Gran movimento nell’area di centrodestra. Passaggi da un partito all’altro, malumori interni che affiorano, bandiere storiche che risultano appannate. Sullo sfondo, la scadenza elettorale 2021 al Comune di Rimini. Ha fatto rumore il passaggio di Nicola Marcello da Forza Italia a Fratelli d’Italia. Era dato in partenza anche Carlo Rufo Spina, ma pare che su di lui sia stato alzato un muro. Nel parliamo con Filippo Zilli, consigliere comunale eletto nella lista Obiettivo Civico-Vincere per Rimini.
“In questi quattro anni - spiega - mi sono riavvicinato al centrodestra. Nel 2016 mi ero candidato in una lista che era concorrente con il centrodestra perché non condividevo il metodo delle candidature imposte. Da allora sono cambiati attori e registi, ed è stato possibile il riavvicinamento a questa area politica. Mi sento vicino a Fratelli d’Italia, anche se non faccio parte di questo partito”.
Il partito della Meloni è in espansione, anche Nicola Marcello ha fatto armi e bagagli per trasferirsi da quelle parti.
“Penso che Nicola Marcello sia una risorsa non solo per Fratelli d’Italia ma per qualunque partito in cui decida di militare. Ha un seguito personale molto forte e penso che potrà dare un contributo positivo, anche se il suo approdo forse non è stato salutato con entusiasmo da alcuni militanti storici. È un errore attardarsi su vecchie logiche, il centrodestra deve marciare coeso, e la differenza spesso la fanno le persone”.
Ma è vero che la piazza di Rimini, nel 2021, sarà appannaggio di un candidato espresso da Fratelli d’Italia?
“Da quel che so a Bologna, Imola, Faenza e Cesenatico il candidato sindaco sarà espresso dalla Lega. Rimini è l’unico capoluogo in cui Fratelli d’Italia può esprimere un candidato e contenere l’egemonia della Lega. A questo punto tutto si fa più interessante. Nel territorio era Forza Italia, un tempo, ad avere persone radicate, Fratelli d’Italia alle ultime elezioni comunali aveva poco più del 2 per cento. Adesso Forza Italia è svuotata ed è significativo che esponenti come Marcello abbiano deciso di cambiare”.
Vuol dire che gli è stato promesso di fare il candidato sindaco?
“Credo che nessuno abbia promesso qualcosa a qualcuno. È sotto gli occhi di tutti come Fratelli d’Italia sia un partito in ascesa. L’ultimo sondaggio lo dà al 16 per cento, a Rimini alle regionali di gennaio ha preso più del 10 per cento. In questo momento, grazie alla propria leader nazionale, a cui tutti riconoscono coerenza, è il partito con credibilità maggiore. Senza nulla togliere alla Lega che resta il primo partito della coalizione, anche se in calo di consensi”.
Parliamo allora della Lega. Se in Fratelli d’Italia i vecchi militanti hanno storto il naso per l’arrivo di Marcello, anche nella Lega serpeggiano i malumori, come ha dimostrato la recente uscita di Marzio Pecci contro le campagne acquisti.
“In effetti da quel che vedo anche nella Lega è in corso una dura battaglia interna. I contendenti sono il gruppo ciellino che ha espresso la candidatura di Matteo Montevecchi e il gruppo dei militanti storici come Galli, Zoccarato, Pecci. L’area ciellina che ha deciso di far politica nel centrodestra attraverso la Lega rivendica il candidato sindaco, e quindi entra in contrasto con Fratelli d’Italia che a livello regionale ha cercato di rafforzarsi reclutando persone provenienti da Forza Italia, al seguito del coordinatore regionale Bignami”.
L’anello debole della catena appare Forza Italia, che a Rimini è stata svuotata. Non è un male per il centrodestra essere privo di un’area moderata in cui possa riconoscersi una parte importante di elettorato?
“Questo è in effetti un grande problema. Non è pensabile che il centrodestra si componga solo dei partiti nazionalisti. Dovrà per forza di cose esserci un contenitore che raccolga il voto moderato, cattolico conservatore. Molto dipenderà da cosa succederà in Parlamento nei prossimi mesi. Se, per esempio, ed io non me lo auguro, si formerà un governo del Mes, penso ci saranno molti rimescolamenti di carte”.
La vostra aggregazione civica nel 2016 non è più riproponibile, sono cambiate le condizioni.
“La nostra aggregazione civica ha avuto tre eletti, il candidato sindaco Camporesi, Andrea Bellucci ed io. Fino allo scioglimento del consiglio continueremo a rappresentarla. Ma dopo ognuno farà le sue scelte. Io mi sono riavvicinato al centrodestra, Bellucci mi risulta abbia partecipato ad un incontro di Calenda. Tutto è in movimento, anche a sinistra, dove sono divisi sull’ipotesi di un Gnassi ter o di un candidato in continuità con il sindaco uscente. Il segretario Vanni Lazzari ha detto o candidato condivisa o primarie. L’ultima voce che circola riguarda il nome di Marcello Tonini, l’ex direttore dell’Ausl”.
Secondo lei il centrodestra come si deve collocare rispetto all’eredità di Gnassi?
“Bisogna essere coscienti che andiamo verso un periodo difficile, dal punto di vista economico. Inutile pensare a chissà quali grandi opere. Nel bilancio post Covid potrebbero mancare 30/40 milioni. Quindi bisogna fare i conti con la realtà e mettersi a ragionare. Rispetto a Gnassi, in consiglio comunale non ho condotto un’opposizione a prescindere. A volte ho votato anche alcuni suoi provvedimenti. Penso che nelle città non si debbano condurre battaglie politiche nazionali, ma guardare all’interesse del territorio. In questi anni sono state compiute scelte anche positive, che hanno cambiato il volto della città. Si tratta di proseguire un percorso facendo valere le nostre peculiarità, i nostri punti programmatici.”
Il centrodestra appare disgregato, c’è qualcuno che si sta muovendo per ricomporlo ad unità?
“A Roma a qualche dirigente di partito ho fatto questo discorso. Se intorno a un tavolo si mettono, da una parte Morrone, della Lega, e dall’altra io, Renzi, Marcello, non si va da nessuna parte, il tavolo è squilibrato. Bisogna che dall’altra parte si sieda Bignami e si trovi un punto di equilibrio. Ognuno deve abbandonare certe pretese e giocare per vincere. Se si gioca per vincere si superano anche i contrasti. Non è più importante chi potrà risultare eletto in questo o quel partito, ma l’obiettivo finale”.