Medici di base e farmacisti sono anche loro in prima linea per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Coronavirus. Non sono nella trincea più calda delle corsie d’ospedale e dei reparti di rianimazione, ma il Covid-19 ha cambiato anche il loro lavoro. “Arriva da noi – racconta Giovanna Lelli, della farmacia Versari, nel borgo San Giuliano – chi non trova risposte immediate dai medici di base che non fanno ambulatorio o hanno il telefono sempre occupato e chi non riesce a mettersi in contatto con il pronto soccorso, dove pure sono in continua emergenza. Noi cerchiamo di rispondere per ciò che possiamo. Ci prendiamo cura degli smarrimenti e delle paure, siamo il primo punto sanitario a cui si rivolgono le persone”.
Nei primi giorni dell’emergenza la farmacia era molto affollata. “Cercavano soprattutto certi farmaci come la tachipirina. La seconda ondata è stata la richiesta di mascherine e disinfettanti per le mani. Adesso cercano termometri, termometri frontali e saturimetri, che servono a controllare il livello di ossigeno nel sangue. Spesso non possiamo esaudire le richieste. Per le mascherine, insegniamo a farsele da soli, in casa. Per chi ne ha bisogno per andare al supermercato, possono garantire una protezione sufficiente”.
In farmacia però arriva anche chi vuole speculare sull’emergenza e sulla difficoltà a reperire certi prodotti. “Oggi – racconta Lelli – si è presentata una persona che voleva venderci mascherine a prezzi assurdi, 16,50 euro l’una. Per quelle semplici, chirurgiche, che normalmente vendiamo a 20 centesimi, chiedeva 1,70 euro l’una”.
La farmacia ha anche attivato un servizio di consegna dei farmaci a domicilio per le persone per cui sarebbe troppo rischioso uscire di casa (sintomi influenzali, gravi patologie pregresse, anziani, ecc.). Anche la Croce Rossa, in collaborazione con Federfarma e Assofarm, ha attivato un servizio per queste categorie di persone, che si può attivare chiamano il numero verde 800065510. “Questa emergenza – commenta Lelli – ci costringe a recuperare significato e valore del nostro lavoro, e a inventarci modalità nuove per esercitarlo”.
Sandro Di Pasquale, medico di base e cardiologo, è presente nel proprio ambulatorio. La sala di attesa è vuota ma l’universo dei suoi pazienti lo raggiunge comunque. “Sono bombardato da telefonate, sms, messaggi What’sApp. Tutti i mezzi di comunicazione sono utilizzati per porre domande o avere rassicurazioni”. Fra i suoi pazienti, il coronavirus ha già colpito. Alcuni sono ricoverati in ospedale, altre sono in quarantena nella propria abitazione.
In ambulatorio le visite vengono effettuate solo per casi urgenti e su appuntamento. “In sala di attesa non deve esserci più di una persona alla volta. Già nei primi tempi avevamo introdotto regole generali per evitare l’afflusso, da una decina di giorni la regola ferrea è uno alla volta”. E le visite domiciliari? Abolite del tutto? “No, qualcuna viene effettuata, ma solo in casi di reale emergenza”.
E cosa chiedono i pazienti quando si fanno vivi attraverso l’universo degli strumenti di comunicazione? “Molte domande sono sul coronavirus. Le persone hanno bisogno soprattutto di essere rassicurate, quindi fornisco tutte le informazioni. Poi ci sono tutte le altre patologie, che non sono sparite solo perché c’è il Covid-19”. L’emergenza – spiega il dottor Di Pasquale – comporta anche l’esigenza di rispettare procedure diverse. “Se, per esempio, hanno bisogno di una lastra, devono seguire un percorso diverso rispetto a quello a cui erano abituati. E il come e il dove deve essere spiegato ai pazienti”.
Che atteggiamento riscontra nei pazienti? “Gli atteggiamenti sono molteplici. C’è chi si ritiene immune da qualsiasi pericolo, e sono i più pericolosi, fortunatamente sono una minoranza. C’è chi è particolarmente preoccupato. Basta un raffreddore, un mal di gola, per generare ansia. In generale, però ho riscontrato che le persone reagiscono in modo ragionevole, consapevoli dei rischi e dei comportamenti da adottare per evitare il contagio”.