la sua stessa sopravvivenza come partito, visti i sondaggi che circolavano fino a due settimane fa. Per questa ragione ha giocato la carta più forte che avesse nel mazzo, ovvero la candidatura del re delle preferenze Nicola Marcello. L’attuale vice presidente del consiglio comunale si è buttato a capofitto con grande generosità nell’impresa, sapendo che è dal suo risultato che dipenderà la sopravvivenza di un punto di riferimento moderato all’interno della coalizione di centrodestra.
Lo scrutinio ci dirà se anche in provincia di Rimini Fratelli d’Italia, che ha schierato il volto storico di Gioenzo Renzi, raggiungerà un risultato a due cifre accreditatogli dai sondaggi nazionali. Nella coalizione certamente soffrirà della presenza della lista Borgonzoni, dove il candidato di punta è un altro volto storico della destra riminese, Claudio Di Lorenzo. Alle comunali del 2016 con la lista ‘Uniti si vince’ riuscì nell’impresa di raccogliere i dispersi della destra ed eleggere un consigliere. La presenza di una Lega asso pigliatutto rende il bis alquanto difficoltoso: è appunto uno degli esiti da verificare nella lunga notte del 26 gennaio.
Anche a sinistra si combatte una battaglia analoga. L’ex deputato Sergio Pizzolante è ridisceso in campo con un’operazione simile a quella delle comunali dove promosse il Patto Civico per Gnassi. Questa volta è stato il regista della lista per Bonaccini Presidente dove ha schierato personaggi come il regista Kristian Gianfreda e il chirurgo Gianluca Garulli con la mission di intercettare voti moderati e del mondo cattolico. La scommessa è di raggiungere un risultato a due cifre capace di far eleggere un consigliere in caso di affermazione del centrosinistra.
Anche il Pd, in qualche modo, combatte una battaglia di sopravvivenza (almeno quanto a peso politico) e per questa ragione ha schierato, oltre ai consiglieri uscenti Giorgio Pruccoli e Nadia Rossi, un personaggio come Emma Petitti, espressione piena dell’apparato di partito, assessore regionale uscente, nella speranza che faccia il pieno di voti. Se nella battaglia interna delle preferenze dovesse vincere Petitti, il cui nome è sempre circolato come possibile candidata a sindaco nel 2021, sarebbe la conferma di un ritorno all’antico all’interno del maggior partito della sinistra.
Infine, l’esito del voto ci dirà qual è il peso attuale del M5S nella provincia di Rimini. Un risultato poco brillante è scontato: si tratta di vedere se sarà più vicino alla totale irrilevanza o tale da poter giocare un qualche ruolo determinante nelle elezioni amministrative del 2021.