Un Conte per Rimini. È quello che in sostanza chiedono i parlamentari del Movimento 5 Stelle, Marco Croatti e Giulia Sarti, a proposito delle prossime elezioni amministrative a Rimini. I due “portavoce”, all’indomani del divorzio consumato fra Casaleggio-Rousseau e il Movimento, sono intervenuti per correggere la linea fin qui tenuta, e cioè che i grillini sarebbero andati da soli alle urne. “Formuliamo l’auspicio – hanno scritto in una nota - che parta un confronto aperto a tutte le forze politiche progressiste e moderate della nostra città, che guardi al futuro di Rimini con un’idea forte di sviluppo sostenibile, e che non si arrocchi sui nomi di candidati attualmente in campo”. In due righe mandano due messaggi importanti. Il primo è che i grillini a Rimini sono pronti a fare una scelta di campo, che scelgono come unico interlocutore “le forze progressiste e moderate”, ovvero il centrosinistra. Che questa non sia un’interpretazione forzata lo dimostra il secondo messaggio: non ci si deve arroccare sui candidati attualmente in campo. Gli unici in campo hanno una faccia e un nome e cognome: sono i due candidati del Pd, Emma Petitti e Jamil Sadegholvaad. Se l’apertura al confronto con il campo del centrosinistra può rallegrare chi nel Pd è strenuo propugnatore dell’alleanza, strategica o meno, con i grillini, l’invito a superare le due candidature è invece destinato a creare scompiglio.
Che cosa hanno in mente Croatti e Sarti? “Come futura guida di Rimini, - scrivono - riteniamo necessario considerare anche una figura rappresentativa esterna agli apparati delle forze politiche, ma in sintonia con l’area progressista, che sappia unire e mediare tra le posizioni e le diverse sensibilità. Che sappia mettere al centro del progetto ambiente e sostenibilità, lavoro, legalità, lotta alle mafie e giustizia sociale”. Uscendo dall’autoisolamento in cui si erano volontariamente cacciati, i grillini riesumano la proposta, vagheggiata prima che il confronto si inasprisse, di un candidato terzo rispetto ai due contendenti che si fronteggiano nel Pd. Un modo furbo e intelligente per entrare nel dibattito politico e scompaginare le carte, o una condizione sine qua non per allearsi con il fronte progressista? Detto in altri termini, cosa farà il Movimento 5 Stelle qualora il Pd dovesse andare avanti con le primarie o con uno dei due candidati, se l’altro dovesse ritirarsi? “E’ una domanda alla quale in questo momento non so rispondere. – dice Croatti – La nostra è una proposta che offriamo alla discussione fra le forze politiche. Ciò che chiediamo è lo sforzo per individuare una figura che rivesta lo stesso ruolo avuto da Conte a livello nazionale fino a qualche mese fa. Una figura autorevole, centrale, non iscritta ad alcun partito, che sia rappresentativa e di garanzia per tutti”.
I grillini invitano l’area di centrosinistra a misurarsi con la ricerca di un candidato civico di alto profilo, per usare l’espressione in voga nel centrodestra i cui tentativi però non sono stati fino ad oggi coronati di successo. La proposta di Croatti e Sarti in qualche modo fa da sponda agli umori prevalenti nella base e nella dirigenza piddina e fra le liste civiche, dove si guarda con terrore alle primarie, viste con un cruento bagno di sangue e come un messaggio incomprensibile all’opinione pubblica alle prese con il Covid e con una drammatica crisi economica. Proprio ieri il segretario provinciale Filippo Sacchetti esprimeva la fiducia nel raggiungimento di un possibile accordo che eviti le primarie. Si sta muovendo qualcosa di nuovo? Si tratta però di vedere, se l’opzione dovesse essere quella proposta da Croatti e Sarti, se entrambi i candidati sono disponibili al passo indietro e se sul mercato politico cittadino esista o meno una figura che risponda all’identikit del “Conte di Rimini”.
Intanto nel dibattito interno al Pd si fa viva una vecchia conoscenza, Luigi Bonadonna che è stato segretario comunale fino al 2009 e in tempi ancora più lontani capogruppo dell’Ulivo in consiglio comunale. Dopo anni, Bonadonna si è riscritto al partito che, a suo giudizio, sta riscoprendo “un’identità ampia e plurale, aperta, certo, al civismo, ma vicina alla dimensione del ‘bisogno’ emergente, che è carattere fondante dei maggiori pensieri politici dai quali il PD deriva; in questo solco il cattolicesimo democratico può e deve dare un contributo forte per la costruzione del futuro”. Bonadonna non prende posizione sul duello Petitti-Sadegholvaad, nessuno dei due, par di capire, è espressione de cattolicesimo democratico che gli sta a cuore. Si pone invece come potenziale esponente di una “rete, costituita dalle associazioni di volontariato, dalla cooperazione sociale, dalle parrocchie e da tante persone che condividono gli stessi valori”.
“Dobbiamo ripartire – aggiunge - da alcuni temi che la nostra gente ci presenta. Affrontare quindi la povertà che aumenta; ripartire con il Fondo per il lavoro attivato nel 2011 con le ACLI, Caritas e Parrocchie; ricostruire un link importante con l’Amministrazione che verrà”.