Spiagge, Rossi (Unibo): I balneari spagnoli sono fuori dalla proroga
Accesa nelle ultime settimane, con i passaggi in Senato e alla Camera, la discussione attorno alla miniproroga concessa in Italia ai concessionari attuali e alla direttiva Bolkestein. Si è fatto spesso riferimento, per avvalorare la tesi di chi vorrebbe scongiurare le aste europee, e che per ora è riuscito ad allontanarle di cinque anni, alla proroga di 75 anni concessa dal governo spagnolo. La domanda è: le situazioni di Italia e Spagna sono tali da far prevedere, alla fine della fiera, lo stesso trattamento da parte dell'Europa? Abbiamo girato il quesito all’esperto di diritto comunitario Lucia Serena Rossi, docente dell’università di Bologna.
I casi di Italia e Spagna non sono uguali, non secondo l’Unione europea che si è mossa in prima persona verso il governo spagnolo affinché si adoperasse per la famosa proroga di 75 anni. Questo perché “ci sono stati degli stranieri che hanno comprato delle case costruite sulla spiaggia. Le case sono in proprietà ma terreno è in concessione. E’ una pratica attuata anche in Inghilterra”, spiega Lucia Serena Rossi. “Queste persone – racconta la prof – sono state informate, a un certo punto, dal governo spagnolo delle intenzioni dell’esecutivo di voler abbattere tutte le case perché deturpanti l’ambiente marino e l’intenzione di non procedere con il rinnovo delle concessioni demaniali”.
Gli Stati d’origine dei proprietari, a questo punto, “si sono mossi verso l’Europa e la commissione ha chiesto alla Spagna di prorogare le concessioni che, questo è bene ricordarlo, non riguardano i bagnini”. Cioè: gli operatori balneari spagnoli sono esclusi dalla proroga. "I balneari in Spagna, i quiosques , hanno un regime di autorizzazione che li esclude dalla proroga: loro non hanno le concessioni".
“E’ possibile, forse – continua la professoressa – che tra tutti questi proprietari ci sia anche qualcuno che abbia comprato un immobile e vi abbia aperto un ristorante, ma non è la norma”.