Certo che un anno più disgraziato per avviare una start up nel turismo non poteva capitare. Visit Rimini, la Dmc del Comune di Rimini, è partita nel novembre 2019, a inizio marzo 2020 è cominciato il lockdown, a fine mese si è dimesso il primo direttore, solo a inizio giugno è arrivato il secondo. Quindi qualsiasi tribunale concederebbe tutte le attenuanti del caso. Tuttavia è anche vero che nella mission della società c’è anche quella di gestire le situazioni di crisi e quindi aveva servita sul piatto l’occasione di mostrare la sua utilità concreta, far vedere che con una Dmc all’opera tutto è differente.
Il dibattito nella quarta commissione (turismo e cultura) presieduta da Davide Frisoni ha mostrato tutti i suoi limiti. Nessuno, nemmeno dall’opposizione, è stato in grado di incalzare direttore e presidente proprio su questa tema. I consiglieri si sono attardati a chiedere delucidazioni sulla forma societaria, sui finanziamenti comunali (senza accorgersi che l’assessore Brasini li aveva enucleati già due o tre volte), oppure si sono spinti a formulare domande impossibili, come quella sul numero dei turisti in più che la società è stata in grado di portare a Rimini. Quest’anno. Nella stagione più balorda che la Riviera abbia mai conosciuto.
In rappresentanza di Visit Rimini c’erano la presidente di Destination Service, Marina Lappi, e la neo direttrice Valeria Guarisco. Assente la presidente di Rimini Welcome, Stefania Agostini. Già si sarà notata la pluralità di nomi e sigle per un unico soggetto. C’è da dire che Visit Rimini è il marchio commerciale. A monte c’è Destination Service, formata da Promozione Alberghiera e Ieg con 10 mila euro di capitale sociale. Per partecipare al bando emesso nel 2018 è stata formata una srl consortile, Rimini Welcome, 100 mila euro di capitale, detenuto per l’80 per cento da Destination Service, e per il 5 per cento ciascuno da Promozione Alberghiera, Ieg, una società di Ieg, Summertrade, e una società di Promozione Alberghiera, Adria Congrex.
Per svolgere i suoi compiti l’amministrazione comunale ha assegnato a Rimini Welcome un fondo triennale di 1.860.000 euro più IVA, in pratica circa 650 mila euro all’anno. Con questo gruzzolo la società deve gestire l’informazione e l’accoglienza turistica, cioè i quattro uffici IAT stabili più quello intermittente della Fiera, commercializzare l’offerta turistica (fin qui i compiti della defunta Rimini Reservation), e fare marketing di destinazione, cioè promuovere, come ha spiegato Guarisco, la nuova Rimini uscita dalle amministrazioni Gnassi, ovvero i cosiddetti “motori culturali” (teatro, museo Fellini, museo di arte moderna, monumenti, ecc.) e il nuovo waterfront, meglio conosciuto come Parco del Mare. Non è ben chiaro, perché non è stato spiegato e neppure chiesto, cosa resti in cassa dopo aver pagato la gestione degli Uffici Iat. L’assessore Brasini ha spiegato che dall’attività di intermediazione (le prenotazioni) Rimini Welcome realizzerà dei profitti che potranno essere reinvestiti nella società. Si è persa nelle nebbie dei dibattiti preparatori una delle motivazioni con cui era stata giustificata la necessità della Dmc: l’utilizzo dei fondi dell’imposta di soggiorno per azioni di co-marketing insieme all’aeroporto.
Rimini Welcome ha cominciato a camminare ed è subito inciampata. A fine marzo è stato dato il ben servito al direttore Alex Kornfeind. “L’avevo scelto io – ha spiegato Marina Lappi – e me ne assumo tutta la responsabilità. Alla prova dei fatti si è rivelato non adatto ai compiti che doveva svolgere”. Adesso c’è Valeria Guarisco, proveniente da Como, che ha raccontato alla commissione cosa ha fatto la società nei primi mesi di attività. A parte una ricerca sulle “Città d'arte second best” (cioè le migliori seconde scelte), l’avvio di un progetto sul portale web di destinazione, soprattutto un gran numero di post sui social e una serie di video all’insegna dello slogan “Posso aspettarti ancora”. Post e video che a suo dire hanno avuto un enorme successo, ma che secondo Simone Bertozzi, del Pd, difettano invece di interazioni con gli utenti. Quello che non si è capito è quale sia stato il contributo originale di Rimini Welcome nel gestire la crisi e lanciare una comunicazione forte e visibile su Rimini. Qualcosa di paragonabile agli spot dell’Apt con Cevoli sulla Romagna terra del sorriso.
Alcuni consiglieri di minoranza hanno chiesto di quali qualificate professionalità si avvalga la Dmc per svolgere i compiti che le sono stati affidati. La risposta è che sono stati assunti gli otto dipendenti degli uffici Iat, la direttrice Valeria Guarisco, la social media manager Paola Mazza. “Per il resto ci avvaliamo di consulenti esterni”, è stato detto.
I consiglieri hanno chiesto di saperne di più e, soprattutto, hanno chiesto il piano di marketing presentato all’amministrazione comunale. “Devo prima consultare il mio consiglio d’amministrazione e anche la giunta”, è stata la risposta di Lappi. Forse sarà inviato nei prossimi giorni.