Il mondo a 5 Stelle, non solo a Rimini, è appeso alla data del 22 aprile. Quel giorno scade l’ultimatum di Davide Casaleggio e della piattaforma Rousseau al Movimento. Una delle ipotesi di soluzione è che ognuno vada per la propria strada, e che il Movimento acceleri su quella tracciata da Giuseppe Conte. Una volta che sarà definitivamente consumato il passaggio del guado (in questi giorni i grillini si sentono sospesi a mezz’aria), si potrà capire qual è la linea sulle alleanze anche nei territori locali. In poche settimane a livello nazionale si è passati dall’alleanza strategica fra Pd e 5 Stelle al Movimento che rivendica l’innocenza originaria: né di destra, né di sinistra. Quindi, se la logica ha un senso, disponibile ad ogni tipo di alleanza o, se è il caso, ad andare da solo. Quest'ultima è la linea che il senatore Marco Croatti ha espresso fino ad oggi per quel che riguarda le elezioni comunali di Rimini. Una linea che è figlia diretta del mancato accordo a Cattolica, unico comune dell’Emilia Romagna dove c’è un sindaco uscente, Mariano Gennari, con il simbolo pentastellato. “Non si capisce per quale ragione noi dobbiamo andare da soli a Cattolica - ribadisce ancora oggi il senatore – e a Rimini dobbiamo fare da stampella al Pd”.
La linea di Croatti è stata contrastata dalla consigliera regionale Silvia Piccinini che è più volte intervenuta per propiziare l’alleanza fra 5 Stelle e Pd. Un intervento a gamba tesa che non è piaciuto ad alcuni militanti riminesi. “Quello è stato un gioco di sponda con Emma Petitti. – osserva Carla Franchini, già consigliere comunale e candidata alle europee del 2019 – Non ci piacciono questi giochetti e rivendichiamo la nostra autonomia”. Sembra di capire che Petitti non goda di eccessive simpatie. Franchini ha anche pubblicato un post per rimarcare che “Se i cittadini ti votano per rappresentarli per 5 anni, restare al proprio posto dall'inizio alla fine del proprio mandato é indice di impegno e serietà”. Il riferimento è al sindaco di Casalecchio di Reno che si vuole candidare a Bologna, ma il messaggio va letto anche in chiave riminese: Petitti non ha mai portato a termine un mandato, è sempre volata da un incarico all’altro. Non è, secondo Franchini, il tipo di candidato che la base grillina ama votare.
E dire che Emma Petitti è scesa in campo per la candidatura a sindaco dichiarando di essere disponibile a rivedere le valutazioni su alcune scelte del recente passato (vedi giunta Gnassi) pur di favorire un accordo con i grillini. La presidente dell’Assemblea legislativa non manca di sottolineare l’importanza dell’alleanza con i 5 stelle, a differenza di Jamil Sadegholvaad che sull’argomento è molto più sfumato.
In ogni caso per capire verso quale direzione si muoveranno i grillini riminesi, il senatore Croatti rimanda ogni considerazione più puntuale a dopo il 22 aprile. Anche se è probabile che nei 5 Stelle possa ripetersi quello che è accaduto nel Pd. Il segretario Letta aveva esordito dicendo che le primarie sarebbero state la via maestra per scegliere il candidato dove non ci fosse trovata una soluzione unitaria. Poi, di fronte al guazzabuglio interno, ha dovuto ripiegare su un più diplomatico: decidano i territori. Così come è probabile che la linea dell’equidistanza riesumata da Conte (se sarà confermata dopo il 22 aprile) porti a valorizzare l’autonomia dei territori. La palla sarebbe quindi rimandata in campo a Rimini, dove al momento non è chiaro chi sia titolato a decidere. L’organizzazione territoriale a suo tempo decisa (i cosiddetti facilitatori) è al momento bloccata, per cui anche l’opinione del senatore Croatti, per quanto autorevole perché espressa da un parlamentare, resta un’opinione personale. Se dopo il 22 aprile farà passi in avanti la riorganizzazione proposta da Conte, si dovrebbero avere i nuovi riferimenti territoriali titolati a decidere anche sulla questione delle alleanze per le amministrative.
È prevedibile, pur tenendo conto della imparagonabile importanza, un parallelo fra Roma e Cattolica. Nella capitale è assai probabile che alla fine Virginia Raggi si riproporrà da sola avendo per avversario anche un candidato del Pd, a Cattolica ormai è assodato che Pd e 5 Stelle andranno divisi alle urne. “A breve – conferma il segretario comunale Alessandro Belluzzi – presenteremo il nostro candidato sindaco che sarà sostenuto da una coalizione di centro sinistra modello Bonaccini, dai moderati di Calenda alla sinistra, fino alle liste civiche, con il Pd a fare da perno”. Belluzzi rimarca che la mancata alleanza con i 5 stelle non è dovuta a preclusioni di ordine politico ed ideologico, ma per alcune scelte amministrative non condivise che la giunta Gennari ha voluto compiere proprio allo scadere del mandato, lasciando al successore una situazione irreversibile. Il mancato accordo a Cattolica sembra però avere ripercussioni negative a Rimini. “Non capisco – replica Belluzzi – perché a Montescudo o a Rimini non si possa fare un accordo se c’è convergenza sui programmi e sui candidati. Ribadisco, a Cattolica non c’è stato un veto politico o ideologico, ma solo divergenza su importanti scelte amministrative”.
Un tempo si aspettava il responso di Rousseau, adesso il divorzio da Rousseau. Vedremo dopo il 22 aprile.